“ . . . Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri . . .”
La presente pubblicazione è stata fatta come parte del programma
di ricerca sulla riforma del sistema monetario internazionale
finanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione.
SOMMARIO:
SOMMARIO:
L'indagine che ci siamo proposti, oltre a colmare una lacuna della dottrina di diritto internazionale, presenta la novità di una ricerca di scienza monetaria svolta da un giurista anziché da un economista. Al fine di prevenire l'accusa di superficialità o di invasione di un campo di indagine di altra disciplina, teniamo a precisare che non è
possibile spiegarsi la struttura, la funzione e l'essenza stessa, quindi, dello strumento monetario, senza muovere da considerazioni strettamente giuridiche.
E' solo in un secondo tempo che l'economista può prendere in considerazione questo bene e valutarlo come protagonista di grande rilievo nelle vicende economiche. Ove mai non accettasse come punto di partenza dell'indagine monetaria la fenomenica giuridica da cui la moneta trae origine, la sua indagine si manifesterebbe come puro fatto empirico perché, mancando in lui la consapevolezza dei principi, verrebbe meno la possibilità di elaborare procedimenti conoscitivi di dignità scientifica.
1/7 grani (pari a 10 dollari del tempo) come moneta internazionale concepita alla stregua di una specie di titolo di credito rappresentativo dei valori posti a sua garanzia. In questo schema l'oro assumeva una posizione di tutto rilievo e ciò anche in considerazione del fatto che in quel periodo gli U.S.A. erano la nazione con le maggiori disponibilità auree. Secondo il piano WHITE i Paesi membri erano obbligati a cedere al Fondo, in cambio della rispettiva moneta nazionale, tutte le divise estere e l'oro che fossero venuti ad avere in eccesso rispetto ai quantitativi
posseduti all'atto della loro adesione al Fondo.
Il piano WHITE che nelle grandi linee poi fu accolto nella realizzazione del Fondo Monetario Internazionale funzionava come una Banca, in cui ogni Paese figurava come "correntista" utilizzando divise monetarie tradizionali (oro e rispettiva moneta).
"Abbiamo compiuto qui a Bretton Woods qualcosa di più significativo di quanto è detto nell'atto finale".
"Il governo americano continuerà ad acquistare e vendere oro all'attuale prezzo di 35 dollari per oncia nelle transazioni con le autorità monetarie…L'oro detenuto daorgani ufficiali dovrebbe essere utilizzato soltanto per effettuare trasferimenti tra le autorità monetarie".
questo avvenimento, sembra opportuno esporre qui gli aspetti salienti di questa nuova radicale modifica del sistema monetario internazionale.
L'economia americana era stata sottoposta a delle gravi sollecitazioni. La artificiosa sopravvalutazione del dollaro rispetto all'oro e quindi rispetto alle altre divise monetarie, aveva aperto delle gravi crisi sul mercato americano. Gli U.S.A. avevano pagato a caro prezzo in termini di crisi economica e freno dello sviluppo
produttivo l'affermazione del dollaro a livello mondiale come moneta di riserva.
Non è senza significato, infatti, che, contestualmente alla non convertibilità venivano annunciati da Nixon provvedimenti di protezione doganale del 10 per cento sul prezzo dei beni importati dagli Stati Uniti.
Le giustificazioni vere per cui gli U.S.A. giunsero a questo passo basavano sull'ovvia considerazione che, essendo stati emessi sui mercati internazionali i D.S.P. come moneta puramente convenzionale (6) - cioè concepita senza riserva aurea - non c'era nessun motivo che il dollaro continuasse a rispettare questo
vincolo di garanzia.
La teoria monetaria intuita da KEYNES nella progettazione del Bancor aveva trovato nei fatti la sua conferma storica. Ed ancor più questa intuizione doveva essere avvalorata dalle vicende che seguirono immediatamente la dichiarazione di Nixon. Sembrava in quei giorni che lo stesso sistema monetario occidentale dovesse crollare. Il fatto che il dollaro, all'apertura del mercato dei cambi, si
svalutasse di minime percentuali rispetto alle altre monete, è la prova che il valore monetario è puramente convenzionale, mentre invece se fosse stato vero il principio che la moneta era da considerare come fede di deposito di oro o di altre riserve, il dollaro avrebbe dovuto perdere del tutto il suo valore. Ciò significa, in altri termini, che qualunque siano le alchimie ed i sofismi giuridico-politici con cui è giustificato il valore della moneta all’atto della sua emissione, rimane il fatto essenziale che la moneta trae valore dalla circostanza che sia accettata dalle collettività nazionali puramente e semplicemente come mezzo di pagamento e come unità di misura del valore dei beni reali. Gli U.S.A. avevano ottenuto per gradi il riconoscimento internazionale che la propria moneta, pur senza riserva fosse da considerare moneta di riserva. Era la trasformazione ufficiale dei Gold Exchange Standard in Dollar Standard.
Si ebbe nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione nixoniana una riunione straordinaria dei Ministri finanziari europei a Bruxelles, che dopo un vivace confronto di soluzioni, in particolare tra Francia e Germania, si concluse con la decisione che il corso del dollaro degli Stati Uniti si stabilisse liberamente in certi paesi della comunità con il mercato libero dei cambi, mentre invece per altri si aveva la istituzione del doppio mercato. In quell'occasione le autorità monetarie italiane, con un comunicato del Ministero del Tesoro successivamente integrato da una dichiarazione dell'Ufficio Italiano dei Cambi, dichiaravano libera la lira di fluttuare nei confronti del dollaro.
interessi dei Paesi che avevano tesaurizzato masse imponenti di dollari, che una volta declassati dal rango di moneta di riserva, avrebbero perso gran parte del loro valore.
Significativa l'espressione usata nell’occasione da Paul Samuelson:
“Il problema da affrontare oggi è quello degli 80.000 milioni di dollari rimasti sullo stomaco delle Banche centrali”.(6) Si veda più avanti il par. 7.
L'istituzione di questa nuova moneta di riserva internazionale fu approvata dall'Assemblea dei governatori delle banche centrali dei Paesi aderenti al Fondo Monetario Internazionale, tenutasi dal 25 al 29 settembre 1967 a Rio De Janeiro.
Questa nuova moneta elaborata nelle sue caratteristiche in quattro anni di studio dal Club dei 10 (cioè il gruppo dei dieci Paesi più industrializzati fra cui l’Italia) veniva ad aggiungersi alle altre monete di riserva.
Il valore dei D.S.P. venne fissato sulla base di quello di 1 dollaro, cioè 1/35 di oncia troy di oro fino. Questo nuovo strumento monetario aveva circolazione limitata alle transazioni fra Stati o fra le loro banche centrali. Con l'istituzione dei diritti speciali di prelievo (che inizialmente funzionava come strumento dei depositi e delle aperture di credito per cambi), il F.M.I. diventava un istituto di emissione. Possiamo dire che trovava realizzazione così il progetto KEYNES, che aveva previsto la possibilità di creare il Bancor come moneta di riserva puramente convenzionale,
prescindendo dall'oro. Secondo il progetto, le quote di diritti speciali di prelievo assegnate ai Paesi membri erano proporzionate alle quote di partecipazione al Fondo Monetario Internazionale. Questa caratteristica fu criticata perché realizzava la conservazione di posizioni di privilegio a favore degli Stati economicamente più
forti e dava le possibilità di sviluppo dei paesi economicamente più deboli, che pur avrebbero potuto conseguire notevoli miglioramenti economici e produttivi a patto che avessero ottenuto la disponibilità dei necessari mezzi finanziari.
I diritti speciali di prelievo furono considerati con notevole favore da gran parte degli ambienti politici e finanziari, perché consentivano la costituzione di riserve monetarie senza dover dipendere dalla egemonia del dollaro, ma in effetti ebbero ben poco rilievo pratico perché giunsero a rappresentare appena il 3 per cento
delle riserve mondiali. Va tuttavia rilevato che i diritti speciali di prelievo sono entrati nella pratica delle transazioni internazionali anche per finalità differenti da quelle cui erano stati inizialmente destinati. Banche americane, svizzere, svedesi ed istituzioni pubbliche francesi hanno emesso titoli espressi in diritti speciali di
prelievo, o costituito depositi in D.S.P.. I pedaggi per il transito nel canale di Suez sono stati calcolati in D.S.P. e non più in sterline egiziane.
La possibilità della estensione del loro uso ha indotto il Fondo Monetario Internazionale a cambiare i criteri per la definizione del valore base dei D.S.P. ed è stato sostituito al riferimento tradizionale (1/35 di oncia di oro ovvero un dollaro) un cosiddetto paniere di 16 monete, a decorrere dal l° luglio 1974; per "paniere"
intendendosi la media ponderata delle divise monetarie. Le monete che partecipano del paniere sono quelle degli Stati le cui quote di esportazione di beni o servizi sono stati superiori all'1 per cento delle esportazioni mondiali valutate nel periodo 1968 72 (7). La predisposizione di questo strumento, che andava ad aggiungersi a quelli tradizionali (dollaro e oro) era giustificata dalla situazione di
disagio in cui gli U.S.A. si erano venuti a trovare per la impossibilità di emettere dollari nel rispetto dei patti di Bretton Woods.
(7) E cioè: Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Francia, Giappone, Canada, Italia, Olanda, Belgio, Svezia, Australia, Danimarca, Norvegia, Spagna, Austria, Sud Africa.
Non crediamo che questa tesi sia attendibile per i seguenti motivi.
L'oro ha le caratteristiche essenziali:
Del resto il tallone d'Achille dei D.S.P., così come regolato nel sistema monetario internazionale, sta nel fatto di essere attualmente considerato in un sistema monetario ibrido, in cui cioè il valore monetario è concepito in parte come valore convenzionale e in parte come valore creditizio. All'atto dell'emissione, infatti, il
D.S.P. prescinde dalla riserva monetaria, quindi ha valore convenzionale, mentre invece è destinato a costituire riserva monetaria delle varie divise nazionali, che assumono così valore creditizio rappresentativo delle riserve.
Nel caso quindi, tutt'altro che improbabile, che gradualmente i D.S.P. si affermino come moneta di riserva, viene da chiedersi se le banche centrali rispettino il limite di emissione della propria moneta nazionale in proporzione alle quantità di D.S.P. o di altra moneta di riserva in propria disponibilità.
Non si vede perché i vari Stati membri del F.M.I. non possano e non debbano seguire l'esempio eclatante dato al Mondo dagli Stati Uniti d'America, che hanno violato i limiti d’emissione convenuti a Bretton Woods non solo impunemente ma lucrando altresì il grosso risultato di imporre al Mondo il Dollar Standard.
Adottare il sistema keynesiano di sostituire all'oro D.S.P., non ne modifica la peculiarità fondamentale che un accordo di questo tipo possa essere impunemente violato perché l'emissione di divisa nazionale, essendo come abbiamo rilevato una prerogativa propria ed esclusiva di ogni stato, non ammette interferenze o controlli esterni adeguati, senza pregiudizio alla stessa sovranità.
Questa è la ragione per cui, malgrado le raffinate teorie dei monetaristi e l'abolizione ufficiale dell'oro come riserva, questo metallo continua ad avere notevole prestigio nelle transazioni internazionali. Basti considerare ad esempio che i Paesi dell'OPEC (esportatori di petrolio) ne hanno ancorato il valore ad un rapporto di 20 barili di petrolio per oncia troy di oro fino. (Nel caso che l'oro fosse svalutato, ne deriverebbe un automatico riequilibrio, perché i Paesi acquirenti di petrolio avrebbero interesse a pagare in oro piuttosto che in dollari). A ciò aggiungasi che il valore dell'oro deriva anche dalla sua utilità specifica a soddisfare esigenze industriali di particolare rilievo, specie nelle nuove tecnologie altamente sofisticate.
Per questi motivi l'economista francese Jacques RUEFF sostenuto, al tempo del governo De Gaulle, la necessità del ritorno al Gold Standard puro, proponendo la rivalutazione del prezzo dell'oro del cento per cento.
La vera grande modifica di fondo della sostituzione della moneta nominale alla moneta merce sta nel fatto che in questa la disponibilità del mezzo necessario all'emissione della moneta sta nelle mani di chiunque ce l'abbia, in una concezione orizzontale della funzione monetaria che rimane prerogativa del mercato, in quella invece la sovranità monetaria è retta su una concezione verticistica, perché è nelle mani della banca di emissione, la quale ha per legge la potestà, in regime di monopolio, di emettere moneta senza limite e senza costo, attribuendosene peraltro la proprietà a titolo esclusivo. La banca infatti emette la moneta prestandola e poiché prestare denaro è una prerogativa del proprietario, essa è per legge dichiarata proprietaria del denaro all'atto dell'emissione.
Si è realizzato così il basilare inconveniente dell'attuale sistema monetario, in cui chi crea i valori monetari sono i cittadini, mentre chi se ne appropria è il sistema bancario che si avvia ormai a conquistare tramite la sovranità monetaria una sovranità soprannazionale, per non dire mondiale.
Questo rovesciamento contabile ha realizzato un macroscopico indebitamento di tutti i popoli del mondo verso il sistema bancario senza contropartita.
Non bisogna dimenticare tuttavia che il gold standard ha i difetti non lievi di consentire l'emissione monetaria solo ai paesi che dispongono di oro e di determinare conseguentemente l'incremento di liquidità monetaria non in proporzione alle esigenze produttive e di mercato, ma alla quantità di metallo pregiato.
Col ritorno al gold standard si verificherebbe, quindi, una drastica spinta deflazionistica per rarità monetaria con gli inconvenienti ben maggiori di quelli del sistema a moneta nominale.
Questo significa che l'oro pur continuando ad avere il suo prestigio per le ragioni suddette nei rapporti internazionali fra banche centrali non potrà svolgere altro che una funzione ausiliaria e integrativa del sistema con moneta carta.
Per questi motivi occorre porsi l'arduo compito di proclamare una riforma dell'ordinamento internazionale del sistema monetario che abbia - per quanto possibile - i pregi dei sistemi tradizionali senza averne i difetti.
a) libera convertibilità delle monete;
b) cambio fisso;
c) cambio flessibile entro limiti rigidi di oscillazione.
"La moneta non è uno strumento semplice come un vanga. Contiene due elementi: quello che misura i prezzi sul mercato e quello che dà il potere di comprare la merce”.
Occorre precisare quali caratteristiche tecniche ed economiche assuma il procedimento di emissione nella creazione del valore monetario, ed in particolare l'enorme rilevanza della istituzionalità giuridica (cosiddetto corso legale) e la conseguente manifestazione formale mediante il simbolo monetario di costo nullo.
E' la manifestazione formale del simbolo che, una volta recepita dalla collettività, ne determina la tipica rilevanza giuridica per la coscienza sociale. E' questa che crea il valore monetario convenzionale, sicché nel momento stesso in cui si è incorporato nel simbolo il valore convenzionale, si obiettivizza in un nuovo bene: la moneta.
Questo bene ha dunque le caratteristiche di essere:
a) immateriale,
b) collettivo,
c) di avere un valore condizionato :
Ciò avviene perché il simbolo ha perso la sua rilevanza giuridica. In breve, perché è venuta meno la convenzione sociale che attribuiva al simbolo il tipico valore convenzionale monetario.
Merita ricordare a questo punto la magistrale definizione di Pedio: "Conventionis nomen generale est omnia pertinens quod faciunt qui inter se agunt" (10).
Da queste ovvie considerazioni emerge la assoluta inattendibilità delle teorie che capziosamente ed interessatamente pretendono di qualificare la moneta come merce, cioè come bene materiale. Queste teorie sono di solito sostenute per difendere il monopolio culturale delle scienze monetarie, dirottando la cultura di massa sui falsi binari della concezione materialistica del valore.
La merce è stata da sempre la forma o manifestazione esteriore del valore monetario e solo entro questi limiti è accettabile la sua strumentalità o il suo valore che dir si voglia.
Anche l'oro ha valore di moneta non perché sia oro, ma perché ci si è messi d'accordo che lo abbia. Tanto è vero ciò, che si usa ormai normalmente la carta per espletare la funzione tradizionalmente assunta dall'oro e nessuno si scandalizza se si usa correntemente oro carta, cioè moneta formalmente manifestata mediante un simbolo di costo nullo.
Quando si distinguono i beni materiali da quelli immateriali in base alla considerazione che i primi sarebbero percepiti mediante i sensi (qui tangi possunt) ed i secondi mediante l'intelletto, non si comprende il punto essenziale della funzione della forma.
Anche i beni immateriali si manifestano infatti mediante un mezzo sensibile: ad esempio carta ed inchiostro nel diritto d'autore o nel disegno del brevetto o dell'opera dell'ingegno.
Non è dunque questo il criterio distintivo tra le due categorie di beni. La verità è invece che i beni materiali si distinguono dai beni immateriali, perché in quelli la strumentalità risiede nella materia, in questi invece risiede in una realtà spirituale.
Il valore che è elemento comune a tutti i beni - sia quelli materiali che quelli immateriali - consiste sempre in una realtà spirituale, cioè - come abbiamo detto - in una previsione, che è una dimensione dello spirito perché è un modo di essere del tempo.
Così come non è concepibile la vita senza tempo, non è concepibile valore senza vita, tanto è vero che non esiste ricchezza in un mondo dì motti. E' dunque la nostra esperienza vivente che ci rende consapevoli di questa verità.
Se la moneta fosse puramente e semplicemente merce, cioè materia, essa sarebbe concepibile anche in un mondo senza vita. Per reductio ad absurdum, dunque, questa tesi è da respingere.
E' la collettività stessa che accettando la moneta come unità di misura e mezzo di pagamento ne crea e conserva il valore, sicché la moneta non sarebbe concepibile se non nell'ambito di una collettività che ne usa. Questa caratteristica assume importanza di grande rilievo nell'ordinamento internazionale del sistema monetario, perché quando di questa convenzione monetaria partecipano differenti Stati, nasce un interesse comune alla stabilità ed alla difesa dei valori monetari che costituisce un incentivo alla pacifica coesistenza ed al coordinamento dei sistemi economici.
Questa condizione è comune a qualsiasi unità di misura. Ed è questa una precisazione fondamentale per evitare l'equivoco di ritenere la moneta "rappresentativa" del valore dei beni esistenti sul mercato quasi fosse una specie di titolo di credito o fede di deposito.
Il valore monetario è infatti, come abbiamo visto, convenzionale e non creditizio.
Avere consapevolezza di questa verità significa anche comprendere che, all'atto della nascita, questo bene deve essere regolato anche come oggetto di diritto; occorre cioè stabilire per legge, all'atto dell'emissione monetaria, di chi sia la proprietà della moneta. Una valida riforma del sistema monetario internazionale non è concepibile se a monte non accoglie il principio fondamentale di considerare ogni popolo proprietario della sua moneta. E' infatti la collettività dei cittadini che con la sua attività mentale crea il valore convenzionale monetario.
Come abbiamo già detto, e torniamo a ricordare, il valore della moneta è creato dal fatto che ognuno è disposto ad accettare moneta contro merce perché, a sua volta, prevede di poter scambiare moneta contro merce. Questa previsione del comportamento altrui come condizione del proprio è la fonte del valore convenzionale monetario.
“Lo scopo della guerra civile americana venne scoperto in un numero dell'Hazard Circular del 1862 :
“Il grande debito che i nostri amici capitalisti dell'Europa faranno creare da questa guerra, verrà adoperato per controllare la circolazione. Noi non possiamo permettere che i greenbacks (biglietti di stato) circolino, perché non possiamo averne il dominio".(l0) Digesto 2, 14; 1, 3.
(11) Ezra Pound, op. cit., pag. 69.
Non ci si può spiegare infatti l'assoluta fiducia riconosciuta dal mercato al simbolo documentale, così come se fosse stato esso stesso d'oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbero nel popolo ebraico alcuni fondamentali comandamenti mosaici. Mosè infatti comandò al suo popolo l'obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza dei cosiddetto anno sabbatico (Deuteronomio, 15, 1 6). Nel rispetto collettivo di questi precetti, per l'ebreo era indifferente prestare o non prestare denaro al proprio fratello, perché avendo prestato denaro, ognuno a sua volta era in condizioni di pretendere il prestito da un altro ebreo, ed era altresì indifferente che nell'anno sabbatico si avesse la remissione dei debiti perché - per quanto grande fosse stato l'ammontare dei debiti estinti - si era sempre nella condizione di poterli riaccendere all'inizio del nuovo settennio.
Da questi comandamenti mosaici derivò che, ogni qual volta la cambiale veniva presentata per l'incasso, veniva regolarmente pagata, perché il debitore insolvente poteva rivolgersi per un prestito ad un altro ebreo, e questi glielo concedeva per comandamento religioso, tanto più perché, se a sua volta avesse avuto necessità di denaro, poteva pretenderlo nei confronti di altro componente il popolo ebraico.
La certezza dell'adempimento divenne tale che, chi aveva in mano il titolo di credito, riteneva più comodo tenerlo presso di sé, piuttosto che presentarlo all'incasso. Infatti, il valore originariamente previsto come conseguibile alla scadenza del credito, ovvero alla presentazione all'incasso, diveniva un valore conseguito immediatamente, mediante il possesso del documento, per la certezza del diritto nata dalla fiducia e dalla esperienza mercantile. Era, infatti, la certezza del diritto a causare nell'animus del creditore portatore del titolo, l'anticipazione al momento attuale dei valori previsti come conseguibili al momento della scadenza ed a far sì che il titolo di credito acquistasse immediatamente un valore nuovo, attuale ed autonomo. Così ci si spiega come il portatore si riteneva soddisfatto del credito rappresentato nel titolo, senza presentarlo all'incasso, per il solo fatto di avere in mano il documento.
Si modificava in tal modo la natura originaria del documento perché esso perdeva la natura creditizia per assumere quella di valore convenzionale monetario. Ecco perché nella pratica mercantile il documento monetario emesso dal componente il popolo ebraico acquistò un valore equivalente o addirittura maggiore di quello dell’oro.
La monetizzazione dei debiti come espediente per spacciare moneta di costo nullo è acutamente rilevata da Ezra Pound (12) quando afferma:
"La Banca d'Inghilterra fu basata sulla scoperta che, invece di prestare denaro, si sarebbero potute prestare le cambiali della Banca".E' evidente che, su queste basi, ha avuto origine una vera e propria strategia di dominazione in cui il sistema bancario riesce ad indebitare i mercati del valore monetario che crea dal nulla, e con tanta maggiore efficacia, in quanto alla incorporazione del valore monetario nei simboli cartacei, corrisponde la contestuale demonetizzazione dell'oro, dell'argento ed in genere di tutte le monete merci tradizionali.
E' ovvio infatti che, con la emissione e circolazione dell'oro carta, la gran parte del potere d'acquisto monetario veniva estratto dai simboli merce ed incorporato nei simboli di costo nullo. Questa alterazione dell'equilibrio monetario è stata una delle cause determinanti anche dei sistemi politici. Così, ad esempio, non è senza significato la circostanza che la decadenza dell'Impero Romano si verifichi contestualmente alla tosatura delle monete, operata dagli imperatori per colmare i vuoti monetari causati nell'erario dalla demonetizzazione dell'oro. Sicché si era costretti, per conservare una adeguata liquidità monetaria, a ridurre il peso delle monete o a fondere nel conio metalli nobili con metalli vili, come è provato dalla storia numismatica, (13).
Il sistema bancario ha quindi compreso che, spostando la convenzione monetaria dal simbolo merce al simbolo di costo nullo, del quale peraltro controllava il monopolio dell'emissione per privilegio legislativamente riconosciuto, poteva conseguire il risultato di appropriarsi del valore monetario creato dal mercato. Su questo principio, per successivi graduali passaggi, il sistema bancario ha estratto dall'oro la gran parte. se non addirittura, in alcuni casi, la totalità del valore dell'oro.
La demonetizzazione dell'oro, conseguente a questa strategia di dominazione dei mercati, ha sottratto ai vertici economici e politici tradizionali il valore monetario di cui disponevano, cioè la loro stessa potenzialità economica, e con essa, la sovranità politica. Si. è realizzata così una forma macroscopica ed occulta di lucro, in cui i forzieri pieni d'oro delle monarchie della vecchia Europa e di tutti i risparmiatori, che erano per tradizione assuefatti a fare affidamento su questo simbolo monetario, erano svuotati non del loro contenuto materiale, ma del contenuto immateriale: il valore.
Su questi presupposti la decadenza dei sistemi politici è regolarmente causata dalla esplosione dei debiti che, non a caso, nella storia ha sempre coinciso con la demonetizzazione dell'oro. Una volta estratto dall'oro il suo valore monetario, esso era acquistato dal sistema bancario, cioè dai produttori di simboli monetari di costo nullo, che diventavano i nuovi padroni del mondo.
La realizzazione di questo strumento è stato possibile mediante il dominio assoluto della forma (monopolio dell'emissione), oltre che dalla consapevolezza culturale che la incorporazione dei valore convenzionale nel simbolo consente la possibilità di oggettivare il valore in un nuovo bene, manifestarlo, conservarlo ed attribuirne la proprietà al portatore dei documento. Su questa premessa, poiché il primo portatore è l'emittente, la banca si attribuisce la proprietà del denaro che emette, tanto è vero che lo emette prestandolo e, come si sa, prestare denaro è una prerogativa esclusiva del proprietario. La famosa frase del Paterson* :
"Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla",che appare spregiudicatamente sincera, in effetti nasconde la parte più importante della verità, perché non è vero che il banco si arricchisce solo dell’interesse, ma anche e innanzi rutto della stessa moneta, il cui valore - come abbiamo visto - non è creato dalla banca, ma dalla collettività.
All'atto dell'emissione monetaria è stato applicato un principio ben noto alle scuole dell'alta diplomazia, per cui, quando si vuole fare accettare dalla controparte una condizione che quella non avrebbe mai accettato se ne avesse avuto la consapevolezza, si pone la clausola come parte implicita del contratto. Così avviene che, chi prende denaro in prestito da una banca di emissione esplicitamente riconosce di essere debitore, ma fa implicitamente altre due dichiarazioni ben più importanti, di cui non si rende conto, perché egli riconosce ai documenti ricevuti la qualità di denaro e ne attribuisce contestualmente la proprietà alla banca, perché prestare denaro è una prerogativa del proprietario.
Per nazionalità di una moneta non deve intendersi quindi che la collettività di quella nazione è proprietaria di quella moneta, ma, viceversa, che ne è stata espropriata ed indebitata all'atto dell'emissione dalla banca centrale di quella nazione. E' come se taluno si rivolgesse al proprio cassiere e invece di dirgli "dammi denaro" gli dicesse "prestami denaro". In quel momento si realizza un macroscopico rovesciamento contabile per cui il denaro non più suo ma dei cassiere. Esattamente in questi termini il rapporto che si instaura tra il governo o la collettività di quella nazione e la rispettiva banca centrale.
E' ovvio che questa grave degenerazione del sistema monetario può essere eliminata solo a patto di sanare all’origine il vizio di fondo.
La proprietà della moneta all'atto dell'emissione va sottratta al sistema delle banche centrali e restituita alle collettività nazionali, il che significa sostituire ai "biglietti di banca" i "biglietti di stato", analogamente a quanto avveniva con i greenbacks americani, prima della guerra di secessione.
(12) Ezra Pound, op. cit., pag. 69.
(13) Non possiamo esimerci a questo proposito dal confutare la tesi sostenuta da autorevole dottrina per cui la decadenza dell'Impero romano sarebbe da attribuire all'avvento del cristianesimo, che invece come portatore dei valori dei diritto naturale non poteva non armonizzarsi con la tradizione romana.
SOMMARIO: 15. L'inutilità della riserva monetaria. 16. La rarità monetaria. 17. I recenti sviluppi della politica monetaria internazionale. 18. La funzione monetaria. Considerazioni critiche. La c. d. piramide rovesciata. 19. Il diritto tributario uniforme come strumento del sistema monetario internazionale. 20. La moneta pesante come strumento di politica monetaria. 21. Linee per una riforma del sistema monetario internazionale.
Le grandi linee della politica monetaria mondiale si basano oggi sulla teoria della doppia verità. Mentre per le banche di emissione di moneta di riserva (U.S.A., U.R.S.S., F.M.I.) vale il principio per cui il valore monetario è puramente convenzionale, per le altre banche di emissione (ed a maggior ragione per quelle che non emettono moneta), vale il principio che la moneta abbia valore creditizio in quanto concepita come pseudo fede di deposito di moneta di riserva.
Possiamo ben dire che il sistema bancario internazionale è retto da una struttura gerarchica di tipo feudale, in cui, dalla sovranità imperiale delle banche che emettono moneta di riserva, dipende, per germinazione spontanea, una proliferazione di banche coloniali. Per economia di espressione e per esattezza concettuale, proponiamo di definire come banche imperiali quelle capaci di emettere moneta di riserva e banche coloniali le altre, che per emettere la propria moneta, necessitano, o per meglio dire, stabiliscono di avere necessità di moneta di riserva.
E' ovvio che questa struttura regge sul monopolio culturale dei vertici bancari. Solo su questi presupposti, la grande opinione pubblica deculturizzata è assuefatta a valutare, come fenomeno naturale, che la moneta sia a volte esasperatamente rara.
Dire che un paese non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro - afferma un anonimo ricordato da Ezra Pound (14) - è come dire che non si possono costruire strade per mancanza di chilometri.
La rarità dei simboli monetari, tradizionalmente causata dalla rarità della merce con cui il simbolo era coniato (oro), oggi viene accettata come un fatto del tutto normale, pur essendo la moneta di riserva producibile senza limite e senza costo, in quantitativi arbitrariamente stabiliti dai vertici delle banche imperiali. Allo stato attuale delle cose, tutti i popoli del mondo sono ridotti al livello di colonie del sistema bancario internazionale, con l'aggravante di non saperlo, perché tutte le iniziative dì politica monetaria sono promosse sul presupposto che la riserva sia necessaria per conferire alle rispettive monete nazionali il proprio valore.
Con questo sistema la banche imperiali sottraggono alle banche coloniali ogni discrezionalità, ogni libertà decisionale, per adeguare gli incrementi monetari allo sviluppo economico del proprio paese. Quando infatti questi incrementi sono commisurati alla quantità di moneta di riserva, sono sostanzialmente stabiliti dalle banche imperiali. La moneta infatti è come il sangue: la sua quantità va proporzionata all'entità del corpo da irrorare.
(14) E. Pound, A che serve il denaro?, ed. S. Giorgio, Napoli, 1980, pag. 15.
(15) In questo senso, significativo il passo di BRUX ADAMS, (The New Empire, 1903, MacMillan, New York) :
"forse non è mai esistito un finanziere più capace di Samuele Lloyd. Certo egli ha capito come pochi, anche nelle generazioni seguenti, la macchina potente del tallone unico (...). Egli comprese che, una volta stabilita una contrazione della circolazione fiduciaria la si potrebbe portare all'estremo, e che quando la moneta avesse raggiunto un prezzo fantastico, come nel 1825, i debitori si vedrebbero costretti a rilasciare la loro proprietà alle condizioni (qualsiasi) dettate dai creditori".Nihil sub sole novi. E' ciò che sta oggi accadendo con la sopravvalutazione del dollaro. Il sistema bancario non solo ha la possibilità di realizzare subordinazioni coloniali ma, addirittura, quella di espropriare il mondo.
In Lavorazione, da finire. |
Ciò è stato possibile alle autorità monetarie americane, senza correre alcun rischio, perché avendo esse il controllo egemonico della moneta di riserva, erano e sono in condizioni di produrre denaro senza altro costo che quello tipografico dei simboli monetari e senza altro limite che quello determinato dal proprio insindacabile arbitrio. Ci si spiega così come i flussi monetari siano caratterizzati da una alternanza pendolare di abbondanza o rarità monetaria, su cui speculano le occulte società strumentalizzanti il sistema.
I paesi che sono indebitati con la Banca Centrale Americana (la Federal Reserve Bank) per avere disponibilità di moneta di riserva, hanno visto aumentare pesantemente il proprio debito.
E' ovvio infatti che con l'apprezzamento della moneta base (resa rara con l'artificiosa politica degli alti saggi di interesse) di oltre il 100%, aumentavano di pari valore i debiti ed i crediti, con vantaggio del creditore e danno dei debitori (16).
In questa circostanza il sistema monetario internazionale ha manifestato i suoi gravi difetti, sintomi palesi del vizio di origine di aver concepito il sistema monetario internazionale sul pregiudizio della necessità della riserva per di più di una moneta nazionale (dollar standard).
La funzione monetaria del nostro tempo è retta sul macroscopico rovesciamento delle finalità che dovrebbero normalmente caratterizzare la competenza funzionale degli organi bancari.
Mentre il normale rapporto organico è retto dall'ovvio principio che l'organo sia al servizio della collettività, qui invece, le collettività nazionali sono parassitariamente sfruttate dagli organi monetari, tanto che potremmo ben dire che, quando la Banca d'America presta dollari, o quando il Fondo Monetario Internazionale presta diritti speciali di prelievo per concedere alla banche di emissione la disponibilità di moneta di riserva, non sono questi organismi bancari a servire le collettività nazionali, ma viceversa queste collettività sono parassitariamente sfruttate, in quanto vengono ad indebitarsi inutilmente per un valore (della moneta di riserva) pari a quello del loro denaro. Ciò avviene con la convinzione della necessità di doverlo fare e di dovere anche essere riconoscenti per l'ottenimento del prestito, nei confronti di chi lo ha concesso.
Si può dire quindi che tutto il sistema monetario Internazionale risulta deformato da un vizio di origine che potremo definire, secondo la formula spenceriana, come un vero e proprio "pregiudizio teleologico". H. Spencer, il noto sociologo inglese definiva infatti per tale
"quello per cui un atto vien considerato necessario o meno, non in base alla sua effettiva concreta utilità, ma in quanto sia conforme o meno al culto stabilito".
La filosofia hegeliana consente, nel campo delle scienze morali, una costruzione arbitraria della verità. Quando infatti si riduce la realtà all'idea della realtà (17) si conce pisce lo stesso pensiero come capace di immaginare la realtà stessa, ovverosia di costruire qualunque forma della verità purché pensabile. Vero diventa, così, tutto e il contrario di tutto. unità monetaria ha un maggiore valore perché l'espressione numerica dei nuovi simboli ha un ammontare inferiore a quello dei simboli sostituiti (così, ad es., la moneta francese).
Su questa convinzione si è creato l'unico impero coloniale del nostro tempo, in cui l'organizzazione funzionale gerarchica non è retta sul principio del servizio alla collettività, ma sulla discriminazione privilegiata di un vertice che difende la propria egemonia sul monopolio culturale della categoria dei valori convenzionali. Questo impero è talmente più efficiente di quello politico, che si è preferito abolire le vecchie colonie basate sulla sudditanza per farle rimanere tali in una subordinazione ben più drastica: quella del debito.
L'appesantimento della moneta consiste nel sostituire alla moneta in circolazione nuovi simboli monetari con un valore multiplo dei simboli sostituiti. In tal modo la nuova unità monetaria ha un maggiore valore perché l’espressione numerica dei nuovi simboli ha un ammontare inferiore a quello dei simboli sostituiti (così, ad. Es., la moneta francese).
A prima vista questa operazione sembra del tutto irrilevante a produrre effetti concreti nella dinamica dei mercati m quanto, questi, conserverebbero i medesimi valori, pur se espressi con unità di misura monetaria di diversa entità.
Questo ragionamento però non regge ove si consideri che la moneta pesante è predisposta per una politica di inflazione mentre la moneta leggera è predisposta per una scelta monetaria deflazionistica. Il che significa che una moneta leggera serve gli interessi del sistema bancario che essendo proprietario della moneta all'atto dell'emissione, tende ad incrementate il potere d'acquisto, mentre invece la moneta pesante è adeguata a tutelare gli interessi dei produttori di beni reali in quanto sono interessati ad una politica di incremento di liquidità monetaria.
Di solito le autorità monetario instaurano una moneta pesante per mascherare una politica monetaria deflazionistica, cioè operano un contestuale prelievo monetario dal mercato in ragione più che proporzionale rispetto alla “pesantezza" della nuova moneta, anche con eccezionali provvedimenti fiscali.
(16) Merita qualche considerazione una importante scelta di politica monetaria che va sotto il nome di “moneta pesante".
(17) Su questo argomento rinvio a Carmelo Ottaviano, "Critica dell'idealismo" IV ed. Padova, 1941, p. 22 e ss..
I sociologi normalmente intendono per tale la c.d. società organica, in cui l'organo agisce in nome e per conto proprio ed altrui. La migliore espressione di questo tipo di struttura sociale è il noto apologo di Menenio Agrippa nel discorso alla plebe di Roma. Con l'aforisma delle membra ribellatesi allo stomaco con danno di tutto il corpo si sottolinea la circostanza che l'organo produce l'utilità tipica della sua attività funzionale, di cui godono pariteticamente tutte le membra.
Se si indica con un punto l'unità organo che produce l'utilità funzionale e con una serie di punti, ossia con una linea, la collettività che gode della funzione organica, dalla unione del punto di vertice con la linea della base emerge la struttura della piramide dritta.
Su tale premessa il concetto di società risulta dal collegamento circolare delle seguenti definizioni. Posto che:
a) l'organo consiste nelle persone fisiche che esercitano la funzione,
b) funzione è l'attività posta in essere dall'organo per servire la collettività dei soci,
c) rapporto organico è quello per cui l'organo agisce in nome e per conto proprio ed altrui,
Il concetto di società in tal caso ha contenuto umano e si realizza nell'insieme dei soci e dell'organo, ovverosia nell'aspetto sociologico e storicamente operante del rapporto organico.
E' questa la definizione della società secondo la tradizione romano cristiana. "Societas sunt homines qui ibi sunt" è la realistica e vivace espressione della scuola dei glossatori. Contrapposta a questa definizione sta la società retta sul concetto di "piramide rovesciata" che ha il suo fondamento e presupposto logico nella società-soggettività strumentale espressa con le più varie definizioni: personificazione del patrimonio, personificazione della norma, centro astratto di imputazione giuridica dei rapporti fictio juris, persona giuridica, etc.
Tutte queste definizioni riducono la società a concetto senza contenuto umano; ed, a nostro avviso, costituiscono il sintomo di una grave deformazione dei giudizi di valore, che ammala la scienza giuridica contemporanea.
Osiamo dire che la dottrina, che si è occupata di diritto societario, ha considerato tutti gli aspetti della soggettività strumentale, tranne quello più importante. Poiché infatti non è concepibile uno strumento senza chi lo adoperi, la società strumentale, presuppone un'altra società con contenuto umano:
la società strumentalizzante. La circostanza che i teorici del diritto societario abbiano ignorato questo essenziale aspetto del problema ha fatto sì che si è ridotto il più delle volte il fenomeno societario a mero formalismo giuridico.
Su queste premesse ci si spiega come alcuni fenomeni si siano manifestati contestualmente e come non a caso si siano verificate delle vere e proprie coincidenze storiche: stato costituzionale e massoneria, classe dominante e stato socialista, società anonima o multinazionale, e sindacato di maggioranza degli azionisti, partito politico e corrente di partito, ecc.
E ciò perché la massoneria è la società strumentalizzante lo stato costituzionale, la classe dominante è la società strumentalizzante lo stato socialista, il sindacato di maggioranza degli azionisti è la società strumentalizzante la società anonima o la multinazionale, la corrente è la società strumentalizzante il partito politico.
Per esattezza terminologica e concettuale teniamo a precisare che per soggettività strumentale deve intendersi quella che nell'ordine gerarchico pone al primo posto lo strumento e al secondo posto la persona umana. Poiché il diritto è uno strumento in quanto è il risultato di un'attività creatrice dello spirito, la soggettività strumentale, ovverosia la personificazione dello strumento si verifica tutte le volte che la società è retta sullo strumento primario e personificato della norma: lo statuto sociale.
Posta la distinzione tra società strumentalizzante e società strumentale, ne discende quella di società strumentalizzata, che è la collettività dei soci. E la proprietà, che è apparentemente delle società strumentali, diventa sostanzialmente delle società strumentalizzanti perché queste hanno tutti i poteri di cui si costituisce il diritto di proprietà. E' questa, dunque, la strategia con. cui le minoranze culturalmente più agguerrite spogliano e dominano le maggioranze.
Ciò avviene nello stato socialista, in cui la proprietà di stato è sostanzialmente proprietà dei governanti; nello, stato di diritto, in cui il dominio dello Stato è delle logge massoniche; nella società anonima in cui il complesso dei poteri costituenti il diritto di proprietà è del sindacato di maggioranza degli azionisti.
L'aspetto più pericoloso di questa patologia sociale sta nel fatto che ad essa corrisponde un sovvertimento dell'etica stessa della società. (Diceva esattamente Benedetto Croce che l'etica attiene al momento dei fini, l'economia a quello dei mezzi).
Mentre nella concezione organica della società, l'etica consiste nella tutela dell'interesse di tutti i soci (perché qui, la società consiste nella collettività dei soci), nella società-soggettività strumentale, che è una sorta di fantasma giuridico, l'etica normalmente consiste nella tutela dell’interesse della società strumentalizzante (che è sempre una minoranza) spacciata sotto la parvenza di tutela dell’interesse generale.
Questa gravissima deformazione razionale ed etica è, a nostro avviso, la causa principale della decadenza del nostro tempo perché tutti i giudizi di valore che operano nei rapporti sociali ne risultano deformati e addirittura stravolti.
Il mancato chiarimento delle premesse ha determinato, infatti, il grave fenomeno di far vivere sul piano della storia le conseguenze degli errori nati sul piano del pensiero di un pretestuoso e arbitrario razionalismo filosofico-giuridico irreversibilmente inquinato di irrazionalità.
Con questa strategia culturale le società strumentalizzanti si sono impadronite della volontà e della voce dei popoli, con la conseguenza di far ricadere sulle loro vittime le loro responsabilità
Su questi equivoci si sono resi possibili quei giudizi di condanna di dimensioni storiche, che hanno costituito spesso la scintilla ed il fermento dei grandi conflitti mondiali.
Siamo convinti che una scelta culturale è valida solo se nelle conclusioni coincide con il buon senso.
Merita di governare un popolo solo chi lo ama, perché solo chi ama è disposto a servire. La miseria del razionalismo filosofico giuridico, propria delle società strumentalizzanti, è tutta qui. Solo chi non ama è disposto a servirsi anziché servire.
La semplice e chiara formula della società organica, può infatti operare quando l'organo è al servizio della società intesa come collettività dei soci (19). La strumentalità non è mai momento primario dello spirito. Il momento primario è sempre la scelta dello scopo, al quale in un momento logicamente e cronologicamente successivo va commisurato e funzionalmente strutturato lo strumento. Possiamo quindi dire che nell'ordine gerarchico al primo posto sta l'uomo ed al secondo lo strumento. Nella società soggettività strumentale, con l'inversione dell'ordine gerarchico tra strumento normativo e persona umana si verifica l'inversione tra mezzo e fine e quindi il rovesciamento della piramide sociale, perché chi produce l'utilità è la collettività, chi ne gode è l'organo.
La maggiore manifestazione di questa degenerazione organica, funzionale e sociale si è storicamente realizzata nella sovranità monetaria. Chi produce infatti il valore monetario sono i cittadini, chi se ne appropria è la banca e per essa la società non apparente che la strumentalizza.
Non a caso tutte le strutture bancarie in tutto il mondo e lo stesso Fondo Monetario Internazionale sono delle società anonime, cioè delle soggettività strumentali. In tutte queste strutture è fin troppo evidente che il potere sostanziale - per quanto sopra dimostrato - non sta nelle mani del vertice formalmente apparente, ma in quello non apparente della società strumentalizzante.
Solo su queste premesse si può comprendere l'esatta portata della lettera spedita da uno dei Rothschild alla Ditta Kleheimer, Morton e Vandergould di New York in data 26 giugno 1863, ricordata da Ezra Pound (20)
“ ... Pochi comprenderanno questo sistema, coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi".(18) Relazione sulla Loggia P2 dell'On. Tina Anselmi, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta.
(19) Cfr. AURITI, Applicazione di una teoria della abilità ad una teoria del diritto e della persona giuridica, in Att. II, Cong. Naz. Fil. del Dir., Milano, 1956, p. 17 e ss..
Così ad esempio l'imposta di valore aggiunto (I.V.A.) realizza un prelievo di denaro senza corrispettivo (21), proprio nel momento in cui sarebbe invece giustificato un incremento di emissione monetaria (22).
Come è noto, infatti, il prelievo qui avviene nel momento in cui il prodotto è immesso sul mercato, sicché si verifica contestualmente l'incremento dei beni reali ed il prosciugamento della liquidità monetaria.
In tal modo tutto il sistema fiscale è stravolto e deformato. Mentre il tributo tradizionale era il corrispettivo delle funzioni e dei servizi resi dallo Stato, ora lo scopo del prelievo fiscale è diventato il prosciugamento monetario del mercato senza altro corrispettivo che quello di "prosciugarlo", col pretesto di combattere spinte inflazionistiche. Sicché ogni aumento di produzione accelera il contestuale prelievo di moneta, realizzando una dinamica deflazionistica che predispone al fallimento le aziende produttrici di beni reali e rende sempre più. florida quella dell'usura.
I gruppi di potere che strumentalizzano il sistema bancario possono acquisire il controllo dei valori monetari esistenti sul mercato senza sottrarre ai cittadini la proprietà del denaro. A loro è, infatti, sufficiente che il denaro sia sottratto temporaneamente dalla circolazione a cicli annuali che annualmente si rinnovano -come appunto avviene con l'IVA - per il semplice fatto che:
a) la residua moneta rimasta sul mercato aumenta automaticamente di valore, cioè di un potere d'acquisto esattamente proporzionale alla arbitraria rarefazione di moneta causata dall'imposta;
b) il sistema bancario è sempre nella condizione di sostituire al costo tipografico altrettanta moneta in luogo di quella prelevata, conseguendo così non solo un arricchimento equivalente a quello della moneta tolta dalla circolazione, ma altresì l'ulteriore lucro dei relativi interessi bancari.
Il denaro prelevato da questa imposta, essendo già nelle tasche dell'operatore economico, è anche quello che egli potrebbe utilizzare senza pagare quegli interessi bancari che invece dovrà pagare quando avrà bisogno di denaro.
Lo scopo vero dell'Imposta di Valore Aggiunto è dunque quello di consentire al Sistema bancario di dare in prestito agli operatori economici il loro denaro ad usura dopo averlo prelevato gratuitamente.
Per rendersi conto della gravità degli inconvenienti dell'attuale sistema basti considerare l'enormità dei poteri consentiti ai gruppi che strumentalizzano il sistema delle banche centrali. Mentre l'emissione monetaria è effettuata dal sistema bancario senza altro costo che quello del simbolo, il pagamento fatto al contribuente ha un costo reale, perché quel denaro è stato da lui conseguito come corrispettivo di un'attività lavorativa. Ecco perché, avendo quel denaro un valore sostanziale corrispondente a quello da lui legittimamente prodotto, quando il fisco lo preleva senza corrispettivo realizza. un indebito impoverimento del contribuente.
Come se ciò non bastasse, le società strumentalizzanti i vari sistemi politici e bancari, avendo il potere di conoscere esattamente, per la denuncia resa dal contribuente negli usuali formulari, i margini di profitto, i costi e gli investimenti, sono anche in grado di dosare l'entità del tributo, in modo da ottenere il massimo lucro e stabilire arbitrariamente quanto lasciare all'operatore economico come margine di profitto A ciò si aggiunga il grave inconveniente dei costi indotti di questo sistema fiscale per cui, ricadendo sul contribuente la responsabilità delle registrazioni contabili, si vengono a sterilizzare quantitativi enormi di ore lavorative, destinate a mere attività ragionieristiche.
Se poi si pensa che l'imposta di valore aggiunto varia non solo da prodotto a prodotto, ma anche fra i vari mercati, il sistema è in grado a proprio insindacabile arbitrio di causare sviluppo o recessione economica dove e quando vuole, perché è in grado di alterare i margini di profitto consentiti.
E' fin troppo evidente che questi gravissimi inconvenienti del sistema potranno essere eliminati solo a patto che i prelievi fiscali siano effettuati al solo fine di coprire i costi delle funzioni e dei servizi resi dallo stato alla collettività.
(21) A ben guardare anche il furto altro non è che un prelievo senza corrispettivo.
(22) Cfr. quanto detto sulla rarità monetario, al paragrafo 16.
Se si vuole eliminare l'inconveniente di una moneta eccessivamente svalutata non è necessario usare lo strumento fiscale, è sufficiente adottare la procedura dell'appesantimento monetario (23) che consente di aumentare il valore dei simboli lasciando inalterato sul mercato il potere di acquisto della massa monetaria.
Pretendere di usare, come oggi avviene, il mezzo tributario per difendere la moneta da spinte inflazionistiche, significa consentire il perseguimento di ingiusti privilegi causando - per quanto sopra detto - l'indebito arricchimento del sistema bancario e l'indebito impoverimento dei cittadini.
Una volta dimostrato che la struttura della moneta è costituita da due elementi: quello materiale del simbolo e quello immateriale del valore, ci si accorge che, quando si pretende di fare prelievi fiscali per combattere l'inflazione, col pretesto di prelevare moneta per renderla più rara, si preleva anche il suo potere di acquisto. Col pretesto quindi di prelevare l'involucro formale del simbolo, si preleva anche il suo contenuto. Come dire che con il pretesto di togliere il vestito si toglie anche la pelle.
In tal modo non si realizza un semplice esproprio di denaro (come avviene con l'imposta) ma una vera e propria confisca con contenuti ingiustamente punitivi.
Ecco perché, per consentire il controllo della liquidità monetaria senza pregiudizio di vitali interessi del mercato, occorre realizzare contestualmente - anche con norme di diritto uniforme - l'abolizione delle dannose ed ingiuste strutture fiscali come l'I.V.A. e l'appesantimento delle monete.
Una volta restituita allo Stato la sovranità monetaria attualmente usurpata da un sistema di società anonime quali sono appunto tutte le banche del mondo, sarà possibile abolire lo stesso diritto tributario, avendo lo Stato la possibilità di controllare la circolazione monetaria e di soddisfare tutte le esigenze della collettività con i soli due mezzi, della emissione monetaria e dell'appesantimento della moneta, sicché il mezzo fiscale sarebbe usato per forme marginali di intervento e sempre con la finalità di coprire i costi delle funzioni e dei servizi resi dallo Stato.
(23) Cfr. nota 16, par. 17.
Le nazioni potranno riacquistare, a nostro avviso, una sostanziale sovranità monetaria e con essa la libertà politica ed economica, alle seguenti condizioni:
a) che ogni popolo crei la sua moneta senza riserva monetaria;
b) che sia distinto il momento della creazione della moneta da quello della erogazione;
c) che all'atto della creazione ogni popolo sia riconosciuto proprietario della sua moneta. Posto, infatti, che il valore monetario è convenzionale, questo valore va attribuito a chi, partecipando della convenzione, contribuisce a crearlo, cioè alla collettività dei cittadini;
d) che la competenza a creare moneta sia sottratta al sistema bancario e restituita al potere politico, sostituendo ai "biglietti di banca" i "biglietti di stato".
e) che gli incrementi della emissione monetaria siano commisurati alla potenzialità dello sviluppo economico;
f) che le somme di nuova emissione, necessarie ai fini di pubblica utilità, che oggi sono addebitate allo Stato, siano invece ad esso accreditate ed assunte nella disponibilità del governo;
g) che i prelievi fiscali siano effettuati e giustificati esclusivamente come corrispettivo delle funzioni e dei servizi resi dallo stato alla collettività;
h) che per controllare l'inflazione sia adottato in luogo della pressione fiscale la procedura di appesantimento monetario;
i) che le monete siano fra loro liberamente convertibili;
j) che le somme di nuova emissione, necessarie per le attività produttive, siano date in prestito agli operatori economici senza interesse, ed una volta restituite dopo l'adempimento dei cicli produttivi, siano ripartite fra i cittadini, instaurando un nuovo diritto con contenuto patrimoniale ad integrazione di quelli della persona umana ed attinente allo status di cittadino;
In tal modo si predispone anche la diffusione della liquidità monetaria su tutto il mercato, così da eliminare gli inconvenienti tradizionalmente ed impropriamente definiti come sovrapproduzione, mentre invece essi erano solo fenomeni di sottoconsumo.
Quando infatti la distribuzione della moneta non è diffusa fra tutti i cittadini, viene spacciata per sovrapproduzione non quella in cui la produzione dei beni è più che proporzionale rispetto al fabbisogno, ma solamente quella in cui una parte del prodotto (sovrapproduzione impropria) rimane invenduta perché alcuni strati sociali non dispongono di sufficiente liquidità monetaria per acquistate ciò di cui, peraltro, hanno bisogno.
Questo sistema inoltre assicura ai produttori stessi il piazzamento del nuovo prodotto sul mercato, per l'ovvia ragione che la vendita a prezzo equo di nuovi prodotti è condizionato dalla emissione di nuova moneta. Si realizza così anche la eliminazione di quella forma di fallimento di aziende costrette a bilanci dissestati non per antieconomicità o per irrazionalità della iniziativa, ma a causa di ingiustificata ed arbitraria rarità monetaria. Sotto questo aspetto si deve rilevare che il pericolo della deflazione - in cui l'incremento dei beni prodotti è più che proporzionale rispetto a quello della liquidità monetaria - è un inconveniente altrettanto grave e per certi aspetti più grave rispetto a quello dell'inflazione, perché è la causa del fermo dei procedimenti produttivi (congiuntura).
Questi principi potranno diventare operanti a patto che i mercati si strutturino in modo da realizzare una organicità tale da renderli completi, almeno nella disponibilità delle materie prime fondamentali.
Ci rendiamo conto che ognuno di questi argomenti comporta la necessità di un'analisi approfondita, ma data la caratteristica eminentemente sintetica di questa indagine ci limitiamo per ora all'enunciazione di principi essenziali.
In breve una volta dimostrato che la moneta - anche se a volte assume la veste di titolo di credito - ha il valore eminentemente convenzionale, per realizzare un equo sistema monetario internazionale, occorrerà instaurare un regime pattizio che accolga:
1) nell'ordinamento interno di ogni stato il principio dì diritto uniforme che il popolo sia dichiarato proprietario della "propria" moneta all’atto dell'emissione, senza riserva, sostituendo ai "biglietti di banca" i "biglietti di stato"
2) nei rapporti internazionali il principio della reciprocità del riconoscimento del valore della moneta altrui come condizione del riconoscimento della propria, consentendone la libera convertibilità in conformità dei regimi valutari.
Data la natura eminentemente convenzionale del principio di reciprocità, esso è pienamente capace di causare - per quanto sopra detto - valori monetari nelle transazioni internazionali;
3) l'oro come strumento monetario integrativo e sussidiario del sistema con moneta nominale.
Solo in mancanza di fiducia reciproca l'oro può costituire moneta internazionale per pagare ì saldi attivi dei paesi creditori. La funzione dell'oro rispetto alla moneta nominale sarebbe sussidiaria e limitata ai soli casi di impossibilità di reciprocità nel riconoscimento della moneta altrui come condizione del riconoscimento della propria.
Posto, infatti, che il principio della reciprocità è operante solo quando tra le parti contraenti vi è ragionevole fiducia sulla stabilità della moneta altrui; ove questa fiducia venga a mancare, e solo in questo caso, è opportuno considerare l'oro come strumento monetario idoneo a soddisfare i saldi attivi dei paesi creditori. In tal modo, pur riconoscendo all'oro la sua funzione di moneta, gli verrebbe consentita una funzione limitata a casi marginali.
Su queste premesse, essendo interesse di tutti gli stati usare simboli monetari di costo nullo piuttosto che la merce oro, sarà anche interesse generale limitare la funzione dell'oro al minimo indispensabile, eliminando le posizioni, drastiche ed alternative tra oro e sistema con moneta fiduciaria.
Prima di concludere, teniamo a porre in rilievo che tutte queste finalità particolari sono unificate, oltre che da una organicità tecnica, da una medesima scelta razionale ed etica cristiana, in contrapposizione a quella tradizionale, caratterizzante da millenni la sovranità monetaria. Da questi principi sarà possibile, a nostro avviso, tradurre in un valido sistema legislativo, lo strumento per soddisfare la fondamentale esigenza avvertita da tutti i popoli del mondo di una sostanziale e definitiva giustizia monetaria.
Non ci illudiamo che questa esigenza possa essere soddisfatta con facilità: e ciò non tanto perché le forze da contrastare sono le maggiori del mondo, quanto perché il maggiore ostacolo per una razionale riforma del sistema è l'ignoranza.
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