Interessante il sentirsi offeso dell'autore del seguente articolo per quanto sostiene sui giudei Carl Mordecai Marx Levy indiscutibilmente giudeo lui stesso che però al solito dei disinformatori in mala fede "inganna con la verità", vero quanto sostiene ma senza alcuna differenziazione tra gli“ebrei dello Shabbat” e quelli “di tutti i giorni”, perchè queste loro "doti" e "virtù" sono dettate dalla notte dei tempi dai loro avi e più specificatamente vergate indelebilmente nel Talmud il loro libro di leggi sacre che cercano in tutti i modi di celare da millenni altrimenti cadrebbe tutto il castello di inganni e come da programma le "presunte vittime" si rivelerebbero per quello che sono, i "carnefici" dell'umanità, basta poi sentire le dichiarazioni di certi, i più importanti, loro rabbini Il migliore dei non ebrei merita di essere ucciso. Razzismo e rabbinato contemporaneo. Chi è il razzista ?
Certamente non si può accusare un intero popolo, anche perchè conosciamo benissimo che ci sono dei distinguo e chi sono, come è certo che il popolo giudeo è stato usato spesso, come noi sempre, come carne di cannone per gli interessi della loro casta dominante, ma è un discorso complesso.
Quello che mi sento di dire al seguente scrivente è quello che dico a chiunque in questi casi:
"Se non vuoi che vengano raccontate le porcate che fai hai solo da non farle"
se poi sei innocente e non approvi ciò che fanno altri ti dissoci, ti dichiari contrario e lo rendi pubblico come per esempio ha fatto Marx in questo caso ma ce ne sono stati tanti altri ... e invece NO sempre il solito giochino :
Il trucco dell'antisemitismo
Amy Goodman intervista Shulamit Aloni, ex ministro israeliano dell'educazione e fondatrice del partito Ratz. 14 agosto 2002 .
Il video seguente è parte di quell’intervista durante la quale Shulamit Aloni ha candidamente confermato il modus operandi di Israele, e non solo come abbiamo visto, che consiste nel tirare fuori l'olocausto e nell’etichettare coloro che mettono in difficoltà Israele come razzisti e di metterli in silenzio etichettandoli come “antisemiti”.
<< E’ un trucco. Lo abbiamo sempre usato >>
di Ugo Volli
Offesi, lesi, ingannati, manipolati e anche criminalizzati ingiustamente siamo noi, caro il mio signore e mi raccomando recita tutti gli anni l'autorizzazione religiosa a non rispettare alcun accordo, promessa, giuramento, patto tramite la preghiera del Kol Nidre recitata durante la vostra festività più importante lo Yom Kippur.
Nel finale parla della volontà di "estirpare" la razza ebraica ohohoh, guarda, guarda non è che per caso è uscita una reminiscenza più volte ripetuta nel talmud di appunto "estirpare" tutti i gentili, cioè i "non giudei" ?
Ma per favore onestà intellettuale e prendersi le proprie responsabilità ma è chieder troppo ...
"Marx e il suo odio antiebraico"
22.08.2011
Ho scoperto con qualche meraviglia su questo sito che c’è ancora chi loda Marx come saggio interprete dell’ebraismo, o magari come suo diffusore, per aver distinto nella sua operetta giovanile destinata al nostro popolo fra “ebrei mondani” e “ebrei di Shabbat”. Penso che la cosa meriti un approfondimento, perché si tratta di un pregiudizio pericoloso, che ha travolto generazioni di ebrei e migliaia di comunità.
Dal punto di vista quantitativo, proprio a partire da questo testo di Marx e da prodotti analoghi, il comunismo è stato per il mondo ebraico orientale un male di dimensioni analoghe a quello del nazismo. Sul piano morale si può discutere, ma sarebbe opportuno farlo dopo aver letto almeno qualche testimonianza, come “Vita e destino” di Grossman. Comunque ritengo che più che una riflessione in questo caso sia necessaria una rilettura un po’ più ampia, e mi permetto di sottoporre ai lettori di questo sito una piccola antologia dei ragionamenti che Karl Marx fa intorno agli ebrei e all’ebraismo.
Dal punto di vista quantitativo, proprio a partire da questo testo di Marx e da prodotti analoghi, il comunismo è stato per il mondo ebraico orientale un male di dimensioni analoghe a quello del nazismo. Sul piano morale si può discutere, ma sarebbe opportuno farlo dopo aver letto almeno qualche testimonianza, come “Vita e destino” di Grossman. Comunque ritengo che più che una riflessione in questo caso sia necessaria una rilettura un po’ più ampia, e mi permetto di sottoporre ai lettori di questo sito una piccola antologia dei ragionamenti che Karl Marx fa intorno agli ebrei e all’ebraismo.
Ugo Volli |
“Consideriamo l’ebreo reale mondano, non l’ebreo del Shabbath, come fa Bauer, ma l’ebreo di tutti i giorni. Cerchiamo il segreto dell’ebreo non nella sua religione, bensì cerchiamo il segreto della religione nell’ebreo reale. Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l’egoismo. Qual è il culto mondano dell’ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro. Ebbene. L’emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l’autoemancipazione del nostro tempo. Un’organizzazione della società che eliminasse i presupposti del traffico, dunque la possibilità del traffico, renderebbe impossibile l’ebreo. La sua coscienza religiosa si dissolverebbe come un vapore inconsistente nella vitale atmosfera reale della società. (…) Noi riconosciamo dunque nel giudaismo un universale elemento attuale antisociale, il quale, attraverso lo sviluppo storico, cui gli ebrei per questo lato cattivo hanno collaborato con zelo, venne sospinto fino al suo presente vertice, un vertice sul quale deve necessariamente dissolversi. L’emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell’umanità dal giudaismo.(…) L’ebreo si è emancipato in modo giudaico non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma altresì in quanto il denaro per mezzo di lui e senza di lui è diventato una potenza mondiale, e lo spirito pratico dell’ebreo, lo spirito pratico dei popoli cristiani. Gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei.(…) Qual era in sé e per sé il fondamento della religione ebraica? Il bisogno pratico, l’egoismo. Il monoteismo dell’ebreo è perciò, nella realtà, il politeismo dei molti bisogni, un politeismo che persino della latrina fa un oggetto della legge divina.(…) Il Dio del bisogno pratico e dell’egoismo è il denaro. Il denaro è il geloso Dio d’Israele, di fronte al quale nessun altro Dio può esistere. (…) Il Dio degli ebrei si è mondanizzato, è divenuto un Dio mondano. La cambiale è il Dio reale dell’ebreo. Il suo Dio è soltanto la cambiale illusoria. Ciò che si trova astrattamente nella religione ebraica, il disprezzo della teoria, dell’arte, della storia, dell’uomo come fine a se stesso, è il reale, consapevole punto di partenza, la virtù dell’uomo del denaro. (…) La chimerica nazionalità dell’ebreo è la nazionalità del commerciante, in generale dell’uomo del denaro. La legge, campata in aria, dell’ebreo è soltanto la caricatura religiosa della moralità campata in aria e del diritto in generale, dei riti soltanto formali, dei quali si circonda il mondo dell’egoismo. (…) Il giudaismo, come religione, non ha potuto, da un punto di vista teorico svilupparsi ulteriormente, poiché la concezione del bisogno pratico è per sua natura limitata e si esaurisce in pochi tratti. (…) Poiché l’essenza reale dell’ebreo nella società civile si è universalmente realizzata, mondanizzata, la società civile non poteva convincere l’ebreo della irrealtà della sua essenza religiosa, che è appunto soltanto la concezione ideale del bisogno pratico. Non quindi nel Pentateuco o nel Talmud, ma nella società odierna noi troviamo l’essenza dell’ebreo odierno, non come essere astratto ma come essere supremamente empirico, non soltanto come limitatezza dell’ebreo, ma come limitatezza giudaica della società. Non appena la società perverrà a sopprimere l’essenza empirica del giudaismo, il traffico e i suoi presupposti, l’ebreo diventerà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva dei giudaismo, il bisogno pratico si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell’esistenza individuale sensibile con l’esistenza dell’uomo come specie. L’emancipazione sociale dell’ebreo è l’emancipazione della società dal giudaismo". (fonte)
L’idea che il compito della rivoluzione (dell’emancipazione, della modernità) sia “sopprimere il giudaismo”, cioè che il problema ebraico debba avere una “soluzione finale” eliminativa, è comune al marxismo e al nazismo. E’ comune anche una delle motivazioni di fondo, cioè il legame strutturale supposto fra ebraismo e commercio, dunque capitalismo, che Marx fa risalire addirittura a un intrinseco carattere “limitato”, “antisociale” e “sprezzante dell’uomo” della “religione giudaica”. Non si può ovviamente sottovalutare la differenza fra un antagonismo razziale e uno di classe, cioè sociale e culturale, che hanno esiti pratici diversi come l’eliminazione diretta delle persone portatrici della razza o la distruzione politica della classe nemica, per mezzo della fame o di “mezzi amministrativi”. Resta l’obiettivo comune dell’estirpazione dell’ebraismo. Non si può negare il fatto che le idee di Marx e quelle dei numerosi altri antisemiti socialisti, di origini ebraiche o meno, ebbero un influsso enorme ed enormemente distruttivo sulla storia recente del popolo ebraico. Se è possibile e giusto diffidare dalla filosofia di Heidegger, dalle teorie giuridiche di Schmitt, dalla prosa di Celine in quanto strutturalmente compromesse col nazismo, lo stesso bisogna fare per il filone di pensiero marxista.
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