Come da programma, oggi complotti, domani verità, però ho notato subito come l'autore del libro smentisca i complotti chiamandoli "Realpolitik", quindi manipolare i media di altre nazioni con notizie false e uccidere Mattei per motivi economici simulando un incidente, cercando di far ricadere la colpa su altri non sono complotti ma politica reale lo sono tutti, John Kennedy, l'11 settembre, Gheddafi, ecc.. Forse perchè questa volta sono uscite delle carte a conferma.
NO carte ci sono sempre è solo che queste sono storie vecchie e non c'era una disputa chiamiamola complottistica e passeranno in cavalleria ovviamente, anche in questo caso in galera non ci è finito e non ci finirà nessuno, questa è la vera tragedia che possono ammazzare un milione di persone e lo hanno già fatto più volte ma controllando la magistratura nazionale, le corti internazionali e le assegnazioni dei premi non solo non vengono puniti ma anzi sono premiati e sempre a carico del contribuente, mi raccomando, ovviamente, il resto è ininfluente se nessuno ti processa e condanna puoi avere tutti gli eserciti del mondo che non vai da nessuna parte.
Ad ogni buon conto tutto serve, quì ci si può rendere conto di come tutto sia manipolato e viviamo in mezzo ad una truffa gigantesca, analizzando questi eventi si può imparare come operano per poi in futuro meglio comprendere, le tecniche e i sistemi sono sempre gli stessi.
Si può anche notare come più stai vicino al sistema, come nel caso dei giornalisti, pur occupandosi dei "non detti" come in questo caso, più il tuo pensiero viene conglobato dai meccanismi, pur rendendosi conto della situazione, loro hanno inventato il termine "Teorici della Cospirazione" per denigrare chi non crede alle oscene versioni ufficiali, allora spalle al muro li chiamano "Realpolitik", leggerete al fondo:
"Detesto i dietrologi: incapaci di inquadrare i fatti nei loro contesti, attribuiscono tutto a disegni demoniaci. Detesto ancora di più gli anticomplottisti: pur di non risalire ai contesti, cancellano anche i fatti. Il mio approccio: i fatti non separati dai contesti".
O forse aiuta e non poco l'area di provenienza politica, ormai eclatante il fatto che la "cosiddetta" sinistra sia il braccio armato e conformato del sistema e del potere per sostenerlo, giustificarlo, difenderlo ed eseguire i lavori sporchi, inesorabilmente anche la solo vicinanza è contaminante e i complotti, gli omicidi, le false flags una volta confermati, trenta anni dopo quando non interessano o meglio il sistema è strutturato sempre dai medesimi personaggi in modo che non interessino più, diventino "Realpolitik", quando invece prima già denunciava questi fatti veniva tacciato di "complottista" e folle, sistemi di manipolazione, disinformazione con l'evidente motivo di arrivare al controllo.
I fatti non li commento nemmeno, lo fanno da soli e per me erano già scontati, quello che colpisce però è che infatti chissà come mai per qualcuno non c'è bisogno di nessuna "pistola fumante" è tutto chiarissimo da subito e mai vengono smentiti dalla storia e invece per gli altri qualsiasi prova gli porti davanti è inutile: "non è vero!!" E parte la solita manipolazione, insulti, aggressività, menzogne, è come dicevo prima la massa critica agli ordini del suo carnefice.
Il periodo interessato è molto vasto e la documentazione anche, continueremo ad approfondire in I documenti Inglesi Top Secret: da Enrico Mattei ad Aldo Moro,,
il tutto pare andare a confermare tutta una serie di iniziative belliche italiane e di come dietro ci fossero sempre gli anglosassoni, manco a dirlo, la Prima e la Seconda guerra mondiale, le colonie,e la guerra di Spagna, per poi nascondere la mano al momento opportuno e macellare i "testimoni scomodi".
Questa altra vicenda si integra perfettamente, Le cento sterline che Mussolini intascava dalla "perfida Albione" - "Dio stramaledica gli inglesi!", tireremo lì le conclusioni ma credo che tutto sia più che evidente, dopo 50 anni ora scopro perché mio nonno che era un fascista, non propriamente attivo ma ideologicamente e intellettivamente molto più di altri diceva sempre "Dio stramaledica gli inglesi!".
«Invece di complotti Cereghino e Fasanella portano alla luce la Realpolitik dei funzionari di Sua Maestà»
«Viene fuori uno scenario inquietante che dovrebbe far riflettere non poco gli storici accademici». «Forse forse De Gasperi, Fanfani e Moro avevano visto giusto. Meglio un grande amico lontano come gli Usa che un piccolo e rancoroso amico vicino con i nostri stessi interessi geopolitici»
Simone Paliago per Libero Quotidiano
«L’Italia è l’obiettivo primario delle nostre nuove strategie propagandistiche».
Quanto mai perentoria la direttiva fornita all’inizio del 1948 dall’Information Reserach Department, l’ente britannico che sovraintende alle tattiche di guerra psicologica. Da poco fondato,l’istituto con sede nei pressi di Trafalgar Square avverte l’esigenza di intervenire direttamente nella politica della penisola. L’obiettivo è di salvaguardare gli interessi di Sua Maestà nel Mediterraneo, spazio vitale per i traffici che passano da Suez.Proprio dell’ingerenza britannica sulla politica italiana tratta il saggio "Colonia Italia: Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra" di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, da oggi in libreria per Chiarelettere (pp. 484, euro 18,60). Per il secondo capitolo dell’inchiesta storica cominciata con il "Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell'Italia", pubblicato sempre dalla stesso editore quattro anni fa, gli autori ricavano la gran parte delle informazioni dagli scaffali del Public Record Office di Kew Garden che raccolgono documenti desecretati di recente dall’amministrazione inglese.
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Alcide De Gasperi, lo statista democristiano costretto a uscire di scena nel 1953 |
Le carte consultate gettano una luce sinistra sulle vicende italiane a partire dalla sua unificazione. Da questo dittico viene fuori uno scenario inquietante che dovrebbe far riflettere non poco gli storici accademici: sembra che l’Italia del secondo Dopoguerra combatta non solo sul fronte della Guerra fredda. Suo malgrado, infatti, si trova coinvolta in un conflitto, talvolta anche caldo e con strascichi di sangue, contro un suo alleato da cui è considerata una nazione a sovranità limitata.
Acquistano peso così le parole di Francesco Cossiga, riportate in esergo al volume, per cui non sarebbe improbabile che
«spezzoni dei servizi dei paesi alleati abbiano potuto avere interesse a mantenere alta la tensione in Italia per tenere basso il profilo geopolitico del nostro paese».
Al centro di Colonia Italia si trovano gli sforzi del soft power della Corona per orientare l’opinione pubblica italiana e poi la classe dirigente in direzioni a loro favorevoli. E per farlo il mezzo migliore è agire su intellettuali e giornalisti anche di grande statura intellettuale e di specchiata moralità, forse «nemmeno al corrente della fonte dei materiali che ricevevano». Da Benedetto Croce a Indro Montanelli, nemico giurato di Enrico Mattei, è lunga la lista di intellettuali che l’Inghilterra considera amici (a libro paga ... traditori in buona sostanza e così si ridimensiona finalmente la figura di Montanelli e sappiamo da chi si è "perfezionato" Mr. Travaglio che sa solo nominarlo ... NdR). A testimoniarlo bastano queste righe di un dispaccio inedito di sir Ashley Clarke:
«Se al dipartimento informativo dell’ambasciata viene chiesto di dare ampio risalto a un determinato argomento, è consuetudine stabilire un contatto con giornalisti amici per enfatizzarne i punti più importanti».
Al setaccio di Cereghino e Fasanella passano tutti gli scandali dell’Italia repubblicana. Dall’attacco di Guareschi contro De Gasperi al caso Montesi, che porta alla crisi delle Dc
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Enrico Mattei, il presidente dell’Eni
odiato dai britannici
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di De Gasperi e Piccioni, fino all’affaire Enrico Mattei e giù giù lungo tutta la strategia della tensione per arrivare ad Aldo Moro, si passa in rassegna tutta la storia italiana dal 1945 in poi. Solo che invece di complotti Cereghino e Fasanella portano alla luce la Realpolitik dei funzionari di Sua Maestà. La posta in gioco, secondo i documenti di Kew Garden, è il tentativo di indebolire tramite i media tutti gli uomini politici che non smarriscono ogni nozione di interesse nazionale.
Corriere della Sera, La Stampa, l’agenzia Kronos erano gli organi di informazione più sensibili ad adottare prese di posizioni non invise agli inglesi. E lo si vede su una delle questioni di maggior attrito tra Roma e Londra, dal 1969 al 2011: la Libia. Quando nel settembre del 1969 Gheddafi con un colpo di stato depone l’erede filoinglese di re Idris Senussi, come conferma Giovanni Pellegrino a lungo presidente della Commissione stragi, lo fa probabilmente col sostegno dell’Italia. In gioco c’è ovviamente il petrolio libico.
E quanto accade il 12 dicembre dello stesso anno, giorno della bomba di Piazza Fontana ma anche della chiusura delle basi aeree inglesi in Cirenaica, è forse anche un avvertimento lanciato al ministro degli Esteri Moro ben favorevole insieme a Fanfani alla politica mediterranea tricolore.
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Aldo Moro e Amintore Fanfani |
Nel 1975 poi, quando Tripoli e Eni siglano un ulteriore accordo petrolifero, la situazione precipita e Londra decide di intensificare, come riporta un altro documento,
«i contatti personali con giornalisti, funzionari della radio e della televisione, agenzie di stampa, esponenti del governo e via dicendo per assicurarci il sostegno dei media nel momento del bisogno».
Forse forse De Gasperi, Fanfani e Moro avevano visto giusto. Meglio un grande amico lontano come gli Usa che un piccolo e rancoroso amico vicino con i nostri stessi interessi geopolitici.
Registrazione audio del dibattito dal titolo "Presentazione del libro di Giovanni Fasanella. Colonia Italia: Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra" (Ed. Chiarelettere), registrato a Roma giovedì 14 aprile 2016 alle ore 18:21.
Dibattito organizzato dalla Fondazione Bettino Craxi.
Sono intervenuti: Stefania Craxi (presidente onorario della Fondazione Bettino Craxi), Massimo Franco (giornalista, editorialista del "Corriere della Sera"), Miguel Gotor (senatore, Partito Democratico), Giovanni Fasanella (giornalista e scrittore).
Dal libro:
"L’uomo medio italiano desidera solo starsene al sole e guadagnare abbastanza da permettersi un piatto di spaghetti e del vino. Chiunque gli prometta pace, si guadagna subito la sua simpatia".
Sir Victor Mallet, ambasciatore britannico a Roma, 13 marzo 1950.
"Le armi da noi fornite hanno ormai un effetto pari a quello prodotto da una pallina di ping pong scagliata contro Golia. Se vogliamo raggiungere qualche risultato, dobbiamo usare altri metodi, e sta a noi architettarli".
Colin MacLaren, alto funzionario dell’Ird, a proposito delle future strategie di propaganda occulta da attuare in Italia, gennaio 1969. Quali? La pagina è oscurata.
"Nutriamo ora un rinnovato interesse verso gli studenti estremisti e le organizzazioni studentesche".
Nigel D. Clive, Ird, 18 giugno 1968.
“L’obiettivo primario della nostra opera informativa consiste nell'influenzare l'opinione pubblica italiana in funzione degli interessi britannici".
Alex R. Sinclair, ambasciata inglese, Roma, luglio 1971
"Occorre cercare la cooperazione dei singoli individui e delle organizzazioni che si oppongono all’influenza del Pci".
Kenneth J. Simpson, Ird, 31 marzo 1967.
"Il metodo principale da noi adottato consiste nel fornire del materiale concreto alle personalità chiave che operano nei quotidiani, nei sindacati e nei partiti politici, affinché queste utilizzino autonomamente tali informazioni, senza però rivelare che la fonte è britannica".
Memorandum dell’Information Research Department (Ird), 14 ottobre 1949.
"In molte parti del mondo, la minaccia dell’Eni si sviluppa nell’infondere una sfiducia latente nei confronti delle compagnie petrolifere occidentali [...] a scapito degli investimenti e degli scambi delle imprese britanniche".
"L’Italia è l’obiettivo primario delle nostre nuove strategie propagandistiche".
Nota dell’Information Research Department (Ird), 3 marzo 1948.
Nel mondo anglosassone la chiamano "the second oldest profession", sottintendendo che la prima è quella della prostituta: la spia è senza dubbio un mestiere classico e di spie inglesi (e ancor più di spie italiane al servizio degli inglesi) parla "Colonia Italia: Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra", analizzando documenti finora top secret del governo e della diplomazia britannica, Fasanella e Cereghino dimostrano come l’Italia sia stata assoggettata alla politica inglese per tutto il Novecento (l’arco temporale esaminato dai due studiosi va dai primi del Novecento alla fine degli anni Settanta) e anche prima, già al tempo di Cavour e Garibaldi se è vero che le navi di Sua Maestà scortarono in maniera invisibile anche le imbarcazioni con cui l’Eroe dei Due Mondi si muoveva alla volta della Sicilia.
E’ in questo clima di condizionamento che si spiegherebbe l’ingresso dell’Italia nella prima Guerra Mondiale a fianco di Francesi, Russi e Inglesi, così come l’ascesa di Mussolini – prima - e la successiva lotta al fascismo – dopo, quando il Duce non faceva più comodo – fino alla politica anticomunista.
di Sabrina Quartieri
L’Italia colonia dell’impero britannico. Lo sostengono, prove inedite alla mano, Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella nel loro ultimo libro, “Colonia Italia”, edito da Chiarelettere, pagg. 483. Un racconto - da parte dei due autori - di una guerra senza quartiere condotta per tutto il Novecento dalla diplomazia e dai servizi segreti di Sua Maestà per controllare l’opinione pubblica italiana in funzione degli interessi economici e politici inglesi.
Una ricostruzione di fatti basata solo su documenti del governo, della diplomazia e dell’intelligence del Regno Unito, rapporti confidential, secret e top secret desecretati in tempi recenti, a disposizione quindi di giornalisti e studiosi. Ai due autori è bastato entrare negli archivi di Kew Gardens a Londra per trovare sorprese sconcertanti. Ovvero
“scoprire - spiega Fasanella - l’esistenza di una macchina della propaganda occulta della diplomazia e dei servizi segreti britannici che ha controllato per un secolo, e probabilmente controlla ancora oggi, gran parte del sistema dell’informazione del nostro Paese. Con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica, la politica dei partiti e le scelte dei governi in funzione degli interessi economici e geopolitici inglesi”.
Un lavoro attento condotto da Cereghino e Fasanella, che decidono di pubblicare in appendice, seppur in parte, lo schedario annualmente aggiornato dei “clienti” italiani (come vengono definiti nei documenti stessi) utili alla causa inglese. Racconta Fasanella:
“Nel libro c’è un elenco di quasi trecento nomi, indicati nelle carte come agenti o collaboratori del Soe, il servizio segreto inglese durante la guerra; e personalità che gli stessi documenti britannici del dopoguerra indicano come ‘clienti’ della propaganda occulta, ‘avvicinati’ o ‘attenzionati’. C’è persino una lunga lista di testate della sinistra extraparlamentare verso le quali, negli anni Sessanta e Settanta, i servizi di Sua Maestà mostravano un certo interesse: dal Manifesto a Lotta Continua, da Potere Operaio al Collettivo politico metropolitano, che poi si sarebbe trasformato nelle Brigate Rosse. Ed è solo la puntina dell’iceberg, perché esistono migliaia di files ancora protetti da segreto” - aggiunge il coautore di “Colonia Italia”, specificando come “basti pensare che a metà degli anni Settanta, nel periodo di massima tensione tra Italia e Regno Unito, solo i ‘clienti’ erano circa mille. Era la fase del compromesso storico e dell’Eni che stava espandendo la sua presenza in Africa ed Asia, mentre la potenza dell’impero coloniale britannico era ormai in declino”.
Ma, al di là dei nomi coinvolti, ciò che è importante è rileggere, attraverso il libro, la storia recente italiana dal punto di vista degli inglesi, il cui ruolo è sempre stato considerato secondario rispetto a quello degli americani.
“Un grande errore - sostiene Fasanella, perché se questi ultimi agivano esclusivamente in funzione anticomunista, gli inglesi combattevano anche contro quegli italiani – da Alcide De Gasperi, a Enrico Mattei, fino ad Aldo Moro, solo per citarne alcuni – che mal sopportavano il ruolo di ‘protettorato’ britannico”.
Una guerra vera e propria che, pagina dopo pagina, viene offerta, per la prima volta in tutta la sua portata politica, all’attenzione dell’opinione pubblica. Un conflitto segreto, perché combattuto con mezzi non convenzionali tra nazioni amiche e, per una lunga fase della loro storia, persino alleate. Invisibile ma non meno duro degli altri. E nel quale, come emerge dai documenti, la stampa, la radio, la televisione, l’industria editoriale e dello spettacolo hanno avuto un ruolo preponderante.
In che modo? “La propaganda occulta britannica fabbricava veline con informazioni e analisi, e spesso produceva addirittura articoli preconfezionati, che faceva arrivare attraverso canali segreti ai suoi ‘clienti’ italiani, opinion leaders capaci di influenzare l’opinione pubblica, anche se è possibile che molti di loro non conoscessero la vera fonte delle informazioni che ricevevano. A volte lanciava vere e proprie campagne di stampa e attivava la ‘macchina del fango’ contro quegli esponenti della classe dirigente del nostro Paese che non era sintonizzata sulla lunghezza d’onda degli interessi di Londra e attuava politiche che disturbavano gli inglesi nelle loro aree più sensibili, come quelle petrolifere del Nord Africa e del Medio Oriente. E quando tutto questo non bastava, usavano mezzi ancora più brutali, come emerge dai documenti trovati negli archivi di Londra. Quali mezzi? Le pagine che riguardano questo argomento sono purtroppo ancora oggi ‘oscurate’, cioè protette dal segreto”,
spiega Fasanella. Di questo e di molto altro si parla, sulla base di documenti trovati negli archivi di Londra, nel nuovo libro “Colonia Italia”, consigliato innanzitutto a chi ha amato “Il Golpe inglese” (sempre dei due autori). In generale, a chi vuole capire perché l'Italia (anche per colpe proprie) è tornata ad essere solo un’
“'espressione geografica’. Ai giornalisti, anche - conclude Fasanella - perché riflettano sullo stato della nostra professione. E alle classi dirigenti, perché riacquistino una nozione dell’interesse nazionale e agiscano di conseguenza”.
Giovanni Fasanella, giornalista. Ex notista politico dell’Unità, poi quirinalista e cronista parlamentare di Panorama. Ora, per fortuna mia e dei giornali per i quali ho lavorato (e per sfortuna dei lettori), scrivo solo libri e curo questo blog. Mi occupo del “non detto” della storia italiana. Non detto perché imbarazzante e perché imposto dalla ragion di Stato o dai vincoli dei trattati internazionali firmati dal nostro Paese dopo la Seconda guerra mondiale. È un lavoro impopolare, ma qualcuno deve pur farlo. Frequento archivi italiani e, con l’aiuto determinante di un eccellente ricercatore come Mario Josè Cereghino, mi sto appassionando sempre più agli archivi britannici.
Detesto i dietrologi: incapaci di inquadrare i fatti nei loro contesti, attribuiscono tutto a disegni demoniaci. Detesto ancora di più gli anticomplottisti: pur di non risalire ai contesti, cancellano anche i fatti. Il mio approccio: i fatti non separati dai contesti. Storico-politici e geopolitici. Seguimi su Twitter @GioFasanella
Giovanni Fasanella, giornalista e documentarista, si occupa da anni della ricostruzione del “non detto” della storia italiana dal Risorgimento a oggi. Fra i titoli di maggior successo, SEGRETO DI STATO (con Giovanni Pellegrino, Einaudi 2000), CHE COSA SONO LE BR (con Alberto Franceschini, Bur-Rcs 2005). Per Chiarelettere ha scritto INTRIGO INTERNAZIONALE (con Rosario Priore, 2010) e UNA LUNGA TRATTATIVA (2013). Nel libro Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell'Italia
(con Mario José Cereghino, Chiarelettere 2011) è affrontato il tema dell’influenza britannica sulla politica italiana. COLONIA ITALIA rappresenta la continuazione e l’approfondimento, sulla base di una nuova documentazione, del volume precedente.
Mario José Cereghino è un esperto di archivi anglosassoni. Ha pubblicato L’ITALIA DELLA SHOAH (Editoriale Fvg 2008), TRIESTE E IL CONFINE ORIENTALE TRA GUERRA E DOPOGUERRA 1941-1954 (4 volumi, Editoriale Fvg 2008), LA LISTA DI EICHMANN (Feltrinelli 2013), MAYERLING (Mgs Press 2013), TITO SPIATO DAGLI INGLESI (Mgs Press 2014), in collaborazione con lo storico e giornalista Fabio Amodeo. Ha inoltre pubblicato CHE GUEVARA TOP SECRET (Bompiani 2006), TANGO CONNECTION (Bompiani 2007), LUPARA NERA (Bompiani 2009), LA SCOMPARSA DI SALVATORE GIULIANO (Bompiani 2013), OPERAZIONE HUSKY (Castelvecchi 2013), in collaborazione con lo storico Giuseppe Casarrubea.