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Giulio Andreotti |
"A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina". - Giulio Andreotti -
Non ho mai avuto una grande considerazione per il "Divo Giulio", anzi, faceva parte di un certo tipo di potere che non ho mai sopportato, mal digerisco qualsiasi tipo di potere e autorità, ma quello Democristiano negli anni di piombo proprio non faceva per me. Avevo un'altra età, meno esperienza, conoscenze ed informazioni e comunque non approfondivo la politica mi dava il voltastomaco per passati motivi familiari, ma come dice qualcuno :
"Puoi non occuparti di politica ma lei si è già occupata di te"
ed ancora :Lezione di greco:
"Idiota deriva dal greco idiotes uomo privato, da idios proprio.
Era colui che non si occupava di politica, non frequentava l'agorà.
Quali sono le caratteristiche dell'uomo privato? Per approssimazione rispetto all'uomo pubblico, egli ha un'ottica circoscritta al proprio orticello, ai propri interessi, incompetente circa i grandi meccanismi che muovono il mondo, sprezzante verso contesti e necessità più ampie e meno provinciali. Il passo che porta ad associare questo status alla stupidità è brevissimo e molto antico".
Con l'andare del tempo e la devastazione planetaria cavalcante, dopo l'11 settembre, la sera stessa, mi sono trovato a dover capire qualcosa obbligatoriamente, un bisogno irrefrenabile.
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Giulio Andreotti 1947 |
Per tornare al soggetto in questione, Giulio Andreotti, qualche imput nel tempo mi è arrivato, ormai ben conosciamo il disegno politico/economico di conquista planetaria che stà dietro a "TUTTE" le macchinazioni di cui siamo vittime come abitanti di questo pianeta, nello specifico italiano centrico ristretto la deindustrializzazione forzata ordinata in ultimo dal "Club di Roma", e la perdita relativa di sovranità sia nazionale che monetaria, tutto nei fatti "missione compiuta".
Quindi affiancherei il suo percorso giudiziario ad altri casi ben più gravi, in ordine di tempo, Benito Mussolini, Adriano Olivetti, Enrico Mattei, Aldo Moro, Bettino Craxi e perchè no i 70 processi politici a Silvio Berlusconi, per parlare dei più noti, che volere o volare d'accordo o meno sulle varie opinioni politiche non si può negare che volessero il bene della nazione, ovviamente bisogna tener presente sempre la situazione geopolitica e sociale del momento e nel primo e sicuramente il più discusso caso l'enorme montagna di menzogne che ancor oggi cercano di propinarci sulla seconda guerra mondiale e quando non riescono te le fanno digerire obbligatoriamente per legge.
Guarda il caso per tanto che mi sforzi negli ultimi 150 anni, prima non erano reperibili, non sono riuscito a trovare un perseguitato o ucciso di "una certa parte politica" perchè Giacomo Matteotti avendo l'omicidio i medesimi mandanti e in definitiva lo stesso fine, avremo modo di parlarne in un altro momento, starebbe benissimo come primo della lista, la parte politica mancante resta obbligatoriamente collusa, se ci fossero dei dubbi ecco la conferma:
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Un par di criminali |
Bloody Hands 'Kissinger premia Napolitano, il suo “comunista preferito”.
L’ex segretario di stato consegnerà all’ex presidente il riconoscimento'.
In un articolo de La Stampa.
Ho inserito anche Adriano Olivetti perchè per mia personale opinione, del tutto opinabile, conoscendo, meccanismi, sistemi ed obiettivi, era troppo per loro, con l'Elea 9003 un modello di calcolatore mainframe ad altissime prestazioni, uno dei primi a transistor e poi con la programma 101, il primo personal computer al mondo, senza possibilità di concorrenza, portava l'Italia ai vertici dell'informatica mondiale, un settore sensibile.
E non ultima la visione etica :
«L’Olivetti, nelle parole del tesoriere Mario Caglieris, è “una fabbrica fondata su un preciso codice morale, per il quale il profitto viene destinato prima di tutto agli investimenti, poi alle retribuzioni e ai servizi sociali, in ultimo agli azionisti con il vincolo di non creare mai disoccupazione”.
Era troppo, troppo per i negrieri imperialisti assetati di sangue, potere e denaro; è morto di infarto è vero ma appunto sono decenni che è uno dei sistemi di eliminazione in uso alla gang criminale dei Banksters con i loro sicari , ma di Olivetti avremo modo di parlarne in altra sede.
Ho creduto bene di fare una panoramica, volendo personale, la devastazione e la conquista dell' Italia, per contestualizzare l'argomento, il "Divo Giulio" o "Belzebù" a dir si voglia e non posso in questa situazione pensare che sia stato "fatto fuori" in qualche modo, processualmente in un altro filone perchè probabilmente gli altri traditori venduti non riuscirono ad infilarlo nell'inchiesta di "Mani Pulite" che sappiamo essere stato il mezzo usato per destabilizzare la politica e prendere possesso della nazione, anche quì non scopro certo l'acqua calda dicendo che manca qualche imputato, quelli che "Tonino er Molisano" alias "Tonino l'americano", al secolo Antonio Di Pietro, noto agente CIA, chiamò di nome "Partito" e di cognome "Comunista" è storia.
Guarda, guarda, non ricordavo, me ne accorgo ora rileggendo il tutto : l’ex procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio (oggi senatore Ds-Pd). Da
Tempi.it Che combinazione un altro che si è dimenticato di inquisire qualcuno per caso poi gli capita ad essere eletto dagli stessi, le vie del signore son proprio infinite o forse saranno le correnti di cui si parla più avanti, vado a caso, sarà mica "Magistratura Democratica" ? CGIL, Partito Delinquenti per essere chiari.
Come la chiamavano la paga di Giuda? Ah i trenta denari, passa il tempo e diventano le trenta poltrone, l'ho già notato che l'han per vizio di far pagare alle vittime i premi dei carnefici .....
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Giulio Andreotti 1972 |
Quindi abbiamo un sette volte primo ministro e non solo, Giulio Andreotti, di una nazione l'Italia, alleata gioco forza anzi meglio "obtorto collo" degli U.S.A. processato per mafia.
Senatore a vita dal 1991, ha ricoperto diversi importanti incarichi di governo, tra i quali:
- sette volte presidente del Consiglio tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della "non-sfiducia" (1976-1977).
- otto volte Ministro della difesa.
- cinque volte Ministro degli affari esteri.
- tre volte ministro delle partecipazioni statali.
- due volte Ministro delle finanze, Ministro del bilancio e della programmazione economica e Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato.
- una volta Ministro del tesoro, Ministro dell'interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentacinque anni), Ministro per i beni culturali e ambientali (ad interim) e Ministro delle politiche comunitarie. Da Wikipedia
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Andreotti In visita alla Casa Bianca nel 1973 |
Automaticamente si può pensare che fosse colluso con le politiche imperialiste sioniste americane, penso sia ormai chiaro chi siano i padroni del mondo e se vuoi "giocare" a certi livelli in qualsiasi settore devi farci i conti e far buon viso a cattivo gioco, altrimenti ... nemmeno con le birille ti fanno giocare, poi però devi fare i conti con la tua coscienza, le tue scelte, il tuo carattere e pagarne le conseguenze, credo che questo possa spiegare i comportamenti di tanti.
La Mafia .... eh ... bel capitolo, mi faccio qualche domanda che restringo a tre :
- Come è potuta sopravvivere la Triade cinese, una delle mafie più antiche alla dittatura di Mao Zedong ?
- Come mai non è riuscito Mussolini a debellarla ?
- Come possono queste organizzazioni vivere e lucrare alla grande da e per sempre in un mondo in cui tutti sanno tutto di tutti e non ultimo con le risorse investigative e scientifiche in mano alle forze di polizia ed ai governi ?
Molto semplice, la mafia è lo stato o parte di esso e braccio delle massonerie internazionali e viene usata come tutto e tutti in base alle strategie cervellotiche del momento, per arrivare dove altrimenti non si può arrivare, per destabilizzare o compiere atti non propriamente fattibili legalmente, per capro espiatorio e per poter silurare chi serve, vedi i pentiti che dopo 20 anni ricordano qualcosa che serve al potere del momento contro l'avversario che però per decenni se lo erano dimenticato ed abbiamo dei begli esempi, questo è il nostro contesto.
L'argomento Mafia lo approfondirò in altro momento è comunque risaputo che la Mafia collabora con la CIA almeno dal 1943, lo sbarco in Sicilia, l'invasione dell'Italia, quale liberazione ..... ?!?!?
E come la distribuirebbero la droga di stato ??
Mentre ne cercavo un'altra, introvabile, che avevo visto in televisione dove gli veniva chiesto se volesse raccontare qualcosa, rispose "vorrei vivere ancora un pò", a 90 anni, ho trovato per il nostro "Divo Giulio" due interviste ed un articolo interessanti che aggiungo in calce da cui estrapolo qualche passaggio :
Un tempo era lei l'uomo più potente d'Italia.
"Macché. Al massimo potevo essere un valvassino. Diciamo che andavo bene nel mio collegio. Nel Lazio non avevo concorrenti temibili anche perché me ne occupavo dalla mattina alla sera".
I processi sono acqua passata?
"Quando ci ripenso, provo una rabbia incontrollabile. Essere sotto tiro per cose che hai fatto, passi. Ma così no. Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente. È stato un momento di politica molto cattiva".
Magistratura e Palazzo sono di nuovo ai ferri corti.
"I magistrati sono un grande problema. La legge è uguale per tutti, tranne che per loro. Forse perché nei tribunali ce l'hanno scritto alle spalle e fanno fatica a girarsi. Bisogna cancellare le correnti organizzate perché le correnti sono giocoforza politicizzate". Da La Repubblica
Una vita auto esaminata in ogni suo minimo dettaglio. E così che Andreotti si è salvato dal processo del secolo. Sollecitato da manine americane democrat (due articoli del New York Times che lo illustravano come “mafioso”, apparsi nel dicembre ’92 e nel gennaio ’93, seguirà poi in marzo il primo avviso di garanzia in italiano) e vinto alla grande dal Divo Giulio, dopo dieci anni di dura inquisizione Caselliana. Da Tempi.it
E, come tutte le leggende, ha sempre diviso in due campi: i suoi detrattori lo chiamavano Belzebù (tradendo però una involontaria ammirazione per le sue presunte arti mefistofeliche), i suoi ammiratori (ne aveva anche a sinistra) ne hanno sempre parlato come l’unico vero statista moderno del paese. “Si è trattato certamente di un leader anche molto discusso nei diversi momenti della sua lunga esperienza politica e per la sua concezione del potere. Tuttavia, non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo così in modo determinante a fare la storia dell’Italia repubblicana”. Da Online-News
Ma nella gestione filoaraba della politica estera fu oggettivamente in consonanza con il premier Bettino Craxi, schierandosi con lui, durante la crisi di Sigonella, nella decisione di sottrarre alla giustizia americana i terroristi che avevano dirottato la nave Achille Lauro, assassinando un passeggero paralitico. Da Wikipedia
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Helmut Schmidt, Pierre Trudeau, Valéry Giscard d'Estaing, James Callaghan, Jimmy Carter, Giulio Andreotti e Takeo Fukuda al summit del G7 nel 1977 a Londra. |
Non resta molto da dire mi pare tutto fin troppo chiaro, inserisco qualche considerazione per concludere.
MAI e poi MAI avrei pensato che avrei scritto un testo simile in difesa, in pratica di un personaggio del genere ma tantè ... Never Say Never.
Quando si paragona ad un valvassino che nella gerarchia medioevale erano ben più vicini ai servi della gleba che ai vertici non fà che confermare il tutto, come disse anche Berlusconi: "Potere ? Nessuno", ed anche che i nostri politici per quanto potenti non sono altro che burattini...
Può piacere o non piacere, essere d'accordo o meno con le sue scelte e partecipazioni politiche ma non si può negare che sia stata una persona estremamente intelligente, quando mi vogliono far credere la questione del bacio a Totò Riina mi viene da pensare che lo credano un idiota ma non solo lui pensano che lo sia anche io ... inimmaginabile che si sarebbe così compromesso solo un cretino.
Quando poi scopro che Giovanni Falcone era un uomo di Andreotti, in gergo "un uomo in quota a ..." ... eliminati Falcone e Borsellino che "combinazione" stavano indagando sui fondi neri che arrivavano da Mosca al PCI, se questo è Partito Delinquenti, l'altro era Partito Criminali Italiano, si è poi passati alla seconda fase, il "Colpo di Stato" Mani Pulite.
di GOFFREDO DE MARCHIS
9 gennaio 2009
Mercoledì compie 90 anni. Sette volte presidente del consiglio ora è senatore a vita
"Provo rabbia perché hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente"
Andreotti:
"Ho qualche segreto di Stato e lo porterò con me in paradiso"
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Giulio Andreotti |
ROMA - Belzebù in Paradiso? "Penso proprio di sì. Ma per la bontà di Dio, non perché me lo meriti". Fra pochi giorni Giulio Andreotti compie 90 anni e guarda avanti, "senza fretta". Protagonista assoluto della seconda metà del secolo scorso, il volto e il corpo più conosciuti della Prima repubblica, sette volte presidente del Consiglio, imputato per mafia e per omicidio poi assolto in via definitiva (con una prescrizione), oggi senatore a vita.
Andreotti è nato a Roma il 14 gennaio 1919, la festa è mercoledì prossimo. Un piccolo dono, tre etti di caramelle Rossana, viene gradito. "Ora però le nascondiamo. Posso mangiarne solo due al giorno". Il metodo, la disciplina lo aiutano ad affrontare la vecchiaia: "Mai cambiato abitudini". Al traguardo Andreotti arriva in buona forma. "Oggi sembra quasi normale toccare questa quota. Ma quando ero ragazzino io, un uomo di 30 anni era adulto e uno di 40 un vecchio". Altri tempi, è davvero il caso di dirlo. Che sta bene gliel'ha detto anche Benedetto XVI. "L'ho incontrato qualche giorno fa, al compleanno di padre Busa (95 anni). Si avvicina e mi fa: "Lei non invecchia mai".
Il primo regalo della sua vita?
"Avevo 14 anni, un piccolo fonografo con un disco di Vittorio De Sica".
Praticamente non ha conosciuto suo padre. Le è pesata questa assenza?
"Mio padre è morto quando avevo due anni. Ma mia madre è stata capacissima, ha tirato su tre figli con la pensione di guerra che erano quattro soldi. Eppure non ci è mancato niente. Siamo cresciuti con una certa parsimonia, che è una bella cosa. Se poi la vita ti offre di più bene, altrimenti ci si abitua. Io sono ancora parsimonioso".
A sua moglie Livia promise che si sarebbe ritirato a 60 anni, nel 1979. Ne sono passati altri 30.
"Sono quelle promesse che si fanno. Livia all'inizio si è lamentata poi ha smesso. La mia vita è questa, non posso cambiarla. La politica che si fa adesso comunque è molto più calma e non solo perché i miei impegni sono diminuiti. I primi anni facevo il globetrotter, conoscevo tutti i comuni del mio collegio, il Lazio, non ho mai dormito a casa un sabato. È una fatica ma ti tiene vivo. Il contatto con la gente mi piaceva. Farsi un'idea dei problemi sulla carta, in un ufficio o peggio in televisione non è politica, diventa quasi un teorema di matematica".
È contento della sua vita fin qui?
"Ho avuto tutto. Ho una famiglia molto semplice, i miei figli fanno una vita regolare. Ognuno ha seguito la sua strada e alcuni hanno fatto carriera. Uno è vicepresidente di una multinazionale. Del lavoro non mi lamento. Ancora oggi mi chiedono articoli, mi invitano alle riunioni e mi piace molto andare in commissione. In aula invece il dibattito è un po' togato. Sono lontani i tempi della guerra fredda, dei grandi scontri".
E in America è diventato presidente un nero...
"Una svolta storica. Anzi mi dispiace che si debba sottolineare l'aspetto razziale quasi fosse una rarità".
Chi le manca dei protagonisti di un tempo?
"Fra le persone, De Gasperi. Ma mi manca soprattutto il metodo, il contatto con la gente che c'era prima. Adesso è tutto più meccanico. Allora i partiti e i sindacati erano soggetti molto forti e molto vivaci, oggi sono delle burocrazie. Tra gli avversari ricordo Di Vittorio. Un duro, che quando proclamava uno sciopero ci faceva penare per settimane. Ma lo rispettavamo. Durante una riunione della DC qualcuno si lamentò perché la CGIL eccitava troppo i lavoratori. De Gasperi lo interruppe: "Non possiamo pretendere lo stile anglosassone da uno che è nato nelle Puglie dove per dare ai contadini due giorni di paga al mese abbiamo dovuto fare una legge".
La crisi dei partiti quindi è un male.
"Certo. Toglie un sistema di formazione politica che si costruisce su conoscenze storiche, approfondimenti economici e internazionali. La politica non è solo un fatto epidermico e occasionale".
Il campione di questa nuova politica è Berlusconi.
"Berlusconi è partito con un grande vantaggio: sapeva che tutto ciò che aveva fatto prima era andato bene. Non si era mai occupato di televisione e ha costruito un'azienda pari a quella di stato, non aveva mai visto un mattone e ha tirato su dei quartieri. Sotto questo aspetto è un uomo che vale. Magari fortunato, ma capace".
E come politico?
"Migliora. All'inizio commetteva un grandissimo sbaglio, quello di dire "voi politici". Ma lui che faceva ?"
Come statista?
"Le prime volte che sedeva al banco del governo era scocciato, guardava continuamente l'orologio. Poi a mio avviso gli è venuta la passione, segue i problemi, parla con competenza".
Insomma, lei lo ha votato.
"No. Ma nemmeno gli ho votato contro".
Un tempo era lei l'uomo più potente d'Italia.
"Macché. Al massimo potevo essere un valvassino. Diciamo che andavo bene nel mio collegio. Nel Lazio non avevo concorrenti temibili anche perché me ne occupavo dalla mattina alla sera. Nessuno mi ha mai regalato niente. Se non fossi senatore a vita, i voti li prenderei anche adesso. Giro ancora abbastanza, raramente la sera sto a casa. Partecipo a molte riunioni, anche a certi incontri che si fanno presso famiglie. Sono persone semplici, si parla di tutto. Prima mi informo su chi sono per evitare passi falsi".
I processi sono acqua passata?
"Quando ci ripenso, provo una rabbia incontrollabile. Essere sotto tiro per cose che hai fatto, passi. Ma così no. Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente. È stato un momento di politica molto cattiva".
Magistratura e Palazzo sono di nuovo ai ferri corti.
"I magistrati sono un grande problema. La legge è uguale per tutti, tranne che per loro. Forse perché nei tribunali ce l'hanno scritto alle spalle e fanno fatica a girarsi. Bisogna cancellare le correnti organizzate perché le correnti sono giocoforza politicizzate".
Nel suo rapporto speciale con il Vaticano ha fatto più gli interessi della Chiesa che dell'Italia?
"Glielo garantisco, il Vaticano non ha bisogno di aiuti, né del mio né di altri. Certo, la Santa sede è a Roma e chi si occupa di politica estera ne deve tenere conto. Semmai sono loro ad aver aiutato noi. Quando De Gasperi andò in America dopo la guerra, il cardinale Spellman ci aprì molte porte perché gli italiani erano visti malissimo".
L'Osservatore romano però prepara una grande intervista per i suoi 90 anni.
"Mi fa piacere. Cominciai a leggerlo nel '31 durante la persecuzione dei circoli cattolici da parte dei fascisti. Mia madre mi dava 40 centesimi per il maritozzo, io invece ci compravo l'Osservatore e il Messaggero. Era un rischio acquistarlo perché all'edicola c'erano i picchetti neri. Una volta capitai in Vaticano proprio in quegli anni e vidi Pio XI piangere e gridare contro chi gli contestava la firma dei Patti lateranensi. Quella scena mi turbò e svenni. I miei amici mi nascosero dietro una tenda bianca, di seta".
Le piacerebbe una riforma presidenzialista?
"Direi di no. Chi ha avuto un periodo di dittatura deve stare attento alle ricadute".
Ma sono passati 60 anni
"A maggior ragione. Se hai avuto una brutta polmonite a 18 anni non smetti di riguardarti a 70".
Custodisce molti segreti?
"Un po' di vita interna dello Stato la conosco. Molti no, qualcuno sì. Ma li tengo per me. Non farei mai un libro o un'intervista su certi episodi. La categoria del folklore politico non mi appartiene".
Luigi Amicone
maggio 6, 2013
Giulio Andreotti, quando ci diceva:
«Il Pd? Non ci penso neanche. Preferisco vivere da orfano»
Giulio Andreotti è morto oggi all’età di 94 anni. Ripubblichiamo una nostra intervista, uscita su Tempi nell’ottobre 2007
«Lo potrà consultare quando vuole. Si accordi con la mia segretaria». Grande presidente. Abbiamo ottenuto il libero accesso al suo monumentale archivio. 3.500 faldoni giganti appena trasferiti da un alloggio affittato all’uopo all’Istituto Don Luigi Sturzo. Pare contengano i segreti della Prima Repubblica. E un po’ (pare) anche della Seconda. Dalla Nato alla Dc, passando per i diari personali. Date e nomi di persone incontrate. E poi appunti, riflessioni, notiziole. Una vita autoesaminata in ogni suo minimo dettaglio. E così che Andreotti si è salvato dal processo del secolo. Sollecitato da manine americane democrat (due articoli del New York Times che lo illustravano come “mafioso”, apparsi nel dicembre ’92 e nel gennaio ’93, seguirà poi in marzo il primo avviso di garanzia in italiano) e vinto alla grande dal Divo Giulio, dopo dieci anni di dura inquisizione caselliana. Il senatore a vita Giulio Andreotti è nato a Roma il 14 gennaio 1919 e siede ininterrottamente nel Parlamento italiano da prima della metà del secolo scorso. Dal 1946, per la precisione.
Il mattino davanti a Palazzo Giustiniani (dove ha sede l’ufficio del presidente, il presidente per antonomasia) si presenta all’occhio del cronista lombardo come una di quelle miniature dorate con angoli e scorci della Roma sparita. Andirivieni di impiegati. Operai che trasportano suppellettili di palazzo. Garzoni che trainano muletti. Al tavolino del bar all’angolo, solo soletto, il senatore Cesare Salvi (ex Ds, futuro Cosa Rossa) mastica il suo cornetto e compulsa nervoso un quotidiano (avrà un appuntamento con un altro cronista? O starà solo affilando l’argomento da Porta a Porta con cui trafiggerà il ministro della Giustizia, assente in Senato al momento del voto su Vincenzo Visco?). Giri lo sguardo, e chi si rivede? Ma sì, è l’ex procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio (oggi senatore Ds-Pd) che abbassa i cilindri delle barriere stradali che regolano la circolazione davanti a palazzo Giustiniani e avanza lemme lemme su una vecchia Mercedes color bianco e targa bianca (a volte anche le Mercedes pulite ritornano). Sono figure un po’ malinconiche i senatori che si stagliano nel quadretto della Roma di sempre. Solo un po’ risciacquata in Tevere dal chiacchiericcio di autisti che si scambiano opinioni sul Viagra. Ed ecco che all’angolo fa capolino anche il senatore Lamberto Dini (leader del neonato gruppo parlamentare Liberal Democratici).
Andreotti: «Festeggio quando vengo al Meeting di Rimini»
Impartisce istruzioni a un segretario caricato di borse e scatoloni, poi scompare in un vicolo. È palpabile nell’aria il bizzarro destino di un laticlavio che, da buen retiro di gente che l’ha sfangata e che dovrebbe meritarsi una medaglia al valore di Stato, si è trasformato all’improvviso in una trincea del Piave. Dove gli ultraottuagenari vengono sospinti di peso, faccia bel tempo o piova a catinelle, perché, come è noto, il governo è travicello e dunque non è mai abbastanza richiamare l’importanza democratica di una testa, un voto. Ecco, nella spossatezza di un mattino armato della pena dell’ennesima roulette (o se volete del pallottoliere di Palazzo Madama), appena varcato il Palazzo Giustiniani ecco esplodere, direbbe un bambino, il profumo di contento. Birba di un Giulio, che ancora oggi dribbli le segretarie. «Ma no. Lei doveva intendersi con noi. Il presidente fa così, fissa gli appuntamenti, ma gli si accavallano. Vediamo come possiamo rimediare». Infatti zio Giulio, come lo chiamano affettuosamente i romani, era stato ben più mattiniero dei suoi malinconici colleghi in Senato. La messa mattutina e poi via in uno studio Rai, arzillo e in ghingheri, raggiante e in forma smagliante. Come all’appuntamento con Tempi. L’evangelico Giulio Andreotti, semplice come una colomba e prudente come un serpente.
Presidente, non trova che sui media ci sia un clima di attenzione un po’ morbosa alla Chiesa cattolica? Non sarà che sconta il suo interesse per la vita umana, gli embrioni, l’eutanasia, i Dico. insomma le famose “ingerenze”?
"C’è comunque una grossa contraddizione perché da un lato si chiede alla Chiesa di occuparsi solo di culto e di atti religiosi. Dall’altra c’è chi ne sostiene il diritto di entrare nelle questioni quasi a parità degli ordinamenti giuridici statali. Sono fasi ricorrenti della storia. Alla fine credo che sarebbe peggio se fosse ignorata. Può sembrare un paradosso. Ma se il suo magistero e la sua presenza nella società fossero irrilevanti, certo non avrebbe alcun fastidio".
Scusi la domanda maliziosa: ma suggerimenti governativi proprio non ne vede?
"Suggerimenti, no. Ma forse ci può essere l’opportunismo di qualcuno che ritiene gradito un certo atteggiamento o il girare attorno certi temi. Questo può essere".
Dunque, i soliti corsi e ricorsi storici.
"Sì, come lei sa, anche nel recente passato abbiamo avuto momenti di grande tensione. Ricorderà che sia all’epoca del referendum sul divorzio sia poi con l’aborto avemmo prove che in un certo senso furono deludenti per noi cattolici. Vivevamo allora nella condizione statistica di essere un paese al cento per cento cattolico. Poi, però, alla chiamata si vide che questo non era assolutamente vero. È stato uno dei motivi per cui ci fu tra noi anche chi era contrario a quei referendum".
Bè, per esempio lei, signor presidente.
"E ci fu anche quella bellissima definizione di Paolo VI, che disse, a proposito del referendum sul divorzio: «Noi non l’abbiamo chiesto, ma non possiamo impedire che un gruppo di cattolici utilizzando uno strumento di legge cerchi di fare abrogare una legge che noi stessi reputiamo sbagliata». Fu il gruppo del fratello di padre Lombardi che volle il referendum. Erano convinti di vincerlo. Mentre io ero sinceramente convinto che l’avremmo perso. E ricordo uno dei suoi promotori che mi diceva: «Ma no, voi politici non avete il polso della situazione perché non vivete vicino al popolo».
E lei cosa rispose?
"Risposi: «Scusa, ma a me i voti chi me li dà? Io i voti li prendo, perciò il popolo, se permetti, un po’ lo conosco».
Cosa vorrebbe suggerire con questo, che la Chiesa dev’essere più prudente?
"No. Voglio solo ricordare certe infatuazioni. I referendum su divorzio e aborto furono in un certo senso due momenti nuovi. E, insomma, due scoppole notevoli che prendemmo rispetto a una tradizione che ritenevamo statisticamente assodata. Detto questo, però, non si possono buttare cose di onestà naturale, di tradizione, di presenza di attività assistenziali e sociali. L’Italia è una nazione cattolica. Basta guardare l’annuario, il numero dei comuni italiani che si intitola ai santi. Non credo che adesso si possa buttare all’aria proprio tutto".
Qual è la sua posizione sul governo Prodi?
"Guardi io non ho più un partito e perciò sono libero di votare, volta per volta, quanto ritengo giusto e opportuno votare. Certo, a volte è disagevole perché se alla Camera c’è una maggioranza importante, qui al Senato se uno è assente perché ha un po’ di raffreddore il governo rischia di andare sotto".
Come nel caso Visco. Sulla mozione presentata dall’opposizione che chiedeva per il viceministro dell’Economia il congelamento definitivo delle deleghe sulla Guardia di finanza e le sue dimissioni, lei si è astenuto, scelta che al Senato equivale a un voto contrario.
"Forse il difetto di Visco è nella comunicativa. Vede, in una vita parlamentare bisogna cercare di avere dei rapporti possibilmente buoni con tutti. Lui forse ha un carattere un po’ particolare, sennò nessuno gli contesta la preparazione".
Durerà? E quanto durerà, secondo lei, questo governo?
"Durerà perché non vi è un’alternativa. Non c’è una coalizione alternativa che stia proponendo una formula o un programma diverso. Quindi, in un certo senso, il governo Prodi ha questo vantaggio del trascinamento. L’alternativa di Forza Italia è solo quella di elezioni. Però le elezioni, salvo casi eccezionali, andrebbero fatte nei tempi stabiliti".
Bè, qualcosa di eccezionale c’è nell’aria se dal Nord al Sud l’Italia sprofonda in ciò che qualcuno ha già cominciato a chiamare “decadenza”.
"Non lo so, perché il problema che è ancora rimasto allo stato iniziale è quello di un rapporto tra potere centrale e poteri periferici, cioè il ruolo delle Regioni. Noi abbiamo una Costituzione che su questo tema ha un testo abbastanza bene bilanciato. Però è un dibattito che anche sul piano teorico dieci anni fa ricorreva di più. Dieci anni fa si discuteva di riforma della Costituzione, adesso se ne discute molto meno. Non so se per un accredito della Costituzione o per un disinteresse per la Politica con la P maiuscola".
Insisto, il Sud sembra si avvicini a performance africane (pensiamo solo all’emergenza rifiuti in Campania), il Nord è sul piede di guerra. Anche i media filogovernativi ammettono che questo esecutivo gode della sfiducia del 70 per cento degli italiani. E poi c’è l’antipolitica di Beppe Grillo. Insomma, cosa ci vuole di più per fare l’eccezionalità?
"Vede, Grillo è un po’ come il sale sulla minestra. Certe volte le provocazioni servono. Però è chiaro, non è che possiamo rispondere con le provocazioni ai problemi del paese. Quanto ai sondaggi, lei sa, io sono sempre molto dubbioso. Sono un po’ come quelli che puoi fare con i quattro cinque inquilini di casa. Guardi, governi che creino entusiasmo se ne sono avuti poco o niente. Il governo è quello che mette le tasse, quello che stabilisce le tariffe. Tu puoi fare dei lavori pubblici e allora soddisfi determinate esigenze, se però non hai i mezzi per farli crei una certa delusione. Insomma, forse perché l’ho fatto di mestiere e sono portato a una certa comprensione, però non credo che siamo o in un momento di particolare ostilità al governo, o di sostegno motivato del governo stesso. Tutto sta nel vedere se si creerà sul serio una politica europea, perché quella è stata la grande novità in cui abbiamo creduto e in cui io personalmente credo ancora, nonostante da anni si sia piuttosto fermi. Noi, teoricamente, abbiamo sul piano giuridico le equiparazioni con tutte le nazioni europee. Abbiamo la libertà di circolazione di merci, lavoro, persone. Ma sono tutte cose che restano piuttosto ancora sulla carta. La creazione di questa Comunità, che poi è stata fatta progredire chiamandola “Unione” Europea, in realtà è ancora in fase di costruzione, non diciamo del seminterrato, ma del primo piano".
Presidente, domenica 14 ottobre nascerà ufficialmente il Partito Democratico. Come lo vede, ci ha mai pensato ad aderire a questa nuova formazione?
"Per carità. No, guardi, io sono di età superiore, come si dice per i cavalli dopo i dodici anni. No. Dal giorno che hanno soppresso e cambiato nome alla Democrazia Cristiana, io mi sono sentito piuttosto orfano. Però siccome da orfano ci sono campato (mio padre è morto che avevo due anni) si può campare pure da orfani di partito".
Però si sarà fatta un’idea di questo nuovo movimento politico.
"Sì, però non so se sia un movimento di giovani o un movimento di ex. Sa, gli ex sono importanti. Quando ero ragazzo vedevo i garibaldini della Prima Guerra che facevano grandi sfilate in camicia rossa. Ma, insomma, è un momento così. Non di bassa pressione, ma un momento che è positivo sotto molti aspetti".
Per esempio?
"Per esempio non ci sono più manifestazioni sindacali molto contestative, tranne qualche cenno recentissimo a Mirafiori, ma non di dimensioni inquietanti come quelle di una volta".
Dunque non vede in giro niente di negativo.
"Bè, certo, forse quello che è un po’ una scommessa risponde alla domanda: ma si può veramente consolidare una democrazia senza partiti? I partiti hanno le strutture, i programmi, i congressi, la loro stampa. Tutto questo sta alle nostre spalle. Si è creduto che tutto ciò fosse una cosa non necessaria e ci fu la polemica sul finanziamento o meno dei partiti. Polemica legittima, si intende. Però il problema almeno veniva posto. Adesso ho l’impressione che non si ponga nemmeno più questo problema dei partiti".
Perché non si pone, secondo lei?
"Forse perché, dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, la situazione internazionale è completamente cambiata. Qualcuno dice che la Cina potrà prendere il posto dell’URSS. Sì, però la Cina è lontana. Non vedo questa possibilità. Indubbiamente il mondo bipolare USA-URSS dovrà far posto a un mondo in cui la Cina conta, l’India conta. E certamente sarà così. Anche se io non farò in tempo a vederlo".
Scusi, faccio fatica a capire cosa abbia a che vedere il problema dei partiti italiani con questa sua, diciamo così, nostalgia di uno schema internazionale bipolare.
"Non sto certo rimpiangendo l’Unione Sovietica. Voglio solo dire che, vuoi per adesione fideistica, vuoi per legittima difesa o per proposizione di alternativa di modelli, quello schema di bipolarismo mondiale consentiva di avere punti di riferimento anche a noi. Sono stato ai funerali di Boris Eltsin e mi ha fatto buona impressione perché ho visto un funerale in chiesa, a Mosca. Cosa che nelle volte precedenti non era mai accaduto. In analoghe manifestazioni funerarie a cui ho partecipato, nessuno ci aveva mai portato in chiesa e mai si era visto un simbolo religioso. Quindi sotto questo aspetto sono stato contento. Insomma, si avvertono certi cambiamenti. Ma quali siano le linee costruttive di questi cambiamenti forse non sono ancora state disegnate. Sì, c’è la linea generale delle Nazioni Unite, che funziona per alcune agenzie specializzate, come per esempio la FAO. Ma avere un’assemblea che governa il mondo, questo è un fatto da cui siamo estremamente lontani".
E in effetti anche la nostra politica estera sembra ne risenta un pò. Non crede, presidente?
"Bè, però, salvo accentuazioni, noi abbiamo avuto una notevole continuità nella politica estera italiana del Dopoguerra".
Anche il ministro D’Alema si inserisce nel solco di questa continuità?
"Bè, sì, anche perché esiste una certa professionalità della nostra struttura diplomatica. Un ministro naturalmente integra, corregge, però è anche aiutato da qualcosa che cammina. Insomma, anche se il ministro la influenza, la struttura cammina lo stesso. Anzi guai se uno pensasse di dovere ricominciare daccapo in questa materia. Queste sono cose disastrose per un paese".
Anche l’islam cammina.
"Sì, l’islam certamente è un problema, ma bisogna affrontarlo in maniera un po’ diversa da come l’ha affrontato Oriana Fallaci. Ripeto, certamente è un problema, perché sì, è vero, siamo tutti figli di Abramo. Però ci sono figli e figli, presunti figli e figliastri".
6 maggio 2013
ANDREOTTI/ 1
“Divo Giulio” e “Belzebù”, leggenda e simbolo discusso del potere
“E’ stato la Democrazia Cristiana, pur non essendo stato mai stato segretario della Democrazia Cristiana”. Pier Ferdinando Casini scolpisce così probabilmente l’epitaffio più efficace per Giulio Andreotti, scomparso oggi a 94 anni. Non a caso, Andreotti e’ stato l’unico politico italiano a divenire una leggenda ancora da vivo. E, come tutte le leggende, ha sempre diviso in due campi: i suoi detrattori lo chiamavano Belzebù (tradendo però una involontaria ammirazione per le sue presunte arti mefistofeliche), i suoi ammiratori (ne aveva anche a sinistra) ne hanno sempre parlato come l’unico vero statista moderno del paese. “Si e’ trattato certamente di un leader anche molto discusso nei diversi momenti della sua lunga esperienza politica e per la sua concezione del potere. Tuttavia, non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo così in modo determinante a fare la storia dell’Italia repubblicana”. Dice oggi Massimo D’Alema. “Un grande uomo politico cristiano, ovviamente hanno cercato di infangarlo da vivo, ora cercheranno la ‘damnatio memoriae’”, prevede da Twitter Roberto Formigoni. “Sulla lunga esperienza di vita del senatore Giulio Andreotti e sull’opera da lui prestata in molteplici forme nel più vasto ambito dell’attività politica, parlamentare e di governo, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico”, dice Giorgio Napolitano che rivendica a sè “l’estremo saluto della Repubblica a una personalità che ne ha attraversato per un cinquantennio l’intera storia, che ha svolto un ruolo di grande rilievo nelle istituzioni e che ha rappresentato con eccezionale continuità l’Italia nelle relazioni internazionali e nella costruzione europea”. Nelle istituzioni sin dalla Costituente, sette volte presidente del Consiglio, al centro, di fatto o per comune convinzione, di tutti gli snodi della storia repubblicana, delle sue vicende giudiziarie parla Giancarlo Caselli: “Sul piano politico non posso dire niente perchè non mi spetta. Sul piano processuale vorrei ricordare che c’è stata un’assoluzione in primo grado ma parzialmente ribaltata dalla sentenza d’appello: fino al 1980 la Corte ha ritenuto l’imputato responsabile di rapporti con Cosa Nostra e dopo il 1980 ne ha confermato l’assoluzione contro la decisione dell’appello”. Tra ricordi di ieri e questioni dell’oggi, e’ Silvio Berlusconi a tracciare un parallelo tra sè e il ‘Divo Giulio’: “Contro la sua persona, la sinistra ha sperimentato una forma di lotta indegna di un Paese civile, basata sulla demonizzazione dell’avversario e sulla persecuzione giudiziaria: un calvario che Andreotti ha superato con dignità e compostezza, uscendone vincitore. Quello usato contro di lui e’ un metodo che conosciamo bene, perchè la sinistra dell’odio e dell’invidia, spiega ancora il Cavaliere, ha continuato a metterlo in campo anche contro l’avversario che non riusciva a battere nelle urne”.
Assassinii Provocati con Infarto e Cancro & co. - Assassinations By Induced Heart Attack And Cancer & co.
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