Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

sabato 26 settembre 2015

"Inside Job", il film che rivela chi ci ha rubato il futuro. Ed un articolo che lo conferma ...


Il crollo finanziario mondiale che, con un costo di oltre 20 triliardi di dollari, ha fatto perdere casa e lavoro a milioni di persone. Avvalendosi di accurate ricerche e interviste rivolte ai funzionari ai vertici del mondo della finanza, a politici e giornalisti, questo documentario ripercorre l'ascesa di un settore corrotto e mette a nudo i rapporti tossici che hanno inquinato la politica, l'ambiente legislativo e il mondo universitario.


Come distruggere in un attimo un bell'articolo di un bellissimo film di denuncia in poche righe al fondo, ma così confermando il sistema che non cambia, i conflitti di interesse, appunto l'Inside Job, l'uso politico dei mainstream in questo caso da parte di un editore che la tessera numero #1 di un partito politico,  il Partito Delinquenti, che fà parte di gruppi altamente sospetti, Bilderberg, Aspen Institute, che fà parte della cricca che fugge alle interviste sul film, non a caso fuggono, perchè sono gli artefici della devastazione.

Resterebbe poco da aggiungere alle recensioni che seguono per spiegare i meccanismi satanici che devastano l'umanità e che comunque ormai tutti conosciamo avendone pagate le conseguenze, ma io sono un pò lento e non avevo capito tutto. E' chiaro che le banche centrali emettendo denaro dall'aria fritta e facendolo pagare a caro prezzo alle nazioni attuano un sistema vampiresco, è chiaro ormai anche che le crisi sono strumentali e create ad arte per spolpare la popolazione, ma ultimamente mentre leggevo un articolo dove spiegava che i manager americani colpevoli della "Grande Recessione" quì trattata erano stati in seguito premiati ... mi sono "illuminato" ..

Ovviamente con il tempo hanno affinato le tecniche, sono stati premiati perchè avevano portato a termine il compito loro assegnato, spiego meglio, i due casi sopra descritti portano introiti successivamente, nel passato contraendo la quantità del denaro in circolo creavano le crisi, questo "nuovo sistema"  li porta anticipatamente e ulteriormente, sempre a danno della popolazione, devastando i conti delle banche i capitali derivanti per combinazione finiscono nei paradisi fiscali e le banche vanno in default, prontamente vengono salvate con denaro pubblico, et voilà ... ecco la magia, due piccioni con una fava, una serie di rapine che creano la crisi poi tutta una altra serie di rapine di conseguenza alla crisi, ecco il perchè di premi e promozioni, guarda caso anche politiche, ai manager criminali sotto protezione come illustra il documentario.

Riassumendo 

  • Emissione del denaro dal nulla, ex nilho e dato in prestito alle nazioni, prmi due guadagni,
  • Creazione ad hoc delle crisi con titoli tossici, derivati et similia, terzo guadagno, occultamento del maltolto nei paradisi fiscali.
  • Default bancario e salvataggio da parte dei truffati, quarto guadagno.
  • La ciliegina sulla torta, le nazioni vanno in crisi, i banksters in cambio della "carta straccia" venduta a caro prezzo, il sangue, obbligano alle privatizzazioni selvagge e si appropriano di asset, aziende, beni reali della popolazione, TUTTO.
  • Et voilà, il delitto perfetto legalizzato in forza di guerre, omicidi, corruzioni, ricatti e minacce ... la schiavitù totale ...

Contra factum non valet argumentum”


Buona lettura e visione, solo quello ci rimane nello specifico ...

Un'inquadratura del film
"Inside Job" è un film del 2010 prodotto, scritto e diretto da Charles Ferguson, che indaga le cause della grande recessione, vincitore dell'Oscar al miglior documentario nel 2011.
L'autore ha spiegato che il film mette a nudo
«la corruzione sistemica negli Stati Uniti attuata dall'industria dei servizi finanziari e le conseguenze di questa corruzione sistemica». Da Wikipedia
Resoconto spietato di quanta avidità e mancanza di scrupoli ci siano dietro la crisi finanziaria iniziata nel 2008.   

Vizi e virtù (poche) dei potenti di Wall Street narrati da Matt Damon

Inside Job DVD a 
prezzo stracciato
Inside Job ha inizio con uno sguardo sull'Islanda, considerata, fino a qualche tempo fa, una democrazia stabile, un paese modello. Un buon posto dove andare a vivere, in cui, però, nell'ultimo decennio, una politica dissennata, dando il via alla deregolamentazione, ne ha determinato la rovina, sul piano ambientale, economico e sociale. Una bolla speculativa, dovuta alla privatizzazione delle banche che con la bancarotta nel 2008 della Lehman Brothers e Aig ha gettato l'Islanda e il mondo intero sul lastrico.Suddiviso in cinque capitoli, il documentario esamina la crisi globale del 2008 e di cui tutt'ora si pagano le conseguenze, di quello che qualcuno ha definito "tsunami" economico, contestualizzando con precisione la situazione, facendo un passo indietro, mostrando i come e i perché si sia arrivati impreparati a quei drammatici giorni, incapaci di porre rimedio a un meccanismo che, una volta inceppato, ha travolto in maniera inarrestabile l'economia mondiale, causando una recessione senza precedenti. Avvalendosi di economisti, giornalisti, docenti, alternando interviste e dichiarazioni di banchieri, esponenti politici a materiali d'archivio, il film con un ritmo implacabile - risalendo fino agli anni ottanta e individuando nella deregolamentazione finanziaria, voluta dall'amministrazione di Ronald Reagan, l'origine del tutto - formula il proprio j'accuse con grande maestria, conducendo lo spettatore in un viaggio all'interno del mondo finanziario statunitense. Ne emerge un ritratto allarmante, un'inquietante relazione tra esponenti del mondo economico e della sfera politica, sia a destra che a sinistra, di ieri e di oggi.Inside Job mostrando e "spiegando" quel che è accaduto, rende facilmente comprensibili termini quali cartolarizzazione, strumenti derivati, prestiti predatori. Charles Ferguson, autore del documentario, laureato a Berkeley in matematica, mostra di conoscere bene la materia di cui parla, opponendo al cine-pugno di Michael Moore e al suo parti pris, un film teso come un thriller, dal ritmo impeccabile e dalla struttura classica. Meritatamente vincitore del premio Oscar nel 2011, inspiegabilmente Inside Job - espressione inglese per indicare che chi ha commesso il crimine ha le mani in pasta - non ha ancora ottenuto una distribuzione in Italia per il grande schermo.
di Luisa Ceretto

Documentario di gran classe

Il documentario ricostruisce le tappe attraverso le quali la grande finanza si è avviata incoscientemente verso il più grande crac finanziario della storia scatenando una crisi che dal 2008 ancora non pare attenuarsi.
Specialmente in questi tempi di indignazione e minacce di occupazione di Wall Street questo documentario scarica tutta la sua verve esplosiva. Il comune mortale cioè lo spettatore medio rimane letteralmente senza parole nel vedere come, a sua insaputa, pochi finanzieri abbiamo creato strumenti finanziari che sono fuori da qualsiasi logica reale. Tutto questo purtroppo si è poi scaricato sugli uomini comuni che, improvvisamente, hanno visto aumentare esponenzialmente il tasso dei propri mutui scatenando una crisi globale anche perchè i titoli tossici sono stati spediti in tutto il mondo. Come se non bastasse c'è anche chi si è assicurato e ha guadagnato su questa catena di fallimenti. Insomma un vero e proprio ritratto della cupidigia. Documentario che oltretutto ha anche il notevole pregio di parlare con un linguaggio accessibile a tutti e specialmente ai non addetti ai lavori che, proprio in virtù di questo loro status, rimangono ancor più sconvolti dalla visione.
Giustamente premiato con l'Oscar.

di Filippo Catani


Inside Job il DVD 
costa molto meno :)

Nel regno del denaro facile

La grande crisi che stiamo vivendo ha origine nei meandri della legislazione americana partorita dagli anni 80 in poi. O almeno questo è quello che Ferguson ritiene e per rafforzare il suo concetto mette in scena un documentario di denuncia che, arricchito da studi e interviste, prova ad andare a fondo nelle motivazioni che hanno portato al disastro attuale.

A differenza di altre opere analoghe, Inside Job si propone in modo più posato e ordinato, privo di scenette costruite ad arte per attirare la simpatia del pubblico verso chi racconta. Il regista dell'opera evita anche di apparire, o di far apparire qualcuno dei suoi collaboratori, lasciando al pubblico un contatto quasi diretto con coloro che vengono intervistati.
Questa scelta non fa perdere ritmo alla visione, che anzi, sembra costruita ad arte per sembrare un film d'intrattenimento, con il racconto diviso in capitoli ben definiti e un montaggio efficace. In tutto questo non manca l'aspetto didattico: i tecnicismi economici ci sono tutti, ma grazie al frequente utilizzo di grafici animati e a un Matt Damon in vena di chiacchiere, capire come si siano svolti i fatti diventa semplice.


Al regista non dispiace l'utilizzo di sequenze dal raffinato gusto estetico, ma mette in atto la saggia decisione di centellinarle, utilizzandole come contestualizzazione dell'ambiente che descrive, riuscendo a trasmettere persino lo stato d'animo generale che la vicenda porta con se nelle sue varie fasi. Così facendo Ferguson riesce a mantenere uno stile cinematografico evitando, però, che esso copra tutto dietro una patinatura che avrebbe tolto molto alla crudezza che sta alla base della pellicola.



Inside Job
Il risultato è un ritratto senza sconti del mondo finanziario e dei suoi interpreti più spericolati. La figura che emerge descrive dei bambini dai capelli bianchi, capricciosi, infidi e corruttori, in grado di inserirsi ovunque e decidere qualsiasi cosa possa portare loro vantaggio. Mette in luce anche come chi dovrebbe tenerli a bada in realtà diventi membro della loro squadra, inebriato dai soldi e dal potere che da essi ne deriva.
Se fosse un film di finzione, la storia sarebbe fin troppo banale, con i cattivi insoddisfacenti e i buoni praticamente assenti. Ma è la realtà, che spesso è anche peggio. E allora il momento, per me, più significativo di tutta la visione è quell'intervista in cui la voce fuori campo fa una domanda semplice da sviare o da ribaltare, ma a cui l'interlocutore non riesce a rispondere. Da questo passaggio emerge l'impunità di un'intera classe dirigente, così abituata a fare il proprio comodo, da non saper reagire nemmeno a una questione da poco.
E' una visone che fa male, perché al di la dei proclami finali, fa capire come poco o nulla si possa fare contro questa gente. Però è anche un film da vedere, se si vuole capire in che mondo viviamo.

di IuriV  Da MYmovies   


Il milionario Charles Ferguson diventa regista e firma il documentario che va a caccia dei colpevoli e di quelli che hanno provocato la crisi finanziaria mondiale. Con molte reticenze: da Greenspan a Bernanke

21 ottobre 2010
dal nostro inviato ANGELO AQUARO
Charles Ferguson

NEW YORK - Quest'anno, agli Oscar, dovrebbero aggiungere una categoria in più. Altro che attore non protagonista. Ci vorrebbe un premio alla faccia tosta per chi non ha avuto neppure il coraggio di presentarsi sul set. Charles Ferguson, il regista da Oscar di Inside Job, lo strepitoso documentario che racconta lo scandalo della Grande Recessione, ha una lista che lega in un unico "file" destra e sinistra: nel nome di Wall Street.

LA SCHEDA DEL FILM

Alan Greenspan, presidente della FED scelto da Ronald Reagan, confermato da George Bush padre, confermato da Bill Clinton, riconfermato da George Bush figlio: "Non ha voluto farsi intervistare per questo film". Ben Bernanke, presidente della Fed scelto da George Bush figlio, confermato da Barack Obama: "Non ha voluto farsi intervistare per questo film". Larry Summers, ex segretario al tesoro di Clinton, direttore del Consiglio Economico di Obama: "Non ha voluto farsi intervistare per questo film". Tim Geithner, segretario al Tesoro di Obama: "Non ha voluto farsi intervistare per questo film". Non è uno scandalo? Uno capisce il no di Lloyd Blankfein, il Vampiro di Goldman Sachs, compagnia privata. Ma un funzionario pubblico?
"Sono rimasto sconcertato quando l'amministrazione Obama al gran completo ha evitato di parlarmi, anche informalmente. E in tanti casi, Geithner compreso, senza dare neppure una spiegazione". 
Ma Ferguson la sa bene la spiegazione. Altro che Gekko-Michael Douglas ripescato da Oliver Stone vent'anni dopo. Altro che i blitz naive di Michael Moore che fanno tanto spettacolo e ideologia:
"Non mi faccia fare nessun commento: penso che il mio film parli da solo e possa essere giudicato per se stesso".
Inside Job, espressione inglese per indicare appunto il crimine commesso da chi ha mani in pasta, racconta l'assassinio dell'economia mondiale come se fosse un giallo. E indicando da subito un sospetto: la deregulation voluta da Reagan. L'accusatore parla per conoscenza diretta. Classe '54, laureato in matematica a Berkeley e in scienze politiche al Mit di Boston, Ferguson si è arricchito vendendo per 133 milioni la sua invenzione, Vermeer Technologies, a un certo Bill Gates. E da allora s'è dato al cinema. Quello, molto particolare, dei documentari. Che dal suo "No Exit in Sight" sulla guerra in Iraq a quel "Waiting For Superman" di Davis Guggenheim sul disastro della scuola americana sta riscattando la pigrizia di Hollywood a confrontarsi con la realtà. E invece Ferguson è tutto tranne che pigro.

Incalza l'ex presidente della Fed Paul Volcker ("Come giudica gli stipendi di Wall Street?". "Eccessivi") e il ministro francese dell'economia Christine Lagarde ("Stavamo a guardare lo tusnami che arrivava"). E poi i professoroni del conflitti d'interesse. Come quel Glenn Hubbard, capo dei consiglieri economici di Bush e oggi preside di Business alla Columbia: "Scusi, ma lei non è quello che aveva firmato il documento sulla solidità finanziaria dell'Islanda?".
"Adesso basta! Ha solo altri quattro minuti: spari la sua cartuccia migliore...".
Naturalmente Ferguson nella sua caccia trova anche i suoi eroi buoni: come il profeta inascoltato Nouriel Roubini e, sorpresa, l'ex procuratore e governatore di New York, Eliot Spitzer, quello che fu sorpreso in un giro di prostitute. "Beh, i fatti suggeriscono che fu davvero preso di mira. Certo ha fatto volontariamente quello che ha fatto, ma sembra proprio che sia finito al pubblico ludibrio proprio per il ruolo che aveva avuto nel ripulire Wall Street. E per i nemici politici che si era fatto". Che mondo. Non è un caso che l'altra eroina di Charles sia Kristin Davis, la maitresse che rivela le notti a mille dollari a botta e ancora si chiede com'è possibile che i suoi clienti fatti di cocaina potessero poi rappresentare in Borsa i risparmi degli investitori.

Non si salva nessuno? Robert Gnaizda, il fondatore del Greenling Insitute, una vita con i consumatori, dice che anche con Obama, che s'è portato al governo quel Geithner ex capo della Fed di New York, è cambiato poco: "È lo stesso governo di Wall Street". Scusi, Ferguson, ma così non fa il gioco della destra alla vigilia delle elezioni?
"Il mio dovere di film maker, di giornalista, è dire la verità, indipendentemente dalle conseguenze politiche. Però spero anche che il film possa finalmente spingere verso una riforma più forte".
E adesso? Dopo averci raccontato lo scandalo dell'Iraq e quello di Wall Street, Mister Denuncia non sa ancora su cosa puntare. Eppure ci sarebbe una storia meravigliosa: un imprenditore pieno di debiti decide di entrare in politica e a colpi di corruzione diventa l'uomo più ricco, il primo ministro, il protagonista di scandali piccanti... Non è una bellissima storia? E poi vuole mettere girare in Italia? Lo sventurato sorrise: "Terrò presente il consiglio...". 

Nessun commento:

Posta un commento