"Se una nazione si aspetta di essere ignorante e libera, si aspetta che ciò non è mai stato e non sarà mai".
- Thomas Jefferson -
Mi è capitato spesso di leggere cose di Thomas Jefferson, il terzo presidente degli Stati Uniti, ho letto anche tutte le sue due schede italiana e americana di wikipedia, ampie, e wikiquote, era anche proprietario di 200 schiavi ma come tutto va contestualizzato nell'epoca e nei luoghi in cui si è vissuti e sopratutto come ci si è comportati a conti fatti, devo dire che è un personaggio che va approfondito, notevole.
Tasse, indipendenza e laicità: la lezione di Thomas Jefferson
14 giugno 2015
Una critica feroce contro le ingerenze statali nella nostra vita
È difficile ritenere Thomas Jefferson un campione del liberalismo classico, come lo intendiamo noi.
E non tanto o non solo per le sue posizioni equivoche sullo schiavismo americano. Un grande uomo politico è comunque figlio dei suoi tempi. Ma proprio per questo quando si leggono le sue posizioni autarchiche e pseudo fisiocratiche (l'economia non può che basarsi sui sani e indistruttibili principi dell'agricoltura, contrapposti a quelli corruttivi dell'industria) e si mettono in relazione al contemporaneo Adam Smith, beh insomma per noi la scelta è facile: e come ben sapete cade sullo scozzese.
Fatta questa lunga premessa c'è però da dire che il Jefferson politico è un fantastico esempio di combattente liberale. La terra appartiene ai viventi è una preziosa e contenuta antologia edita da Mimesis (a cura di Luca Gallesi) in cui con intelligenza si seleziona il pensiero del terzo presidente degli Stati Uniti. Il titolo prende spunto da una lettera del Nostro a James Madison.
Il punto fondamentale (ahimè quanto vero per i contribuenti del Belpaese)
«è che nessun vivente può contrarre più debito di quanto sia in grado di pagare nell'arco della sua vita»
che, stabilita in 21 anni la maggiore età di allora, e considerata la ridotta aspettativa di vita dell'epoca, individua in 19 anni. Il calcolo è, per gli standard di oggi, piuttosto naïf, ma l'intuizione sacrosanta è che un eccessivo debito di oggi, rischia di bruciare la generazione di domani. Più che il Jefferson economista, l'antologia ci restituisce, come dicevamo, un pensatore politico decisamente liberale.
Le risoluzioni del Kentucky del 1789 sono un brillante manifesto del liberalismo costituzionale. Si tratta della difesa delle prerogative locali (gli Stati dell'Unione) contro l'arroganza e la protervia anti-costituzionale delle scelte e delle leggi centrali. Si tratta di un testo scritto limpidamente, chiaro, e di una critica feroce contro le ingerenze statali nella nostro vita: sì, certo, in questo caso era anche una difesa delle prerogative dei parlamenti, dei poteri dei parlamenti locali in opposizione al Congresso federale di Washington.
Bellissima, e per chi scrive una novità, la lettera al figlioccio Peter Carr.
Bellissima, e per chi scrive una novità, la lettera al figlioccio Peter Carr.
«Lascia perdere lo studio dell'italiano, gli consiglia, è una lingua deliziosa, ma - dice Jefferson - visto come va il mondo e i nostri interessi ti sarà più utile lo spagnolo».
E i consigli sulla religione sono lucidamente laici: hai l'età per iniziare a studiarla, ma
«osa mettere in discussione anche l'esistenza di un Dio; perché se ce ne è uno, egli approverà maggiormente l'omaggio della ragione, piuttosto che quello della cieca paura».
Un inno contro la superstizione e una cultura del dubbio e del rispetto che permea tutto il liberalismo del terzo presidente americano.
"Ogni generazione dovrebbe avere la sua Convenzione Costituzionale e poter rivedere tutto ciò che non funziona.Non si può pretendere che un uomo indossi la giacca di un bambino.La Costituzione deve essere revisionata perché la Terra appartiene ai viventi.Ad ogni generazione tocca il compito di cambiare le leggi che vuole".
"Le mani dei morti non possono disporre dell'esistenza dei vivi".
- Thomas Jefferson -
Affranchiamoci, allora, dalle catene delle costituzioni vigenti: ridiscutiamo il "se" e il "come" (e soprattutto il "con chi").
«We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the Pursuit of Happiness».
«Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità».
- Thomas Jefferson - Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, 1776.
Una curiosità: la frase “tutti gli uomini sono creati eguali”, esplicitamente simile nella sostanza all‟incipit dell‟articolo primo della citata Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, compare già nella seconda parte della prima frase della “Dichiarazione d‟Indipendenza delle tredici colonie unite degli Stati d‟America” (letterale, 4 luglio 1776, Philadelphia) “,…that all men are created equal”. Il retroscena: il II° Congresso Continentale USA affidò la stesura del testo a Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, John Adams, Robert Livingston e Robert Sherman, i quali incaricarono Jefferson di scrivere il documento; il testo finale, corretto da Franklin solo nella prima parte della frase, è riportato in calce con la grafia originale di Jefferson. Un'altra curiosità: sembra che lo stesso Jefferson, intimo amico e vicino di casa di un italiano patriota e immigrato, tale Filippo Mazzei, reporter e scrittore di pamphlet per la "Gazzetta della Virginia‟, abbia tradotto un suo articolo, uscito in un numero del 1774, in cui compariva la frase “tutti
gli uomini sono per natura egualmente liberi e indipendenti….”; il fatto venne citato da John F.Kennedy nel suo discorso “Una nazione di immigrati”, alle pp.15-16. Sembra dunque potersi attribuire a un italiano la primigenìa di una frase, tra le più note e citate del mondo, e che avrebbe fatto la storia di tutte le Costituzioni occidentali.
Per l'esattezza, la frase celebre è inserita nell‟introduzione al Testo completo, e così recita:
gli uomini sono per natura egualmente liberi e indipendenti….”; il fatto venne citato da John F.Kennedy nel suo discorso “Una nazione di immigrati”, alle pp.15-16. Sembra dunque potersi attribuire a un italiano la primigenìa di una frase, tra le più note e citate del mondo, e che avrebbe fatto la storia di tutte le Costituzioni occidentali.
Per l'esattezza, la frase celebre è inserita nell‟introduzione al Testo completo, e così recita:
”.…noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti;
che tutti gli uomini sono stati creati uguali,
che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili,
che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità….”
Thomas Jefferson fu il primo ad usare questa frase nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti come rifiuto della teoria del diritto divino dei re. Jefferson prese spunto dall'amico Filippo Mazzei, come indicato dalla Joint Resolution 175 (PDF), del 103° Congresso e da John F. Kennedy in "A Nation Of Immigrants".
Il 28 agosto 1963 Martin Luther King citerà il motto nel suo famoso discorso I Have a Dream.
"Credo sinceramente insieme a te che le establishment bancarie siano più pericolose di armate schierate per la battaglia; e che il principio di spendere denaro che dovrà essere ripagato dalla posteriorità, col nome di finanziamento, non sia altro che truffare il futuro su larga scala".- Thomas Jefferson - da una lettera a John Taylor, 28 maggio 1816
"Quando il popolo ha paura del governo, c'è tirannia. Quando il governo ha paura del popolo, c'è libertà".
"È solo l'errore che ha bisogno del sostegno del governo. La verità può esistere da sola".- Thomas Jefferson -
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Padre fondatore degli Stati Uniti d’America, Thomas Jefferson sarebbe oggi una mente di Occupy Wall Street ?
Con l’eredità del suo pensiero in mano non possiamo escluderlo.
Ritratto poliedrico di una personalità creativa che ha fatto la storia, questo libro fa emergere la lunga battaglia del presidente contro la corruzione e lo strapotere delle banche, un contro-potere illegittimo. Ma Jefferson fu anche architetto, difensore della libertà religiosa, agricoltore e fondatore della prima università laica in Virginia. Pensatore e costruttore lungimirante, Jefferson restituisce l’immagine e i valori originari del sogno americano: la terra conquistata da dividere e lavorare senza speculazioni. Una strada quanto mai aperta nella nostra era di crisi finanziarie e dissesti idrogeologici. Il libro è riportato alla sua autentica vivacità grazie all’introduzione del noto filosofo Giulio Giorello e alla curatela di Luca Gallesi, collaboratore di quotidiani nazionali, tra cui “Avvenire” e “Il Giornale”, e autore di numerosi libri di carattere economico-filosofico.
Luca Gallesi vive a Milano, dove insegna lingua e letteratura inglese e collabora con le pagine culturali di alcuni quotidiani a diffusione nazionale. Ha curato e tradotto John Florio, L. Charbonneau-Lassay, Ezra Pound, Alexander del Mar e W.B. Yeats. Tra le sue opere: Esoterismo e folklore in W.B. Yeats (Milano 1990), Le radici del Fascismo di Ezra Pound (Milano 2005) e C’era una volta...l’economia (Milano 2012), tradotto anche in lingua francese. Ha contribuito all’Enciclopedia Treccani.
Scarica il libro La terra appartiene ai viventi verificare l'onestà del sito, io non sono riuscito per problemi tecnici, riproverò in seguito.
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