Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

venerdì 31 agosto 2018

Roberto Saviano getta la maschera, la scrittura Embedded e la vicenda Aquarius



Articolo fermo da anni, poi da mesi, ma certe fetenzie non hanno tempo. Eccolo di nuovo quì, Roberto da Sion, il sinistro losco figuro sionista, che, come sempre, parla a nome e per conto del potere imperialistico dominante, mai potuto sopportare, solo alla vista, entra a gamba tesa, ovviamente a dare il suo contributo al teatrino sui migranti, del governo e di Salvini, che deve pur dare qualche caramella ai belanti elettori, qualche operazione demagogica per distrarre, mischiando il mazzo prima di esibirsi nel gioco delle tre carte, ci stà, interessante combriccola, in confronto la banda bassotti sono dei pivellini.

Le stronzate che dice sono catastrofiche, poi parlano di "Fake News", neanche a commentarle, ci hanno rapinato di centomila miliardi di euro Non posso credere che TU permetta questo - Sistema monetario e Codice Penale. Avv. Alfonso Luigi Marra, delocalizzato il lavoro, svenduta l'Italia a forza e secondo loro, avremo bisogno dei migranti, CRI MI NA LI, non i migranti ma gli "innominabili" altrimenti semini l'odio, che ce li portano e i loro servi che propagandano queste bestialità assassine, questo sono .... The Washington Post : Diffondere notizie false, fake news, diventa una pratica standard per i governi di tutto il mondo

Il monologo di Roberto Savino sull'immigrazione
La vicenda Aquarius e il rapporto tra l'Italia e gli immigrati

Non riesco a guardarlo, mi viene il volta stomaco.
Intanto mentre sono tutti distratti a guardare la porta d'ingresso, dove si urla per la questione Aquarius, dal retro, sottovoce entrano 930 migranti e nulla è sostanzialmente cambiato, nemmeno la solita ipnosi collettiva di idiozia generale. Tradimenti, colpi di stato, teatrini, 
truffe, ipnotizzati, smemorati, distrazioni tutto procede perfettamente sulla tabella di marcia di "Colonia Italia"... 

In effetti bisogna rendergli merito, li ha chiamati "Banditi", però per esattamente il motivo contoc.rario della realtà, ma non si può chiedere troppo. 

Comunque secondo il Ministero dell'Interno gli sbarchi sono diminuiti da gennaio, il governo è arrivato solo il 1°giugno, 88 giorni dopo le votazioni del 4 marzo, sembra che siano la da anni, col casino, la cortina fumogena, che hanno costruito ad hoc.

 La verità su AQUARIUS e SAVIANO. Luca Donadel

13 giugno 2018 - Dati alla mano smonto il monologo di Saviano e alcune bufale sull'effettivo numero dei migranti richiedenti asilo.

Così lo introdussi quando lo pubblicai:
Era facile ci ero arrivato anch'io e chissà quanti altri, ma tanti, troppi NO, mancano però i doppi, tripli giochi, capovolte e cortine fumogene del governo ops, quale governo ... degli abusivi ...
La più bella resta quella di Roberto da Sion :
"siamo fortunati 5 miliardi non pesano sul rapporto deficit/PIL",
dimentica che li cacciamo comunque fuori, i suoi antenati cambiavalute lo avrebbero licenziato... poi che ci servano milioni di migranti ... già spiegata ....
C'è solo un errore semi corretto ma rimane una contraddizione nei termini, data dalla propaganda anti Berlusca, ci cascano quasi tutti, all'inizio dice che erano secoli che le navi facevano il tragitto dell'Aquarius poi alla fine si ricorda di Gheddafi, comunque bravo, molto più di quasi tutti ...


Bene, finito di introdurre e impaginare l'articolo, rileggo e  mi sembra che abbiamo fatto il tiro al piccione, incredibile la faccia tosta, per non dire di peggio, di certa gente, io non riuscirei a guardarmi allo specchio, questione di etica, morale e di programmazione, io ne ho una e Roberto da Sion, un'altra, pari a quanto segue :

"By Way of Deception Thou Shalt Do War"
 "Per mezzo dell'inganno, farai la guerra".
- Mossad - motto
ITRE RABBINI - Karl Marx, Sigmund Freud, Albert Einstein, il paradigmamaterialista, vivere con l'inganno, per l'inganno, dell'inganno ... , come si muove la lobby è poi chiaro, a rotazione ne prendono uno e gli danno visibilità, gli fanno fare un pò di marchette e comparsate a spese nostre, impunito perchè tanto ha una quindicina di milioni di collusi più i corrotti che gli reggono le mutande e fai in fretta ad arrivare all'attico a New York, tanto sarà stato di qualcuno che hanno mandato in rovina, al solito ...  I SAYANIM: “AGENTI DORMIENTI” MOLTO ATTIVI A SERVIZIO D’ISRAELE. Tocca il fondo raschiando l'impossibile  elogiando, l'accoglienza e la tolleranza di Tel Aviv dove i festeggiamenti preferiti sono i bombardamenti al fosforo bianco sulle scuole dell'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, gli risponde l'assassinato Vittorio Arrigoni a ricordarci che questi ammazzano per davvero anche se ci raccontano di essere vittime ...

Storia e bufale dell'ebreo sionista Roberto Saviano e di Gomorra

Curriculum di un falsario, propagandista e sionista.

G2A logo

Non posso non inserire questa analisi devastante :

Saviano su immigrazione a Di Martedì, Floris. Retorica, fake news ed errori

di Antonio Amorosi
13 giugno 2018


Roberto Saviano, monologo sull'immigrazione a Di Martedì da Giovanni Floris, dopo il caso Aquarius. Fiera di emotività condita da fake news, errori e retorica
“Saviano possiede un incredibile dono per l’esagerazione”,
cioè a gonfiare fatti, scriveva nel 2015 Michael Moynihan sull'autorevole giornale "The Daily Beast", recensendo l'uscita americana di ZeroZeroZero, oltre ad accusarlo di copiare il lavoro di altri senza mai citarli o da wikipedia, far passare per sue le interviste di colleghi giornalisti o inventare personaggi descritti come reali.

Ieri sera a Di Martedì di Giovanni Floris Roberto Saviano si è scatenato in un monologo di un quarto d'ora sull'immigrazione. Ormai l'autore napoletano è da anni una sorta di santone ieratico, professionista nell'assumere pose di autocompiacimento per le sue trovate e di disprezzo per il nemico di turno, trattato alla stregua di un criminale da strada. Lo ha fatto in passato con esponenti del PD, lo fa oggi con Lega e M5S. Un caso, un meccanismo o un comportamento che finiscono sotto la sua lente possono diventare, gonfiati da un'emotività strabordante e aggiustati da una lettura parziale, un archetipo del genere umano o un modello da rigonfiare, ristudiare, risezionare per altri infiniti racconti. Meglio se fatti in uno show televisivo o in un monologo.

Sarà perché non deve essere “disturbato”, vista la predilezione a “gonfiare” e aggiustare ? 

Tranquilli, nei principali talk italiani non corre il pericolo di domande non preparate.

Non sto qui a spiegare che quando Saviano parla di casalesi e di camorra ha capacità fuori dal comune, ma da tuttologo è il miglior distruttore delle sue stesse parole (e l'effetto che hanno procurato sia l'approfondimento di un giornale autorevole come The Daily Beast che la sentenza della Cassazione sul plagio di pezzi di Gomorra non sono stati da poco)

Del fenomeno immigrazione dice che prima di tutto l'Europa è buona e addirittura ci “scorpora dal bilancio” dello Stato i 5 miliardi destinati al salvataggio dei rifugiati. Vero, ma non si comprende perché la flessibilità non sia concessa per problemi strutturali. Perché salviamo vite umane, rifugiati dalle dittature o dalle guerre del continente africano! ? No. I dati ufficiali ci dicono che, al di là del “viaggio emotivo” di Saviano, su 100.000 sbarcati ottengono lo status di rifugiato circa in 6000, come spiegato più approfonditamente anche qui. Quindi il grosso delle risorse serve ad alloggiare immigrati economici ed a foraggiare cooperative e aziende che ci lucrano per anni.

Il fenomeno migratorio è più complesso dell'onda emotiva di Saviano e dei salotti bene della sinistra italiana.

Come spiega il giornalista Roy Beck 
“ogni anno gli Usa accolgono 1 milione di immigrati, ma i poveri nel mondo sono almeno 3 miliardi. Anche triplicando il numero non cambierebbe niente, anzi togliamo a quei Paesi le persone migliori che potrebbero cambiare le cose”.
In un'Italia sempre più precarizzata, senza il sistema industriale di 20 anni fa e con zone del Sud desertificate dalla possibilità di una paga umana, gli immigrati che arrivano saranno sempre più costretti a vendersi per una ciotola di riso, facendo da manovalanza alla criminalità organizzata o da esercito di riserva contro chi ha un lavoro precario a vita. Ma andiamo avanti.

Saviano racconta di come gli immigrati riempiano
“zone svuotate da italiani, arrivando a popolare paesi fantasma”.
Si riferisce agli immigrati che ripopolano il Sud, in verità accettando condizioni di vita da schiavi. Perché è questa l'economia che l'Italia ha riservato al Sud da decenni, non avendo voluto estirpare mali atavici: la criminalità organizzata, il clientelismo, l'assistenzialismo e una classe dirigente da terzo mondo. Oppure agli immigrati è lasciato far parte dell'”assistenza Mulino Bianco” messa in piedi in alcuni paesini, dove con soldi pubblici vengono assistiti da cooperative di italiani, così l'economia gira e il paesino rivive con le attività che rifioriscono. 
La fiera dell'assistenzialismo 2.0.

Se proprio bisognava praticare l'assistenzialismo non era meglio nei confronti di milioni di persone che abbiamo costretto a lasciare il Sud per anni ? O che anche al Sud vi fosse un po' di libero mercato, facendo rispettare la legge che c'è altrove ? O facendo investimenti mirati e non in stile Cassa del mezzogiorno ? No, non si poteva. E oggi ancor meno perché l'Europa non ci consente la flessibilità.

Ma la più bella arriva quando Saviano dice che
“gli immigrati difendono i diritti che gli italiani non vogliono più difendere”.
Il riferimento è a figure come Jerry Masslo a Villa Literno nel 1989, barbaramente ucciso o al camerunense Ivan Sagnet nel 2011 tra i braccianti immigrati di Nardò in Puglia. Saviano:
“Sagnet... guidò il primo sciopero di braccianti agricoli stranieri contro il caporalato... il lavoro giorno per giorno, la carne umana comprata... (con enfasi, ndr) Lo scioperò portò all'istituzione del reato che non esisteva: il caporalato come reato nel nostro Paese non esisteva...”.
Il reato esiste dal dopoguerra, solo che si chiamava intermediazione fraudolenta di manodopera. L'intermediazione di manodopera poteva farla solo lo Stato (nell’art. 27 della legge n. 264/1949 e artt. 1 e 2 della legge n. 1369/1960) con gli uffici di collocamento, altrimenti scattava il reato. Così come ci sono state le lotte contro il caporalato di tanti meridionali che hanno portato i braccianti negli anni '70 anche all'occupazione delle terre. Ma per l'efficacia delle sanzioni occorrevano misure repressive reali per debellare un fenomeno di massa e per una possibile soluzione porsi il problema della gestione di un settore comunque esistente.

Il pacchetto Treu e la legge Biagi del 2003 hanno reso legale l'intermediazione privata, facendola emergere, ma imponendo obbligatoriamente la gestione solo alle agenzia interinali. Nel 2011 l'azione repressiva si amplia, nel 2015 con il governo Renzi il reato viene invece abrogato e nel 2017 si fa marcia indietro con la reitroduzione. Ma il problema non è in sé la legge: è la sua applicazione e la volontà concreta, che non c'è, di perseguire i reati.

Infatti anche se la parte viva della nostra agricoltura, soprattutto a Sud, è pervasa dal dramma del caporalato, non si è ancora sentito parlare di retate di massa. Eppure il caporalato è dilagante, nonostante la retorica, le “palle televisive”, i luoghi comuni, gli show per intrattenere il popolino bue, al di là della prosopopea strappalacrime di Saviano. Il caporalato esiste, come Dio.

Dio non c'è, eppure esiste.


Saviano getta la maschera 

di Gianni
11 aprile 2013

Roberto Saviano nel suo ultimo libro “Zero zero zero” ci toglie qualsiasi dubbio sul proprio ruolo e sulla sua funzione al servizio dello Stato.

L’articolo di Paolo Persichetti che vi propongo di seguito vi spiega quello che emerge, in modo del tutto trasparente, dal suo ultimo “servizietto”

Ho aggiunto più sotto altri 2 articoli che già, alcuni anni fa, ci facevano capire con che razza di giornalista avevamo e avremmo avuto a che fare.

Il primo risale all’11 ottobre del 2010 e porta la firma di Vittorio Arrigoni, il quale da Gaza rispondeva in modo ineccepibile alle falsità, raccontate da Saviano e da altri intellettuali e politici di casa nostra (sopratutto della cosiddetta “sinistra”), sullo Stato di Israele.

Articolo che denota tra l’altro come il sostegno, senza se e senza ma, allo Stato Sionista sia veramente radicato in tutta l’informazione italiana e nelle istituzioni, salvo ormai sempre più rarissime eccezioni.

Come diceva il rimpianto Vik: Che il dolore dei torturati possa torturare i loro sogni.

Il secondo e ultimo articolo ci ricorda come il suo ruolo di eroe del giornalismo italiano serve non solo a livello nazionale come propaganda dello Stato etico e dei suoi apparati militari-giudiziari, ma si spinge molto più in là lodando la democrazia di casa nostra e attivando la tanto citata da lui, macchina del fango, fatta di calunnie e diffamazioni, contro Paesi quali Cuba e Venezuela.

La figura che emerge dell’eroe nazionale non è nientemeno che quella di un giornalista, ben pagato da case editrici e dalla tv di Stato, al servizio del potere, alla faccia della libertà che tanto va predicando !

SPEDIRE WEB


Zero zero zero, Saviano e la scrittura embedded

di Paolo Persichetti
6 aprile 2013

Lo trovate dappertutto, nei posti più inattesi, dal fioraio al fruttivendolo, dal giornalaio al kebabbaro, si tratta di un contenitore cartaceo che al suo interno raccoglie righe d’inchiostro disposte in modo orizzontale, alcuni insistono nel definirlo “libro” ed in effetti da lontano la sua forma può anche ricordare qualcosa del genere, ma una volta vicini il trompe l’œil è presto svelato: è solo una merce rilegata, fogli pressati e incollati, un albero segato e ridotto in poltiglia, un pezzo di bosco raso al suolo.


450 pagine per 18 euro. Ma più dell’insieme contano i dettagli. Ad esempio le due paginette, 441 e 442, situate nei ringraziamenti. Qui l’autore è prodigo di riconoscimenti e gratitudine verso:
«L’Arma dei Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza, i Ros, i Gico, lo Sco, la Dia e la Dda di Roma, Napoli, Milano, Reggio Calabria, Catanzaro e tutte quelle che qui ho dimenticato, per avermi permesso di studiare, leggere e in alcuni casi vivere le loro inchieste e operazioni: Alga, Box, Caucedo, Crinime-Infinito, Decollo, Decollo bis, Decollo Ter, Decollo Money, Dinero, Dionisio, Due Torri Connection, Flowers 2, Galloway-Tiburon, Golden Jail, Gree Park, Igres, Magna Charta, Maleta 2006, Meta 2010, Notte Bianca, Overloading, Pollicino, Pret à Porter, Puma 2007, Revolution, Solare, Tamanaco, Tiro grosso, Wite 2007, Wite City.
Ringrazio la Dea, l’Fbi, l’Interpol, la Guardia Civil, i Mossos d’Esquadra, Scotland Yard, la Gerndarmerie Nationale francese, la Polícia Civil brasiliana, alcuni membri della Policía Federal messicana, alcuni membri della Policía Nacional de Colombia, alcuni membri della Policija Russa, che mi hanno accompagnato nelle loro inchieste e operazioni: Cabana, Cornestone, Dark Waters, Delfín Blanco, Leyneda, Limpieza, Millennium, Omni Presence, Padrino, Pier Pressure, Processo 8000, Project Colissée, Project Coronado, Russiagate, Reckoning, Relentles, SharQC 2009, Sword, Xcellerator.
Ringrazio tutti i pm, antimafia e non solo, con cui ho studiato e discusso in questi anni. Senza di loro non avrei potuto scoprire molte cose: Ilda Boccassini, Alessandra Dolci, Antonello Ardituro, Federico Cafiero De Raho, Raffaele Cantone, Baltasar Garzón, Nicola Gratteri, Luis Moreno Ocampo, Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, Franco Roberti, Paolo Storari.
Ringrazio i vertici dell’Arma dei Carabinieri, il Comandante Generale Gallitelli, il Capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli, e il Comandante Generale Capolupo della Guardia di Finanza. Ringrazio in particolare il Generale dei Carabinieri Gaetano Maruccia, il Comandante dei Ros Mario Parente, il Generale della GdF Giuseppe Bottillo, che hanno seguito la crescita di questo libro. […]
Ringrazio nell’Arma dei Carabinieri coloro che gestiscono la mia vita: il colonnello Gabriele Degrandi, il capitano Giuseppe Picozzi, il capitano Alessandro Faustini».
E bene, cosa c’è di nuovo? Qualcosa c’è. Quanto era già largamente percettibile in passato, seppur ancora in modo implicito nelle pieghe del discorso, ora è esposto in modo trasparente : Saviano ammette la sua natura di scrittore embedded.

Che cosa è uno scrittore embedded ?
Il termine è divenuto d’uso corrente nel 2003 quando nel febbraio di quell’anno venne introdotta dal nuovo regolamento del Dipartimento della Difesa USA, diffuso poco prima dello scoppio della guerra in Iraq, una nuova figura professionale: il giornalista arruolato dalle forze armate di una nazione per essere al loro fianco, in prima linea, a narrare cosa accade durante le azioni belliche. Il regolamento diceva
«Questi embedded media vivranno, lavoreranno, viaggeranno come parte delle unità in cui saranno inseriti per facilitare la copertura delle azioni delle forze di combattimento».
Questa innovazione è stata recepita dalla stragrande maggioranza degli eserciti mondiali, compreso quello italiano. Ovviamente l’intento che ha mosso gli Stati Maggiori delle forze militari non era certo quello di farsi democratici e trasparenti ma di riuscire in questo modo a governare il “Quarto potere”, imbrigliando l’informazione, controllandola e orientandola alla fonte, memori della guerra del Vietnam persa politicamente nelle retrovie, all’interno delle proprie frontiere a causa della circolazione di immagini sulla guerra troppo libere e anarchiche, che non nascondevano la sofferenza dei propri morti, i bombardamenti a tappeto delle città vietnamite, le stragi e le violenze gratuite inferte alla popolazione civile. Scene che avevano mobilitato l’opinione pubblica statunitense e mondiale creando una forte corrente pacifista.

Tutto ciò non avrebbe più dovuto ripetersi. La guerra doveva diventare asettica, pulita ed etica, i morti andavano nascosti dietro i cosiddetti “danni collaterali”, il flusso e il ritmo delle informazioni selezionato e ripulito. L’uso delle immagini, della parola e della scrittura trasformato in una nuova arma strategica. Per fare ciò andava creato un nuovo tipo di soldato: il giornalista embedded.

Saviano ha innovato ulteriormente questa figura professionale, diventando l’arruolato numero uno delle forze di polizia, degli apparati investigativi e inquirenti sul fronte interno della criminalità organizzata e dei narcotraffici. Una funzione intellettuale che appartiene alla particolare categoria degli imprenditori morali, al prototipo dei creatori di norme, come li ha descritti il sociologo Howard S. Becker che in "Outsiders" : costui
«opera con un’etica assoluta: ciò che vede è veramente e totalmente malvagio senza nessuna riserva e qualsiasi mezzo per eliminarlo è giustificato. Il crociato è fervente e virtuoso, e spesso si considera più giusto e virtuoso degli altri».
Il dispositivo Saviano con le sue parole, i suoi libri, le sue prese di posizione, la sua semplice presenza, legittimate dalla postura critica e l’interpretazione vittimistica del proprio ruolo, garantisce sulla verità morale, sempre più distante da quella storica. Una macchina da guerra mediatica messa a totale disposizione degli imprenditori delle emergenze, dei guerrieri delle battaglie giudiziarie contro il crimine. Il risultato è una trasfigurazione della lotta contro le organizzazioni criminali che rende mistica la legalità, edifica una forma di Stato etico che fa della soluzione giudiziario-militare predicata una medicina peggiore del male.

Tutto ciò era stato sempre negato da Saviano. Fino ad oggi.

Per aver sollevato, nel 2010, degli interrogativi 
«sul ruolo di amministratore della memoria dell’antimafia che a Saviano è stato attribuito da potenti gruppi editoriali»
e sottolineato
«L’inquietante livello di osmosi raggiunto con gli apparati inquirenti e d’investigazione, che l’hanno trasformato in una sorta di divulgatore ufficiale delle procure antimafia e di alcuni corpi di polizia, dovrebbe sollevare domande sulla sua funzione intellettuale e sulla sua reale capacità d’indipendenza critica», (vedi qui),
sono stato querelato da Saviano e attaccato dalla Direzione del carcere (sono in regime di semilibertà).

Saviano poi ha perso. Le denuncia è stata archiviata (vedi qui). Forse la lezione gli è servita. La trasparenza è sempre un valore positivo, un atto di onestà. Saviano si è così deciso a fare un passo avanti contribuendo alla chiarezza sul proprio ruolo e sulla propria funzione intellettuale messa al servizio di alcuni apparati dello Stato.
Appunto, la libertà infatti sta da un’altra parte.

Paolo Persichetti


Gaza risponde a Roberto Saviano
Vittorio Arrigoni
13 ottobre 2010

Giovedì 7 ottobre a Roma e’ andata in scena un pantomima organizzata dai coloni israeliani che sa di istigazione alla violenza alla massima potenza, lodando ai massacri israeliani da Deir Yassin a Sabra e Shatila passando per una Gaza ridotta in macerie, un corteo di tifosi beceri e razzisti ha inneggiato a più di sessant’anni di occupazione e oppressione, al fosforo bianco contro scuole dell’ONU e ospedali, a migliaia di prigionieri politici rinchiusi e torturati nei lager, ai campi di concentramento ancora in voga nel 2010, alla costante pulizia etnica che ha prodotto e produce milioni di profughi e decine di migliaia di vittime in Palestina.

Fra i ferventi sostenitori di questo evento che getta vergogna sul nostro Paese anche lui c’erano Lucio Dalla, Massimo Ranieri, Raiz, Walter Veltroni, Piero Fassino, Furio Colombo, Francesco Rutelli, Giovanna Melandri, Rita Levi-Montalcini, Umberto Veronesi, Paolo Mieli, Pierluigi Battista, Giorgio Albertazzi e anche lui, l’autore di Gomorra.

Che il dolore dei torturati possa torturare i loro sogni.

In questo videomessaggio "Gaza risponde a Roberto Saviano", ribatto colpo su colpo le allucinanti dichiarazioni dello scrittore estimatore di Peres rilasciate durante la manifestazione “Per la verità, per Israele”.

Restiamo Umani
Vittorio Arrigoni da Gaza city

Gaza risponde a Roberto Saviano

Saviano a Barcellona reagisce così a chi gli chiede una risposta per Vittorio Arrigoni

Trascrizione delle frasi di Saviano :
"No, ma io ho già risposto.""Ho già risposto e ... Polemiche, polemiche.""Non mi ha fatto un invito. Non mi ha fatto nessun invito.""Chi l'ha ucciso ?""Lo ha ucciso Israele ? Lo ha ucciso Israele ?""E allora ? E allora ?""E lui ? Cosa ha fatto ... ?"
Incommentabile, comunque, si evince la predisposizione, la mentalità assassina, cosa aveva fatto Arrigoni ? Niente ! 
Al limite, anche avesse fatto qualcosa aveva diritto a un processo ...
Voi immaginate il cataclisma universale se qualcuno avesse lo stesso atteggiamento di costui verso un giudeo .. la fine del mondo!



Roberto Saviano: “l’Italia non è come Cuba o il Venezuela”

di Luca Sterza
24 ottobre 2010

Citiamo Roberto Saviano durante le polemiche che precedono la messa in onda della trasmissione "Vieni via con me".

L’autore di Gomorra, l’ospite televisivo annunciato come l’eroe antimafia nostrano, irrompe ad "Annozero", la trasmissione di Michele Santoro, l’unico censurato italiano (stessa banda NdR) che appare sempre e comunque e che con il proprio programma fa record su record e incassa l’ennesima vittoria d’audiance sulla concorrenza delle reti rivali.

Saviano fa parte della squadra antiberlusconiana che mira alla liberta d’informazione. La censura infatti appare sempre più pericolosamente e a fronte d’una multinformazione portata avanti con internet, attraverso la nascita di numerosi siti e blog, dall’altro è sempre più forte il monopolio delle maggiori testate, che raccolgono la quasi totalità del grande pubblico e quindi dei consensi.

Ma Saviano ancora una volta interviene e cita Cuba. Ci tiene a precisare infatti introducendo l’argomento “la censura oggi"
"L’Italia resta un paese democratico, non è la Cuba di Castro, il Venezuela di Chavez, non ci arrestano, ma abbassano i decibel del volume, non pagano gli ospiti, ci diffamano, pensando che per il semplice fatto che facciamo il nostro lavoro non dobbiamo essere pagati”
Perché Saviano è così spinoso contro il governo Cubano ? Non si tratta, lo ripetiamo, d’una dittatura sanguinaria o così aspra da essere presa così di mira dagli organi di stampa. Nel mondo i disequilibri e gli Stati in cui non vige la minima sicurezza sui propri cittadini sono moltissimi. Eppure Saviano si sente in diritto di citare Cuba ad esempio. O il Venezuela, che di antidemocratico non ha proprio nulla, se non un Parlamento che ha appena indetto le ennesime libere elezioni, che segue a puntino la propria Costituzione (a differenza dell’Italia), e il cui unico demerito è forse aver permesso ad oltre il 66% dei propri cittadini di votare per il Presidente Chavez ?

Ci si consenta, Saviano non sarà di certo contrario se espriminamo il nostro dubbio. Sempre di libera informazione si tratta. Come accade in quella democrazia cui lo scrittore antimafia aspira.

Troviamo Saviano, insieme alla Capacchione come esempi di giornalisti che rischiano la vita per la propria attività informativa, nel rapporto di "Reporters Sans Frontières", organizzazione che si batte per la libertà di stampa e nella cui classifica la Finlandia appare la reginetta e Cuba in fondo alla graduatoria, alla 166esima posizione su 178. In caduta pure il Venezuela, al 134esimo posto.

Racconteremo con un approfondimento apposito la storia di Reproters Sans Frontieres che purtroppo richiama ad una ben più famosa, Medécins Sans Frontières (medici senza Frontiere), che è invece una organizzazione che opera secondo una legittimità ed un’etica ben precisa.

Precisiamo anche che Robert Menard, fondatore e segretario generale della stessa organizzazione è conosciuto per aver collaborato con gruppi anticastristi di Miami e per aver ricevuto fondi da USAID, l’ente dal Dipartimento di Stato Americano finanziatore delle attività per una libera informazione a Cuba. Paradossale, sostenere una campagna informativa in cambio di ingenti fondi governativi, quando il CPJ – Comitato per la protezione dei giornalisti precisa che non vanno accettati fondi fai governi. Impossibile pertanto ritenere RSF una fonte attendibile.

Proprio RSF, che appoggia e sostiene in Italia la causa di Saviano, specificando come lo scrittore-giornalista sia costretto a vivere sotto scorta dall’Ottobre 2006 per aver attaccato duramente la mafia nel proprio lavoro.

Saviano dovrebbe sapere da chi è sostenuto e di come il suo attacco a Cuba sia assolutamente fuori luogo. Lo scrittore parla di un’Italia che non è come Cuba. Siamo d’accordo. A Cuba non esiste una mafia così radicata sul territorio e di certo una persona che esprime la propria idea, non sarebbe costretta ad una protezione così stretta.

Il buon Roberto, giornalista sui generis, ha cercato consensi nell’opposizione ed un ruolo in quel mercatino democristiano che ha come nucleo del proprio sterile programma di slogan, l’opposizione al Presidente del Consiglio. E così ha preferito utilizzare il proprio intervento per evidenziare come il suo credo politico non sia intriso d’indole comunista ed attaccare Cuba piuttosto che Honduras o Israele. Dopo aver attaccato la camorra, il tentativo è di trovare un proprio collocamento politico in un ambiente vicino al PD, continuare ad incassare i proventi dei libri pubblicati da Mondadori e commentare la profonda ingiustizia sociale che si tende la propria mano ombrosa verso le superstar televisive, ahimè maltrattati da contratti non adeguati alle loro fini capacità intellettuali. Un ruolo in cui reinventarsi come personaggio in definitiva, che gli consenta di tornare alla normalità, su d’una linea moderata che lo tenga lontano da dichiarazioni pericolose. Certo, è capibile. Probabilmente quel coraggio di denunciare e raccontare in Gomorra una gran bella fetta d’Italia, costa troppo e se molti sono pronti a comperare il libro, quasi tutti preferiscono prendere le distanze dall’autore quando i contenuti possono mettere in pericolo la vita dell’individuo. Nulla da dire a Saviano su questo, che ha tutta la nostra stima e comprensione. Ma questo è l’esempio che lo stato impuro sia quello Italiano e non quello cubano, che siamo certe avrebbe dato sicurezza a non finire per lo stesso giornalista. L’assoluzione viene pertanto meno quando a doverne fare le spese sono Cuba ed il Venezuela e quando subentra una ipocrisia profonda quanto cristallina.

Ancora una volta inutile andare a braccetto con i protagonisti del drammatico teatrino della politica italiana. In questa commedia, ogni ruolo sottende ad un unico fine, al continuo furto.

Si ha la sensazione che le diverse posizioni in questa democrazia delle banane, siano congiunte ad uno stesso ambiente d’elite, perbenista e viziato a cui non accedono i normali cittadini, i quali si fanno carico di tutte le spese dei furbetti, mentre quotidianamente si dannano l’anima per trovare un proprio credo politico ed ingannarsi ed aggredirsi a vicenda in nome di differenze che esistono poi, di fatto, solo in sterili definizioni.

Luca Sterza
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giovedì 30 agosto 2018

Migranti, quattro motivi per cui ‘Aiutiamoli a casa loro’ è una balla spaziale di Vittorio Agnoletto



Il millenario saccheggio africano, prima degli uomini con il fenomeno degli schiavi e dei negrieri, La madre di ogni schiavismo è giudaica, dalla notte dei tempi ... L'Olocausto nero, e poi del colonialismo e delle materie prime e la conseguente corruzione, il neo colonialismo infine Crimini Francesi Liberté, Égalité, Fraternité: 14 paesi africani costretti dalla Francia a pagare imposte coloniali per i benefici di schiavitù e colonizzazione. Attuati meccanismi imperialisti FMI, sono le cause primarie dell'arretratezza africana e dei fenomeni correlati i cui veri colpevoli sono solo i capitalisti occidentali che gestiscono e determinano l'economia mondiale, ormai ben  sappiamo chi sono ... Ultimamente a questo si sono aggiunti i trasferimenti forzati e per unire l'utile, l'invasione programmata dell'Europa al dilettevole, fare ancora un pò di cassa finanziando le migrazioni con il micro credito A questo punto non è nemmeno sbagliato dire che quasi tutto è stato creato a discapito del continente africano COME IL CAPITALISMO AMERICANO È STATO COSTRUITO SULLA SCHIAVITÙ - How Slaves Built American Capitalism ... Ovviamente poi non si sono lasciati scappare l'occasione di saccheggiare anche tutto il resto del pianeta ... 

Arturo Navone

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Migranti, quattro motivi per cui ‘Aiutiamoli a casa loro’ è una balla spaziale
di Vittorio Agnoletto 
6 settembre 2017

Vittorio Agnoletto, Medico, professore presso

l'Università degli Studi di Milano
“Aiutarli a casa loro” per anni è stato lo slogan della destra. Ora è diventato il mantra di quasi tutte le forze politiche da Renzi al M5S. Uno slogan carino da pronunciare, ma che ha come unico obiettivo il tacitare la coscienza di chi lo declama e di chi, compiaciuto, lo ascolta: non siamo cattivi, né egoisti, anzi rispettiamo gli insegnamenti evangelici dell’aiutare il prossimo, solo che decidiamo noi dove e come.

Ma la realtà è ben diversa: nonostante gli accordi internazionali sottoscritti prevedano di destinare all’aiuto pubblico allo sviluppo almeno lo 0,7% del Pil, il nostro Paese nel 2015 ha stanziato solo lo 0,22% del Pil, nel quale sono compresi pure i fondi rimasti sul nostro territorio destinati a gestire il fenomeno migratorio.


1. Vendiamo armi
La principale preoccupazione dei nostri governi è stata quella di incentivare la vendita di armi in Africa. Tra il 2013 e il 2014 è stata organizzata la circumnavigazione dell’Africa della portaerei Cavour, trasformata in un’enorme vetrina delle armi prodotte dalle nostre industrie; per tale missione i vertici militari avevano perfino cercato l’appoggio dei missionari italiani presenti nell’Africa Sub-Sahariana, ricevendone ovviamente un netto diniego come mi è stato personalmente raccontato in un colloquio a lato dell’incontro dei Movimenti popolari organizzato da papa Francesco in Vaticano lo scorso novembre.

Come spesso ricorda Francesco Vignarca, uno dei massimi esperti sul mercato delle armi, i risultati non si sono fatti attendere e nel 2016 sono state autorizzate vendite verso Angola, Congo, Kenia, Sud Africa, Algeria, Marocco, Ciad, Mali, Namibia ed Etiopia facendo carta straccia della legge 185/90 che vieta le armi a Paesi in conflitto e a quelli che non rispettano i diritti umani. Facilitatori in questi accordi sono stati i viaggi nel continente africano della ministra Roberta Pinotti e dello stesso Matteo Renzi.

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2. Distruggiamo l’agricoltura locale
Mentre si vendono le armi si distrugge l’agricoltura dei Paesi Sub- Sahariani. La distruzione di una parte importante dell’agricoltura sub sahariana è diretta conseguenza degli accordi di Partenariato economico (Epa) che l’Ue, in accordo con l’Organizzazione mondiale del commercio, ha imposto all’Africa Subsahariana. Gli obiettivi degli Epa sono: rimozione delle barriere tariffarie, difesa degli investimenti delle imprese estere, liberalizzazione del settore dei servizi, protezione dei diritti di proprietà intellettuale.

Ancor prima che gli Epa entrassero in vigore, il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (l’Undp), aveva ammonito l’Ue che tali accordi avrebbero provocato il crollo del Pil delle nazioni africane (in parte significativa sostenuto dai dazi doganali) e il collasso di ampi settori dell’agricoltura africana non in grado di competere con le grandi multinazionali europee sostenute dai sussidi che ogni anno la Commissione europea elargisce loro.

Tutto ciò si è drammaticamente realizzato e i mercati delle grandi metropoli africane, a cominciare da Nairobi, sono invasi da prodotti agricoli europei. Decine di migliaia di contadini sono così rimasti senza lavoro, costretti ad abbandonare la terra.


3. Ci impadroniamo delle loro terre
Contemporaneamente, nell’Africa Sub Sahariana e non solo, si è sviluppato il fenomeno del land grabbing, l’accaparramento delle terre fertili da parte di grandi multinazionali o di Stati quali la Cina. Al 2015, considerando solo gli accordi stipulati dopo il 2000, e solo quelli relativi ad appezzamenti di terra superiori ai 200/ettari (ha) e con un acquirente finale internazionale, erano oltre 44 milioni gli ettari oggetto di land grabbing. Di questi 44 milioni di ettari circa il 50% sono collocati in Africa. Di questi, solo l’8% è rimasto destinato totalmente a colture alimentari; il restante 82% è destinato, almeno in parte, ad altro, ad esempio alla produzione di biocarburanti eccetera.

Le industrie italiane partecipano al fenomeno del land grabbing per un totale di 1.000.000/ha quasi tutti in Africa.

Il fenomeno del land grabbing quindi produce: espropriazione delle terre, cacciata dei contadini e delle loro famiglie, sostituzione della produzione di cibo fino ad ora destinato al consumo locale con prodotti non finalizzati all’alimentazione umana e con produzioni agricole fondate su monoculture destinate a mercati globali, lontani dalle zone di coltivazione.

Ne consegue un grave impoverimento delle popolazioni ivi residenti, abbandono della propria regione con fenomeni migratori inizialmente interni al proprio Paese e in seguito con migrazioni internazionali rivolte verso il Mediterraneo.
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4. Follia e ignoranza preparano la tragedia
Potrei dilungarmi sull’accaparramento delle ricchezze del sottosuolo, fenomeno alla base di molte delle guerre per procura oggi in atto nel continente africano. E’ sufficiente ricordare il conflitto che in Congo in vent’anni ha prodotto milioni di morti. Una guerra che ha le sue ragioni nelle ricchezze del Paese: coltan e cassiterite stanno alla base dell’industria hightech mondiale. Un esempio di come evolve il colonialismo nell’era della globalizzazione.

Ecco come “li stiamo aiutando a casa loro”. Nessuno, fra i tanti leader politici che quotidianamente ripetono in modo ossessivo tale slogan, ha mai avanzato proposte precise sui temi qui indicati. Ammesso che sappiano di cosa si sta parlando.

Il fenomeno delle migrazioni è strutturale e trova le proprie ragioni nell’enorme divario della distribuzione della ricchezza e nelle feroci politiche di saccheggio.



O si ha il coraggio di intervenire con trasformazioni radicali che modifichino in profondità le attuali politiche, oppure andremo incontro nel prossimo futuro ad una tragedia collettiva di dimensioni inimmaginabili.

venerdì 24 agosto 2018

Genova, Federico Steri in zona rossa porta 130 kg di focaccia: porto felicità - Questo è un mondo più possibile

Genova, Federico Steri in zona rossa porta 130 kg di focaccia. Con i vigili del fuoco al lavoro sotto il ponte e con il governatore Toti e il sindaco Bucci

Questo è un mondo più possibile ☺ , praticamente parte dei fornai di Genova, quelli contattati, hanno deciso di regalare della focaccia, e siamo a Genova, ed è un dipendente pubblico, cascano clamorosamente due luoghi comuni, o sono le eccezioni che confermano la regola ? ..... Buona la prima ... ☺
Questo dimostra che se tutti facessimo qualcosa per gli altri, ed è possibile, anche gratis o anzi mettendoci del proprio come in questo caso, vivremmo in un mondo migliore ...

Aveva sentito che un signore aveva portato della focaccia ed erano rimasti contenti, così nonostante qualche problema a camminare ha approfittato dei giorni di ferie. Invece di andare al mare ha scelto di fare la spola tra i panifici che la donavano e il campo base e distribuirne, aggiunge che ha dovuto organizzarsi, mattino e pomeriggio, faceva sia il commerciale che la logistica ...



Il 51enne genovese, dopo il crollo del ponte Morandi, ha deciso di rinunciare alle ferie e darsi da fare per aiutare i suoi concittadini consegnando ogni giorno focaccia a soccorritori e operai. I vigili del fuoco: “Ci hai regalato dell’acqua nel deserto”

di Ambra Orengo
23 agosto 2018
“La focaccia a Genova è un po’ come il caffè a Napoli. Un simbolo e un vizio. Un’abitudine italiana che è anche un momento di stacco, una pausa”.
Per questo motivo Federico Steri, genovese di 51 anni, ha deciso di consegnare proprio la focaccia a tutti i soccorritori al lavoro nella zona rossa nei giorni successivi al crollo del ponte Morandi. Lo ha fatto rinunciando alle ferie - lavora alla Asl - perchè
"come cittadino mi sentivo in dovere di fare qualcosa”,
spiega a Sky TG24

130 chili distribuiti

Il 14 agosto Federico era a casa e ha saputo del crollo del ponte Morandi dai notiziari. Ha deciso di attivarsi subito:
“Nel pomeriggio sono andato da tutti i fornai che conoscevo a chiedere se fossero disponibili a regalarmi della focaccia da portare nella zona rossa”,
racconta. Il giorno dopo, alle 6 del mattino, ha fatto il giro dei panettieri e ha raccolto 10 chili di focaccia. I giorni successivi sono diventati 30 e poi 50. In totale saranno 130 chili in tutta la settimana.

La focaccia apre tutte le porte
“È una cosa banale, ma utile. A Genova con una focaccia doni un po’ di felicità”,
racconta. Il primo giorno ha portato le focacce al campo della Croce Rossa, dal secondo direttamente nella zona rossa, fino alle gru al lavoro sotto il ponte.
“Ai posti di blocco dicevo che dovevo consegnare la focaccia e questo mi ha aperto le porte. Si sono resi tutti disponibili”,
spiega.
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I vigili del fuoco : “Ci hai regalato un attimo di felicità”

Dopo i primi giorni, lo conoscevano tutti: poliziotti, vigili urbani, vigili del fuoco e anche gli operai al lavoro nel letto del fiume Polcevera.
“Sono andato da chi si sporcava le mani. Quando arrivavo dicevano: c’è quello della focaccia. Sembrava che mi aspettassero la mattina”.
In particolare, ricorda alcuni vigili del fuoco che gli hanno detto : 
“Ci hai regalato dell’acqua nel deserto, un attimo di felicità”.
Rientra al lavoro ma non rinuncia alle consegne

Finiti i giorni di ferie, lunedì 20 agosto è dovuto tornare al lavoro. 
“Avevo lanciato un appello su Facebook per trovare qualcuno che mi sostituisse”.
Ma non ce ne è stato bisogno. La Asl infatti gli ha dato il permesso di cambiare i suoi orari, entrando più tardi per poter consegnare la focaccia al mattino.

I ringraziamenti

Federico da domani non farà più le sue consegne
“perché ormai nella zona rossa rimangono poche persone, stanno smantellando tutto”.
Oggi ha incontrato il sindaco Bucci e il presidente della Regione Toti, che lo hanno ringraziato anche su Facebook.
“Il messaggio che volevo far passasse è che ognuno, nel suo piccolo, può fare qualcosa di utile per gli altri”,
dice Federico. Un ringraziamento particolare, però, lo vuole rivolgere a tutti i fornai che gli hanno donato la focaccia: senza di loro, sottolinea, il suo “piccolo gesto” non sarebbe stato possibile.


Fonte   tg24.sky

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