26/07/2015
9 cose che (forse) non sai sulle prigioni americane. Davvero gli Usa sono il paese col maggior numero di detenuti al mondo? Gli afroamericani hanno più possibilità di finire in galera rispetto ai bianchi? Qual è il carcere più duro di tutti? In prigione si può lavorare? E soprattutto, i privati possono entrare nel business… delle prigioni?Com’è il cibo? Ogni carcere fa storia a sé, ma le associazioni dei diritti civili denunciano casi di avvelenamento, cibo avariato e dal sapore così cattivo da essere “incostituzionale”. Nell’aprile 2008, 277 prigionieri del Santa Rosa Correctional Institution in Florida si sono ammalati dopo aver mangiato chili con carne. Il giornale locale ha scoperto che il budget giornaliero per fornire 3 pasti ai detenuti, a causa dei tagli di bilancio, era di soli 2,67 dollari. Da cui una pessima qualità degli alimenti.
Qual è la prigione più dura? Nell’agosto 2014 il giornalista Alexander Reynolds si è introdotto sotto copertura in alcune carceri e ha pubblicato un reportage dalla prigione di Maricopa County, in Arizona, definendola la più dura d’America. La fama dello sceriffo Joe Arpajo, che la dirige, ha fatto il giro del mondo quando si è scoperto che obbliga i detenuti a portare magliette e mutande rosa e li costringe a mangiare cibi scaduti e a vivere d’estate in celle dove la temperatura può raggiungere i 50° centigradi. Su di lui sono state aperte diverse inchieste.
Come bisogna comportarsi in una prigione americana? Strano ma vero, esiste una guida pubblicata dal sito Wikihow dove si legge, tra le altre cose, che è buona norma chiedere a parenti e amici l’invio di libri, imparare il regolamento della prigione, imparare a nascondere le emozioni e non fare la spia. Insomma, il buon senso è la migliore regola.
I detenuti lavorano? E quanto guadagnano? Almeno 1 milione di detenuti Usa lavora, guadagnando tra i 93 centesimi e i 4,73 dollari al giorno. E parecchie aziende anche grandi approfittano di questa manovalanza a basso costo.
La CNN ha pubblicato l’intervista a un dirigente di un’importante marca di abbigliamento, che ha candidamente ammesso di aderire con piacere ai programmi federali che gli permettono di pagare un detenuto al massimo 1,15 dollari all’ora contro i 9 richiesti da un operaio specializzato. Senza contare che per i detenuti non sono previste spese per le coperture assicurative.
La CNN ha pubblicato l’intervista a un dirigente di un’importante marca di abbigliamento, che ha candidamente ammesso di aderire con piacere ai programmi federali che gli permettono di pagare un detenuto al massimo 1,15 dollari all’ora contro i 9 richiesti da un operaio specializzato. Senza contare che per i detenuti non sono previste spese per le coperture assicurative.
A definire la situazione preoccupante non sono solo le associazioni dei diritti civili ma lo stesso procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder, che l’anno scorso ha annunciato una riforma: “vista la quantità sproporzionata e non necessaria di persone detenute, dobbiamo essere certi che il carcere sia usato per punire, per fare da deterrente e per riabilitare, e non perché diventi un magazzino e un dimenticatoio”.
Ridurre la popolazione carceraria avrebbe anche un effetto positivo sul bilancio: basti pensare che solo nel 2012 gli Stati Uniti hanno speso per le prigioni la bellezza di 80 miliardi di dollari.
Per denunciare un sistema tra i più costosi e affollati al mondo. Barack Obama visiterà oggi il carcere El Reno, in Oklahoma, diventando il primo presidente americano in carica a recarsi in una prigione degli Stati Uniti. Il suo obiettivo è puntare i riflettori sulle falle di un sistema carcerario fra i più costosi e i più affollati al mondo, davanti anche a quelli di Cina e Russia.
Con 2,2 milioni di prigionieri in tutto il Paese, gli Stati Uniti tengono dietro le sbarre più uomini e donne di 35 Paesi europei messi insieme: un quarto della popolazione carceraria mondiale è concentrata nelle carceri americane mentre gli Stati Uniti rappresentano solo il 5% della popolazione mondiale.
“Il tasso di carcerazione è quattro volte più alto di quello della Cina”, ha denunciato il presidente. La prima causa di tali numeri è la durata delle pene. Secondo Human Rights Watch, le leggi adottate a partire dal 1980 per garantire “più severità contro la criminalità” hanno riempito le prigioni federali e statali di delinquenti in maggioranza non violenti.
“Le pene carcerarie di questo Paese sono molto più lunghe di qualsiasi altro Paese”, ha confermato Michele Deitch, professore di diritto dell’Università del Texas secondo cui è giunto il momento “di riconoscere che non è la stessa cosa essere coinvolto in una rissa in un cortile della scuola (…) o essere responsabile di un omicidio collettivo”.
Lo stesso Obama ha più volte criticato pene “sproporzionate rispetto ai reati”, come nel caso dei piccoli trafficanti di droga che vengono condannati a lunghi anni di carcere. “In troppi casi, la punizione semplicemente non corrisponde al crimine – ha detto il presidente – se sei un piccolo trafficante di droga o se violi la libertà vigilata, tu devi pagare il tuo debito con la società, devi essere ritenuto responsabile e pagare una multa, non avere 20 anni, non devi passare la tua vita in carcere”.
Nelle carceri Usa sono detenuti quasi 71.000 minorenni e Obama ha anche denunciato spesso come gli afroamericani abbiano “maggiori probabilità di essere arrestati e di esseri condannati a pene più pesanti rispetto ai bianchi per gli stessi reati”. I neri e gli ispanici rappresentano infatti il 60% della popolazione carceraria, mentre sono solo il 30% della popolazione degli Stati Uniti. Un nero su 35 e un ispanico su 88 sono in carcere, contro un bianco su 214, e un bambino nero su nove ha il padre in prigione, ha denunciato Obama.
L’incarcerazione di massa costa anche 80 miliardi di dollari l’anno, pari a un terzo del bilancio del ministero della Giustizia, e ogni Stato spende in media un miliardo di dollari l’anno per i centri detentivi. Questo non impedisce però che le condizioni di detenzione peggiorino: una ricerca condotta dall’Università Columbia Journalism ha riferito della presenza di parassiti, di scantinati allagati, della mancanza di servizi sanitari in alcuni penitenziari dell’Illinois, di dormitori affollati, con persone detenute solo perché avevano guidato con la patente scaduta.
Ridurre la popolazione carceraria avrebbe anche un effetto positivo sul bilancio: basti pensare che solo nel 2012 gli Stati Uniti hanno speso per le prigioni la bellezza di 80 miliardi di dollari.
Per denunciare un sistema tra i più costosi e affollati al mondo. Barack Obama visiterà oggi il carcere El Reno, in Oklahoma, diventando il primo presidente americano in carica a recarsi in una prigione degli Stati Uniti. Il suo obiettivo è puntare i riflettori sulle falle di un sistema carcerario fra i più costosi e i più affollati al mondo, davanti anche a quelli di Cina e Russia.
Con 2,2 milioni di prigionieri in tutto il Paese, gli Stati Uniti tengono dietro le sbarre più uomini e donne di 35 Paesi europei messi insieme: un quarto della popolazione carceraria mondiale è concentrata nelle carceri americane mentre gli Stati Uniti rappresentano solo il 5% della popolazione mondiale.
“Il tasso di carcerazione è quattro volte più alto di quello della Cina”, ha denunciato il presidente. La prima causa di tali numeri è la durata delle pene. Secondo Human Rights Watch, le leggi adottate a partire dal 1980 per garantire “più severità contro la criminalità” hanno riempito le prigioni federali e statali di delinquenti in maggioranza non violenti.
“Le pene carcerarie di questo Paese sono molto più lunghe di qualsiasi altro Paese”, ha confermato Michele Deitch, professore di diritto dell’Università del Texas secondo cui è giunto il momento “di riconoscere che non è la stessa cosa essere coinvolto in una rissa in un cortile della scuola (…) o essere responsabile di un omicidio collettivo”.
Lo stesso Obama ha più volte criticato pene “sproporzionate rispetto ai reati”, come nel caso dei piccoli trafficanti di droga che vengono condannati a lunghi anni di carcere. “In troppi casi, la punizione semplicemente non corrisponde al crimine – ha detto il presidente – se sei un piccolo trafficante di droga o se violi la libertà vigilata, tu devi pagare il tuo debito con la società, devi essere ritenuto responsabile e pagare una multa, non avere 20 anni, non devi passare la tua vita in carcere”.
Nelle carceri Usa sono detenuti quasi 71.000 minorenni e Obama ha anche denunciato spesso come gli afroamericani abbiano “maggiori probabilità di essere arrestati e di esseri condannati a pene più pesanti rispetto ai bianchi per gli stessi reati”. I neri e gli ispanici rappresentano infatti il 60% della popolazione carceraria, mentre sono solo il 30% della popolazione degli Stati Uniti. Un nero su 35 e un ispanico su 88 sono in carcere, contro un bianco su 214, e un bambino nero su nove ha il padre in prigione, ha denunciato Obama.
L’incarcerazione di massa costa anche 80 miliardi di dollari l’anno, pari a un terzo del bilancio del ministero della Giustizia, e ogni Stato spende in media un miliardo di dollari l’anno per i centri detentivi. Questo non impedisce però che le condizioni di detenzione peggiorino: una ricerca condotta dall’Università Columbia Journalism ha riferito della presenza di parassiti, di scantinati allagati, della mancanza di servizi sanitari in alcuni penitenziari dell’Illinois, di dormitori affollati, con persone detenute solo perché avevano guidato con la patente scaduta.
Fonte risveglionazionale
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