In questo blog si vuole commentare ed analizzare l'attualità e la storia ma sopratutto scoprire ed evidenziare le ipocrisie, le falsità ed i soprusi di questo mondo appunto ormai impossibile da vivere
Descrizione
“La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi”- Honorè de Balzac -
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -
La data non è dato sapere, non la pubblicano, ma deve essere recente, pare proprio che la vogliano come Presidente, essere membri della Skull and Bones è un requisito che per l'oligarchia serve per accedere al titolo, molti di loro come vedremo ne hanno fatto e ne fanno parte, trovo la cosa assai preoccupante questa bramosia che per noi non porta niente di buono, una criminale seriale di questo tipo può solo essere il tramite di una serie di guai insanabili e analizzato lo stato di avanzamento della "guerra" che ci stanno facendo, siamo alle battute finali, c'è veramente da stare all'erta. La conferma del desiderio "semi occulto" l'avevamo vista, ed è successiva in Vince Trump, tranne che sui giornali. "Se io divento presidente tu vai in galera" : "dall'accusa, pesantissima, giunge da un autorevole commentatore delle primarie Usa, l'anchorman di Fox News Bill O'Reilly :
"Ci sono almeno tre grandi corporations dei media hanno diramato istruzioni ai propri giornalisti, anche se in modo non ufficiale, di distruggere Donald Trump".
Infatti subito dopo sono partite le campagne stampa dei presunti reati sessuali e scandali relativi verso Donald Trump. Questa investitura è un serio problema,vedremo prossimamente più approfonditamente la storia della Skull and Bones.
Durante la campagna nel Connecticut, Hillary Clinton è stata celebrata nel corso di una cerimonia che ha avuto luogo presso la Yale University e dove è stata fatta un membro onorario della Skull and Bones.
Skull and Bones logo
La società segreta di prestigio, ha concesso un titolo onorifico 'Bonesmen' alla signora Clinton che ha frequentato la Yale Law School dove ha conseguito la laurea nel 1973.
"Ho sentito molte storie su questo 'ristretto club', quando ero una studente in scuola del diritto più di 40 anni fa",
disse ridendo alla folla.
"E 'un grande privilegio per me diventare un membro di questo club Ivy League, ora voglio conoscere la verità dietro alle voci",
ha detto alla folla con un sorriso.
Potrebbe anche darmi una mano per vincere la presidenza, alcune persone dicono che ha aiutato i Bush a entrare nell'ufficio ovale, quindi perché non me?"
ha aggiunto con umorismo.
(Ivy League, o le Ancient Eight, è un titolo che accomuna le otto più prestigiose ed elitarie università private degli Stati Uniti d'America. Le università della Ivy League vengono annoverate tra le più prestigiose a livello mondiale, e infatti vengono spesso classificate ai primi posti delle classifiche dei migliori college al mondo. NdR)
Hillary Clinton è stata fatta membro della Skull and Bones nel corso di una cerimonia presso la Yale University di fronte a una piccola folla di 125 membri.
La signora Clinton ha apprezzato e si è congratulata con il percorso progressivo della fraternità fatto negli ultimi 30 anni, un tempo patriarcale e unico club privato maschile.
"Sono contenta di vedere che ci sono tanti sia donne che uomini in piedi davanti a me",
ha riconosciuto sotto un tuono di applausi.
"Quando ho partecipato Yale negli anni '70, le donne non erano ammesse nel club.",
ha riconosciuto.
"Oggi, dato che gli americani decideranno in questi prossimi mesi cruciali chi faranno per loro futuro presidente, mi impegno a fare il 50% di donne il mio Gabinetto quando prendo l'ufficio",
ha detto, portando ad una standing ovation.
L'accettazione delle donne all'interno dei 159 anni della società è abbastanza recente, spiega Janet Gayner, un attuale membro della società segreta.
"Ci sono più di 700 viventi alunni del Teschio e Ossa, molti dei quali sono uomini, ancora dal 1992, quando i membri hanno votato per aprire le porte del club per le donne, il numero di donne è nettamente aumentato e rappresenta un terzo dei membri attuali",
lei riconosce con orgoglio.
"Si va a dire i nostri membri non solo sono guidati da piani maliziosi per conquistare i sacrifici del mondo e dell'uomo, ma anche di ideali di uguaglianza di genere",
osserva con una risata, sottolineando i presunti voci di riti pagani liberamente associati alla società chiusa.
I membri della società segrete sono i presidenti William Howard Taft, George HW Bush, e George W. Bush, così come il giudice della Corte Suprema Potter Stewart, ilfondatore dellarivista TimeFortune Henry Luce, e un assortimento di funzionari della CIA, 500 amministratori delegati, e politici.
Hillary Clinton: una carriera criminale - Hillary Clinton: A Career Criminal
Solo alcuni (25) degli scandali, bugie, e l'attività criminale di Hillary Clinton.
Bonesmen. I quindici membri della Skull & Bones davanti all’orologio che segna le 8.00. Foto storica dall’archivio di Yale.
Letture consigliate
Trappola Globale Il governo ombra Gli Illuminati (eBook) Globalizzazione
Come da programma, oggi complotti, domani verità, però ho notato subito come l'autore del libro smentisca i complotti chiamandoli "Realpolitik", quindi manipolare i media di altre nazioni con notizie false e uccidere Mattei per motivi economici simulando un incidente, cercando di far ricadere la colpa su altri non sono complotti ma politica reale lo sono tutti, John Kennedy, l'11 settembre, Gheddafi, ecc.. Forse perchè questa volta sono uscite delle carte a conferma. NO carte ci sono sempre è solo che queste sono storie vecchie e non c'era una disputa chiamiamola complottistica e passeranno in cavalleria ovviamente, anche in questo caso in galera non ci è finito e non ci finirà nessuno, questa è la vera tragedia che possono ammazzare un milione di persone e lo hanno già fatto più volte ma controllando la magistratura nazionale, le corti internazionali e le assegnazioni dei premi non solo non vengono puniti ma anzi sono premiati e sempre a carico del contribuente, mi raccomando, ovviamente, il resto è ininfluente se nessuno ti processa e condanna puoi avere tutti gli eserciti del mondo che non vai da nessuna parte.
Ad ogni buon conto tutto serve, quì ci si può rendere conto di come tutto sia manipolato e viviamo in mezzo ad una truffa gigantesca, analizzando questi eventi si può imparare come operano per poi in futuro meglio comprendere, le tecniche e i sistemi sono sempre gli stessi. Si può anche notare come più stai vicino al sistema, come nel caso dei giornalisti, pur occupandosi dei "non detti" come in questo caso, più il tuo pensiero viene conglobato dai meccanismi, pur rendendosi conto della situazione, loro hanno inventato il termine "Teorici della Cospirazione" per denigrare chi non crede alle oscene versioni ufficiali, allora spalle al muro li chiamano "Realpolitik", leggerete al fondo:
"Detesto i dietrologi: incapaci di inquadrare i fatti nei loro contesti, attribuiscono tutto a disegni demoniaci. Detesto ancora di più gli anticomplottisti: pur di non risalire ai contesti, cancellano anche i fatti. Il mio approccio: i fatti non separati dai contesti".
O forse aiuta e non poco l'area di provenienzapolitica, ormai eclatante il fatto che la "cosiddetta" sinistra sia il braccio armato e conformato del sistema e del potere per sostenerlo, giustificarlo, difenderlo ed eseguire i lavori sporchi, inesorabilmente anche la solo vicinanza è contaminante e i complotti, gli omicidi, le false flags una volta confermati, trenta anni dopo quando non interessano o meglio il sistema è strutturato sempre dai medesimi personaggi in modo che non interessino più, diventino "Realpolitik", quando invece prima già denunciava questi fatti veniva tacciato di "complottista" e folle, sistemi di manipolazione, disinformazione con l'evidente motivo di arrivare al controllo.
I fatti non li commento nemmeno, lo fanno da soli e per me erano già scontati, quello che colpisce però è che infatti chissà come mai per qualcuno non c'è bisogno di nessuna "pistola fumante" è tutto chiarissimo da subito e mai vengono smentiti dalla storia e invece per gli altri qualsiasi prova gli porti davanti è inutile: "non è vero!!" E parte la solita manipolazione, insulti, aggressività, menzogne, è come dicevo prima la massa critica agli ordini del suo carnefice.
Il periodo interessato è molto vasto e la documentazione anche, continueremo ad approfondire in I documenti Inglesi Top Secret: da Enrico Mattei ad Aldo Moro,, il tutto pare andare a confermare tutta una serie di iniziative belliche italiane e di come dietro ci fossero sempre gli anglosassoni, manco a dirlo, la Prima e la Seconda guerra mondiale, le colonie,e la guerra di Spagna, per poi nascondere la mano al momento opportuno e macellare i "testimoni scomodi". Questa altra vicenda si integra perfettamente, Le cento sterline che Mussolini intascava dalla "perfida Albione" - "Dio stramaledica gli inglesi!", tireremo lì le conclusioni ma credo che tutto sia più che evidente, dopo 50 anni ora scopro perché mio nonno che era un fascista, non propriamente attivo ma ideologicamente e intellettivamente molto più di altri diceva sempre "Dio stramaledica gli inglesi!".
«Invece di complotti Cereghino e Fasanella portano alla luce la Realpolitik dei funzionari di Sua Maestà»
«Viene fuori uno scenario inquietante che dovrebbe far riflettere non poco gli storici accademici». «Forse forse De Gasperi, Fanfani e Moro avevano visto giusto. Meglio un grande amico lontano come gli Usa che un piccolo e rancoroso amico vicino con i nostri stessi interessi geopolitici»
Simone Paliago per Libero Quotidiano
«L’Italia è l’obiettivo primario delle nostre nuove strategie propagandistiche».
Quanto mai perentoria la direttiva fornita all’inizio del 1948 dall’Information Reserach Department, l’ente britannico che sovraintende alle tattiche di guerra psicologica. Da poco fondato,l’istituto con sede nei pressi di Trafalgar Square avverte l’esigenza di intervenire direttamente nella politica della penisola. L’obiettivo è di salvaguardare gli interessi di Sua Maestà nel Mediterraneo, spazio vitale per i traffici che passano da Suez.Proprio dell’ingerenza britannica sulla politica italiana tratta il saggio "Colonia Italia: Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra" di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, da oggi in libreria per Chiarelettere (pp. 484, euro 18,60). Per il secondo capitolo dell’inchiesta storica cominciata con il "Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell'Italia", pubblicato sempre dalla stesso editore quattro anni fa, gli autori ricavano la gran parte delle informazioni dagli scaffali del Public Record Office di Kew Garden che raccolgono documenti desecretati di recente dall’amministrazione inglese.
Alcide De Gasperi, lo statista democristiano costretto a uscire di scena nel 1953
Le carte consultate gettano una luce sinistra sulle vicende italiane a partire dalla sua unificazione. Da questo dittico viene fuori uno scenario inquietante che dovrebbe far riflettere non poco gli storici accademici: sembra che l’Italia del secondo Dopoguerra combatta non solo sul fronte della Guerra fredda. Suo malgrado, infatti, si trova coinvolta in un conflitto, talvolta anche caldo e con strascichi di sangue, contro un suo alleato da cui è considerata una nazione a sovranità limitata.
Acquistano peso così le parole di Francesco Cossiga, riportate in esergo al volume, per cui non sarebbe improbabile che
«spezzoni dei servizi dei paesi alleati abbiano potuto avere interesse a mantenere alta la tensione in Italia per tenere basso il profilo geopolitico del nostro paese».
Al centro di Colonia Italia si trovano gli sforzi del soft power della Corona per orientare l’opinione pubblica italiana e poi la classe dirigente in direzioni a loro favorevoli. E per farlo il mezzo migliore è agire su intellettuali e giornalisti anche di grande statura intellettuale e di specchiata moralità, forse «nemmeno al corrente della fonte dei materiali che ricevevano». Da Benedetto Croce a Indro Montanelli, nemico giurato di Enrico Mattei, è lunga la lista di intellettuali che l’Inghilterra considera amici (a libro paga ... traditori in buona sostanza e così si ridimensiona finalmente la figura di Montanelli e sappiamo da chi si è "perfezionato" Mr. Travaglio che sa solo nominarlo ... NdR). A testimoniarlo bastano queste righe di un dispaccio inedito di sir Ashley Clarke:
«Se al dipartimento informativo dell’ambasciata viene chiesto di dare ampio risalto a un determinato argomento, è consuetudine stabilire un contatto con giornalisti amici per enfatizzarne i punti più importanti».
Al setaccio di Cereghino e Fasanella passano tutti gli scandali dell’Italia repubblicana. Dall’attacco di Guareschi contro De Gasperi al caso Montesi, che porta alla crisi delle Dc
Enrico Mattei, il presidente dell’Eni odiato dai britannici
di De Gasperi e Piccioni, fino all’affaire Enrico Mattei e giù giù lungo tutta la strategia della tensione per arrivare ad Aldo Moro, si passa in rassegna tutta la storia italiana dal 1945 in poi. Solo che invece di complotti Cereghino e Fasanella portano alla luce la Realpolitik dei funzionari di Sua Maestà. La posta in gioco, secondo i documenti di Kew Garden, è il tentativo di indebolire tramite i media tutti gli uomini politici che non smarriscono ogni nozione di interesse nazionale.
Corriere della Sera, La Stampa, l’agenzia Kronos erano gli organi di informazione più sensibili ad adottare prese di posizioni non invise agli inglesi. E lo si vede su una delle questioni di maggior attrito tra Roma e Londra, dal 1969 al 2011: la Libia. Quando nel settembre del 1969 Gheddafi con un colpo di stato depone l’erede filoinglese di re Idris Senussi, come conferma Giovanni Pellegrino a lungo presidente della Commissione stragi, lo fa probabilmente col sostegno dell’Italia. In gioco c’è ovviamente il petrolio libico.
E quanto accade il 12 dicembre dello stesso anno, giorno della bomba di Piazza Fontana ma anche della chiusura delle basi aeree inglesi in Cirenaica, è forse anche un avvertimento lanciato al ministro degli Esteri Moro ben favorevole insieme a Fanfani alla politica mediterranea tricolore.
Aldo Moro e Amintore Fanfani
Nel 1975 poi, quando Tripoli e Eni siglano un ulteriore accordo petrolifero, la situazione precipita e Londra decide di intensificare, come riporta un altro documento,
«i contatti personali con giornalisti, funzionari della radio e della televisione, agenzie di stampa, esponenti del governo e via dicendo per assicurarci il sostegno dei media nel momento del bisogno».
Forse forse De Gasperi, Fanfani e Moro avevano visto giusto. Meglio un grande amico lontano come gli Usa che un piccolo e rancoroso amico vicino con i nostri stessi interessi geopolitici.
Sono intervenuti: Stefania Craxi (presidente onorario della Fondazione Bettino Craxi), Massimo Franco (giornalista, editorialista del "Corriere della Sera"), Miguel Gotor (senatore, Partito Democratico), Giovanni Fasanella (giornalista e scrittore).
Dal libro:
"L’uomo medio italiano desidera solo starsene al sole e guadagnare abbastanza da permettersi un piatto di spaghetti e del vino. Chiunque gli prometta pace, si guadagna subito la sua simpatia".
Sir Victor Mallet, ambasciatore britannico a Roma, 13 marzo 1950.
"Le armi da noi fornite hanno ormai un effetto pari a quello prodotto da una pallina di ping pong scagliata contro Golia. Se vogliamo raggiungere qualche risultato, dobbiamo usare altri metodi, e sta a noi architettarli".
Colin MacLaren, alto funzionario dell’Ird, a proposito delle future strategie di propaganda occulta da attuare in Italia, gennaio 1969. Quali? La pagina è oscurata.
"Nutriamo ora un rinnovato interesse verso gli studenti estremisti e le organizzazioni studentesche".
Nigel D. Clive, Ird, 18 giugno 1968.
“L’obiettivo primario della nostra opera informativa consiste nell'influenzare l'opinione pubblica italiana in funzione degli interessi britannici".
Alex R. Sinclair, ambasciata inglese, Roma, luglio 1971
"Occorre cercare la cooperazione dei singoli individui e delle organizzazioni che si oppongono all’influenza del Pci".
Kenneth J. Simpson, Ird, 31 marzo 1967.
"Il metodo principale da noi adottato consiste nel fornire del materiale concreto alle personalità chiave che operano nei quotidiani, nei sindacati e nei partiti politici, affinché queste utilizzino autonomamente tali informazioni, senza però rivelare che la fonte è britannica".
Memorandum dell’Information Research Department (Ird), 14 ottobre 1949.
"In molte parti del mondo, la minaccia dell’Eni si sviluppa nell’infondere una sfiducia latente nei confronti delle compagnie petrolifere occidentali [...] a scapito degli investimenti e degli scambi delle imprese britanniche".
"L’Italia è l’obiettivo primario delle nostre nuove strategie propagandistiche".
Nota dell’Information Research Department (Ird), 3 marzo 1948.
Nel mondo anglosassone la chiamano "the second oldest profession", sottintendendo che la prima è quella della prostituta: la spia è senza dubbio un mestiere classico e di spie inglesi (e ancor più di spie italiane al servizio degli inglesi) parla "Colonia Italia: Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra", analizzando documenti finora top secret del governo e della diplomazia britannica, Fasanella e Cereghino dimostrano come l’Italia sia stata assoggettata alla politica inglese per tutto il Novecento (l’arco temporale esaminato dai due studiosi va dai primi del Novecento alla fine degli anni Settanta) e anche prima, già al tempo di Cavour e Garibaldi se è vero che le navi di Sua Maestà scortarono in maniera invisibile anche le imbarcazioni con cui l’Eroe dei Due Mondi si muoveva alla volta della Sicilia.
E’ in questo clima di condizionamento che si spiegherebbe l’ingresso dell’Italia nella prima Guerra Mondiale a fianco di Francesi, Russi e Inglesi, così come l’ascesa di Mussolini – prima - e la successiva lotta al fascismo – dopo, quando il Duce non faceva più comodo – fino alla politica anticomunista.
L’Italia colonia dell’impero britannico. Lo sostengono, prove inedite alla mano, Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella nel loro ultimo libro, “Colonia Italia”, edito da Chiarelettere, pagg. 483. Un racconto - da parte dei due autori - di una guerra senza quartiere condotta per tutto il Novecento dalla diplomazia e dai servizi segreti di Sua Maestà per controllare l’opinione pubblica italiana in funzione degli interessi economici e politici inglesi.
Una ricostruzione di fatti basata solo su documenti del governo, della diplomazia e dell’intelligence del Regno Unito, rapporti confidential, secret e top secret desecretati in tempi recenti, a disposizione quindi di giornalisti e studiosi. Ai due autori è bastato entrare negli archivi di Kew Gardens a Londra per trovare sorprese sconcertanti. Ovvero
“scoprire - spiega Fasanella - l’esistenza di una macchina della propaganda occulta della diplomazia e dei servizi segreti britannici che ha controllato per un secolo, e probabilmente controlla ancora oggi, gran parte del sistema dell’informazione del nostro Paese. Con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica, la politica dei partiti e le scelte dei governi in funzione degli interessi economici e geopolitici inglesi”.
Un lavoro attento condotto da Cereghino e Fasanella, che decidono di pubblicare in appendice, seppur in parte, lo schedario annualmente aggiornato dei “clienti” italiani (come vengono definiti nei documenti stessi) utili alla causa inglese. Racconta Fasanella:
“Nel libro c’è un elenco di quasi trecento nomi, indicati nelle carte come agenti o collaboratori del Soe, il servizio segreto inglese durante la guerra; e personalità che gli stessi documenti britannici del dopoguerra indicano come ‘clienti’ della propaganda occulta, ‘avvicinati’ o ‘attenzionati’. C’è persino una lunga lista di testate della sinistra extraparlamentare verso le quali, negli anni Sessanta e Settanta, i servizi di Sua Maestà mostravano un certo interesse: dal Manifesto a Lotta Continua, da Potere Operaio al Collettivo politico metropolitano, che poi si sarebbe trasformato nelle Brigate Rosse. Ed è solo la puntina dell’iceberg, perché esistono migliaia di files ancora protetti da segreto” - aggiunge il coautore di “Colonia Italia”, specificando come “basti pensare che a metà degli anni Settanta, nel periodo di massima tensione tra Italia e Regno Unito, solo i ‘clienti’ erano circa mille. Era la fase del compromesso storico e dell’Eni che stava espandendo la sua presenza in Africa ed Asia, mentre la potenza dell’impero coloniale britannico era ormai in declino”.
Ma, al di là dei nomi coinvolti, ciò che è importante è rileggere, attraverso il libro, la storia recente italiana dal punto di vista degli inglesi, il cui ruolo è sempre stato considerato secondario rispetto a quello degli americani.
“Un grande errore - sostiene Fasanella, perché se questi ultimi agivano esclusivamente in funzione anticomunista, gli inglesi combattevano anche contro quegli italiani – da Alcide De Gasperi, a Enrico Mattei, fino ad Aldo Moro, solo per citarne alcuni – che mal sopportavano il ruolo di ‘protettorato’ britannico”.
Una guerra vera e propria che, pagina dopo pagina, viene offerta, per la prima volta in tutta la sua portata politica, all’attenzione dell’opinione pubblica. Un conflitto segreto, perché combattuto con mezzi non convenzionali tra nazioni amiche e, per una lunga fase della loro storia, persino alleate. Invisibile ma non meno duro degli altri. E nel quale, come emerge dai documenti, la stampa, la radio, la televisione, l’industria editoriale e dello spettacolo hanno avuto un ruolo preponderante.
In che modo? “La propaganda occulta britannica fabbricava veline con informazioni e analisi, e spesso produceva addirittura articoli preconfezionati, che faceva arrivare attraverso canali segreti ai suoi ‘clienti’ italiani, opinion leaders capaci di influenzare l’opinione pubblica, anche se è possibile che molti di loro non conoscessero la vera fonte delle informazioni che ricevevano. A volte lanciava vere e proprie campagne di stampa e attivava la ‘macchina del fango’ contro quegli esponenti della classe dirigente del nostro Paese che non era sintonizzata sulla lunghezza d’onda degli interessi di Londra e attuava politiche che disturbavano gli inglesi nelle loro aree più sensibili, come quelle petrolifere del Nord Africa e del Medio Oriente. E quando tutto questo non bastava, usavano mezzi ancora più brutali, come emerge dai documenti trovati negli archivi di Londra. Quali mezzi? Le pagine che riguardano questo argomento sono purtroppo ancora oggi ‘oscurate’, cioè protette dal segreto”,
spiega Fasanella. Di questo e di molto altro si parla, sulla base di documenti trovati negli archivi di Londra, nel nuovo libro “Colonia Italia”, consigliato innanzitutto a chi ha amato “Il Golpe inglese” (sempre dei due autori). In generale, a chi vuole capire perché l'Italia (anche per colpe proprie) è tornata ad essere solo un’
“'espressione geografica’. Ai giornalisti, anche - conclude Fasanella - perché riflettano sullo stato della nostra professione. E alle classi dirigenti, perché riacquistino una nozione dell’interesse nazionale e agiscano di conseguenza”.
Giovanni Fasanella, giornalista. Ex notista politico dell’Unità, poi quirinalista e cronista parlamentare di Panorama. Ora, per fortuna mia e dei giornali per i quali ho lavorato (e per sfortuna dei lettori), scrivo solo libri e curo questo blog. Mi occupo del “non detto” della storia italiana. Non detto perché imbarazzante e perché imposto dalla ragion di Stato o dai vincoli dei trattati internazionali firmati dal nostro Paese dopo la Seconda guerra mondiale. È un lavoro impopolare, ma qualcuno deve pur farlo. Frequento archivi italiani e, con l’aiuto determinante di un eccellente ricercatore come Mario Josè Cereghino, mi sto appassionando sempre più agli archivi britannici.
Detesto i dietrologi: incapaci di inquadrare i fatti nei loro contesti, attribuiscono tutto a disegni demoniaci. Detesto ancora di più gli anticomplottisti: pur di non risalire ai contesti, cancellano anche i fatti. Il mio approccio: i fatti non separati dai contesti. Storico-politici e geopolitici. Seguimi su Twitter @GioFasanella
Giovanni Fasanella, giornalista e documentarista, si occupa da anni della ricostruzione del “non detto” della storia italiana dal Risorgimento a oggi. Fra i titoli di maggior successo, SEGRETO DI STATO (con Giovanni Pellegrino, Einaudi 2000), CHE COSA SONO LE BR (con Alberto Franceschini, Bur-Rcs 2005). Per Chiarelettere ha scritto INTRIGO INTERNAZIONALE (con Rosario Priore, 2010) e UNA LUNGA TRATTATIVA (2013). Nel libro Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell'Italia
(con Mario José Cereghino, Chiarelettere 2011) è affrontato il tema dell’influenza britannica sulla politica italiana. COLONIA ITALIA rappresenta la continuazione e l’approfondimento, sulla base di una nuova documentazione, del volume precedente.
Mario José Cereghino è un esperto di archivi anglosassoni. Ha pubblicato L’ITALIA DELLA SHOAH (Editoriale Fvg 2008), TRIESTE E IL CONFINE ORIENTALE TRA GUERRA E DOPOGUERRA 1941-1954 (4 volumi, Editoriale Fvg 2008), LA LISTA DI EICHMANN (Feltrinelli 2013), MAYERLING (Mgs Press 2013), TITO SPIATO DAGLI INGLESI (Mgs Press 2014), in collaborazione con lo storico e giornalista Fabio Amodeo. Ha inoltre pubblicato CHE GUEVARA TOP SECRET (Bompiani 2006), TANGO CONNECTION (Bompiani 2007), LUPARA NERA (Bompiani 2009), LA SCOMPARSA DI SALVATORE GIULIANO (Bompiani 2013), OPERAZIONE HUSKY (Castelvecchi 2013), in collaborazione con lo storico Giuseppe Casarrubea.
"“La storia della follia è la storia del potere. Potere e follia sono al contempo impotenza e onnipotenza. Occorre un grande potere per controllare questo fenomeno. Finendo con il minacciare le normali strutture dell'autorità riconosciuta, la follia è impegnata in un dialogo senza fine, talvolta un monologo monomaniacale circa il potere”".
- Roy Porter - Storia sociale della follia, Weidenfeld & Nicolson, 1987 p. 39
A ben leggere e interpretare pare esserci molto che spiega parecchi eventi successi, se al fatto di essere psicopatici ci aggiungiamo anche questo, combinazione si parla di politici e banchieri e non è uno sprovveduto a sostenerlo, politico inglese di lungo corso, medico e psichiatra ...
Come suggerisce Hugh Freeman nel suo “Le malattie del potere” bisognerebbe conoscere meglio il funzionamento cerebrale dei leader politici, questione per la quale la gente in genere dovrebbe nutrire una legittima preoccupazione essendo che la malattia privata, come accaduto più volte, può coinvolgere il presente ed il futuro di milioni di persone. Occorrerebbe tentare almeno di proteggere la popolazione dalle conseguenze dell'umana debolezza nelle sue manifestazioni psichiatriche, del resto tutt'oggi non è difficile evidenziare le devianze del singolo o del gruppetto oligarchico quale fonte responsabile di fatti sociali di gravità inaudita.
Un interessante articolo che descrive la sindrome di Hubris, definita come disturbo delle personalità di successo. Uno studio dimostrerebbe infatti che il potere dà alla testa modificando i comportamenti dei leader con il rischio di procurare conseguenze disastrose, questa malattia psichiatrica colpisce prevalentemente chi esercita una qualche forma di potere, come quella derivante ad esempio da una grandissima disponibilità economica.
La sindrome di Hubris è un disordine descritto solo di recente nel 2009da Lord David Owen sulla rivista "Brain A Journal of Neurology" Oxford University Press (House of Lords, London, UK 2 Department of Psychiatry and Behavioural Sciences, Duke University Medical Center, Durham, USA) che proponeva un modello di struttura di personalità confluente in un disagio psicopatologico più che mai adeguato ad esponenti storici e attuali della classe dirigente: la sindrome di Hubris, dal significato etimologico chiaro e diretto. dopo presentato per la prima volta al grande pubblico con un articolo sul The Guardian a firma di Sarah Boseley.
Il quadro è simile a quello di altri tre disturbi della personalità,quello narcisistico, l'istrionico e l'antisociale ma a differenza di questi, tende a dare anche dipendenza, e in caso di repentini crolli del potere o della ricchezza può anche in alcuni casi spingere al suicidio. Il medico e politico inglese descrive la sindrome come caratterizzata da comportamenti arroganti e ispirati a presunzione, che si accompagnano ad una preoccupazione maniacale per la propria immagine. Il termine Hubris infatti deriva dal greco antico dove veniva considerato uno tra i più gravi crimini e il suo significato indica presunzione, arroganza e orgoglio. E' un disturbo psichiatrico simile in molte sue dinamiche, alla compulsione e alla dipendenza da gioco d'azzardo. Secondo gli psicologi questo quadro mentale si presenta il più delle volte nelle persone che gestiscono il potere, specie se ciò si protrae nel tempo e se al potere si aggiunge il successo.
Lord David Owen
Difatti sarebbe proprio “un'intossicazione da potere” a scatenare la sindrome, insieme a determinate predisposizioni genetiche. Il quadro psicologico può affievolirsi e persino scomparire quando la persona perde la sua posizione sociale. Per poter parlare di “sindrome hubris”, devono essere presenti almeno tre o quattro di una serie di 14 sintomi. Tra essi c'è, ad esempio, la predisposizione a compiere azioni che mettano se stessi in buona luce; un'esagerata preoccupazione per la propria immagine ed il proprio aspetto; un'esaltazione del senso delle proprie azioni quando se ne parla; la tendenza a parlare di sé in terza persona; una fiducia eccessiva nei propri giudizi, e la conseguente scarsa considerazione per i consigli e le critiche degli altri.
Ovviamente il carattere dell'individuo è determinante nel presentarsi di questa sindrome, saranno meno a rischio le persone umili, dotate di senso dell'umorismo, di autocritica e autocontrollo. La neurobiologia della Hubris sembra sia legata ai sistemi dopaminergici, noradrenergici e serotoninergici nel cervello.
Secondo uno studio condotto da Owen e dalla Jonathan Davidson alla House of Lords di Londra con la collaborazione del Dipartmento di Scienze Psichiatriche e Comportamentali, Duke University Medical Center, Durham, USA, pubblicato nel 2009, quando i tratti negativi della sindrome vengono fuori nei leader politici, la capacità di prendere decisioni viene seriamente compromessa, portando a conseguenze disastrose in ambito politico e sociale. Infatti chi soffre della sindrome spesso compie azioni al fine di ottenere un rinforzo per la propria immagine, dando ad essa un'importanza esagerata, quindi si perdono di vista gli obiettivi del proprio ruolo. Si perde il contatto con la realtà, si segue un impulso imprudente e nervoso che alla fine conduce all'incompetenza. Per questa sindrome attualmente non esistono cure, ma è possibile una riabilitazione psicologica che rinforzi l'effetto dei fattori protettivi.
Per gli antichi Greci, hybris è stato un atto di arroganza e presunzione, offesa agli dei. Per Lord Owen, si tratta di un disturbo medico che può trasformare primi ministri e presidenti in despoti. La sindrome non è limitata ai politici: Owen vede la sindrome di arroganza nei banchieri il cui orgoglio li ha portati nelle mani della Nemesi, il dio greco della vendetta, come recessi pubblici per i loro bonus.
Un giorno, dice, gli scienziati potranno provare un cambiamento nella chimica del cervello.
"Il pubblico è molto più avanti. L'uomo della strada comincia a dire il primo ministro 'è perso'. Hanno messo il tutto sotto adrenalina. Vedono queste persone come sovralimentate".
Ricorda il commento di un funzionario statunitense in merito a Blair"ha spruzzato troppa adrenalina sui suoi cornflakes". Si rese conto che Blair aveva varcato la soglia quando la figlia indicò il televisore e gli disse: "Guarda, come si stà comportando, come si stà comportando !" E 'successo dopo la vittoria di Blair del 2001, Owen è convinto, con gli attacchi del 9/11, "sebbene l'inizio di questo ci sia stato durante il Kosovo".
La sindrome da hubris è comunque condizione acquisita, ovviamente agente su di una struttura di personalità predisposta, derivante dal vissuto del possesso del potere, specie un potere associato ad un successo travolgente detenuto per un periodo di anni e con limitazioni rappresentante da vincoli minimi. Si sviluppa al di là del fatto che la leadership possa essere giudicata in termini positivi o negativi, non dipende dagli esiti oggettivabili, è una sorta di arroccamento del leader cui, come sempre, si attaccano degli individui-parassiti più a corredo che in sostanza.
L'essere eletti a cariche istituzionali elevate per un leader democratico è un evento significativo, vittorie elettorali successive possono aumentare la probabilità di acquisire una certa arroganza, se la struttura di personalità non è solida si può instaurare la sindrome da hubris che può evidenziarsi, sino a scompensarsi, dinanzi a situazioni di grave crisi, come ad esempio guerre incombenti e/o disastri finanziari.
É intuibile che più il sistema tende al totalitarismo più può essere facile ritrovarsi in piena hubris, i dittatori sono particolarmente soggetti a presunzione ed arroganza in quanto sono assoggettati a pochi, se non nulli, vincoli di contenimento che invece dovrebbero operare nei sistemi democratici.
Lord Owen nel suo “In Sickness and in Power: Illness in Heads of Government During the Last 100 Years”, pubblicato nel 2008, valuta una serie di personaggi di rilievo storico cercando di mantenere integra la sua visione clinica e descrivendone le espressioni comportamentali a posteriori. Per fare un esempio, Owen asserisce che Benito Mussolini fosse un bipolare, esattamente come Saddam Hussein, mentre John F. Kennedy avrebbe espresso un hubris occasionale, particolarmente evidente durante la crisi internazionale della Baia dei Porci del 1961. D'altro canto non si può non tenere nella giusta considerazione la storia clinica di Kennedy che, ammalato di morbo di Addison, era sottoposto ad una terapia farmacologica a base di steroidi e di anfetamine con evidenti conseguente comportamentali.
Alcuni leader che sembravano arroganti avevano altri disturbi, dice Owen. i presidenti degli Stati Uniti Theodore Roosevelt e Lyndon Johnson avevano disturbo bipolare e Richard Nixon abusava di alcol. In Gran Bretagna, Winston Churchill aveva la depressione, Herbert Asquith beveva e Anthony Eden ha preso anfetamine.
Margaret Thatcher l'ha sviluppata piuttosto tardi, dice, dopo la sua vittoria del 1987. La sua declamazione, "Rallegratevi, rallegratevi", dopo la riconquista della Georgia del Sud nel 1982, sembrava arrogante, ma era sollievo, dice Owen. Dopo che l'HMS Sheffield è stata affondata, è stata infranta.
Su Gordon Brown, dice, il giudizio è ancora fuori. Brown non è Blair; ha lotte interne. "In generale le persone introverse non sviluppano in Blair è molto più evidente -.. Guardare il linguaggio che usava dopo il 9/11 e il modo straordinario di Bush e Blair di spavalderia".
Owen riconosce le proprie tendenze. "Ho tratti presuntuosi ... mia mia moglie è stata un vincolo su di me". Un amorevole vincolo - coniugi, figli o amici - è uno dei motivi principali che le tendenze presuntuose rimangono è proprio questo. "Uno dei fattori che hanno portato a Margaret Thatcher a sviluppare la sindrome arroganza conclamata è stata l'assenza di Willie Whitelaw dal gabinetto. Ci sono anche prove che Denis [Thatcher] è stato un fattore limitante".
I medici, dice Owen, non devono coprire i leader. "I politici mentono sulla loro salute. I loro medici personali mentono sullo stato di salute dei politici".
Non c'è nessun trattamento farmacologico, ma il gabinetto di governo dovrebbe bloccare le tendenze messianiche. Purtroppo, dice, "non abbiamo avuto ilgabinetto di governo dal 1997" a parte una parentesi quando Brown preseprima il sopravvento. La democrazia è il miglior trattamento, dice Owen. I quattro primi ministri che avevano la sindrome di arroganza sono stati portati giù dalla pressione dei seggi senza incarico.
Lord Owen è particolarmente qualificato per potere approfondire la tematica, in quanto oltre ad essere medico psichiatra, è stato anche ricercatore in ambito neurologico e psicofarmacologico, oltre che politico di primo piano (Sottosegretario di Stato per la Marina Militare, Ministro della Salute Pubblica e Ministro degli Affari Esteri d'Inghilterra) e, proprio in virtù della sua storia professionale, non ha mai tenuto nascosto la convinzione dell'esistenza di una stretta relazione tra medicina e politica:
"... i politici sono anche coloro che hanno la vita delle persone nelle loro mani ... Il politici, soprattutto i capi di governo, devono prendere molte decisioni che hanno effetti di vasta portata sulla vita delle persone che governano, decisioni che possono, in casi estremi, essere di vita o di morte ...
Per i politici e per i medici è attributo essenziale la capacità di esprimere giudizi realistici su ciò che può o non può essere perseguito. Tutto ciò che colpisce la mente può fare danni considerevoli ... Il rapporto tra la politica e la medicina, mi ha da sempre affascinato. Non c'è dubbio che la mia carriera politica, come medico, abbia alimentato il mio interesse e influenzato la mia visione dei fatti. Sono particolarmente interessato agli effetti della malattia dei capi di governo nel corso della storia".
Quando i tratti negativi della sindrome emergono nei leader politici, la loro capacità di prendere decisioni viene seriamente compromessa, portando a conseguenze disastrose in ambito politico e sociale. Spesso vengono compiute azioni destinate solo a rinforzare la propria immagine, assegnandole un'importanza esagerata e perdendo così di vista gli obiettivi insiti del ruolo nel quale si è calati. Viene perso il contatto con la realtà, l'impulsività imprudente conduce inesorabilmente all'inadeguatezza. Seguendo i ragionamenti di Lord Owen una carriera hibrística procede più o meno in questo modo: l'eroe ottiene gloria e consensi per avere raggiunto un successo che pareva insolito, contro ogni probabilità. L'esperienza vittoriosa può, col tempo, indurre ad assumere un atteggiamento sprezzante nei confronti degli altri, vissuti come comuni mortali, può gonfiare l'autostima sino a perdere il contatto con la realtà. Questa perdita di oggettività può alterare la visione del contesto, rischiando degli affondi piuttosto pericolosi in termini di errori di valutazione nei propri confronti, nei confronti delle persone di cui è responsabile, oltre che della situazione complessiva. Secondo Owen, prima o poi il portatore di sindrome da hubris soccombe ad una punizione e conosce la sua nemesi, facendo riferimento alla tragedia greca nella quale l'eroe che commette l'atto hibrístico, cercando di debordare dalla condizione umana, immaginandosi superiore ed in possesso di poteri divini, viene punito da Nemesis, la dea della vendetta, che lo distrugge.
Per questa sindrome attualmente non esistono cure, anche perché l'affidarsi a cure psicologiche tende a cozzare con la struttura di personalità del portatore. La “medicina” migliore è la consapevolezza di chi ha, o avrà, a che fare con lui, oltre che consolidare le regole, le leggi che possano arginare l'impulso distruttivo insito nella sindrome.
Per alcuni politici e uomini d'affari, il potere può diventare una droga inebriante, e può influenzare le loro azioni e il processo decisionale in modo più grave. Gli antichi greci chiamavano hybris, e identificato l'arroganza e il disprezzo per le opinioni altrui come tratti classici. Presero anche il comfort nella consapevolezza che gli Dei avrebbero punire i colpevoli quelli-nemesi. In questa edizione riveduta, David Owen ha disegnato su nuovo materiale che ha scritto nel cervello e altre riviste mediche.Ha anche disegnato su memorie pubblicate dei principali attori della guerra in Iraq e sulle prove fornite alla Iraq Inquiry. Tutto questo rafforza la sua precedente affermazione che George W. Bush e Tony Blair hanno sviluppato sindrome arroganza durante i loro mandati. Dal loro comportamento, le credenze, e stile di governo, Owen ha analizzato i due leader, con particolare riferimento alla guerra in Iraq, per dimostrare che la loro gestione della guerra era una litania di incompetenza arrogante. Durante la premiership di Blair, David Owen ha avuto diversi incontri e conversazioni con lui che consentiva una visione unica nel suo modus operandi. In questo libro, Owen presenta una critica devastante di come Blair e Bush hanno manipolato intelligenze, ignorato il parere informato, e non sono riusciti a pianificare le conseguenze del cambio di regime in Iraq. Il loro modo messianico, eccessiva fiducia, e la convinzione che sarebbero stati rivendicati da un "tribunale superiore", ha portato il caos in Iraq e ha portato a centinaia di migliaia di vittime civili.
David Owen medico, politico britannico ha servito come ministro degli Esteri sotto James Callaghan dal 1977 fino al 1979, ha co-fondato e ha continuato a guidare il partito socialdemocratico. Egli è l'autore di Balkan Odyssey, The Hubris Syndrome, La Sindrome di Hubris, In Sickness and In Power, Nella malattia e nella potenza, e Time to Declare, Momento di dichiarare.
For some politicians and business leaders, power can become an intoxicating drug, and can affect their actions and decision-making in a most serious way. The ancient Greeks called it hubris, and identified arrogance and contempt for others’ opinions as classic traits. They also took comfort in the knowledge that the Gods would punish the guilty ones—nemesis. In this revised edition, David Owen has drawn on new material he has written in Brain and other medical journals. He has also drawn on published memoirs of the main players in the Iraq War and on evidence given to the Iraq Inquiry. All this reinforces his earlier assertion that George W. Bush and Tony Blair developed hubris syndrome during their terms in office. From their behavior, beliefs, and governing style, Owen has analyzed the two leaders, with particular reference to the Iraq War, to show that their handling of the war was a litany of hubristic incompetence. During Blair’s premiership, David Owen had several meetings and conversations with him that afforded a unique insight into his modus operandi. In this book, Owen presents a devastating critique of how Blair and Bush manipulated intelligence, ignored informed advice, and failed to plan for the aftermath of regime change in Iraq. Their messianic manner, excessive confidence, and belief that they would be vindicated by a "higher court," brought chaos to Iraq and resulted in hundreds of thousands of civilian casualties.