Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

lunedì 14 dicembre 2015

Formazione e sviluppo di un’ideologia razzista: il SIONISMO


28 gennaio 2011

Da IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO 
di Dagoberto Huseyn Bellucci (Capitolo 1)
“Uomini siate e non pecore matte, si che di voi – tra voi – il Giudeo non rida”
- Dante Alighieri – “La Divina Commedia” – Paradiso, 72-81) 

Una delle considerazioni fondamentali per inquadrare l’origine e lo sviluppo dell’ideologia del Sionismo è quella di non confondere la natura propria di essa, le sue dimensioni e il suo modo di influenzare l’opinione pubblica internazionale con l’omonimo movimento politico che prese l’identico nome alla fine del secolo scorso e che portò alla fondazione dello stato d’Israele all’indomani del secondo conflitto mondiale. Tale interpretazione oltre a rivelarsi assolutamente incompleta e inadatta a comprendere appieno le valenze metastoriche del Sionismo si rivela anche fuorviante rispetto all'obbiettivo minimo che ci proponiamo con la stesura di questo volume: dimostrare come cioè il Sionismo-Idea si sia sviluppato e organizzato in una lineare continuità storica congiuntamente alle vicende che hanno interessato il popolo ebraico durante innumerevoli secoli e non sia soltanto il frutto avvelenato di una apparente convergenza di interessi prodottasi tra i componenti dell’elitè intellettuale ebraica europea e le mire espansionistiche del colonialismo europeo e dell’egemonismo statunitense.

La storia dei popoli che ci viene spesso presentata come un insieme scostante e distinto di eventi epocali fautori della nascita di distinte civiltà, accavallatesi l’una dietro l’altra, creatrici di tradizioni, racconti epici, religioni, riti, progressi tecnici e artistici molte volte non ha saputo scavare nelle reali origini di questi Miti fondatori. Le necessità di considerare alcuni aspetti fondamentali delle civilizzazioni dell’uomo sono state inquadrate da storici e ricercatori entro categorie quali l’eugenetica, l’antropologia, la scienza e la stessa teologia tutte branche specifiche di un insieme che comunque risulta assai più vasto e complesso. Tra quelli aspetti che possiamo definire fondamentali si ritrova senz’altro la volontà di preservare quello che Walther Darrè, Ministro dell’ Agricoltura della Germania Nazional-Socialista, ha definito con l’espressione di ‘Blut und Blooden’, il concetto di ‘Sangue e Suolo’ ossia quel rapporto quasi mistico e spirituale che inevitabilmente lega un popolo al suolo sul quale esso ha fondato la sua civiltà. Attraverso il corso dei secoli, i governanti di quelle nazioni che intendevano conquistare nuovi spazi territoriali e sottomettere altre nazioni avevano un solo mezzo per farlo: l’uso della forza e della conquista ‘manu militari’.

Poteva avvenire che, alcune volte, i popoli dominatori e inclini alle conquiste militari riuscissero ad affermare le proprie volontà egemoniche anche attraverso la stipulazione di trattati economici ed accordi commerciali, scambi culturali e influenza nei costumi e negli usi dei paesi confinanti. In questo caso si trattava di accordi per una reciproca convivenza nella tolleranza e nel rispetto laddove lo stato dominato e influenzato riconosceva la superiorità dello stato dominatore e non ne contrastava obbiettivi e strategie egemoniche. In questi ultimi casi, abbastanza frequenti – molto più di quanto si pensi – nel mondo antico dove la scomparsa di civiltà floride e superiori spesso era data proprio dall’assimilazione a neonate civilizzazioni, il popolo sottomesso era destinato a scomparire come entità nazionale e pur conservando alcune tradizioni il più delle volte veniva letteralmente fagocitato dallo stato dominatore. Tra i popoli comunque sempre si sono marcate le differenti razziali così come apparivano evidenti le differenze psico-attitudinali, la natura stessa della loro funzione di ‘dominatori’ o di ‘dominati’ per intenderci di stati ‘segnati’ da un avvenire imperiale o da nazioni sempre sul punto di scomparire o di sopravvivere a stento. E’ in questo modo che agirono tutti i grandi imperi nati dalle principali culle di civilizzazione umana, da Ur e Kur alla valle dell’Indo, dalla Cina all’area mesopotamica tutta con quella babele di popoli e nazioni che di lì in poi avrebbero determinato la nascita dell’Assiria, della Fenicia, della Persia, della Grecia, della Caldea, e che – successivamente – nell’area mediterranea sarebbero stati seguiti su questa strada dai romani così come secoli più tardi da arabi e mongoli. Un continuo nascere, svilupparsi e scomparire di civiltà, di nazioni, di stati, di popoli e di domini fino ai recenti stati-nazionali espressioni spesso proprio di vecchie divisioni interne a questi antichi imperi e di fratture mai del tutto sopite tra comunità ed etnie distinte. Una delle costanti della storia è forse proprio la comparsa di forze nazionali e di civiltà impegnate con la forza delle armi alla conquista di quello che potremmo chiamare il loro ‘spazio vitale’.

Gli stessi israeliti nell’arco della loro storia non si comporteranno in maniera diversa dagli altri popoli, cercando di sottomettere con la forza i loro vicini e di conquistare con guerre di conquista e di sterminio le nazioni che, a loro dire, stavano usurpando la loro ‘terra promessa’. Fondamentale per la loro volontà di potenza e l’affermazione militare della loro strategia di conquista sarà senz’altro proprio l’auto-designazione a popolo-eletto che, nella costruzione di un rigido monoteismo esclusivista, arriverà a conciliare i diritti di un popolo con la soppressione dei diritti altrui, la fede assoluta nel Dio Unico con l’annientamento delle altre nazioni e dei falsi culti da queste seguiti, il diritto-dovere al predominio universale ‘riservato’ a Israele con l’olocausto delle altre popolazioni diverse ‘per razza e per sangue’ e perciò impure. Le stesse idee che oggigiorno possiamo rilevare in svariate dichiarazioni dei dirigenti sionisti e dei pubblicisti pro-Israele. Scrive per esempio Israel Shahak che
‘Il Sionismo è una reazione contro i mutamenti progressisti della vita ebraica, cominciati cento o duecento anni prima della comparsa del sionismo stesso. Movimento ‘recidivo’ che, dopo un cambiamento politico e sociale di natura liberatoria e progressista cerca di riportare indietro l’orologio’.
(1°)
Questa era sostanzialmente la prassi operativa di conquista e di egemonia seguita nell’antichità e, a ben vedere, tale è rimasta sino ai giorni nostri, sebbene ammantata sotto i nobili ideali e propagandata ai quattro venti attraverso le formule fraudolente dell’intervento umanitario, della ‘difesa dei diritti umani’, delle ‘logiche del mercato’, o peggio ancora dietro giustificazioni il più delle volte smaccatamente inconsistenti. Le motivazioni che, da sempre, hanno spinto i popoli a combattere per il dominio di altri territori, per l’egemonia su altre nazioni, sono da ricercarsi – il più delle volte – nelle esigenze di sicurezza strategica, prosperità economica o volontà di potenza; tutti obbiettivi che spesso venivano perseguiti accompagnandoli da considerazioni di ordine spirituale, da dettati religiosi o da valutazioni razziali e etniche. E’ in questo contesto generale che la storia del popolo d’Israele non differisce assolutamente da quella degli altri popoli, almeno fino a quando – in un dato momento della storia di questa nazione – i rabbini, i dottori della legge, non modificarono radicalmente il ‘senso’ della loro visione messianica del mondo imponendo al loro popolo uno status di superiorità e di primogenitura rispetto a tutti gli altri popoli della terra. Il Sionismo è in effetti un movimento specifico del popolo ebraico, il cui obbiettivo non è solamente il ritorno degli ebrei dispersi della Diaspora nella terra promessa, la Palestina biblica, così come sono soliti credere i mass media, gli ambienti intellettuali e culturali dell’ Occidente e del mondo islamico. Al contrario di quanto da decenni viene propagandato, i veri obbiettivi del Sionismo sono molto più ampi e, ad un certo punto, arrivano persino a contraddire la stessa ideologia a loro anteriore.




Tutto questo ci costringe a fare immediatamente la seguente puntualizzazione:

1) Il Sionismo è un movimento e non un partito politico, pertanto raggruppa al suo interno persone che si situano all’ interno dello schieramento politico su posizioni spesso opposte, le cui tendenze culturali e ideologiche li farebbero apparire come acerrimi avversari. Tutto ciò non deve trarre in inganno il lettore, nel credere che il fine ultimo perseguito dai sionisti non sia identico. Coloro che fanno parte di questo grande movimento hanno adottato differenti strategie operative e coperture ideologiche solamente per dissimulare la loro reale intenzione di pervenire ad un Governo Unico Mondiale a sovranità ebraica. Nel corso della storia recente abbiamo incontrato sionisti di tendenze liberali (come David Ricardo, Louis Borne o Mendizabal), conservatrici (come Benjamin Disraeli), repubblicane (come Michel Debrè e Henry Kissinger), socialiste (come Karl Marx, Moises Hess, Victor Adler, Federico Adler, Leon Blum, Pierre Mendes France e Bruno Kreiskye) e comuniste (Leon Trotsky, Rosa Luxembourg, Bela Kun, Matias Rakosi, Walter Ulbricht, Laurenti Beria, Yuri Andropov e il Gen. Jaruzelsky). Tra gli esempi più evidenti di questa duttilità dei sionisti a qualunque ideologia loro funzionale si noti, in questi ultimi anni, il caso del repubblicano Henry Kissinger e del democratico Zbigniew Brzezinsky entrambi membri della Trilateral Commission e dirigenti del Center for Strategic and International Affairs organismo conservatore della politica statunitense. Indipendentemente dalle ‘etichette’ di destra e di sinistra, dei poli cosiddetti progressista e conservatore, gli uomini del Sionismo operano con spregiudicata abilità in ambedue gli schieramenti, meglio ancora possiamo scrivere ‘al di sopra di questi’. Del resto uno fra i più influenti elementi dell’establishment sionista, Charles Levinson – economista israelita di fama mondiale – poteva alcuni anni or sono tranquillamente scrivere che :

‘lo stato, il governo, sono delle astrazioni. Esiste solo un certo numero di individui legati a dei partiti che riflettono le stesse forze dominanti qualunque sia la loro colorazione politica’.
(2°)
2) Il Sionismo è, ripetiamo, un movimento specifico del popolo ebraico e – come tale – è solito adottare forme razziste e esclusiviste. Questo tipo di razzismo si appoggia e trova fondamento essenzialmente sulla Bibbia, anche se le sue decodificazioni e successive espansioni sono state plasmate attraverso la Kabala e il Talmud. E’ un razzismo fondato sul sangue, sull’appartenenza biologica alla comunità ebraica, sul diritto della primogenitura e sulle ragioni della discendenza diretta dal ceppo abramitico. Per l’ebreo il richiamo del sangue è fondamentale, su questa realtà il Sionismo ha elaborato la propria visione del mondo, il proprio esclusivismo. Come ha scritto l’ebreo Sacerdoti: 


‘Come si vede, l’elemento religioso non è sufficiente a distinguere fra ebrei e non ebrei: l’ebreo che non professa la religione ebraica o che addirittura si converte alla religione cattolica, protestante, ortodossa ecc, non per questo perde completamente, agli occhi della gente, la sua qualità di ebreo’.
(3°)
L’attuale stato d’Israele ancora oggi suddivide i propri cittadini in distinte categorie determinate esclusivamente sul fattore del Sangue. Non deve infatti ingannare la decisione presa dal governo israeliano all’inizio del 1985 di evacuare una popolazione di religione mosaica quale quella dei falascià d’Etiopia in Israele. I negri convertiti all’ebraismo hanno sempre incontrato molte difficoltà ad essere accettati e a stabilirsi in Israele. I falascià quando infine poterono espatriare nella ‘terra promessa’ vennero trasformati ben presto all’interno della società israeliana in manodopera non specializzata da inserire nel mercato del lavoro sottopagati e disprezzati al pari dei loro ‘colleghi’ del sotto-proletario urbano di origine araba impegnati nelle imprese industriali israeliane. I falascià servono così all’interno della struttura socio-economica d’Israele sia in funzione di classe operaia a basso costo che in qualità di riserve per le truppe della polizia e dell’esercito impegnate sia sul fronte interno che ai confini al contenimento e alla repressione degli arabi.

(4°)
3) Il Sionismo non desidera affatto che tutti gli ebrei si convertano in cittadini dello stato d’Israele. Questo ha infatti valore soltanto per gli ebrei indigenti e poveri di quei paesi dell’Africa e dell’Asia dove il retaggio della religione mosaica andrebbe comunque scomparendo non essendo sostenuto da adeguate strutture comunitarie e organizzative. In effetti se tutti gli ebrei si trasferissero in Palestina il movimento sionista perderebbe gran parte del suo potere economico e finanziario che detiene attualmente negli Stati Uniti d’America, in Europa e in Russia. Un aspetto apparentemente contraddittorio della politica della ‘legge del ritorno’ adottata dal Governo d’Israele e delle conseguenti azioni dei sionisti sparsi nei quattro angoli del mondo potrà essere analizzato ad esempio nel rifiuto dell’ebreo Andropov – durante il periodo in cui era segretario generale del PCUS – a concedere i permessi ai suoi consanguinei all’emigrazione di massa verso Israele, limitandosi a pochi visti per motivi matrimoniali e lavori specializzati.

(5°)
4) Il Sionismo non vede nello stato d’Israele nient’altro che un punto d’appoggio strategico e funzionale alla sua politica imperialista in uno dei punti più delicati dello scacchiere internazionale laddove sono presenti lo stretto di Suez e i preziosi giacimenti petroliferi del Medio Oriente.

(6°)
In effetti non si tratta dell’unico né del primo stato creato dagli ebrei nel corso della storia: nel passato infatti i sionisti diedero vita ad un altro stato all’interno della Tartaria Orientale dipendente dall’Unione Sovietica. Nella categoria delle regioni autonome il suo nome in russo è Ewreskaya e la sua capitale è nel Birobidzan. I sionisti hanno inoltre elaborato una serie innumerevoli di piani, a volte poi abbandonati per le difficoltà di realizzazione, per creare la loro ‘homeland’. Anni prima di emigrare in massa in Palestina infatti vennero prese in considerazione altri territori fra i quali Gibilterra, Malta, l’Uganda, il Madagascar, l’Argentina e il Cile. Quest’ultimo progetto denominato Landinia abbracciava tutta la Patagonia compreso il fiume Chubut, la Terra del Fuoco e le isole Malvinas opportunamente occupate dalla Gran Bretagna per dare una risposta alle aspirazioni del popolo ebraico. Dobbiamo al riguardo tenere in mente che la politica di Gibilterra e dell’isola di Malta sono state dettate per decenni da due eminenti sionisti Jossua Hassan e Dom Mintoff, convenientemente appoggiati dalla Massoneria britannica alla quale sono entrambi affiliati. E’ importante notare come l’asse geo-strategico della politica imperiale britannica si muoveva proprio attorno allo stretto di Gibilterra, alla congiunzione mediterranea dell’isola di Malta (autentico ‘cuore geo-politico’ dell’area mediterranea ) e al controllo del Medio Oriente attraverso Suez, il Golfo persico e l’India, la ‘perla dell’ Impero’.

5) Il Sionismo si propone di estendere maggiormente la sua influenza nella regione mediorientale attraverso la creazione di ‘Eretz Israel’ (la Grande Israele biblica) che dovrà estendersi dal fiume Eufrate fino al Nilo così come dichiarato in un discorso pubblico da David Ben Gurion nel 1956. Le dimensioni dell’Eretz Israel biblico si baserebbero su una presunta promessa che Dio avrebbe fatto al patriarca Abramo e che effettivamente compare e viene citata nel Libro della Genesi. E’ sicuramente opera di una interpretazione apocrifa realizzata dalla scuola di Ezra nel V° secolo prima di Cristo. Ezra in particolare fu l’autore di una legislazione speciale che proibiva agli ebrei di sposarsi con donne di altri popoli ritenute di razza impura. Molti sono i rabbini che sembrano prendere alla lettera l’Interpretazione della Legge (detta Talmud) adattandola alle esigenze politiche del gruppo dirigente sionista. Così è possibile leggere in una recente traduzione francese del Talmud:


‘Gli abitanti del mondo possono essere divisi tra Israele e le altre nazioni prese in blocco. Quello d’Israele è il popolo eletto: dogma capitale’.
(7°)
6) Il Sionismo vuole – in ultima analisi – il dominio planetario, l’‘One World’, attraverso l’infiltrazione politica (collocando i suoi elementi nei punti-chiave delle istituzioni di stati e nazioni) e il controllo economico (attraverso le multinazionali e i consigli d’amministrazione di banche e imprese). Quotidianamente infatti tutte le principali imprese capitalistiche partecipano ai piani sionisti o ne diventano le principali intermediarie. Tra le rare eccezioni del passato và annoverata la famosa casa automobilistica Ford, il cui fondatore Henry Ford denunciò pubblicamente e senza paure il pericolo sionista durante gli anni ’20 (sarà successivamente obbligato a una pubblica auto-critica e a smentire le sue affermazioni relative ai ‘Protocolli dei Savi di Sion’, un testo sul quale ritorneremo parecchie volte nel corso di questo volume). L’obbiettivo per raggiungere un Governo Unico Mondiale viene sviluppato con ostinazione e lucidità da almeno tremila anni da l’unico popolo che, da sempre, ha fatto dell’esclusivismo razziale e dell’escatologia messianica fondata sul proprio ruolo di pivot dei destini del mondo le basi della propria missione, della propria fede in altre parole del suo essere ‘popolo eletto’. S
crive lo storico ebreo Loeb :

‘E’ certo che, con o senza il Re-Messia, i Giudei saranno una sorta di centro dell’umanità intorno a cui si raggrupperanno i Gentili, dopo la loro conversione a Dio’.
(8°]
Uniformandosi a quella che appare la costante del Sionismo – religioso e politico – ovverosia l’assoluta certezza nella propria missione escatologica e nella superiorità del popolo ‘eletto’, numerosi dirigenti delle organizzazioni sioniste opereranno di conseguenza, macchiandosi di crimini efferati e crudeltà inimmaginabili contro la popolazione palestinese.

7) Il Sionismo si serve per i suoi fini della Massoneria. Anche questa organizzazione, almeno all’inizio, era una associazione genuinamente europea (alla quale dobbiamo molte delle nostre famose cattedrali), con forti connotazioni cristiane, che faceva prestare giuramento solenne ai suoi affiliati sul Vangelo di Giovanni e che non ammetteva gli ebrei. La Massoneria moderna invece ha riti e cerimonie iniziatiche che derivano dalla Kabala ebraica e i suoi capi occulti sono tutti membri del Gran Sinedrio Mondiale, la grande assise dell’Internazionale Sionista. La giudaizzazione della Massoneria incominciò all’inizio del XVIII° secolo con la fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra, anche conosciuta come la ‘Loggia Madre’. Tutti i principali uomini politici, soprattutto primi ministri e presidenti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti sono stati affiliati alla Massoneria.

8] Il Sionismo conta anche su una branca massonica speciale, riservata esclusivamente agli ebrei, il cui nome è Beni Berith, trascritto a volte come B’nai B’rith che in ebraico significa ‘I Figli dell’ Alleanza’. Questa organizzazione si costituì negli Stati Uniti a metà del XX° secolo e ad essa aderirono alcuni fra i principali intellettuali di origine ebraica di fama internazionale come ad esempio Albert Einstein o Sigmund Freud. La necessità di creare una Massoneria esclusivista per tutti gli ebrei nacque negli Stati Uniti per motivi interni all’organizzazione della locale comunità ebraica. Ha scritto Emmanuel Ratier: ‘L’idea centrale era l’unione di tutti i Figli dell’Alleanza. Tutte le altre idee erano subordinate alla fermezza di questa unione. Era la prima volta nella storia degli ebrei che li si organizzava secondo simili direttive che non erano più solo locali o religiose. Bisognava conservare un carattere religioso evitando però le diatribe della sinagoga: La sinagoga non poteva adempiere tale compito. In effetti la sinagoga soffriva di numerose divisioni che bisognava combattere. Le liti infuriavano nella sinagoga. La Loggia doveva interporsi e unificare quelli che il tempo aveva diviso, quelli che le divisioni locali avevano messo da parte. La Loggia divenne la grande educatrice. Se oggi in America l’ebreo può avere il suo posto al lato del cittadino non ebreo, lo deve all’educazione ricevuta nella vecchia Loggia’.

(9°)
L’influenza e l’onnipresenza del B’nai B’rith nelle questioni di politica interna di numerosi stati, soprattutto in Occidente, la caratterizzano inoltre come un tipico strumento di pressione sionista incaricato di controllare e eventualmente ‘correggere’ di rotta le decisioni dei vari governi asservendoli alla strategia delle centrali sioniste internazionali. Inoltre all’ala più radicale dei ‘Figli dell’ Alleanza’ sono affidati compiti di vero e proprio squadrismo militante come avvenuto in Francia dove noti esponenti del cosiddetto Revisionismo Storico, fra questi il prof. Robert Faurisson, sono stati malmenati da picchiatori professionisti annidati all’interno della comunità ebraica.

(10°)
Analoghe ‘squadracce’ di teppisti sionisti hanno mano libera negli Stati Uniti e anche in Italia (ricordiamo solamente come esempi la reazione teppistica dei giovani ebrei romani contro l’organizzazione neo-fascista ‘Movimento Politico Occidentale’ nell’inverno 1992 o la spedizione punitiva in quel di Jesi in occasione di un incontro di pallacanestro contro la tifoseria locale rea di aver offeso un cestista ebreo e per questo oggetto di ritorsione).

(11°)
La massoneria ebraica del B’nai B’rith è stata inoltre la prima ad aprire sue logge nei paesi dell’ex blocco comunista dell’Est Europa.

(12°)
Così come – durante la ‘transizione’ dal franchismo alla democrazia – il suo Gran Maestro americano Katz venne ricevuto dallo stesso Franco al quale evidentemente dettò le condizioni stabilite dall’Internazionale Sionista per il riavvicinamento della Spagna al resto dell’ Europa occidentale. Uno dei principali successi del B’nai B’rith fu la politica che i suoi esponenti imposero al Vaticano in occasione del Concilio Vaticano II° il quale verrà ricordato come il momento-chiave che sancì il passaggio dalla tradizionale posizione anti-ebraica della Chiesa all’accettazione delle moderne teorie moderniste conseguentemente alle quali si verificò il declino spirituale e il ridimensionamento dell’influenza vaticana nelle società cristiane.

9) Il Sionismo è diretto da un Gran Sinedrio occulto, una autentica istituzione direttiva delle strategie del Sionismo Internazionale (il Kahal Supremo), il vertice segreto della piramide mondialista. In questo conclave eccezionale si ritrovano i massimi dirigenti della Massoneria internazionale, del B’nai B’rith, dello stato d’Israele, dell’Alleanza Israelitica Universale, del Congresso Ebraico Mondiale, del Kahal di New York, della Banca Rothschild e di diverse imprese multinazionali sioniste. Per anni il presidente del Gran Sinedrio del Sionismo Internazionale è stato l’ebreo americano Bernard Baruch, consigliere di tutti gli inquilini della Casa Bianca da Wilson a Kennedy (indipendentemente dal fatto che essi appartenessero al Partito Democratico o a quello Repubblicano) e autentico deus ex machina della politica imperialista degli Stati Uniti d’America per quasi 40 anni. E’ necessario ricordare come in occasione del 2.o conflitto mondiale – con l’ avvicinamento all’Unione Sovietica – alti esponenti del politburo e dei vertici del PCUS vennero ammessi a sezioni speciali del Gran Sinedrio fra i quali rammentiamo i nomi di Litvinow, Kaganovich, Mazurow e Andropov tutti ovviamente di discendenza ebraica.

Il Gran Sinedrio dell’Internazionale Sionista è il cuore del potere plutocratico e finanziario che muove le fila della politica mondiale e ne influenza i destini, un’assise suprema entro la quale sono stabilite le sorti dell’ umanità, i processi economici e i cambiamenti politici, i conflitti e i trattati di pace, la prosperità o la rovina di intere nazioni. Chiunque ritenesse quanto brevemente qui esposto frutto di una esasperazione fantasiosa potrà – leggendo le pagine che seguono – cambiare la propria opinione e verificare fatti, eventi, date, nomi, analogie. Lo scenario che si presenta dinnanzi a noi è quello di chi scopre che cosa realmente si anni di dietro le quinte del palcoscenico della storia recente dell’umanità, i misteri che hanno accompagnato avvenimenti di indubbio primo piano, i personaggi che hanno tirato i fili invisibili della politica e dell’economia internazionale. In questo volume intendiamo smascherare il complotto sionista, le sue ramificazioni, i suoi processi storici, soprattutto dare ampie prove della pianificazione di una strategia operativa di conquista globale attuata – con l’inganno e la menzogna, senza pietà, senza scrupoli – dall’Internazionale Sionista. Si tratta anche e soprattutto di un percorso entro quel processo storico che devesi porre quale condizione necessaria alla manifestazione di una tendenza sovversiva dell’ordine tradizionale. Manifestazione più immediata della sovversione è stato quello spirito anti-tradizionale che, esercitando la sua azione nel dominio della visione del mondo, della mentalità, dell’etica, ha fabbricato il mondo moderno. Tale opera di deviazione è avvenuta, ovviamente, per fasi successive ed è stata prodotta con strumenti diversi: è fra questi strumenti che rientra l’ebraicità.

(13°)
A conclusione della nostra analisi sull’entità e le articolazioni di quello che, nel mondo islamico, viene definito come il ‘nemico dell’uomo’ forniremo un’interessante bibliografia, avvertendo però il lettore che molti dei libri citati sono attualmente impossibili da reperire per effetto di una ostinata volontà censoria che viene deliberatamente operata dalle centrali del sionismo in quasi tutti i paesi che amano definirsi liberi. Questa censura, da sola, è già di per sé una prova dimostrata del potere di coercizione e dell’influenza assunta dal movimento sionista, così come osserveremo in altra sezione di questo volume delle analoghe pressioni esercitate sui principali organi d’informazione (dalle agenzie di stampa ai quotidiani, dai periodici alle televisioni fino alla rete informatica e ai nuovi sistemi di comunicazione di Internet). Su quanto stiamo per scrivere altri e più autorevoli studiosi hanno scritto molto, cercando di dare il loro contributo ad una battaglia che principalmente è una battaglia di verità. E’ necessario che chiunque intenda affrontare la realtà complessa della situazione presente disponga di testi ‘di lotta’, di strumenti idonei a sostenere una posizione di per sé insostenibile. La nostra è una testimonianza di fedeltà ad un’Idea del mondo, ad una Visione eroica della Vita, insieme una chiamata e un impegno per dare un modesto contributo al Fronte della Tradizione. Un pò come quei legionari romani che – anche nelle condizioni di massima avversità – restavano al loro posto di combattimento per incarnare con il loro eroismo un’Idea Superiore dell’uomo e una concezione ‘altra’ dell’ umano vivere. Questo è l’impegno che ci riproponiamo con la stesura del presente testo.


STORIA DEL SIONISMO - censurato dalle tv (Sub ITA)

The zionist story 
Un film indipendente di Ronen Berelovich è la storia storia del sionismo e dell'applicazione pratica di questa ideologia nella creazione dello stato di Israele La pulizia etnica,il colonialismo e l'apartheid usati verso la popolazione palestinese per produrre uno stato ebraico demograficamente "puro" Ronen Berelovich è un cittadino israeliano e ha fatto anche parte dell'esercito israeliano come riservista,esperienza che gli ha mostrato l'occupazione in prima persona. Il documentario è liberamente condivisibile senza fini commerciali.
Si ringrazia il canale di MrFabri64 http://www.youtube.com/user/MrFabri64...​ 
VISITA IL MIO SITO WEB http://www.radiantcatalyst.flazio.com/

NOTE AL 1° CAPITOLO

1° Scritto di Israel Shahak riportato nel libro di Maurizio Blondet – ‘I Fanatici dell’Apocalisse’ Edizioni ‘Il Cerchio’ – Rimini 1992

2° Charles Levinson – ‘Vodka-Cola’ Edizione ‘Vallecchi’ 1978

3° Eugenio Saraceni – ‘Breve Storia degli Ebrei e dell’Antisemitismo’ – Edizioni ‘Mondadori’, Milano 1992

4° Vedremo come, nonostante i proclami apertamente razzisti della maggioranza dei dirigenti sionisti, l’ebraismo internazionale nasconda la propria essenza dietro una tolleranza e un universalismo di maniera. Lo stesso Sacerdoti ci aiuta indicando che 
‘per sostenere che gli ebrei costituiscono una razza a sé occorrerebbe dimostrare che essi si differenziano in modo netto dagli altri semiti: che, esiste – nell’ambito della famiglia semitica – un gruppo razziale a sé, dotato di caratteristiche (soprattutto fisiche) proprie, specifiche’. 
Ma indipendentemente da questa autentica ammissione di inesistenza di una qualsiasi presunta specificità razziale ebraica, i Falashà, di ceppo camitico sono ancora sottoposti a trattamenti e condizioni poco invidiabili dalle Autorità Religiose di Gerusalemme. Quando i falasha provarono a scendere nelle strade di Tel Aviv e Gerusalemme per manifestare il loro dissenso verso le autorità rabbiniche (avvenne nell’inverno 1995/96) le Autorità d’Israele risposero con arroganza e noncuranza. Eli Amir, responsabile per gli immigrati etiopi dell’Agenzia Ebraica di Gerusalemme, dichiarò tranquillamente che 
‘Noi non possiamo lasciarli essere israeliani per il colore della pelle e per la profonda diversità culturale che ci divide’.
In tutta Israele i rabbini che acconsentono a sposare coppie di falashà si contano sulle dita di una mano, in due anni più di venti etiopi si sono suicidati per il trattamento subito durante il servizio militare, mentre 800 bambini della stessa ‘razza impura’ hanno dovuto studiare presso le ‘scuole per ritardati mentali’ perché nessun’altra scuola di stato li avrebbe mai ammessi alle lezioni. La sola presenza di falashà in un condominio provoca il crollo del valore commerciale dell’edificio così nessuno vuole accoglierli.

5° Nell’immediato dopoguerra mondiale le organizzazioni sioniste radicali , soprattutto quelle statunitensi, iniziarono una furiosa campagna di delegittimazione della nomenklatura sovietica accusata di ‘antisemitismo’ e ostilità nei confronti degli ebrei. ‘Chi ha introdotto oggigiorno in Urss – si poteva leggere su un opuscolo distribuito a Mosca in lingua francese dall’Agenzia di Stampa ‘Novosti’ nel 1971 – la produzione che riprende le posizioni sioniste? E’ quella che chiamano la Lega per il Rimpatrio degli Ebrei Russi, creata recentemente da un milionario americano Grafian Morris e dall’industriale svizzero Jose Mirelman che vivono attualmente in Israele’. Tali tecniche disinformative miravano soprattutto a delegittimare l’URSS e a creare i presupposti per una futura emigrazione di massa di ebrei russi in Israele.

6° In effetti anche autorevoli voci interne alle comunità ebraiche hanno criticato la creazione di uno stato ebraico in Palestina. ‘E’ inammissibile per chiunque pretendere che l’insediamento attuale dello Stato d’Israele sia il compimento di una profezia biblica e che, di conseguenza, tutte le manovre realizzate dagli israeliani per instaurare il loro Stato e per conservarlo siano, a priori, ratificate da Dio’ dichiarò il Rabbino Elmer Berger ex presidente della Lega per l’Ebraismo. (citato da Roger Garaudy – ‘I Miti Fondatori della Politica Israeliana’, edizioni ‘Graphos’, Genova 1996). Assolutamente insensibili a queste e altre dichiarazioni i dirigenti sionisti imperterriti continuano a lavorare per l’Eretz Sion, per la Grande Israele Biblica, dimenticando – tra le altre – le Voci dei Profeti d’Israele che dal passato avvertono: 
‘Guai a coloro che aggiungono casa a casa, che congiungono campo a campo fiinchè non vi sia spazio e rimaniate soli ad abitare nel paese’ (Isaia).

7° Rabbino Cohen – ‘Le Talmud’, Edizioni ‘Payot’, Parigi (Francia) 1986

8° Isidore Loeb – ‘La litterature des Pauvres dans la Bible’, Paris (Francia9 1892

9° Emmanuel Ratier – ‘Misteri e Segreti del B’nai B’rith’, Edizioni ‘Centro Librario Sodalitium’, Verrua Savoia 1995

10° Si tratta delle ‘milizie sioniste’ dei Betar, dei Figli della Memoria e delle varie Leghe di Difesa Ebraiche che sono operative, tecnicamente preparate, addestrate e militarmente armate in pieno territorio nazionale francese. Dal libro di Ratier ‘Les Guerriers d’Israel’ edizioni Facta, citiamo un articolo apparso sulla rivista della comunità israelitica ‘Minute’ in data 28 Agosto 1982. 
‘Dans un bunker en plein Paris, 3000 Jeunes Juifs s’entrainent, prets à se venger’ (In un bunker in piena Parigi, tremila giovani ebrei s’addestrano, pronti alla loro vendetta)
 dove sono descritte minuziosamente le attività in semi-clandestinità dei membri del Betar in rue Beranger a Parigi. Nessun quotidiano ovviamente ha indagato su questi ‘strani’ miliziani interni alle comunità ebraiche francesi.

11° Nel nostro paese l’omologa dell’ADL statunitense si chiama Lega di Difesa Ebraica. Questa sezione distaccata dell’ADL è attiva a Roma e Milano, vanta fra le sue ‘performance’ anche l’aggressione contro le forze dell’ordine al Tribunale Militare di Roma in occasione dell’assoluzione all’ex ufficiale tedesco Erich Priebke.

12° In tutti i paesi del blocco comunista l’Ordine ha comunque sempre goduto di ampie libertà di movimento. Negli scritti ufficiali delle pubblicazioni del B’nai B’rith europee e americane non compaiono critiche né lamentele per la sorte delle comunità ebraiche dell’Europa Orientale. L’Ordine apparve a Mosca dando alle stampe il proprio giornale sin dall’ottobre 1989. Nel resto dei paesi comunisti dell’Est il B’nai B’rith opererà senza limitazioni sensibili in Romania dove saranno i dignitari americani dell’Ordine a favorire l’interscambio commerciale tra il regime di Ceausescu e Washington. Nel 1982 grazie ai buoni auspici del B’nai B’rith venne organizzato il viaggio negli Stati Uniti del Gran Rabbino di Romania Moses Rosen. Il Gran Rabbino ottenne per la Romania il titolo di ‘nazione favorita’. Del resto Rosen era stato membro per anni del parlamento di Bucarest e direttore della sola rivista ebraica trilingue esistente nei paesi comunisti ‘Il Giornale del Giudaismo Rumeno’.

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