Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

giovedì 10 maggio 2018

La partenza del giro d’Italia comprata da Israele, tra falsi storici, minacce e ripuliture mediatiche



"Masters of Deception", "Maestri dell'inganno", non si smentiscono mai. Proprio non ce la faccio a stare dietro anche all'attualità, o cambio sistema, volevo già fare un articolo alla presentazione del giro, l'anno scorso, ma mi sono perso, dicendo parte si queste cose, meglio così, sono giunte due cose interessanti.
Era già iniziata male, subito, con il ricatto di togliere i finanziamenti per quanto segue :

Il Giro d’Italia 2018 ha rischiato di creare un incidente diplomatico con Israele. Il motivo? L’aver scritto che la prima tappa partirà il prossimo 4 maggio da “Gerusalemme ovest“. Un dettaglio, quell’ovest, che per Israele ha un significato molto importante: allude all’occupazione del 1967, quando Gerusalemme era divisa in due dalla Green Line, che separava appunto est e ovest della città. Gerusalemme capitale, Trump, i sionisti e Israele, l'Islam e i Palestinesi,qual'è il problema ? Si infiammano nuovamente i TerritoriGerusalemme non è la capitale di Israele di Richard Falk

Era chiaro fin da subito, poi, che era una operazione di marketing, è il mio mestiere, ma ben poco ci voleva a capirlo, che far partire il giro da Israele serviva, approfittando della copertura mediatica e della pur ottima immagine italiana per darsi una ripulita e una bella lavata di faccia dal sangue palestinese e non solo. Non sono il solo a pensarla così, come abbiamo visto nel precedente articolo  70°anniversario di Israele, lettera aperta di denuncia e richiesta di sottoscrizione di 32 personalità ebraiche italiane, dove scrivono, tra il resto, interessante da leggere tutto : 
"Se ne può quindi dedurre che il Giro d’Italia così concepito assecondi l’esigenza israeliana di presentare al pubblico, nazionale e internazionale, una facciata ripulita dalle immagini di violazioni e violenze coniugandola con la ricerca di RCS Sport di capitali e di una visibilità che immetta decisamente anche il ciclismo nel sistema di affari in cui il profitto detta le scelte e le agende dello sport".

Questa ultima frase è già un pò che ho in mente di approfondirla  magari per il calcio e le olimpiadi ... poi ... 


Da dove prendano i soldi, poi, è cosa nota, Lord Rothschild ha da inizio '900 finanziato l'acquisto della maggior parte dei territori palestinesi, dove prende i soldi ? Con l'estorsione/rapina dell'emissione monetaria o signoraggio, a dir si voglia, alle nazioni tramite guerre, finte rivoluzioni, omicidi, corruzione, ricatti e minacce, con questi finanzia anche i suoi agenti, Jacob Schiff ai tempi, Waburg, J.P. Morgan, Rockefeller, George Soros, ecc., così si stanno impadronendo del mondo, Banche, multinazionali, Big Pharma, media main stream, organismi internazionali e sovranazionali, nazioni intere, la Grecia per esempio, ecc. I Rothschild e gli Altri. Dal governo del mondo all'indebitamento delle nazioni, i segreti delle famiglie più potenti del mondo.

Ciliegina sulla torta, il falso storico, sono abbonati, solito argomento, del testimonial che hanno scelto per l'operazione di ripulitura, Gino Bartali, la storia, da più fonti, pare non essere come la raccontano ...
Da "West Jerusalem" a "Jerusalem": il cambiamento sul sito del Giro dopo le proteste di Israele
Ambasciata di Palestina: “Il Giro d'Italia cede a
ricatto di Israele”
1 dicembre 2017

Dopo la rimozione dell'aggettivo “West” dalla dicitura “West Jerusalem” sul sito della corsa, la sede diplomatica ha sottolineato che è stata assecondata "una pretesa di annessione condannata da risoluzioni Onu”.

“Il Giro d'Italia cede al ricatto”: è questa l'accusa dell'ambasciata di Palestina in Italia, sulla questione della rimozione, su richiesta israeliana, della parola “West” dalla dicitura “West Jerusalem” (Gerusalemme Ovest) riguardante la prima tappa della corsa rosa nel 2018, che inizialmente compariva nel sito ufficiale della manifestazione.

“Annessione condannata dall'ONU”
La rimozione è arrivata dopo le rimostranze di due ministri di Israele, che avevano minacciato di ritirare i finanziamenti alla gara. Una vicenda riguardo alla quale ora l'ambasciata palestinese esprime rammarico “per l'evidente politicizzazione” del Giro.
“Gli organizzatori assecondano una pretesa di annessione condannata da risoluzioni ONU, spiegano dalla sede diplomatica, assumendosi una responsabilità politica che non solo non compete loro, ma che differisce dalla posizione della comunità internazionale, compresa l'Italia”.
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Da "West Jerusalem" a "Gerusalemme"
La ricostruzione palestinese
I fatti risalgono allo scorso giovedì 30 novembre:
“Due ministri israeliani - si legge nel comunicato ufficiale palestinese riportato da diverse agenzie di stampa - avevano minacciato che il governo non avrebbe partecipato all'evento sportivo se la definizione di Gerusalemme Ovest non fosse stata modificata, e sono stati accontentati”.
A nulla era valso l'intervento degli organizzatori della gara ciclistica, che si erano affrettati a dire che
“la definizione non aveva nessuna valenza politica”. Dietro alla richiesta di Israele, secondo l'ambasciata di Palestina, oltre al “ricatto economico” c'è una questione “squisitamente politica e contro il diritto internazionale”.
La questione di Gerusalemme
Per gli israeliani, Gerusalemme è la capitale dello Stato e non esistono divisioni tra Est e Ovest.
“Una distorsione della realtà che - ribadiscono i palestinesi - contraddice le risoluzioni delle Nazioni Unite per cui Gerusalemme Est è stata occupata da Israele nel 1967 insieme alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza”.
Anche per la Palestina la città santa è la legittima capitale:
“Non riconoscere Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina - conclude il comunicato - significa non riconoscere la soluzione dei due Stati”.
G2A
Gino Bartali milite della Repubblica Sociale Italiana, motociclista della GNR,
la Guardia Nazionale Repubblicana.
La partenza del giro d’Italia comprata da Israele
di Alberto Negri
6 maggio 2018

La partenza del giro d’Italia comprata da Israele in guerra e le polemiche su Gino Bartali salvatore degli ebrei.
Per rendere memorabile l’evento è stato coinvolto anche Gino Bartali, già entrato nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem e ora cittadino onorario di Israele per il salvataggio di alcuni ebrei tra il 1943 e il 1944. La questione in realtà è assai dubbia, neppure lo stesso Bartali da vivo l’aveva mai confermata. In realtà secondo lo studioso Michel Sarfatti, fino al 2016 direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, si tratta di un clamoroso falso storico.
"Nella foto, il giovane Gino Bartali durante la guerra. Gino Bartali era un milite della Repubblica Sociale Italiana. Più precisamente, era un motociclista della  GNR, la Guardia Nazionale Repubblicana". (ndr)
La maglia rosa del Giro d’Italia quest’anno l’hanno già vinta gli israeliani: come ciclisti non sono un granché ma sulla propaganda e il marketing non li batte nessuno. Anche a costo di qualche clamoroso falso storico sulla figura di Gino Bartali. Al prezzo di 16 milioni di euro versati a Rcs e Gazzetta dello Sport l’inizio del Giro d'Italia è stato “appaltato” a Israele: tre tappe sul territorio israeliano e partenza ieri con una cronometro individuale da Gerusalemme. A Gino Bartali, accreditato come salvatore di ebrei durante la guerra, viene conferita la cittadinanza postuma. Se fosse vivo forse guarderebbe al di là del muro che separa israeliani da palestinesi e non sarebbe poi tanto contento.
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Una lettera di una trentina di intellettuali ebrei italiani sottolinea le incongruenze di questa iniziativa, un’operazione di immagine in occasione del 70° anniversario dello Stato di Israele. Se per molti ebrei la data del maggio 1948 significa la rinascita dopo l’Olocausto, ai palestinesi questo passaggio storico ricorda la “Nakba”, la catastrofe, con l’umiliazione e l’esilio per centinaia di migliaia di arabi. Non solo: tutto questo avviene mentre Israele prende letteralmente di mira i palestinesi e lo stato ebraico è coinvolto nei raid in Siria e vorrebbe fare la guerra all’Iran.

La stessa tappa a Gerusalemme è stata una sorta di sfida alla legalità internazionale: la parte orientale è una città occupata. Una situazione inaccettabile rafforzata dalla decisione di Trump di trasferire da Tel Aviv a Gerusalemme l’ambasciata Usa e di riconoscerla come capitale dello stato ebraico. Il Giro rischia di trovarsi in mezzo suo malgrado ad un’operazione politica e propagandistica a favore di decisioni illegali e non accettate dalla stessa Unione europea, oltre che dalle risoluzioni dell’ONU.


Come se non bastasse, per rendere memorabile la ricorrenza, è stato coinvolto anche Gino Bartali. Secondo un libro, “Assisi clandestina” di Alexander Ramati pubblicato nel 1978, Bartali aveva l’incarico di corriere tra Firenze e Assisi. Il ciclista raggiungeva Assisi, fingendosi in allenamento, con fotografie e documenti, tornando indietro con carte d’identità false per salvare la pelle agli ebrei e ai partigiani perseguitati da nazisti e fascisti. Il racconto è suggestivo. Il materiale clandestino era occultato nella stessa bicicletta di Bartali che sfilava i manicotti dal manubrio e svitava il sellino per prendere le fotografie e le carte nascoste dentro il telaio.

Lo storico Sarfatti, in un dettagliato articolo, dimostra che si tratta di un racconto pieno di invenzioni. Un falso. L’attività di corriere tra Firenze e Assisi attribuita da Ramati a Gino Bartali non è menzionata né nelle testimonianze degli organizzatori del soccorso fiorentino, né in suoi scritti privati o dichiarazioni pubbliche e i documenti che la descrivono si basano sul libro di Ramati. Inoltre è esplicitamente smentita da don Aldo Brunacci, canonico della cattedrale di Assisi, incaricato dal suo vescovo di organizzare il soccorso agli ebrei.

Sarfatti riporta la testimonianza di Brunacci:
“Si tratta di un vero romanzo. L’autore di “Assisi clandestina” aveva certamente in mente un copione per un film e non poteva trovare personaggio più adatto di Bartali, l’eroe sportivo per antonomasia di quell’epoca”. 
 Il commento di Sarfatti sulla vicenda Bartali è lapidario:
“La storia della fabbricazione delle false carte di identità per gli ebrei clandestini a Firenze è lastricata di grandiosa umanità e terribili lutti. La prima non necessita di miti, i secondi richiedono rispetto”.
In sintesi: lasciate riposare in pace Bartali e
“Quel naso triste come una salita / Quegli occhi allegri da italiano in gita”,
come cantava Paolo Conte. Lui pedalava davvero e neppure da morto ha bisogno del doping dei falsi storici per rimanere nella memoria degli italiani e dello sport mondiale.

Sempre che gli israeliani non si siano comprati pure i diritti del pezzo di Conte e cambiato le parole (NdR).

Fonte   ilfattoquotidiano   tg24.sky  ariannaeditrice

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