Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

martedì 11 ottobre 2016

Vince Trump, tranne che sui giornali. "Se io divento presidente tu vai in galera"



Genericamente i politici da sempre sono dei burattini nelle mani dei banksters, due facce della stessa medaglia, li mandano anche a scannarsi nell'arena per la gioia della plebe, perchè la famosa "democrazia", quel termine sempre evocato dai peggiori fetenti, non esiste, è soltanto il più devastante mezzo di propaganda utilizzato.
Prima c'erano le monarchie però dietro un Re il popolo poteva radunarsi e difendersi e questo non va bene, quindi tranne quelle colluse, le orde barbariche giudeo massoniche le hanno fatte fuori talvolta facendosi aiutare dal popolo con la scusa della "lotta di classe" che a ben vedere vuol solo dire far fare fuori i concorrenti dal popolo, prenderne il posto e poi massacrare anche il popolo.

Ben sapendo che con i capitali e i media in mano potevano direzionare il voto popolare, vi siete mai chiesti perchè i sondaggi non ci prendono mai ? Perchè servono solo a orientare le greggi dove sembra andare il pensiero dominante, chiamasi anche conformismo, non hai gli attributi per portare avanti il tuo pensiero, ti mimetizzi nel mucchio di bestie come te ...
Poi ci sono i casi atipici sia nel popolo che nei politici, generalmente fanno una brutta fine ed esempi ne abbiamo a profusione, 
il tycoon "sembrerebbe" uno di questi, leggeremo più avanti, i media, i sondaggi, il suo partito, il presidente della camera, gli avversari per forza, tutti contro, vorrà pur dire qualcosa ... non è conformato, è un problema per il potere dominante, devi poter essere gestibile.
Il mio appoggio lo ha guadagnato anche solo perchè ha detto alla criminale seriale "se io divento presidente tu vai in galera", poi non capiterà però è una soddisfazione vederla buttare giù il boccone avvelenato.

E’ passato al contrattacco, giocando sull’effetto sorpresa, provocando la candidata sui suoi punti deboli e scandali. Dopotutto sull’arte del «comeback» ha scritto libri e costruito la sua fortuna.
Il pubblico è scoppiato in un applauso quando Trump ha dichiarato che Clinton dovrebbe essere in galera. Ma la mossa di minacciare la rivale è senza precedenti e decisamente non «presidenziale».

Trump in tv resiste e attacca Hillary: «Con me presidente,
tu in galera»

I suoi detrattori avevano pronosticato una débacle. Poteva essere il capolinea per Donald Trump, dopo una settimana molto critica confluita con il video contro le donne che gli ha messo contro anche il suo partito. Invece Donald Trump, come un gatto dalle sette vite, sopravvive, nonostante le enormi pressioni, anche al secondo duello tv con Hillary Clinton e quindi resta in corsa per la Casa Bianca. Nel duello tv sono volati stracci, molti faticano a ritrovare una corsa alle Presidenziali USA così “basso” sotto il profilo delle accuse e dei colpi bassi reciproci. Trump risponde a testa bassa alle accuse sessiste e rilancia, inchiodando la Clinton -a proposito di donne – alle infedeltà del marito, agli scandali sessuali da lei coperti, secondo Trump. Scatta l’applauso. La Clinton non insiste forse per evitare un terreno minato anche per lei.

Donald Trump Hillary Clinton: il secondo duello TV Integrale Italiano
- confronto, sfida, dibattito -

Vince Trump, tranne che sui giornali


Vittima di un attacco personale senza precedenti, The Donald è riuscito a difendersi senza complessi. E soprattutto ha inchiodato Hillary sul disastro Medio Oriente e sulle mail. Peccato la stampa politically correct d'oltreoceano e nostrana faccia finta di non accorgersene...



trump 2
Lei con una pettinatura alla Margaret Thatcher che sarà anche risultato di lunghi studi ma proprio non le si addice, lui un’ombra nera e massiccia che le passeggia alle spalle incombendole addosso come una maledizione della quale in troppi hanno creduto di potersi liberare facilmente, e invece lì resta fino all’ultimo.

Nella campagna elettorale che finirà davvero non sappiamo ancora come l’otto novembre, si perde un sacco di tempo e di energie a cercare di capire se stiamo tutti guardando lo stesso film, gli stessi candidati, gli stessi dibattiti, la stessa nazione. Ho scritto molte volte, che i media americani dovranno intraprendere una lunga traversata nel deserto per recuperare la credibilità perduta nell’attacco forsennato, fazioso, e dunque spesso privo di argomentazioni e numeri e senso della realtà contro Donald Trump, ma dopo il dibattito di Saint Louis credo che non ci sarà una traversata perché certi processi rischiano di essere irreversibili. Bye bye obiettività tutta news e commenti separati della Cnn, addio al paludato ma sempre affidabile Washington Post, desaparecidos i toni credibili e le inchieste senza pregiudizi della signora in grigio, il New York Times. Come si può infatti dire che il dibattito di ieri sera lo ha vinto Hillary Clinton salvo poi aggiungere che lui però resta in corsa e ha evitato il colpo mortale. E ancora prima come si fa a stupirsi che sia stato un dibattito violento sporco e cattivo, un precedente orribile nella storia delle presidenziali americane. Chissà come avrebbe dovuto essere un dibattito con quei precedenti, quelle pseudo rivelazioni, lacharacter assassination al posto delle issues, l’attacco personale al posto dei programmi. Tra uno stupratore almeno a chiacchiere e anche un maiale e certamente un bancarottiere da una parte, e una complice di stupratore e corrotta e in pieno conflitto di interessi dall’altra, di che cosa avrebbero potuto parlare? Non è stato un tè con pasticcini, non si sono neanche stretti la mano anche se poi in finale a denti stretti il commiato è stato uno scambio di complimenti. Ma anche lì l’impoliticità di Donald Trump lo rende un gigante perché lui le riconosce di essere una combattente e lei invece dice la frase di prammatica sui bravi figli di lui.
Non avendo assistito allo stesso dibattito al quale hanno assistito le televisioni e giornali americani nella gran parte, e i loro reggi coda italiani, non facendo parte dei moralisti e conformisti politically correct di là dell’oceano che frugano nell’immondizia e tirano fuori una frasaccia da caserma pronunciata undici anni fa quando non era in politica e fuori onda, e nemmeno facendo parte dei neo moralisti e conformisti politically correct italioti, che poi sono gli stessi che per difendere il Berlusca su bunga bunga e olgettine indossavano parrucche colorate, si sporcavano le labbra di rossetto e strillavano siamo tutti puttane, rischio di essere tagliata fuori se continua così dall’ultima fetta di campagna elettorale.
Diciamo allora che nel secondo dibattito metodo Town hall ovvero assemblea cittadina che per fortuna ha relegato i due conduttori star di Cnn e Abc News a ruolo di mummie egizie che meglio li rappresenta, con il pubblico che giustificatamente non taceva correttamente ma rumoreggiava, Donald Trump ha stravinto, non vinto. Certo, contano anche le condizioni di straordinario svantaggio dalle quali partiva ma non le ha mica decise lui. Hillary Clinton, ammesso che sia lei a guidare la macchina del fango, avrebbe dovuto sapere che l’argomento donne stupratore e predatore sessuale lo puoi far diventare scottante per Trump ma è una piaga cronica per la famiglia Clinton. Alla fine quindi lei non è riuscita ad affondare il colpo e lui si è difeso senza complessi.
Quando ogni tanto sono riusciti a parlare d’altro, ovvero di politica, il candidato repubblicano è stato di gran lunga superiore. Cito solo la politica estera, il disastro del Medio Oriente della Libia della Siria, che sono il vero tallone d’Achille della Clinton e dell’amministrazione Obama. Ma Trump è stato pesante ed efficace anche sulle mail, e bravo nel martellarla col tormentone della galera, quel se io divento presidente tu vai in galera.


Il candidato repubblicano è in corsa e ci resta a dispetto delle truppe sparse del partito repubblicano, una vergogna mai vista, un drappello di pusillanimi incapace di trovare un candidato a suo tempo, incapace per tutte le primarie di riconoscere che ne avevano trovato uno, terrorizzato all’idea di perdere la poltrona di deputato o di senatore, un giorno pronti all'endorsement il giorno seguente pronti a ritirarlo. Hanno provato a far finire nel tritacarne anche il candidato a vice, Mike Pence, però non sembra esserci caduto. Certo, l’assalto è senza precedenti per intensità e bassezza di metodi. Manca solo che gli sparino su un piede e poi sostengano tutti in coro che uno zoppo non può fare il presidente.
Tutti i congiurati però sembrano dimenticare che nessun sondaggio è fino in fondo credibile nel raccontare chi siano gli elettori già convinti e quelli possibili di Donald Trump. Per intenderci sono quelli del sondaggista indipendente Frank Luntz il quale insieme al suo focus group ieri sera descriveva su Foxnews la performance di Trump come “molto migliorata, calma e forte, più raffinata, più presidenziale”, che nella situazione data era un miracolo. Lo stesso focus group descriveva Hillary Clinton come artefatta, non degno del mio voto sempre la stessa, frustrata”. Non solo, prima del dibattito la percentuale di preferenza per Trump era 9 contro 8 di Hillary. Dopo il dibattito lei era a 4 lui a 18.
Trump contrattacca: “Hillary, hai difeso gli stupratori”
I primi sondaggi a caldo della Cnn danno Hillary vincitrice: 57% a 34%. Ma Trump ha superato le aspettative, dunque, non mancano giudizi più equilibrati che parlano di un sostanziale “pareggio” tra i due rivali, alla luce del fatto che lei non ha approfittato del vento in poppa mentre lui è riuscito ad uscire in piedi dall’impasse in cui si trovava, cosa che pochi avrebbero creduto. Il dibattito di 90 minuti resta privo di colpi di scena memorabili e offre meno scintille di quello che ci si poteva attendere. I due si sono affrontati a muso duro sin dall’inizio, senza neppure stringersi la mano, e non rinunciando a qualche colpo basso. Il primo lo sferra il tycoon giocando d’anticipo, con una breve apparizione a sorpresa  in una conferenza stampa organizzata dal candidato repubblicano un’ora prima del «duello» insieme a quattro donne: tre ex accusatrici di Bill (Paula Jones, Wathleen Willey e Juanita Broaddrick) e una (Kathy Shelton) che rimprovera a Hillary di aver difeso quando era avvocato il suo stupratore. 
«Bill Clinton mi ha stuprata, Hillary Clinton mi ha minacciata», ha detto Juanita Broaddrick. Al suo fianco c’erano altre due donne, Paula Jones e Kathleen Willey, che hanno dichiarato l’ex presidente responsabile in passato di abusi sessuali nei loro confronti, mentre una quarta accusatrice, Kathy Shelton, che aveva 12 anni quando fu violentata in Arkansas nel 1975 ha ricordato che Hillary Clinton era l’avvocato difensore dello stupratore 41enne.  Poi le porta anche al dibattito e le fa sedere a poca distanza da Bill. Sono gli spettri del passato dei Clinton che il magnate vuole contrapporre ai suoi, quelli del video ‘sessista’ del 2005, in modo da partire ad armi pari al dibattito. Prima di attaccare però un Trump dal tono umile si difende per spazzar via il fango di quel video:
“Sono chiacchiere da spogliatoio maschile, ma non ne sono orgoglioso, me ne scuso con la mia famiglia e con il popolo americano, ma erano chiacchiere da spogliatoio»,
ribadisce, giurando inoltre di non aver mai agito così aggressivamente con le donne. A differenza di Bill:
«Non c’è mai stato nessuno nella storia della politica che abbia abusato così delle donne come Bill Clinton», incalza.
Quel che è certo è che il secondo faccia a faccia in tv tra la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump è stato il dibattito più twittato della storia. Lo ha reso noto la società che cinguetta precisando che e' stato superato il record di 17,1 milioni di tweet toccato durante il primo duello, lo scorso 26 settembre. I tre momenti piu' twittati sono stati quando Trump ha detto di essere in disaccordo con il suo candidato vice presidente Mike Pence sulle politiche in Siria, quando si e' definito un gentiluomo e quando il tycoon ha detto che Hillary sarebbe in galera sotto la sua amministrazione
Trump a Hillary: «Se fossi presidente, ti manderei in galera»

Hillary non abbocca e cita Michelle Obama: «Quando gli altri volano basso, noi voliamo alto». Sostanzialmente non risponde. Si gira la pagina degli scandali sessuali e si passa all’Emailgate. Hillary ribadisce la linea (“Ho sbagliato, mi sono scusata, non lo rifarei”), Trump affonda: «Stai mentendo di nuovo», «dovresti vergognarti». Quindi l’affondo più pesante del dibattito, quello di mettere in prigione la sua oppositrice: «Se fossi presidente nominerei un procuratore speciale per indagare l’uso del server privato» (quando era segretario di stato, ndr) e «tu saresti in galera». Hillary replica attaccandolo sulle tasse federali non pagate ma lui è abile nel ribaltare le accuse: «Certo che l’ho fatto. E così fanno gran parte dei tuoi donatori». Il tycoon cerca di demonizzare la sua rivale: «sei un diavolo, hai il cuore pieno di odio». Si passa ai temi più politici. I due restano agli antipodi anche sui musulmani, sebbene il tycoon edulcori il bando promesso in “controlli estremi”, mentre l’ex segretario di Stato ammonisce che la retorica di Trump è miope e pericolosa. Idem sulla Russia: Trump è per una collaborazione con Putin, Clinton denuncia una interferenza nel voto senza precedenti. Alla fine la stretta di mano c’è e con un riconoscimento reciproco: di Donald lei rispetta «i suoi figli, devoti e capaci», di Hillary lui ammette che «non molla mai, è una combattente». Terzo ed ultimo round il 19 ottobre.

Update 12 ottobre 2016
E' più che ovvio che il sistema di potere voglia la Clinton ...(NdR)

L'accusa di FoxNews : "Pressioni anti-Trump sulla stampa"

Il commentatore di FoxNews Bill O'Reilly parla di minacce di licenziamenti per i giornalisti che non avessero "distrutto" Donald Trump
"Ci sono almeno tre grandi corporations dei media hanno diramato istruzioni ai propri giornalisti, anche se in modo non ufficiale, di distruggere Donald Trump"
l'accusa, pesantissima, giunge da un autorevole commentatore delle primarie Usa, l'anchorman di Fox News Bill O'Reilly.



Il commento è arrivato all'indomani del secondo dibattito fra i due candidati alle presidenziali, in cui, secondo O'Reilly "Trump ha dominato nella prima mezz'ora, prima che il dibattito diventasse inconcludente". Secondo la ricostruzione del popolare commentatore, i giornalisti che non avessero attaccato sistematicamente il candidato repubblicano sarebbero andati incontro a pesanti penalizzazioni nella carriera o addirittura al licenziamento immediato.
"È una situazione complicata, ma credo che chiunque possa concordare con la mia teoria - ha spiegato O'Reilly in tv - Non posso dire chi siano esattamente queste persone perché non le ho inchiodate, ma sono convinto al 100%. Hanno avvertito i propri dipendenti, non ufficialmente ma tramite il passaparola: se fate attenzione potete accorgervi anche voi di chi sto parlando".
Accuse poco circostanziate, è vero, ma comunque molto pesanti. La denuncia di O'Reilly è stata ripresa dal Wall Street Journal con toni sarcastici, come una teoria complottista di cui tenere poco conto. Tuttavia, ricorda The Wrap, nonostante il giornalista di Fox e Trump siano personalmente amici, è anche vero che O'Reilly non abbia mancato di incalzare il candidato repubblicano quando riteneva che avesse torto su determinate questioni. Il panorama dei media americani, dunque, resta in attesa di una conferma.

Se è una teoria "complottista" a noi piace ☺ (NdR)

Fonti secoloditalia  lintraprendente  rainews  corriere   ilgiornale

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