di Arturo Navone
Questo è solo un esempio delle dinamiche egoistiche ed idiote nazionali, tutti pronti a blaterare i politici quì, i politici là, una lamentosi inutile e controproducente senza fine, ma i politici è bene che ve lo ricordate sono solo il vostro specchio più luminoso.
La possibilità di esprimersi e su cose di non poco conto c'era ma no, quasi tutti a cazzeggiare, quando vi muovete ?
Quando o avete le trivelle sotto casa, e no devono stare sotto casa di qualcun altro oppure quando il vostro padrone ve lo ordina, solo che questa ultima parte di popolazione era parte in causa con i soliti conflitti di interesse ed il padrone gli aveva detto di stare a casa, la direttiva del partito per i muli con i paraocchi era far saltare il quorum, e chi volevate che fosse? Mi vengono le bolle solo a scriverli ed a vederli i criminali di stato:
Referendum trivelle, Renzi e Napolitano denunciati a Lecce: ‘Hanno esortato a non votare, abusando della loro posizione’
Il riferimento di legge è all’articolo 98 del Testo unico del 1957 sulle leggi elettorali per la Camera, ciò che, assieme all’articolo 51 della legge che disciplina i referendum, punisce con una detenzione che va da sei mesi a tre anni l’astensione organizzata da chiunque sia “investito di un pubblico potere”
“Vale la pena sottolineare – è stato messo a verbale – che il referendum popolare è uno strumento dell’ormai decaduta democrazia e la conseguente partecipazione è un diritto-dovere dell’elettore. Nessuna ragione poteva indurre i querelanti ad assumere un siffatto atteggiamento. Se poi gli stessi, forti della loro posizione, credono nell’impunità, sarà il caso che la Procura di competenza li smentisca. Chi scrive parte dall’assunto che per primi i massimi esponenti dello Stato dovrebbero essere ligi ai dettami legislativi e soprattutto costituzionali”
In queste poche righe si condensa tutta la questione:
il referendum popolare è uno strumento dell’ormai decaduta democrazia e la conseguente partecipazione è un diritto-dovere dell’elettore.
Se poi gli stessi, forti della loro posizione, credono nell’impunità
per primi i massimi esponenti dello Stato dovrebbero essere ligi ai dettami legislativi e soprattutto costituzionali”
Lo scandalo nazionale pluridecennale è che una minoranza di muli con i paraocchi di partito si permette di scorrazzare nella nazione, nelle istituzioni e negli organi di informazione, manovrando e manipolando di fatto la vita nazionale a scapito di tutti anche di loro stessi ma i rossi paraocchi gli negano di potersene accorgere e comunque calpestando i diritti degli altri che però sono ben più colpevoli perchè lo permettono.
Come si evince dalla denuncia di cui sopra, i mulattieri poi forti della loro posizione e schermati dalla mandria approfittano di una impunità ultra pluridecennale.
Esistono le leggi di iniziativa popolare ed appunto i referendum ma per poter essere utilizzabili bisogna avere una popolazione matura e non formata per tre quarti di amebe fossili ed un quarto di muli, resta una risicata percentuale forse anche meno dell'1% di incazzati neri di cui mi onoro fare parte che per una logica di numeri nulla può fare.
Se non si vuole vivere in una società di soprusi metodici e giornalieri è cosa evidente che non bisogna avere un padrone, un potere precostituito, perchè automaticamente farà i propri interessi a scapito degli altri ma è obbligatoria una maturità tale da poter autogovernarsi, una evoluzione che è appunto reso evidente non abbiamo, per ignoranza, pigrizia, superficialità, egoismo, bestialità, tutte cose volontarie, prendiamo la prima, l'ignoranza:
"La vera conoscenza è sapere l'estensione della propria ignoranza". Confucio
esprime qualcosa di molto profondo che è anche molto utile da sapere: L'ignoranza è una negligenza volontaria o il rifiuto di acquisire conoscenze. Di non ampliare la propria prospettiva per vedere una verità più ampia.
Viene bene quì inserire un approfondimento sulla parola "idiota",
proviene dal greco "idiótes" ed è colui che non si occupa di politica, non frequenta l'agorà, valeva per uomo inesperto, non competente, incolto come poi per il latino successivamente. L'idiota della locuzione utili idioti è un "idiota politico": in origine, appena dopo la seconda guerra mondiale e per molti anni ancora, l'espressione (coniata da Stalin ma immediatamente fatta propria dagli anticomunisti) si riferì a coloro che, per ingenuità, finivano col fare gli interessi dei partiti di sinistra (e specialmente del Partito comunista), pur non militandovi. In séguito, per estensione, pur mantenendo il significato originario, la locuzione ne ha sviluppato uno più generico, riferendosi a chiunque agisce a vantaggio di altri senza che il proprio merito sia riconosciuto e senza guadagnarci nulla. E sapendo ormai di chi fanno gli interessi i partiti di sinistra e da dove nasce il comunismo.
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La "A cerchiata", uno dei simboli anarchici, molto diffuso dopo la metà del XX secolo, rappresenta la frase "Anarchy is Order" (Anarchia è Ordine) |
L'unica possibilità di vivere senza padroni è l'Anarchismo libertario. Non vuole assolutamente dire fare quello che si vuole : « L'anarchie, c'est l'ordre sans le pouvoir », « L'anarchia, è l'ordine senza il potere » Pierre-Joseph Proudhon. L'anarchia (dal greco antico: ἀναρχία, ἀν, assenza + ἀρχός, leader o governatore) è l'organizzazione societaria agognata dall'anarchismo basata sull'idea libertaria di un ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui, contrapposto ad ogni forma di potere costituito compreso quello statale. Tutti gli anarchici sono concordi nel considerare l'abolizione del potere condizione necessaria e obiettivo finale dell'evoluzione sociale. L'annullamento del potere dello Stato non implica l'annullamento dell'organizzazione sociale, implica l'evoluzione verso una società non gerarchica, in cui spesso viene sostenuta anche l'abolizione della proprietà privata.
L'anarchismo è definito come la filosofia politica applicata, il metodo di lotta alla base dei movimenti libertari volti fattualmente già dal XIX secolo al raggiungimento dell'anarchia come organizzazione societaria, teorizzante che lo Stato sia indesiderabile, non necessario o dannoso, o in alternativa, come la filosofia politica che si oppone all'autorità o all'organizzazione gerarchica nello svolgimento delle relazioni umane.
Ben si capisce che ci vuole una evoluzione comune non indifferente e non ci si arriva con uno schiocco delle dita ma nemmeno non partecipando alla vita politica, non informandosi e facendosi manipolare o portare dalla corrente, da qualche parte bisogna pur cominciare, non sarà facile ma sarà sempre meglio di vivere sodomizzati o uccisi in tutti i modi possibili e immaginabili da un gruppo di idioti.
Siamo poi sempre lì : "fino a che non capita a me", quando capita è troppo tardi e non c'è bisogno di una guerra, o di un falso attentato terroristico, vi penserete mica forse che non sanno come curare i tumori per fare un esempio ? "Illusi e boccaloni" !! Per non dire di peggio. O magari qualcuno che crea il denaro dall'aria fritta nel mentre vi ha depredato la nazione delle aziende migliori delocalizzando poi il lavoro in Cina, rimanete così senza lavoro e vi porta via la casa ...
Alla situazione attuale è un discorso di pura utopia, vediamo un pò cosa non siete andati a votare questa volta:
Referendum trivelle, No Triv: “Ora l’Italia rischia di pagare una multa salata a Ue”. E partono ricorsi su concessioni scadute
Secondo Enzo Di Salvatore l’emendamento alla legge di Stabilità che la consultazione mirava a modificare è in contraddizione con la normativa europea sulla libera concorrenza. E annuncia l'azione contro il Mise "per chiedere il blocco immediato delle 5 concessioni estrattive entro le 12 miglia". Il costituzionalista: "Sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione"
da Il Fatto Quotidiano
18 aprile 2016
“Ora che il referendum non ha raggiunto il quorum, gli italiani rischiano di dover pagare una multa all’Europa”. Questa la tesi del Movimento No Triv, secondo cui l’emendamento alla legge di Stabilità che la consultazione mirava a modificare è in contraddizione con la normativa europea sulla libera concorrenza. La legge italiana, infatti, prevede che i titoli già rilasciati siano prolungati fino “alla durata di vita utile del giacimento”, mentre la direttiva 94/22/CE va in direzione opposta, dettando regole chiare per garantire competitività economica e accesso non discriminatorio alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi. In altre parole: libero mercato. In nome del quale la norma europea in questione stabilisce che “la durata dell’autorizzazione non superi il periodo necessario per portare a buon fine le attività per le quali essa è stata concessa”. Secondo questo principio, quindi, non si possono rilasciare concessioni a tempo indeterminato. “Lo Stato può concedere delle proroghe, ma solo in via eccezionale” spiega a ilfattoquotidiano.it il costituzionalista e coordinatore dei No Triv Enzo Di Salvatore. E pochi giorni fa Barbara Spinelli, eurodeputata del GUE/NGL, ha inviato sull’argomento un’interrogazione alla Commissione europea, chiedendo “se intenda promuovere una procedura di infrazione contro l’Italia”.
LA NORMA ITALIANA E LA DIRETTIVA EUROPEA - Sotto accusa è l’articolo 1, comma 239, della legge 208 del 28 dicembre 2015. Ossia la legge di Stabilità 2016 che consente di protrarre la durata delle concessioni per l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine dalla costa “per la durata di vita utile del giacimento”. Una disposizione che ha cancellato il sistema precedente, basato sul rilascio di concessioni per 30 anni e poi una proroga di 10 anni e di una o più proroghe di 5 anni. Da rilasciare dopo una serie di verifiche. La disposizione attuale, invece, violerebbe la Convenzione di Aarhus e la direttiva 94/22/CE (recepita dall’Italia con il decreto legislativo 625 del 25 novembre 1996), relativa alle condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. La norma europea prevede che la durata dell’autorizzazione non superi il periodo necessario “per portare a buon fine le attività per le quali essa è stata concessa”. Lo Stato può prevedere delle proroghe, ma in via eccezionale “se la durata stabilita non è sufficiente per completare l’attività in questione e se l’attività è stata condotta conformemente all’autorizzazione“.
“Scopo della direttiva europea – spiega Di Salvatore – è quello di garantire la competitività del mercato”. Per il costituzionalista, concedendo proroghe senza alcun limite temporale si creano condizioni di oligopolio e si estromettono dal mercato altri operatori. Il principio è molto simile a quello della direttiva Bolkestein, che sta lasciando con il fiato sospeso i titolari di stabilimenti balneari italiani. La Corte di Giustizia dell’Unione europea si pronuncerà, infatti, a breve sulla legittimità della proroga automatica della concessioni demaniali fino al 2020, che sarebbe contraria proprio alla direttiva europea.
L’INTERROGAZIONE ALLA COMMISSIONE EUROPEA - Nei giorni scorsi, Barbara Spinelli (GUE/NGL) ha inviato alla Commissione europea un’interrogazione scritta che ha come oggetto proprio la norma oggetto del referendum “sospetta di illegittimità, poiché una durata a tempo indeterminato delle concessioni violerebbe le regole del diritto UE sulla libera concorrenza”. Secondo l’eurodeputata “nonostante la Convenzione di Aarhus sia stata ratificata dall’Unione europea nel febbraio 2005 e recepita dall’Italia con decreto legislativo 195 nell’agosto del 2005, l’Italia non ha rispettato i propri obblighi, sanciti dalla stessa Convenzione, di consentire la partecipazione del pubblico al processo decisionale in materia ambientale nell’adozione della disposizione in esame”. Nell’interrogatorio si chiede dunque se la Commissione non ritenga che la disposizione violi Convezione e direttiva, se intenda promuovere una procedura di infrazione contro l’Italia e se, in ogni caso, intenda esortare il governo italiano a modificare tale comma”.
I NO TRIV E LA MORATORIA - C’è anche un’altra questione ancora aperta per i No Triv: quella delle concessioni scadute in Adriatico “di cui il ministero dello Sviluppoo economico sapeva e rispetto alle quali ha lasciato che l’attività estrattiva andasse avanti in spregio alla legge”. “L’iniziativa contro le trivelle ripartirà con più forza di prima – scrive il coordinamento nazionale No Triv – innanzitutto con la messa in mora del Mise rispetto alle concessioni scadute prima del 31 dicembre 2015, che dovranno cessare la loro attività immediatamente e, in seconda battuta, con una nuova richiesta di moratoria delle attività estrattive, sull’esempio di Francia e Croazia, in attesa di una completa riforma della Strategia Energetica Nazionale”. Dalle parole ai fatti il passo è breve: le associazioni del Comitato per il sì hanno annunciato che presenteranno un ricorso al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere il blocco immediato delle cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia. A sentire Enzo Di Salvatore “le concessioni sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione”
Penserete che da Bruxelles si facciano qualche problema a infliggerci l'ennesima multa per infrazione ? Non penso proprio, leggendo il seguito oltre il danno la beffa ... (NdR)
Concessioni a vita, royalties modeste,
sconti fiscali: dossier di Legambiente
sul settore del petrolio
da La Dtampa
Franco Brizzo
Il clima politico è ormai rovente: continua il conto alla rovescia verso il 17 aprile, giorno del referendum sulle trivellazioni petrolifere in mare. Ma il caso dell’ex ministro Federica Guidi e del contestato emendamento per il campo petrolifero di Tempa Rossa non è secondo Legambiente che uno dei tanti interventi che, anno dopo anno, in Leggi finanziarie o decreti d’urgenza, hanno consentito di costruire un sistema di regole a tutto vantaggio di coloro che estraggono petrolio e gas.
Dalle concessioni a vita per le piattaforme (e nessun controllo sullo smantellamento) introdotte nella legge di stabilità 2016, alle royalties irrisorie (e deducibili dalle tasse), dai costi minimi per le aree in concessione, ai milioni di euro (246) in investimenti e finanziamenti da enti pubblici.
“Nel 2016 i privilegi di cui godono i petrolieri risultano del tutto insopportabili per ragioni di giustizia e di difesa del pianeta dai cambiamenti climatici – dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Tanto più che le fonti rinnovabili, efficaci e competitive da un punto di vista economico, vengono frenate da questi privilegi e da assurde nuove barriere che ne impediscono la diffusione in un Paese che avrebbe tutto da guadagnare nel diventare sempre meno dipendente dalle fonti fossili e dalle importazioni. Insomma, la transazione verso l’energia pulita sarebbe il processo più logico e sensato se il nostro ministero dello Sviluppo economico non fosse in realtà un ministero del Petrolio anni ‘50 ”.
NESSUN OBBLIGO DI RIPRISTINO DEI LUOGHI
Nello specifico, rispetto alle concessioni, con l’ultima legge di stabilità 2016 il Governo, mentre vietava tutte le nuove attività entro le 12 miglia marine, stabiliva che tutti i titoli abilitativi già esistenti potessero andare avanti fino a vita utile del giacimento, ovvero a tempo illimitato: «bel regalo alle compagnie petrolifere - dice il dossier - che oggi possono quindi estrarre petrolio e gas entro le dodici miglia a loro piacimento, senza alcun limite di tempo, senza dover interpellare nessun altro ente competente e senza doversi preoccupare troppo dell’obbligo di smantellamento delle piattaforme e di ripristino dello stato iniziale dei luoghi, legato, con questa norma, alla fine delle attività. Fine che solo le compagnie petrolifere decideranno».
LE ROYALTIES PIÙ BASSE D’EUROPA
Le royalties in Italia sono pari solo al 10% per il gas e al 7% per il petrolio in mare. Sono inoltre esenti dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 20 mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente in terraferma, le prime 50 mila tonnellate di petrolio prodotte in mare, i primi 25 milioni di metri cubi standard di gas estratti in terra e i primi 80 milioni di metri cubi standard in mare: cioè, entro quei limiti è tutto gratis. Il risultato? Nel 2015 su un totale di 26 concessioni produttive solo 5 di quelle a gas e 4 a petrolio, hanno pagato le royalties. Tutte le altre hanno estratto quantitativi tali da rimanere sotto la franchigia e quindi non versare il pagamento a Stato, Regioni e Comuni.
Molto conveniente anche per le imprese straniere, che altrove trovano ben altre condizioni: in Danimarca dove non esistono più royalties ma si applica un prelievo fiscale per le attività di esplorazione e produzione, questo arriva fino al 77%. In Inghilterra può arrivare fino all’82% mentre in Norvegia è al 78% a cui però bisogna aggiungere dei canoni di concessione. «Se in Italia avessimo portato le royalties al 50%, (proposta avanzata da Legambiente), nel 2015 ci saremmo trovati invece che con un gettito di 352 milioni di euro con uno da 1.408 milioni».
Le royalties si possono ovviamente dedurre dalle tasse: altro regalo sostanzioso a beneficio delle sole imprese, visto che gas e petrolio sono beni di tutti e per questo dovrebbero essere sottoposti a tassazioni giuste e trasparenti.
CANONI DI RICERCA MOLTO CONVENIENTI
Ma anche i canoni per la prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio sono bassissimi: dai 3,59 euro a kmq per le attività di prospezione, ai 7,18 per i permessi di ricerca, fino ai 57,47 euro circa a kmq per le attività di coltivazione. Serve un aggiornamento che introduca cifre finalmente adeguate, come quelle adottate da altri stati europei: almeno 1.000 euro/kmq per la prospezione, 2 mila per le attività di ricerca fino a 16 mila per la coltivazione. In questo modo le compagnie petrolifere potrebbero versare alle casse dello Stato oltre 300 milioni di euro rispetto all’attuale milione.
SUSSIDI ELEVATI ALLE FONTI FOSSILI
246 milioni di euro in investimenti e finanziamenti da enti pubblici (The fossil fuel bailout: G20 subsidies for oil, gas and coal exploration di ODI): si tratta di aiuti erogati sotto forma di investimenti e finanziamenti da enti pubblici come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). A questi aiuti indiretti vanno aggiunti quelli più diretti legati alla riduzione dell’accisa sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per la coltivazione di idrocarburi, pari a 300 mila euro nel 2015 e previsti in egual misura fino al 2018.
IL BIOMETANO? UN CONCORRENTE TARTASSATO
E fin qui i privilegi alle fossili, che vengono però assai amplificati dai freni alle rinnovabili. Infatti, al biometano, che rappresenta l’alternativa più concreta e con le maggiori prospettive di crescita all’utilizzo di gas di origine fossile, è vietato entrare in concorrenza. Al contrario di quanto avviene in Germania, per esempio, dove è consentito ad aziende agricole o discariche che ottengono biometano di immetterlo nella rete, da noi è vietato. In Germania questo è un settore fiorente con un ruolo crescente come alternativa al gas naturale, mentre da noi è tutto fermo, nonostante le potenzialità che secondo il CIB (Consorzio italiano biogas), sono tali da superare il 13% dei consumi e di creare 12 mila posti di lavoro in particolare al Sud. Le ragioni? Mancano i passaggi tecnici per fissare le regole di immissione stabilite dal i ministero dello Sviluppo economico e Autorità dell’energia. Un passaggio che per una volta farebbe l’interesse generale e non quello dei petrolieri.
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Non rimane molto da commentare se non che sento le peggio scuse perchè non si è andati a votare, chi vuole vivere libero è meglio che prenda lo zaino e si vada a cercare qualche posto incontaminato il più lontano possibile da questa banda si psicopatici ed intanto ci teniamo una serie di cadaveri in mezzo al mare che multinazionali da miliardi di dollari non ci pensano nemmeno a bonificare, costa molto meno dare una stecca a qualche pezzente di politico difeso dalla solita mandria di asini con il paraocchi rosso ... da non dimenticare che l'han colorato i Banksters anglo sionisti, l'emancipazione dei popoli, come quella delle donne ..ahahaha eheheh uhuhuhuh prima o poi morirò dal ridere Il Comunismo e il Nuovo Ordine Mondiale: La frode utopistica di Wall Street - School of Darkness di Bella Dodd
Arturo Navone
Fonti
ilfattoquotidiano lastampa
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