Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

sabato 23 dicembre 2017

Onorevoli sul lettino, tutte le nevrosi del potere. Piero Rocchini



Ovunque mi aggiro, ovviamente nella parole di persone con onestà intellettuale e ben poche ce ne sono, trovo solo conferme di quanto penso, tempo fa parlavo con uno psicologo che mi confermava che ci sono più patologici che sani nella società attuale, ma io sono convinto da tempo che non siano tanto, come le si chiamano, le malattie del benessere, anche se hanno la loro parte, quanto l'ovvia conseguenza dell'attacco all'umanità in corso da tempo, per questo caso almeno dal 1968.

Come si evince dalle prime righe dell'articolo a seguire, che però si sofferma alla "dottrina del consumismo", perchè non è il suo lavoro, è il mio, Il delirio Materialista - COMPRO ERGO SUM. La felicità… scontata facendo un passo oltre e allargando la panoramica, gli "egoismi" e tutto ciò che può essere correlato sono indotti dall'agenda del potere per il dominio sull'umanità, appunto partendo dal 1968 che fu una operazione del TAVISTOCK INSTITUTE. L’Istituto del Controllo delle Masse per disgregare i valori e quindi la forza della società e destabilizzarla, a seguire femminismo, aborti, divorzi, droga di stato e ora normalizzazione ma sopratutto imposizione dell'omosessualità e soppressione dei generi sessuali, il gender e per finire, forse, la pedofilia, ma su tutto l'"egoismo" spinto anche da una competitività non sana ma indotta e forzata in tutto, che permette tutta una serie di meccanismi devastanti, da solo non ti puoi difendere ...

Altra cosa che viene fuori, come normale che sia, è che i tanto criticati politici non sono altro che la "crema" della popolazione che rappresentano, ma una crema "marcia" di una popolazione appunto "avariata", non usa questi termini, sono io che ci vado giù pesante ma è giusto che sia così.

Svuotata l'anima delle persone che la venderebbero a Satana pur di fare quattro soldi in modo da pagare, anche se non se ne rendono conto, soltanto le voragini prodotte dalla moneta a debito, il Signoraggio, la rapina dell'emissione del denaro, Non posso credere che TU permetta questo - Sistema monetario e Codice Penale. Avv. Alfonso Luigi Marra, cosa ormai risaputa chi rapina migliaia di miliardi sono i medesimi oscuri o meglio criminali figuri che manovrano l'agenda del potere, proprio con il denaro estorto alle vittime che si pagano ben contente, così pare, il cappio al collo.

Svuotata l'anima, dicevamo, anche la politica in automatico ha perso la funzione di aggregazione sociale, anche se voglio dire, insieme alle religioni, sono sempre stati solo dei mezzi di dominio, solo che ora è tutto più spudorato e aggiunti alla truffa globale e al pianeta di menzogne su cui siamo seduti sopra diventa impossibile poter vivere serenamente. LA TRUFFA ECLATANTE IN CUI VIVIAMO E LA TECNOLOGIA CI DISTRUGGERANNO

Per fare un esempio di come sia cambiata la politica, chi c'era si ricorderà sicuramente, prima del '92, di Mani Pulite, i politici anche di schieramenti opposti MAI si permettevano di insultarsi come invece è ormai cosa normale, ma anche lì si è dato il via ufficiale e pubblico dell'era moderna, perchè si è sempre usato, dalla notte dei tempi, all'uso politico della magistratura, in America l'hanno anche codificato : "Lawfare" : The Lawfare Project sostiene che la legge è esclusivamente negativa, definendola "l' abuso delle leggi e dei sistemi giudiziari occidentali per raggiungere fini militari o politici strategici". Da questa prospettiva, la legge consiste "nella manipolazione negativa delle leggi internazionali e nazionali sui diritti umani per realizzare scopi diversi da, o contrari a, quelli per i quali sono stati originariamente emanati"..

Per quanto riguarda le nevrosi del potere ne avevamo già viste un paio devastanti "Psicopatici al Potere" - Parola d'ordine "Manipolazione", La sindrome Hubris, particolare disturbo della personalità. Sintomi e cause della malattia dei potenti
Arturo Navone


Onorevoli sul lettino, tutte le nevrosi del potere

27 Aprile 2003

Ma le ideologie non sono morte. Si sono soltanto arrese al «nuovo credo del tutto e subito», alla dottrina imperante del consumismoE un uomo con una fede
«consuma meno di un uomo-bambino, una società che funziona consuma meno di una società frammentaria in tanti solitari egoismi».
L'invasività della televisione, il crollo della gerarchia familiare, l'impoverimento della didattica scolastica, l'affievolimento dei valori religiosi hanno aperto la strada «ai nuovi barbari dell'omologazione globale», «sono crollate le ideologie, i blocchi, i partiti, la nostra onestà», sottolinea Piero Rocchini, psichiatra, analista, per 9 anni consulente di psicologia clinica a Montecitorio e autore del libro «Onorevoli sul lettino, tutte le nevrosi del potere».

Il nuovo saggio di Rocchini è una specie di manuale per la democrazia, un vademecum utile per scegliere il proprio candidato a rappresentarci, schivando le trappole delle bugie pre-elettorali, «leggendo» nella personalità del politico di turno attraverso le acute lenti della psicopatologia. Gli uomini politici, infatti,
«sono spesso psicopatici di successo con una tendenza patologica alla menzogna e allo sfruttamento degli altri senza rimorso».
E poi, anche in politica, dobbiamo imparare «a tutelare il consumatore, cioè il cittadino». Per riuscire ad orientarsi «nell'attuale giungla politica dove contano sempre meno le ideologie e sempre più i personaggi» e le personalità, spiega Rocchini,
«occorre distinguere tra le diverse motivazioni che hanno spinto il candidato a entrare nella competizione elettorale: il desiderio di notorietà, il bisogno di far parte di un gruppo o la brama di potere?».
Nel suo lavoro in Parlamento, Rocchini ha rilevato i disturbi più diffusi e radicati nella classe politica: le fobie sociali o sociopatie, la depressione, l'ansia da stress. E ha tracciato sette «profili» psicologici: il narcisista, il sanguigno, il superstizioso, l'ossessivo, l'ipocondriaco, il dipendente, il depresso.

Insomma, malgrado il crescente assenteismo alle urne nel nostro Paese (e non solo), Rocchini dimostra che esiste un modo per tornare a scegliere realmente chi dovrà rappresentarci. Ma lo vogliamo davvero? Vogliamo veramente essere cambiati e cambiare le cose che ci circondano? La risposta ai lettori. 

Piero Rocchini, per nove anni psichiatra consulente della Camera, ha raccolto nel libro "Onorevoli sul lettino" manie, superstizioni e tic dei politici

"Panorama" 31 luglio 2003

Piero Rocchini, per nove anni psichiatra consulente della Camera, ha raccolto nel libro "Onorevoli sul lettino" manie, superstizioni e tic dei politici. Tra gli aneddoti, quello sul deputato di centrosinistra che con alcuni colleghi, anche di altri gruppi, organizza sedute spiritiche per parlare con l’anima dell’onorevole Sergio Moroni, suicida nel ’92 dopo aver ricevuto un avviso di garanzia.
Rocchini racconta che tra le file di Forza Italia c’è un politico afflitto dalla necessità di sciacquarsi continuamente le mani:
«Per sentirmi tranquillo, ho bisogno di lavarmele un certo numero di volte, che è sempre diverso. Sette, tredici, trentuno: basta che sia un numero dispari. Il guaio è che, se sbaglio, devo ricominciare daccapo. Nei periodi più brutti in bagno ci passo le ore».
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"Onorevoli sul lettino, tutte le nevrosi del potere"

Piero Rocchini propone in questo libro una serie di "tipi psicologici" che ritiene potenzialmente pericolosi se posti in posizioni di potere: il narcisista, il superstizioso, l'ossessivo, l'ipocondriaco, il sanguigno, il dipendente, il depresso. Questa esemplificazione fornisce un manuale di sopravvivenza per orientarsi nella giungla della politica italiana, ed è corredata da brani di sedute psicoanalitiche di deputati particolarmente rappresentativi dei vari tipi prescelti e, di volta in volta, illustrati nelle loro caratteristiche. Ne esce un quadro di angosce e di frustrazioni, di sfacciate supponenze o, all'opposto, di invincibili complessi d'inferiorità.
Siamo sicuri di conoscere i politici che chiedono il nostro voto? Quali motivazioni li hanno spinti a entrare nella competizione elettorale? Il desiderio di notorietà, il bisogno di far parte di un gruppo o la brama di potere? Qual è il loro profilo psicologico e, soprattutto, che cosa ci dobbiamo aspettare da loro, al di là delle facili promesse e degli slogan collaudati?

In una giungla politica dove contano sempre meno le ideologie e sempre più i personaggi, Piero Rocchini, grazie alla lunga esperienza di consulente psicologico della Camera dei deputati, ci offre uno strumento utile per orientarci, quasi un manuale di sopravvivenza, proponendoci una serie di “tipi psicologici” che ritiene “potenzialmente pericolosi se posti in posizione di potere”: il narcisista, il superstizioso, l'ossessivo, l'ipocondriaco, il sanguigno, il dipendente, il depresso. Sul lettino di Rocchini vengono messi a nudo i pensieri più inconfessabili, le paure, le manie di alcuni dei nostri deputati, quelli che meglio rappresentano il “tipo” di volta in volta prescelto, sempre nel rispetto del principio per cui si dice la nevrosi ma non il nevrotico. Ai dialoghi tra analista e paziente si alternano schede esplicative delle varie patologie, per aprirci gli occhi sui comportamenti in cui si traducono, ma anche su come certe debolezze possano avere risvolti utili in particolari situazioni.

I tic e i segreti degli uomini di potere tratteggiano un quadro impressionante di angosce e frustrazioni, di sfacciate supponenze o, all'opposto, di invincibili complessi di inferiorità, restituendoci un'immagine inedita dell'Italia ai tempi della Seconda Repubblica.
“La psicologia politica ci aiuta a scoprire cosa c'è dentro quella bella scatola che vogliono venderci. Anziché fermarci all'etichetta, possiamo e dobbiamo conoscere le reali caratteristiche del prodotto che contiene. Ci può essere davvero utile? Allora compriamolo, dandogli il nostro voto. Non ci serve o, addirittura, può essere dannoso? Lasciamolo in vetrina a far bella mostra di sé. Senza il nostro voto non potrà fare nulla. Anche in politica impariamo a tutelare il consumatore: il cittadino”.

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Lo psichiatra della Camera, Piero Rocchini

Il Gazzettino di Venezia
30 Luglio 2003 

In "Onorevoli sul lettino" lo psichiatra Piero Rocchini racconta i
suoi incontri con nevrosi, vizi e patologie dei politici.
Quando la schizofrenia è al potere.
C’è l’ipocondriaco, l’ossessivo, il superstizioso, il narcisista e il
più pericoloso: il sanguigno.
di Gino Dato

Narcisisti, sanguigni, ipocondriaci, dipendenti, depressi lo siamo
un po' tutti. Ma che succede quando la psicopatologia quotidiana
invade i banchi del Parlamento ? Che garanzie offre un politico che
intraprende la carriera della cosa pubblica per riflettersi nello
specchio del potere, per prosciugare la sua sete di dominio, per
vincere la sua ipocondria? Questi pericoli e aberrazioni hanno già
scritto pagine vergognose della nostra storia, ma oggi sono tanto
più immanenti quanto più la democrazia non si nutre più di ideologie e di valori ma di sistemi fondati sul trionfo di personalità individuali.
Piero Rocchini, per molti anni consulente in psicologia clinica della
Camera dei deputati, ha accolto illustri parlamentari sul suo lettino
di psicoanalista: una necessità di singoli onorevoli che può tradursi
in lezione di molti comuni mortali, di noi tutti che alla politica
affidiamo la conquista del benessere e dovremmo perciò blindarla.
Nevrosi e vizi, fuori della vita privata, diventano un danno pubblico, come lo psichiatra prova a raccontare nel suo ultimo libro
"Onorevoli sul lettino" (Marco Tropea editore).
Professore, possiamo allora parafrasare il motto sessantottino "la fantasia al potere" in "la schizofrenia al potere"?
«Oggi mancano gli elementi di unità che esistevano una volta. Ogni cosa concepita attraverso la politica, un tempo, serviva a unire più che a cercare una autoaffermazione pura e semplice.
Quindi in sé e per sé, la politica, in qualunque ambito fosse svolta, svolgeva un ruolo di socializzazione, da un lato, di convalida di certi valori, dall'altro, soprattutto della società in cui si era inseriti, 

anche quando questa veniva contestata».

E oggi?
«Oggi non è crollato solo il muro di Berlino, è crollato quel contenitore che bastava a tenerci insieme. Molti di coloro che vivono all'interno di questa società, non hanno ben chiari i motivi dello stare insieme, o non lo ritrovano se non in un vantaggio personale. Alla politica per star meglio insieme, dal punto di vista esistenziale, si è sostituita la ricerca dei vantaggi che possiamo ottenere dalla società».

Ma quali sono i disturbi tipici di un politico?

«Forse dovremmo fare una distinzione tra disturbi che permettono  una più facile affermazione di un politico o di un dirigente in genere, e disturbi collegati alla conquista di un certo ruolo all'interno della società».

Vediamo i primi.
«Sono i più pericolosi per noi. Non casualmente si parla di  psicopatici perché attualmente, anche secondo lo strapotere di un certo tipo di mass-media, quello strapotere che si cerca di foraggiare in tutti i modi, per chi voglia affermarsi è  fondamentale saper mentire».

Questo è il principio dell'autoaffermazione?
«Intanto è molto comune la figura del narcisista che dice: gli altri esistono per il mio piacere. Non c'è una empatia, una sensazione profonda di quello che l'altro possa provare, un senso di vicinanza. C'è invece una volontà di utilizzo ma solo per il proprio piacere individuale: tanti personaggi che chiedono di essere al centro del palcoscenico e noi, al massimo, nel ruolo di un pubblico che applaude o in qualche modo dà piacere. Nello stesso momento in cui diciamo:
"non ho timore dell'eventuale dolore dell'altro, non hodispiacere per il danno che posso infliggere all'altro",

mi sono dato una carta in più rispetto a chi nutre valori morali, a chi ha remore, a chi si pone dei limiti proprio perché considera l'altro un valore fondamentale da rispettare».

Lei enumera figure tipiche di politico: l'ipocondriaco,
il dipendente, il superstizioso, l'ossessivo
«Molti di noi si sono abituati a concepire il capo come qualcuno che riassume il meglio di una società. Nella nostra, estremamente individualistica, è esattamente il contrario: forse il capo riassume tanti dei difetti della gente comune. 
Soltanto che, avendo pelo sullo stomaco, e nessuna remora a farsi largo a gomitate, più facilmente riesce a realizzare quello che potremmo considerare purtroppo un sogno abbastanza comune: prevalere a tutti i costi».

Ma il potere, secondo il vecchio adagio, non logora chi non ce l'ha?
«Il problema nasce per il politico quando, raggiunto quel gradino, c'è da mantenerlo. Il potere allora logora, sì, chi non ce l'ha, ma logora anche chi deve mantenere il potere, soprattutto se lo si è raggiunto non per capacità intrinseche ma per il vantaggio che chi sta ancora più sopra di noi poteva avere attraverso noi
».

Neanche il narcisista ci tranquillizza?
«Il problema del leader narcisista è che non vuole folle intorno
a sé, e neanche persone valide, ma preferisce essere l'unico e non quello capace di organizzare una squadra. Allora servono figure di secondo piano per avere la garanzia di non ribellione. Io dico che siamo giunti agli ultimi giorni dell'impero romano, quando si preferiva sterminare la propria famiglia piuttosto che correre il rischio di concorrenze pericolose».

Qual è la tipologia di politico più pericolosa?
«Forse il sanguigno, insieme a un certo tipo di narcisista.
Unirei i due aspetti. Esistono varie forme di narcisismo: di chi punta alla grande impresa per lasciare il ricordo di sé, e questo potrebbe star bene a noi gente comune, perché in fondo quel tipo di narcisista cercherà di fare il meglio. Come potrebbe star bene anche il narcisista che cerca il successo più che il potere, quindi una persona che proverà in tutti i modi a capire che sogni potremmo realizzare attraverso di lui.
Esiste invece un altro tipo di narcisismo patologico, quello che descrivo nel sanguigno, che appare pericoloso perché vuole il potere per il potere, il controllo assoluto. Come dicevo prima, l'imperatore degli ultimi giorni dell'impero romano, quello che deve controllare e dominare al di là di ogni limite».
La psicologia politica può andare a scoprire, lei scrive, che cosa c'è nella scatola che vogliono venderci, per cui possiamo tornare a mettere al centro il consumatore, l'elettore. E' così realmente? E questo lo può fare anche la gente comune?
«Sì, con l'aiuto della stampa. Una cosa molto diversa nel nostro paese rispetto ad altre democrazie più mature, è che in queste le informazioni sui politici viaggiano con estrema facilità. Ho la possibilità di consultare attraverso internet le prove d'esame di Bush figlio, per esempio, e quindi sapere che capacità o incapacità aveva manifestato a suo tempo.
Se tento di fare la stessa cosa in Italia, molti politici cominciano a gridare alla violazione della privacy. Allora dobbiamo imporre la regola, con l'aiuto della psicologia, che chi vuole avere un potere deve accettare di stare sotto i riflettori, quindi di essere spulciato in tutti i suoi comportamenti, perché si deve dare la possibilità, soprattutto nel momento in cui ci si muove verso un maggioritario spinto o verso il presidenzialismo, di conoscere fino in fondo il personaggio».

Che cosa non deve essere allora un politico?
«Prima accennavo a un certo tipo di narcisismo che potremmo considerare patologico o alla personalità sanguigna.
Ecco, quelle sono le caratteristiche che dobbiamo considerare
pericolose nel politico. Ho invertito l'ordine della sua domanda.
Perché credo che dovremmo cominciare a ripensare come noi i depositari del potere: siamo noi che dobbiamo scegliere o non scegliere persone che hanno o meno alcune caratteristiche di personalità. Difficilmente un politico potrebbe modificare certe caratteristiche. Il sanguigno rimarrà sanguigno, il narcisista potrà limitare un po' certe sue peculiarità ma difficilmente, se ha sete di potere, potrà saziarla se non acquisendo potere».

Ma la gente tiene conto di questi elementi quando dà un
voto nell'urna?

«Dobbiamo sviluppare la possibilità di ottenere più informazioni personali. Nel momento in cui contano meno i partiti e contano sempre più i programmi, che sono spesso  fotocopia, e i personaggi, tanto più dobbiamo accedere alle informazioni. Guardo allora come un pericolo tutte quelle leggi sulla stampa che in qualche modo potrebbero limitare questa circolazione di notizie. Non credo che scelta del maggioritario e limitazione della capacità di informazione possano andare d'accordo per fondare e mantenere una reale democrazia».


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Psicoanalisi del politico. Senza più potere

Come si vive la perdita della poltrona? E come si reagisce? La parola a Paolo Cirino Pomicino ed Enrico Letta. E allo psicologo della Camera che ha curato gli onorevoli durante Mani pulite.
di Marco Bracconi
31 agosto 2016

22 febbraio 2014: il passaggio di consegne
tra Enrico Letta e Matteo Renzi
Lo sai perché è evidente. Ma lo capisci davvero quando il telefono che una settimana prima ti sbaciucchiava l’ego un centinaio di volte al giorno ora è improvvisamente muto. E tutti quei questuanti bisognosi di favori, tanto fastidiosi: quanto ti mancano adesso. Insomma, hai perso il potere: cose che capitano nel gioco democratico. Ma tra la fisiologia, più o meno deteriorata, del vivere pubblico e il trauma del vissuto di un singolo passa l’abisso dell’identità che annaspa. Una somma di problemi personali che nella dinamica delle postdemocrazie diventa (anche) un problema politico.
«Il normale circuito si è rovesciato. Una volta si faceva politica e si otteneva il successo. Oggi si ha successo e quindi si passa alla politica. Con tutto quel che ne consegue nella gestione (e nella perdita) del potere».
Paolo Cirino Pomicino, il fu potentissimo presidente della commissione Bilancio e già super ministro dell’Italia andreottiana, risponde al telefono dalla carrozza di un Frecciarossa. Oggi ha un cuore nuovo, una giovane moglie e presiede la società che gestisce la tangenziale di Napoli. Soprattutto, scrive. Analisi lucidissime sulla pochezza della nostra democrazia. Geronimo (è il suo ex pseudonimo giornalistico) la perdita del potere l’ha presa bene:
«La salvezza passa per la cultura e la politica, la vera fonte del potere, senza le quali esso nasce solo dalla funzione che sei chiamato a svolgere, e allora rapidamente passa. Così non resta più niente. Fuori, e spesso anche dentro».
Altrettanto si può dire di Enrico Letta, che dopo aver restituito alquanto immusonito la campanella di Palazzo Chigi ha fatto armi e bagagli e adesso fa il rettore a Parigi:
«Il giorno dopo ti ritrovi davanti a uno spazio vuoto e hai due sole alternative: angosciarti o essere determinatissimo a voltare pagina».
E se Pomicino individua nella mancanza di cultura l’angoscia da perdita di potere, il predecessore di Renzi coglie un altro punto critico:
«La politica di professione non c’è più. Un tempo si usciva e si rientrava, oggi a certi livelli quando esci è finita. E allora la sola cosa che puoi fare è restituire quel che si è ricevuto. Aprendo una scuola di politiche, per esempio».
dice traslocando scatoloni da un quartiere all’altro della capitale francese.
La sconfitta, dunque, è sempre più spesso la fine di una carriera. «Discutibile, ovvio. Ma è la regola della postdemocrazia, c’è poco da fare». Eppure sotto certe prime file, quando la ruota della nemesi gira dalla tua parte, le cose non filano altrettanto serene. Crisi di autostima, famiglie che si sfasciano, vuoti identitari. Rabbia. Deresponsabilizzazione. E tanti alibi.

Piero Rocchini è stato psicologo della Camera per nove anni. Il caso vuole siano gli anni in cui il pool Mani pulite decapita una intera classe dirigente. Nel suo libro Onorevoli sul lettino (Tropea, pp.159) di quel panico generalizzato c'è più di una traccia. A cominciare dalle sedute spiritiche dell'onorevole ansioso di sapere dai fantasmi se è in arrivo un avviso di garanzia: «Tra i politici la fuga nell'irrazionale non è così infrequente» spiega Rocchini nello studio romano dove ancora riceve più di un politico in terapia. Una fuga per nessun dove, evidentemente. Perché è la forma più estrema di una meccanismo di deresponsabilizzazione che stritola la maggior parte degli «orfani» del potere, e che con la personalizzazione della politica ha trovato il suo alibi perfetto.
«Un esempio per tutti? Il parlamentare di Forza Italia caduto in disgrazia che edipicamente si scaglia (ribellandosi) contro il leader "papà", attribuendo a Berlusconi, sotto il cui ombrello si è riparato finora, la responsabilità della cattiva sorte».
È una ricaduta della prevalenza della leadership alla quale poco si pensa: la formazione di una classe dirigente che detiene un potere subalterno e quindi (Pomicino docet) narcisistico e apparente. «Quando questi politici restano senza ruolo c'è il baratro esistenziale». Ma detto questo, distingue Rocchini, c'è chi fa politica con una forte motivazione al successo, e chi al potere: 
«Sono due cose diverse, i primi spesso trovano rapidamente altri habitat dove esprimersi; gli altri o recuperano in fretta oppure, drammaticamente, somatizzano».
Walter Veltroni appartiene alla prima categoria. Non sarà andato in Africa, ma tra libri, film e invenzioni di format tv l'ex segretario Pd si è, come si dice, rifatto una vita.

Così Marco Follini, vicepremier ai tempi tormentati della berlusconiana Cdl, oggi presidente dell'Associazione produttori televisivi. E che dire di Irene Pivetti, catalputata sullo scranno più alto di Montecitorio quando era poco più di una ragazzina e poi auto-traslatasi in conduttrice tv e icona fashion? Nella seconda categoria finiscono invece quelli che continuano la guerra con altre armi (che siano fondazioni alla D'Alema o think tank alla Fini), ma anche quelli che gli si rompe tutto dentro. E in famiglia, pure. Dice Rocchini:
«Negli anni ho fatto molte terapie di coppia, dove lo schema era la rivalsa del consorte, che lamentandosi dei tanti sacrifici fatti inchiodava l'ex potente alla domanda molto poco sentimentale: e ora, a che pro ?».
L'esatto contrario di quanto avvenuto nel bel palazzo di Testaccio dove vivevano i Letta ai tempi delle larghe intese. «La famiglia per me è stata decisiva» racconta l'ex premier, «il nucleo di certezza solidale da cui sono ripartito».

Sulle famiglie politiche, in epoca di rottamazioni concretamente agite o continuamente evocate, meglio lasciar correre. E così sugli elettori,
«con i quali nella new politics il rapporto è intensissimo grazie al sistema della comunicazione globale, ma altrettanto liquido e alla resa dei conti inconsistente»
continua Letta. In certi casi, perfino, se non si sta attenti alle scelte che si fanno, diventa un rapporto di diretta ostilità. Vedi Barroso, che dopo la presidenza della commissione UE è diventato consulente della Goldman Sachs (la giusta e solita "Paga di Giuda" NdR) «In tempi di Brexit e di rivolta anti-banche...» sospira l'ex premier. Destra, sinistra. Uomini e donne. La perdita del potere salta le appartenenze ideologiche e di genere.

Rocchini sfida la cappa del politically correct e segnala che le donne che perdono ruoli di potere usano spesso la discriminazione come versione di comodo:
«Quasi mai riflettono sugli errori e si trincerano dietro la volontà maschile di escluderle».
Uno schema in linea con il dato generale:
«Avrò avuto il 5 per cento di casi di politici capaci di affrontare la perdita del potere in termini di responsabilità. Per tutti gli altri, in forme diverse, c'è solo vittimismo».
Del resto per ottenere e gestire a lungo il potere serve una sorta di «immunità dal senso di colpa, anche da quello sano». Vale a dire quello che aiuterebbe a superare il trauma quando si perde lo status, a maggior ragione se non va in scena come una volta nel Palazzo, ma nel teatro globale di un sistema orfano di autorevolezza e di pudore.
«Ho capito che era finita quando nell'ottobre del 1992 convocai un "caminetto" con tutti i big della Dc e mi resi conto della generale inconsapevolezza di quanto stava accadendo»
racconta Pomicino. Vent'anni dopo Letta è invece il primo presidente licenziato via #hashtag:
«Quello staisereno era un messaggio chiarissimo, fu lì che compresi di avere le settimane contate. Il vantaggio è che il mio esecutivo era precario per definizione e vivevo comunque carpe diem ».
(l'accoltellatore alla schiena, eppure "qualcuno" l'aveva pronosticato "vi accorgerete chi è Matteo Renzi" ma la gente è patologica tanto quanto i politici, se non di più NdR) Nello iato di questi vent'anni c'è il succo della questione. E se per Letta la socializzazione di quell'addio è stato un bene «così da rendere esplicito il mio disaccordo», per tanti altri vuol dire solo peggiorare le cose. Conclude Rocchini:
«Se il potere è (anche) una forma di controllo per mezzo di riconoscimento, il disconoscimento globale in agguato produce una classe politica in perenne ansia».
E dunque nevrotica, oltre che mediocre.

ContanteLibero.it

Piero Rocchini
Autore
Piero Rocchini, psichiatra, psicoanalista, criminologo, giornalista. Consulente in Psicologia Clinica della Camera dei Deputati per nove anni, perito presso il Tribunale di Roma, ha svolto ricerche riguardanti la Psicologia Politica e gli sviluppi della società moderna in Italia e all’Estero. E’ professore presso l’I.P.A. di New York e direttore dell’Istituto Superiore di Psicologia Applicata. Nel 1992 ha pubblicato con buon successo “Le nevrosi del potere” (Editoriale Città del Libro; tradotto in spagnolo da Alianza Editorial nel 1994), nel 1994 il “Manuale di autodifesa del cittadino” (ed. Anabasi; Premio Trasparenza 1994 in Australia), nel 2003 “Onorevoli sul lettino” (Marco Tropea Editore; Premio Faber 2004 – Campidoglio, Roma).


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mercoledì 20 dicembre 2017

FBI la Fabbrica del Terrorismo ...



Nel mondo al contrario è normale che la malavita organizzata abbia la divisa e gli altri cerchino di difendersi come possono, su 508 casi 401 erano causati dall'FBI e se tanto mi da tanto, i restanti non si è solamente riusciti a scoprirlo e questi erano anche presenti al G8 di Genova 2001, poi i "benpensanti", direi meglio gli "idioti" essendo nel mondo al contrario, ed è ben risaputo, chiamano delinquenti i liberi cittadini che secondo loro dovrebbero farsi torturare impunemente dai malavitosi in divisa, capiterà anche a loro, speriamo e al più presto e là ce li lasciamo ...

La questione ha quasi dell'incredibile, già pescati con le mani nella marmellata più volte con la droga, gli antichi e famosi dossieraggi a tappeto del capo dei capi Edgard J. Hoover, volendo con i soprusi La mia Lotta contro gli Ebrei - My Struggle against the Jews, by Eustace Mullins e le stragi, l'assedio di Waco in Texas nel 1995,  cominciò il 28 febbraio e si concluse il successivo 19 aprile con l'incendio  provocato del ranch, tra il resto, in cui persero la vita 76 persone, fra cui 24 cittadini del Regno Unito, più di 20 bambini e due donne in gravidanza I venti di secessione dell'Oklahoma ed un oscuro precedente, l'Attentato ad Oklahoma City del 1995 e perchè no, la cover up dell'assassinio del Presidente John F. Kennedy, JFK: “Colpo di Stato in America” - Mathias Broeckers L'assassinio di JFK ha segnato la fine della Repubblica Americana. e ora con il terrorismo, ma cosa dico, quello con il terrorismo è un vecchio amore ... USA, FBI, CIA, Droga e Terrorismo Internazionale, soggetti imprescindibilmente collegati …

L'incredibile non è tanto che loro lo facciano ma che il tutto passi per un dato di fatto acquisito, in una normalità assai inquietante.


Contribuisci ora per la gioia di Sion
Un finale hollywoodiano – ovvero come ti fabbrico
il terrorista

di Piero Cammerinesi corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine, Altrogiornale e Altrainformazione
16 Marzo 2015

Un “finale hollywoodiano” era quello che ci si aspettava dal piano terroristico del ventisettenne di origine kosovara, instabile mentalmente, che avrebbe dovuto farsi saltare in aria in un affollatissimo Casinò di Tampa in Florida.

Houston, 16 Marzo 2015 - Nel corso degli otto minuti del “video da martire”, girato nel Days Inn di Tampa, il giovane, Sami Osmakac, promette, infatti, di vendicare le uccisioni di fratelli musulmani in Afghanistan, Iraq, Pakistan e in ogni altra parte del mondo.
“Occhio per occhio, dente per dente, una donna per ogni donna, un bambino per ogni bambino”.
Registrato il video, Sami aveva in programma di recarsi all’Irish bar di Tampa e poi al Casinò locale, dove avrebbe preso degli ostaggi prima di farsi esplodere all’arrivo della polizia.

Per questo piano, peraltro non portato mai a termine, oltre che per possesso di armi di distruzione di massa, un’auto-bomba, sei granate, un giubbotto esplosivo e varie armi tra cui un AK-47, il giovane è stato condannato, il 26 Novembre scorso, a 40 anni di carcere dalla corte di Tampa.


Fin qui nulla di strano.

Solo che oggi emerge, da un clamoroso scoop di "The Intercept", il nuovo giornale di Glenn Greenwald, meglio noto come colui che realizzò le prime interviste ed il ‘lancio’ di Edward Snowden, che il giovane "squilibrato" kosovaro era stato irretito, condizionato, finanziato e armato niente meno che da una rete di agenti FBI sotto copertura.

Dov’è la novità ? direte voi ...

La novità è che questa volta c’è la smoking gun, la pistola fumante, vale a dire le intercettazioni che mettono nei guai i federali.

Il meccanismo è sempre lo stesso. S’individuano giovani instabili mentalmente, preferibilmente di origine araba, spesso in disperate condizioni economiche e li si trasforma, con tecniche di controllo mentale, in informatori e talent scout di potenziali terroristi. I soggetti che questi infiltrati trovano vengono poi armati e motivati per compiere attentati o come nel caso di Sami per divenire capri espiatori per la "war on terror", la guerra al terrorismo, che ha bisogno di divorare quotidianamente nuove vittime per mantenere sempre alto il livello dell’emergenza, della paura instillata nelle masse.

Pronte a barattare sempre maggiori spazi di libertà a fronte di una presunta sicurezza.

Le operazioni condotte da informatori sotto copertura sono dunque al centro del programma antiterrorismo dell’FBI. Dei 508 imputati processati per casi terrorismo nel decennio dopo l’11 Settembre, in ben 243 casi erano coinvolti informatori dell'FBI, mentre 158 sono stati gli obiettivi di operazioni sotto copertura. In questi ultimi un informatore dell'FBI o un agente sotto copertura ha spinto 49 imputati a realizzare o pianificare atti di terrorismo, in modi analoghi a quello che è stato attuato con Sami Osmakac.

Naturalmente, l’FBI ufficialmente pretende di pagare informatori e agenti sotto copertura per sventare gli attacchi prima che si verifichino. Ma le prove indicano chiaramente e un recente rapporto di Human Rights Watch, "Illusion of Justice, Human Rights Abuses in US Terrorism Prosecutions", lo dimostra che l’FBI, piuttosto che acciuffare aspiranti terroristi imbranati, induce ad azioni terroristiche soggetti malati di mente o economicamente disperati. Individui che da soli non potrebbero mai realizzare piani criminali complessi.

Sami Osmakac

Nel caso di Osmakac, gli stessi agenti dell'FBI confermano pienamente questo stato di cose, anche se non lo ammetteranno mai pubblicamente. In questa operazione, l’agente sotto copertura dell’FBI agisce con lo pseudonimo di “Amir Jones”. È il tipo dietro la telecamera nel video che annuncia il martirio di Sami. Amir, che si presenta come il rivenditore delle armi da utilizzare nell’azione terroristica, nasconde su di sé un registratore.

Oltre ai dialoghi con Sami, il dispositivo registra però anche le conversazioni che si svolgono nella sede dell’FBI a Tampa, tra agenti e collaboratori che credono di parlare in assoluta privacy. 
'
Ora, queste conversazioni permettono di ricavare un’immagine estremamente precisa e accurata di quella che sono le operazioni anti-terrorismo dell'FBI, e mostrano come, a volte, anche agli occhi degli stessi agenti dell'FBI coinvolti, i soggetti di queste operazioni sotto copertura non siano sempre inquietanti e minacciosi come li si vuole far apparire.

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Nell'audio – del 7 Gennaio del 2012 – che segue la registrazione del video del martirio di Sami, l’informatore “Amir” e altri si fanno beffe di tale video, che l’FBI ha realizzato per Osmakac.

Ecco alcune battute:
“Quando stava indossando la roba, si muoveva in modo nervoso” dice qualcuno ad Amir. “Continuava a indietreggiare ...”
“Sì”, risponde Amir.
“Sembrava nervoso davanti alla telecamera” qualcun altro aggiunge.
“Sì, era eccitato. Penso che si sia eccitato quando ha visto la roba”,
risponde Amir, riferendosi alle armi che erano lì sul letto della stanza dell’hotel.
“Oh, sì, lo puoi dir forte” dice una terza persona. “Era proprio come, come, come un bambino di sei anni in un negozio di giocattoli”.
In altre conversazioni registrate, Richard Worms, il supervisore della squadra dell’FBI, descrive Osmakac come un
“mentecatto ritardato che non riuscirebbe neppure a pisciare nel vaso”.
Poi ci sono degli agenti che sottolineano che la pubblica accusa - nonostante gli obiettivi di Osmakac siano “inconcludenti”, e le sue ambizioni terroristiche dei “miraggi”, ha bisogno di avere un “finale Hollywoodiano” dell’operazione. 

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La registrazione del colloquio indica, poi, come gli agenti dell'FBI facciano fatica persino a mettere 500 dollari in mano a Sami per dare un acconto sulle armi.

Quelle stesse armi che il Tribunale ha poi considerato la dimostrazione delle capacità terroristiche di Osmakac e del suo impegno a compiere la strage pianificata.

“Il denaro è la prova che lui è disposto a farlo, perché anche se non siamo in grado di farlo ammazzare qualcuno, possiamo mostrare che paga le armi”
afferma l’agente speciale dell’FBI, Taylor Reed, in una conversazione.

Chi avrebbe mai immaginato che queste trascrizioni potessero essere rese pubbliche?

Ma a volte il diavolo, come si sa, fa le pentole…


Naturalmente, appena ciò è avvenuto, grazie al coraggio di un bravo giornalista, Trevor Aaronson, il governo ha sostenuto che le trascrizioni delle registrazioni potrebbero danneggiare il governo degli Stati Uniti, rivelando le “strategie e i metodi di indagine delle forze dell’ordine”.

Ma esse, fornite da una fonte confidenziale a "The Intercept" in collaborazione con l’Investigative Fund, costituiscono una preziosa rivelazione di ciò che accade dietro le quinte di una operazione antiterrorismo sotto copertura dell’FBI, rivelando come gli agenti federali abbiano sfruttato il loro rapporto con un informatore prezzolato, lavorando per mesi con l’obiettivo di trasformare lo sventurato Sami Osmakac in un terrorista. 

Naturalmente né l’FBI di Tampa né il quartier generale dell’FBI a Washington hanno risposto alle richieste da parte di "The Intercept" di un commento sul caso Osmakac o sulle osservazioni fatte da agenti e collaboratori dell’FBI sull’operazione sotto copertura.

Guardate il video con le trascrizioni delle intercettazioni, è davvero istruttivo.


Purtroppo per l’FBI e per la fortuna di decine di persone innocenti, in questo caso il “finale hollywoodiano” è mancato, ma non certo per merito dei difensori della legalità e della giustizia, ma solo perché il capro espiatorio scelto era troppo imbranato persino per farsi esplodere in un bar.


Fonte   liberopensare


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sabato 16 dicembre 2017

S.O.S. Patagonia! - Debito in cambio di territorio

Manifestazione contro l'FMI e il debito con l'estero. Argentina
Un sondaggio, che aveva lo scopo di "conoscere il parere degli argentini prima di un grosso investimento", svela gli enormi interessi per la privatizzazione delle risorse naturali della regione. Queste ricchezze potrebbero "ripagare i debiti nazionali contratti con il Fondo Monetario Internazionale". Allarme dall'Argentina per la svendita dei "gioielli di famiglia" alle multinazionali, e il silenzio stampa.

Cascate Iguazu Uruguay
Trovai questo documento dopo poco che iniziai ad interessarmi di questi argomenti, era il 2002, ho iniziato attivamente la sera dell'11 settembre 2001, al primo TG mi resi conto che "qualcuno" voleva prendermi per il culo.
Già sapevo stranamente sempre da un TG RAI, ogni tanto qualcosa gli scappa, che all'Argentina avevano fatto privatizzare tutto e poi gli avevano rubato il denaro in accordo con le banche, ricordo di aver pensato "cazzo" possono farlo ovunque e mi morsi subito la lingua, già lo avevano fatto nel 1992 in Italia, con l'aiuto del vostro beneamato massone, Trilaterale, Bilderberg, Goldman Sach, ONU, Ulivo, PD, Commissione Europea "er mortadella", scrivere il nome mi fà venire disturbi di stomaco, fate poi voi una analisi di quelle sigle e vedete un pò a chi dir grazie della presente, passata e futura situazione, carta canta !!
Quindi già conoscevo il meccanismo ma il bello ha ancora da venì, negli anni ho poi scoperto che Italia, Argentina e Pakistan erano state scelte come campo di prova per la devastazione dell'economia nazionale e lo riporta sotto, ho imparato il giochino dei prestiti da parte del FMI LA TRUFFA ECLATANTE IN CUI VIVIAMO E LA TECNOLOGIA CI DISTRUGGERANNO, per non parlare di Henry Kissinger - Mani Insanguinate Piene d'Oro - Henry Kissinger - Bloody Hands Full of Gold ed anche che utilizzano i sondaggi per manipolare l'opinione pubblica e così ho scoperto come mai talvolta bucano, non riescono ad influenzare abbastanza, quello è l'obiettivo, farò un articolo.
Quindi in linea generale potete pure pensare l'han fatto a lui, lei, loro non mi tocca, ahahah, ti toccherà "minkia" se ti toccherà e saran cazzi da cagare, vedi Grecia per dirne una ...
Dunque ho pensato di andare a recuperare l'articolo sperando che almeno qualcuno capisca come funziona e ovviamente che bisogna darsi una mossa ...


S.O.S. Patagonia !
Da Santa Cruz - Argentina - per Selvas.org
Liliana Venanzi - 02/05/2002

Pinguini Patagonia
La Patagonia tragica 

Per Selvas.org - Liliana Venanzi
Giornalista argentina della provincia di Santa Cruz
(traduzione di Manuela Iglesias)

Parlare della Patagonia argentina è come dire Cordigliera Azzurra, nevi eterne, ghiacciai millenari, boschi di araucarie, acqua cristallina, specchi come laghi interminabili, terra prolifera, cascate e montagne che accarezzano il sole... È abbracciare con gli occhi il mare atlantico, spiagge di sassi, lupi di mare che si fanno il bagno sulle coste, un avvistamento di balene a Madryn, schiuma e lumache, gabbiani danzanti... È, anche, come dire meseta, pascolo di pecore, un imbrunire di silenzi, acquate strasbordanti, fiumi e valli, paese delle mele. È ancora piangere per le Malvine, la sorellina perduta, da quando quella nave inglese oltraggiò le sue coste, intorno al 1833 o lottare per i diritti su parte del continente bianco, che Argentina reclama per se davanti a tutti gli organismi internazionali. Ma la Patagonia non è solo la tavolozza dell’arcobaleno con il quale la natura ha dipinto il sud del continente americano. Solo il suo nome basterebbe a renderci conto di risorse straordinarie che abitano la sua pelle e i suoi visceri: oro, argento, petrolio, uranio, carbone, gas naturale, la possibilità di creare energia idroelettrica, ed energie alternative( eolica, idrogeno). È sinonimo di centinaia di chilometri di acque territoriali con abbondanza di specie marine come gamberetti, krill, calamari, merluzzi, plancton solo per menzionarne qualcuna. Ovviamente non è solo il suo paesaggio incommensurabile, e le ricchezze che prodiga che la rendono così speciale: la Patagonia Argentina è una delle riserve d’acqua incontaminata più grandi del pianeta ACQUA INCONTAMINATA E TERRITORIO QUASI PER NIENTE SFRUTTATO ecco le due chiavi della sua potenzialità. Più di una volta noi abitanti di questa terra abbiamo sentito parlare di progetti di “neocolonizzazione”, come il “Plan Andinia”. In un’altra occasione si parlò di coloni giapponesi che sarebbero venuti a popolare il nostro sud, mediante un patto con il governo nazionale. Oggi, i grandi interessi sovranazionali che costituiscono l’Impero, hanno rivolto i loro occhi verso di noi. La scusa perfetta per questa nuova dominazione è il debito estero argentino. Dice l’economista nazionale Adrian Sambuchi in Argentina privatizzata o l’imminente scambio debito contro territorio” :
“(... ) sembra che per diverse ragioni il nostro paese sia stato eletto come un leading case - una sorta di caso testimone o cavia - per ravvivare questo vecchio modello metodologico coloniale. Può darsi che il fatto di “onorarci “ in questo modo sia parte del processo di monito e castigo addizionali che l’Argentina deve continuare a patire per i nostri peccati del passato, che hanno fatto del nostro, un paese scomodo, inaffidabile e potenzialmente pericoloso” .

Debito in cambio di territorio
“Effettivamente “il nostro passato ci condanna” dalla politica estera indipendente di Hipolito Yrigoyen negli anni venti, poi la nostra neutralità filo-germanica negli anni trenta e quaranta; passando dalle nostre pretese di potenza regionale sotto il governo di Juan Peron negli anni cinquanta e finalmente il nostro coraggio audace e insolente nelle Malvine esattamente venti anni fa, accendono luci gialle-forse con qualche riflesso rosso- sullo scacchiere del potere mondiale.
La decisione sembra essere stata presa: l’Argentina deve essere debilitata, devastata, piegata e messa in ginocchio, e ciò non conviene farlo con un intervento militare o politico diretto - sempre così odioso quando si vede nei notiziari delle h.18, ma attraverso agenti locali allineati con gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale, inseriti e incistati a dovere nelle strutture dello stato. Dal Council on Foreign Relations viene proposto un nuovo concetto: "quello dello scambio debito contro territorio".
E di quale migliore disponibilità può disporre un paese grande, ricco di risorse naturali e scarsamente abitato, come l’Argentina se non quello di scambiare il debito per territorio? Oggi siamo appena 37.000.000 di argentini distribuiti molto male in un territorio nazionale che dovrebbe avere perlomeno il doppio della popolazione. Per esempio nella Patagonia argentina la somma delle popolazioni delle provincie della Terra del Fuoco, Santa Cruz, Chubut, Rio Negro, e Neuquen arriva ad appena 1.500.000 di abitanti: un 4% della popolazione nazionale, meno di quella di un distretto della grande Buenos Aires come quello della Matanza. La Patagonia Argentina è la candidata naturale per fare un ampio “megascambio territoriale”. “Ciò viene pianificato da decenni e quest’operazione è in moto”, dice Salbuchi. Intanto un segretario del governo Duhalde, Norman Bailey, consiglia attraverso un rapporto, che l’Argentina utilizzi uno schema di scambio di debito usando “terre fiscali e attivi provinciali”. E’ una nota apparsa nel giornale “Il Cronista Commerciale”. Bailey spiega:


“...il Governo potrebbe stabilire una corporazione nazionale di sviluppo capitalizzata con quelle terre pubbliche... la corporazione scambierebbe quelle terre con la remissione del debito presentata da investitori interessati, che potrebbero destinarli ad usi industriali, agricoli, e immobiliari”.
Lo scrittore e politico Juan Labakè, raccoglie ancora dati su questo tema preoccupante:

”simultaneamente anche il presidente Duhalde, con decreto n°533/2002 (bollettino ufficiale del 23.02.2002) ha contattato tre imprese anglo-nordamericane perchè lo rappresentino a livello internazionale in questioni di debito estero e affinchè “preparino ed implementino una strategia...per conseguire un finanziamento internazionale”. Ciò significa che tali consulenti esteri saranno incaricati di tracciare un piano di rinegozziazione del debito estero argentino e di portarlo a termine. La cosa peggiore è che una di quelle imprese, ZEMIC COMMUNICATIONS, è di proprietà del ben conosciuto Henry Kissinger e lui si è impegnato a “collaborare” in quel lavoro”.
 Argentina Manifestazione e Striscione " Non pagare il debito estero illegittimo"
 Sondaggio inquietante, senza committente
Kissinger non è solo il fautore del pagamento di debito con disponibilità liquide che tante calamità ci ha portato ma è anche - continua Labakè - uno dei principali (se non il principale) ideologo del sistema d’indebitamento come strumento di "dominazione dei nostri popoli”. In questo contesto appare un sondaggio realizzato in diverse città di una delle provincie patagonica di Chubut. L’agenzia Giacobbe e Associati è quella che svolge il lavoro d’inchiesta. Una delle persone intervistate rileva il tenore delle domande, 30 in tutto, che hanno più a che fare con la valorizzazione di politiche funzionari locali e nazionali e con temi strategico-politici in relazione ai principi di supremazia economica e politica della nazione, che con i supposti interessi che potrebbe avere un’impresa privata che avesse la mira di stabilirsi e sviluppare un’attività produttiva nel Paese. Dialogando su "Radio 21" (emittente della Catena Olivia, provincia di Santa Cruz) Giacobbe disse che la stesura delle domande fu fatta da un’azienda europea che desiderava conoscere “il pensiero degli argentini prima di decidere un investimento”, negando di fornire il nome, nascondendosi dietro il segreto e l’etica professionale.
Alcune delle domande furono queste:

(…) sarebbe d’accordo che l’Argentina vendesse i diritti sui suoi territori in Antartide per cancellare totalmente il debito estero del Paese ?
Sarebbe d’accordo che si cedessero i territori fiscali di Chubut per cancellare il debito pubblico provinciale ? 
Sarebbe d’accordo nell'unificazione di Rio Negro, Chubut, Santa Cruz e Terra del Fuoco in una sola provincia o regione ?
Cosa ne pensa della proposta che l’Argentina sia amministrata economicamente da un funzionario del FMI o di qualche altro organismo internazionale ?

e ancora - Desidera andarsene dal Paese vista la situazione di crisi che vive oggi l’Argentina ? (…)


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 La prima pagina di Diario
Provincia 23 giornale della
regione patagonic
a
Labakè evidenzia che solo un quotidiano regionale parla di quest’argomento. Stranamente nessun altro mezzo di comunicazione nazionale ha dato risalto alla notizia.

Così nasce il sollecito inviato alla rete da chi scrive, denominato "SOS PATAGONIA". Così tentiamo di attirare l’attenzione su ciò che accade in questa parte australe del mondo; abbiamo voluto avvisare i nostri connazionali del pericolo che incombe sulla nostra sovranità e sul nostro territorio. E’ una richiesta disperata di aiuto per la regione più ricca d’Argentina, ma tanto distante dai grandi centri popolosi del paese e dagli scranni dove si cucina la “grande politica nazionale”, molte volte a detrimento di noi pochi argentini che abitiamo nella regione. A corollario ci rimane solo una domanda: chi ha incaricato il sondaggio? Le relazioni strette tra l’agenzia di sondaggi Giacobbe e l’attuale presidente danno al questionario un forte odore di dispaccio ufficiale. E ovviamente gli avvoltoi sono attenti e aspettano un passo falso dei nostri dirigenti nazionali per levarsi in volo con l’unica cosa che rimane a noi argentini: la ricchezza del nostro territorio.

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:: I DOCUMENTI DI SELVAS.ORG ::



Da Diario Provincia 23 il risultato dell'inchiesta tra le province della patagonia. (in spagnolo)


SEGUN LA ENCUESTA DE GIACOBBE, HAY UN ALTO CONSENSO PARA UNIRSE CON RIO NEGRO, NEUQUEN, TIERRA DEL FUEGO Y SANTA CRUZ

La mitad de los chubutenses
quiere unificar la Patagonia



Más de la mitad de los chubutenses aceptaría unificar la Patagonia, mientras uno de cada diez cedería parte de su territorio provincial a cambio de la cancelación de deudas. Ello también surgió de los datos que realizó en esta provincia la consultora Giacobbe y Asociados, la cual cobró trascendencia a partir de la difusión que al tema le dio El Patagónico.

Además de lo que este medio anticipó en su edición del último sábado, la encuesta que Giacobbe y Asociados realizó en el Chubut arrojó otros datos que permiten tener una aproximación al pensamiento de los chubutenses.
En tal sentido, puede decirse que la mitad de los chubutenses estarían dispuestos a unirse con el resto de las provincias patagónicas, pero también que uno de cada 10 cedería parte del Chubut a cambio de deudas provinciales.
Además, tres de cada diez habitantes de esta provincia pensó en irse del país, ya que de los 1.201 encuestados un 29,7 por ciento respondió que se iría o analizaría la posibilidad. 


LA UNION HACE LA FUERZA
El dato más significativo de la segunda lectura que se ha realizado de la sugestiva encuesta que tanta polémica despertó es el que indica que la mitad de los chubutenses estarían dispuestos a unirse con el resto de las provincias patagónicas.
Es decir que cuando los entrevistados fueron consultados por si
aceptarían una unificación de Chubut, Tierra del Fuego, Neuquén, Santa Cruz y Río Negro, sólo un 46,7 por ciento contestó que «no».
En defensa de la idea de la unidad, los hombres se mostraron más
propensos (54,4%), mientras que algunas mujeres también se acoplaron a la idea, pero con más serenidad (45,1%).
Obviamente que hubo más mujeres que se negaron a unificar la Patagonia, aunque el total de los resultados refleja un considerable vuelco hacia quienes creen que la unión hace la fuerza.
Rada Tilly es la ciudad más convencida de unificar esfuerzos. Allí, un 66,7 por ciento de sus habitantes rubricó el sí en su escrito, y por el contrario sólo el 28,9 por ciento avaló la idea en Rawson.


POCOS SE ENTREGAN
Otro de los puntos a los que accedió El Patagónico es si los
chubutenses estarían dispuestos a ceder parte de las tierras fiscales a cambio de la cancelación de deudas provinciales, lo que reflejó que sólo uno de cada 10 lo aceptaría.
De los 1.201 chubutenses encuestados, 131 dijeron que «sí» a la entrega de tierras a cambio de deudas; 1.061 expresaron que «no», mientras que 9 personas no contestaron.
En lo que concierne a ciudades, un alarmante 25,9 por ciento de
sarmientinos estarían dispuestos a cambiar parte de la provincia por
deudas, mientras que la reacción contraria más notoria se dio en
Comodoro Rivadavia, donde sólo el 7,7 por ciento lo aceptaría.


ALGUNOS SE IRIAN
A la hora de hablar de viajes y retiradas por diferentes causas, el
29,7 por ciento de los chubutenses se iría del país o al menos lo
pensaría, contra un 70,3 por ciento que contestó con un «no» rotundo.
En relación a este punto, Rada Tilly es la localidad en la cual están
más predispuestos a irse de la Argentina (44,4%), mientras que sólo el 18,1% lo haría desde Puerto Madryn.ingreso.


ContanteLibero.it

Liliana Venanzi, Patagónica, nacida en San Carlos de Bariloche. Desde hace quince años hace periodismo radial en Caleta Olivia, pcia. de Santa Cruz. 11/11/92 DISTINCION COMO MUJER DESTACADA EN EL AMBITO NACIONAL, otorgada por la Honorable Cámara de Diputados de la Nación Motivo de la elección: democracia y pluralismo en el ejercicio del periodismo. Setiembre/96 ASOCIACION ARGENTINA DE TELEVISION POR CABLE (ATVC) 1r PREMIO RUBRO "PERIODISMO DE OPINION"al Programa Opinión Ciudadana, emitido por Canal 2 Caleta Video Cable, donde trabaja como productora.
Julio/98 1R. PREMIO RUBRO ESPECIALES DOCUMENTAL, por la obra "LA MUERTE PRIVATIZADA" , presentada por Canal 2 Caleta Video Cable. Realizador: Liliana Venanzi
Julio/98 DOCUMENTAL SELECCIONADO COMO UNICO REPRESENTANTE DE LA A.T.V.C. PARA CONCURSAR EN EL FESTIVAL DEL MEDIO AMBIENTE DE GAVA, ESPAÑA. Título de la Obra:"LA MUERTE PRIVATIZADA". Julio/98 PREMIO DE ORO DE JURADO otorgado por la Asociación Argentina de Televisión por Cable. Obra seleccionada entre los ganadores de todos los rubros por el mismo documental.
También es escritora inédita, con varios premios regionales en su haber literario. E-mail: lilivenan@yahoo.com.ar


Fonte selvas.eu

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