Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

giovedì 14 aprile 2016

La data che cambiò la storia economica: la Cina nel WTO, 11 Dicembre 2001 - Genova G8 e il WTC ...


A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina.
Giulio Andreotti -


Leggete attentamente perchè questa è una cosa che non troverete da nessun'altra parte, una serie infinita di incredibili coincidenze nel 2001, che sono fatti certi ...

Questo giorno ben pochi se lo ricordano, o più probabilmente nemmeno lo conoscono anche se ne paghiamo e ne pagheremo per molto le conseguenze economiche e sociali correlate, perchè ?
Nel delirio collettivo WTC, Crolli, Pentagono, Bush, Talebani, Bin Laden, Global War e relative crisi economiche si son dimenticati di dirci, combinazione, di aver spostato, per i loro interessi, il lavoro dall'occidente alla Cina, che combinazione ...
A riprova di questo in rete si trova pochissimo, userò l'articolo successivo di 10 anni dopo per contestualizzare il fatto.
Che problema c'è si chiederà qualcuno, vista così nulla di che a parte le conseguenze, dopo 15 anni di negoziati, l’11 dicembre 2001 Pechino entrava nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO - OMC). Da allora il PIL del Dragone è quadruplicato e la Repubblica Popolare è diventata il più grande esportatore del mondo. Con effetti positivi sui prezzi, ma con una concorrenza non sempre leale.


Come sempre non dobbiamo dimenticarci che viviamo in un macrocosmo e nulla succede per caso, soprattutto non si muove foglia che l'elite non voglia, come in apertura diceva il beneamato Giulio, io quando ho a che fare con certa gente non mi fido mai e penso sempre male, si dà il caso che decenni fà il "Club di Roma", uno dei mille gruppi mondialisti con sempre le stesse persone che ne fanno parte, assimilabile alla "Trilateral Commission" ed al "Bilderberg Club" decise tra il resto la deindustrializzazione e devastazione relativa di Italia, Argentina e Pakistan come paesi prova e poi dell'occidente tutto, Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio1978) e Zulfiqar Ali Bhutto (Larkana, 5 gennaio 1928 – Rawalpindi, 4 aprile 1979) per questo fecero una brutta fine non essendo d'accordo, guardare la combinazione del periodo, Ali Bhutto era già stato deposto da tempo, dell'Argentina non stò a dire cosa poi gli capitò, ricordiamo tutti benissimo, la dittatura e la crisi, combinazione, nel 2001, di Aldo Moro bisogna ricordare che fù minacciato pubblicamente da Henry Kissinger di smetterla di voler unire l'Italia per fare poi politiche di crescita e fù rapito ... il mattino mentre andava al parlamento per la votazione del Compromesso Storico, semplice coincidenza ? 

Per fare un esempio c'è il divieto per certe nazioni di avere l'energia a prezzi competitivi, stiamo parlando anni '70, centrali atomiche, Ali Bhutto ci lasciò la pelle e per l'Italia ricordo benissimo non troppo tempo fà Bruno Vespa che raccontò il periodo del referendum sul nucleare: Dall'azienda c'era l'assoluto divieto di informare gli italiani, andarono a votare con un quesito del genere :
"Vuoi una bomba atomica sotto il letto ?" 
Pensate sia un caso ?
Però siamo pieni di bombe atomiche militari americane in tutta la penisola e sono un bel problema ...


Aggiornamento 10 luglio 2017, finito il 24 febbraio 2018☺
Anni fa parlando con un amico, Marco, parlavo del fatto che avevo sempre avuto il sospetto che i fatti del G8 di Genova 2001 fossero stati collegati e funzionali con l'11 settembre, lui mi mise al corrente della notizia di cui tratta l'articolo, passò del tempo e mi dimenticai del colloquio ma non della questione e feci poi questo articolo, cercandomi da solo i riferimenti.
Passa altro tempo, ci ritroviamo e viene fuori che la cosa era partita da lui e mi ragguaglia, partendo però da un altro mio articolo, inserisco cosa mi scrisse :
"Ho letto il tuo articolo. Interessante ma mi sembra manchi un tassello decisivo. Io è da tempo che avevo notato la "coincidenza" del 2001 e delle varie crisi finanziarie attribuite alla qualunque meno che al responsabile evidente, cioè la vorace economia cinese. In realtà le date combaciano molto di più con quelle degli attacchi alle torri. Effettivamente già sul momento io mi ero accorto della "notizietta" della chiusura degli accordi per l'ingresso della Cina nel WTO passata in terza pagina e oscurata dagli attacchi al WTC stessi (ricordo come fosse ieri il sottopancia che correva su CNN). il tutto infatti si compie tra il 10 e il 14 settembre 2001, in una zona mediatica completamente oscurata dall'attentato alle torri. Diciamo che in questo modo l'evento globalizzatore per eccellenza passava completamente inosservato all'ombra delle torri mentre un paio di mesi prima i NO-Global a Genova protestavano per molto meno mettendo a ferro e fuoco la città. La scelta dei tempi si è rivelata un ottimo sistema per mettere a tacere il dissenso. Per la cronologia completa dell'ingresso nel WTO della Cina ti consiglio questo link: come puoi notare a pagina 8 : 10 September 2001 Required by U.S. law, President Bush certifies the U.S. - China bilateral WTO agreement. 14 September 2001 WTO members finish agreement for China to join".
Nella pagina successiva :
"The final stages of the process was pushed forward by the terrorist attack on the U.S. on September 11th".
L'11 novembre, poi, come dalla foto che segue ci fu la firma della notifica di accettazione e di entrata in vigore del protocollo di adesione e l'11 dicembre 2001 appunto la Cina diventa il 143° membro dell'OMC, erano "solo" 20 anni che aspettava ...

Come sappiamo il numero 11 è ripetitivo ed è una ossessione per questi criminali, il 10 settembre 2001 Donald Rumsfeld ci aveva anche detto che il Pentagono non poteva spiegare la sparizione di $ 2.3 triliardi di dollari, nell'articolo ampiamente spiegati i fatti e le Ultime notizie sul Rabbi Zakheim, il 9/11 e dei migliaia di miliardi di $ mancanti del Pentagono in Israele e 9-11. - Following Zakheim and Pentagon trillions to Israel and 9-11.

Se c'era ancora qualche dubbio su chi ha permesso, anzi programmato e deciso la deindustrializzazione dell'occidente, gestito il macello del G8 di Genova e l'11 settembre credo proprio che ora non ci siano più, non certo George Bush, Stalin lo avrebbe chiamato "l'utile idiota", la cupola mafiosa bancaria internazionale, gli usurai. L’usura, per Ezra Pound, e non solo per lui, ha mosso guerra al mondo dal 1694, quando nacque la Banca d’Inghilterra

Il sig. Shi Guangshen, ministro per il commercio estero e la cooperazione economica della Cina, firma, con riserva di ratifica, il protocollo della Cina sull'adesione all'OMC alla IV Conferenza ministeriale di Doha l'11 novembre 2001.


Leggete cosa si scrive a proposito di Clinton e Blair:
Giulio Sapelli, ordinario di storia economica Università Statale di Milano:
Si è creata un’asimmetria, di cui paghiamo tutti le conseguenze. L’entrata della Cina nel 2001 nel WTO ha sconvolto l’approccio trilateralista kissingeriano, mentre invece veniva presentato al mondo come una continuazione della strategia del più grande diplomatico del Novecento. L’idea di Henry Kissinger era quella di rompere l’egemonia sovietica attuando non più il contenimento e il «roll back» (ovvero la controffensiva intermittente degli Usa nei confronti dell’Urss e della Cina), giudicati insostenibili nel lungo periodo, sostituendoli con una strategia di divisione e di alleanza tattica dell’Urss da un lato e della Cina dall’altro.
La deregolamentazione dei mercati finanziari voluta da Bill Clinton e Tony Blair ha creato, invece, un’asimmetria fra rendita finanziaria e profitto capitalistico. Si pensava di aumentare le rendite, favorendo la penetrazione degli intermediari finanziari e la delocalizzazione industriale in Cina. Ma, così facendo, si è venuta a creare un’asimmetria competitiva a svantaggio dell’Occidente, la cui capacità di accumulare capitali è risultata pesantemente compromessa, con conseguenze disastrose. Solo negli ultimi anni le contraddizioni dell’economia cinese, colpita da bolle finanziarie e immobiliari, indebolita dalla crescita dei salari e dai disordini sociali, tendono a correggere quest’asimmetria. Tuttavia, il vantaggio dell’aggressiva e monopolistica Cina continua a essere forte, con effetti nefasti sull’accumulazione capitalistica in tutto il mondo.

Tutto segue un filo fin troppo logico, come ci hanno spiegato quì ed è un sistema più volte usato, quando l'opinione pubblica è impegnata con altro possono fare certe azioni, mentre tutti correvamo dietro al vecchietto con la barba nascosto nelle grotte afgane è iniziata la globalizzazione selvaggia senza regole, per usare le parole di Giulio Tremonti.
Ho trovato una descrizione di parecchi anni fà interessante:
Il 2001 è stato un anno cruciale e di svolta che ha cambiato profondamente il mondo intero.
Due i momenti storici che segneranno per sempre la storia della umanità accaduti in quell’anno: l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre e l’ingresso nel WTO da parte della Cina, l’11 Dicembre del 2001.
A parte la curiosa coincidenza nelle due date, questi due eventi di fatto hanno contribuito sicuramente a cambiare per sempre il mondo intero, un vento di cambiamento proveniente da est che ha avuto nella icona di Bin Laden e negli occhi a mandorla dei cinesi, i suoi principali protagonisti.
Gli effetti provocati da questi avvenimenti sono totalmente diversi, in antitesi, a seconda che siano osservati da ovest o da est.
Nei paesi occidentali, a partire dal 2001, è esplosa una crisi economica senza precedenti, connessa alla esplosione anche delle varie bolle finanziarie, tra cui anche quella della New Economy, dando origine ad un recessione generalizzata, ancora oggi ben lungi dall’essere risolta. Ad occidente, come prima reazione si cercò un capro espiatorio, trovandolo nel terrorismo internazionale.
Questo approccio, condizionato dalla sempre presente necessità americana di cercare di continuare a mantenere elevati i flussi dei capitali verso gli USA, strettamente legati alla rendita petrolifera e alla vendita degli armamenti, ha però impedito di fatto all’occidente, Europa per prima, di analizzare e comprendere a fondo le reali dinamiche connesse alla crisi sopraggiunta.
Queste hanno radici ben più profonde di quelle riconducibili banalmente ad effetti legati al terrorismo internazionale, che oggettivamente ha avuto come unica reale tangibile conseguenza, quella di contribuire a creare una nuova economia legata alla sicurezza.
Questa miopia “indotta”, in tutto l’occidente ha aperto invece le porte ad un periodo “grigio”, una sorta di medioevo occidentale e di caccia alle streghe, pieno di fantasmi (Bin Laden il più gettonato) vissuto nel concreto terrore di vedere annientato il livello di benessere fino ad allora raggiunto.
Ben diversa la posizione ad est ed in Cina in particolare. Il 2001 rappresenta l’inizio di un vero e proprio rinascimento economico e culturale che pone pochi limiti agli obbiettivi raggiungili nel futuro, ricco invece di stimolanti sfide globali, tutte al positivo, non ultima quella sportiva che culminerà con le Olimpiadi del 2008 (assegnate alla Cina nel 2001!!) e l’expo del 2010 di Shanghai.
Volendo parafrasare quanto accaduto in termini sportivi, l’est nel 2001 ha iniziato il sorpasso e noi occidentali, come molti campioni alla fine della propria carriera, totalmente sorpresi, impreparati ed invecchiati, abbiamo attribuito l’accaduto ad attenuanti e congetture di tutti i tipi: ambientali, scarsa concentrazione, la sorte etc…
Ma i numeri parlano chiaro. Dal 2001, anno dell’ingresso della Cina nel WTO, mentre la Cina raddoppiava la propria quota sul mercato globale, passando dal precedente 3,9% all’attuale 7,7%, come oggi dichiarato dal Ministro del Commercio Cinese Bo Xilai, oltre a riuscire a mantenere una crescita del PIL annuo mediamente superiore al 9%, il resto delle economie occidentali retrocedevano la propria quota di mercato in maniera continua ed inesorabile.
Nel contempo dal 2001, la qualità delle esportazioni cinesi è decisamente cresciuta, tanto che i prodotti dell’elettronica sono passati al 56% sul totale dell’esportato cinese, quelli Hi-tech al 28% e in generale, gli assemblati ora rappresentano il 94% del totale delle esportazioni cinesi.
Nello stesso periodo, nei paesi occidentali ed in particolare in Europa, crescite annuali nell’ordine del 2% del PIL sono tuttora considerabili miracolose. A ciò, va aggiunto come la recessione interna nei diversi paesi, unita ai conflitti e stalli tra i diversi partners delle UE, su quale strategia utilizzare per tentare di reagire alla crisi, ha provocato effetti devastanti: ora tutto è fermo.
Proprio come il Titanic, l’occidente nel 2001 si è imbattuto
nell’iceberg della Cina ma chissà per quali strana ragione, il comandante era convinto che l’affondamento fosse legato ad un attacco militare da parte di un certo Bin Laden, tuttora impegnato da qualche parte della nave a procurare qualche altra falla nello scafo e che andava a tutti i costi fermato.
La confusione da allora è ancora tanta. Ancora non si sono comprese ed analizzate a fondo le vere ragioni per cui “l’inaffondabile” economia occidentale, nella incredulità generale, ora stia proprio affondando.
Sorge a questo punto una domanda: non è che l’occidente sia caduto nella trappola preparata ad est affinché tutto contribuisse ad un cambiamento generalizzato, una autentica rivoluzione planetaria?
Infatti è chiaro che dal 2001 le cose sono veramente cambiate sotto molti aspetti, rendendo possibili eventi prima impensabili, come quella de vedere l’Africa cominciare a marciare con le proprie gambe, assegnare il Premio Nobel al fondatore della Banca specializzata nel microcredito, negazione delle basi stesse del sistema bancario tradizionale, o che le economie in via di sviluppo, come lo era anche la Cina, saranno i leaders della economia mondiale futura.
Il terrorismo uccide molto meno dell’AIDS, della fame e della sete mondiale. Però l’ovest ha compiuto il terribile errore di ergere una muraglia per difendersi dal terrorismo, lasciando ai “barbari” venuti dall’est, ampi spazi di manovra, fino ad allora impensabili.
Ora gli effetti di una scelta come quella fatta dall’occidente nel 2001, sono sotto gli occhi di tutti, tanto che gli USA, per uscire dalla palude Afghana ed Irachena sotto la pressione dell'opinione pubblica, dovrà accettare, a denti stretti, l’aiuto di un nemico giurato, quale è l’Iran attuale.
Forse è proprio vero che il nuovo millennio iniziava con il 2001 che probabilmente verrà ricordato nel futuro, come l’anno “dell’apocalisse economica occidentale” e l’inizio della nuova alba ad est, così come l’11 Dicembre 2001, sarà ricordata come la tappa fondamentale affinché tutto ciò accadesse.
Ma nonostante tutto, ad ovest si continua a dormire sonni tranquilli (non siamo forse inaffondabili ??), sonni che assomigliano però sempre più ad un incubo, dal quale abbiamo paura di svegliarci.
La situazione necessita un cambiamento di rotta ed in fretta, per affrontare adeguatamente la realtà, prima che questa ci sommerga del tutto.
Trappola preparata ad est ma non da est e assolutamente da tempo, costruita con dovizia certosina.


Tutto questo unito a quanto che già si sà dell'11 settembre, al fatto che per motivi legati al petrolio ed all'oleodotto l'invasione dell'Afganistan fosse stata già decisa un anno prima e come, in un documento pubblico del PNAC, Nuovo Secolo Americano, con un evento della portata di Pearl Harbour, qualcuno mi venga ancora a raccontare che nell'epoca dei satelliti, degli shuttle, delle intercettazioni totali e globali, passavano per caso 19 arabi, senza cammelli, per altro ancora tutti vivissimi, con dei taglierini mettevano in ginocchio la civiltà occidentale .... già, giusto ieri scendevo da un Baobab, mi calavo e procedevo a 4 zampe togliendomi le pulci ....

Certo non stò dicendo che la Cina non dovesse entrare nel WTO, impensabile, quello che non funziona è come, quando e sopratutto quello che dovevano fare l'Europa ed America e che non hanno fatto, anzi hanno fatto e stanno facendo esattamente il contrario, mettiamoci pure dentro l'ibridazione dei popoli occidentali con popolazioni asiatiche ed africane, "Piano Kalergi", migranti, complotti, ma quali complotti, geostrategie di potere e controllo
“Contra factum non valet argumentum”
qualsiasi ragioniere deficiente saprebbe cosa fare e invece la crisi del 2008 strumentale e costruita, produzione industriale e tarocca in Cina, informatica ed automotive dall'India, olio d'oliva dalla Tunisia, frutta e verdura dal Marocco, tutto questo imposto dall'Europa, ovvio.




Tremonti ci spiega la Crisi della tecnofinanza e non solo

23/10/2007
 Il Foglio

Turbolenza? Altro che turbolenza, per Giulio Tremonti è una Crisi (sì, con la C maiuscola). Alti e bassi del ciclo? Macché, da agosto in qua, vengono trasmesse scosse d'intensità crescente e non è finita.
Prima ci si rende conto che è in corso un cambio storico, meglio è.
«Una svolta che richiede nuove categorie politiche. Il liberismo estremizzante non interpreta la realtà. Questo sta facendo molti orfani intellettuali».
A loro e a chi non s’è ancora accorto di essere orfano, Tremonti propone di passare dell’ideologia al realismo: il mercato se è possibile, lo stato se necessario. Ricorda che nel novembre scorso il Corriere della Sera pubblicò una sua intervista.
«Il giornale scrisse nel titolo ‘tipo 1929’, la mia opinione è che la storia non si ripete, però la Crisi c’è, non è solo finanziaria e non è solo in America. L’ontologia aristotelica della crisi, se sia sostanza o accidente, interessa poco. Credo sia più significativa una riflessione sullo stato di salute del capitalismo. Se la globalizzazione con il suo mercatismo abbiano o no dischiuso una età dell’oro».
Tremonti fa un passo indietro ed espone la regola del tre volte cinque. Nel 1989 cade il muro di Berlino, il mondo si unifica, vengono rimossi confini ideologici ed economici e liberate risorse tecnologiche militari (internet la principale). Cinque anni di incubazione, poi nel 1994 viene la WTO a Marrakech che dà il via alla liberalizzazione dei mercati. Seguono altri 5 anni in cui le forze messe in campo si caricano di potenza, poi la doppia reazione, quella negativa del mondo arabo che subisce lo shock identitario e reagisce con violenza e qualla positiva del mondo orientale. L’11 settembre 2001 si allinea con l’11 dicembre 2001 quando la Cina entra nella WTO.
«I cinesi fanno i cinesi, la mia critica non è alla Cina, ma alla architettura burocratico-dogmatica dell’Europa: inventata per fare il mercato unico, non si è accorta che non è più l’unico mercato. In Cina il mercato è fatto da imprese e banche di stato, in Europa è vietato l’aiuto di stato. È più giusto questo divieto di quel permesso ma non si può dire che venga rispettata la condizione base del mercato: la parità concorrenziale».
Per la globalizzazione non erano sufficienti il proletariato esterno, l’esercito di riserva fatto dalla manodopera orientale a basso costo e neppure gli spiriti animali liberati nel mondo o i computer, insiste Tremonti.
«Serviva un’ideologia, quella che ho chiamato mercatismo: un mondo unico, un mercato unico, un pensiero unico, un uomo a taglia unica, la forma nuova, assoluta, vincente, di un nuovo materialismo storico. Ebbene questo apparato ideologico sta entrando in crisi».
I sintomi sono molti.
«Primo, la Cina oggi non è più percepita come un valore assoluto né in America né in Europa e nemmeno a Bruxelles. C’è un crollo di affidabilità e di popolarità. La gente non vuole più free trade, ma fair trade. Ricorda chi ne parlava nel 2001?».
Il secondo sintomo è nei fondi sovrani
«dove l’aggettivo cancella il sostantivo. Queste specie capitalistiche nuove sono veri e propri strumenti statali».
Terzo: il mercato dell’energia, sempre più strategico.
«In Europa stiamo creando il mercato perfetto, mentre intorno all’Europa si crea il monopolio perfetto. Gazprom è una corporation o una nuova Compagnia delle Indie orientali? Non ho mai visto l’antitrust europeo mandare una lettera a Gazprom».
Quarto, l’agricoltura.
«I prezzi dei cereali schizzano in alto per la domanda di India e Cina, e perché c’è chi li trasforma in carburante. Da noi perché l’architettura agricola europea sta diventando un assurdo. Mi pare il mondo all’incontrario».
Infine il sintomo dei sintomi, la crisi finanziaria.
«La tecnofinanza ha alimentato la globalizzazione, sostenendo tra l’altro la domanda del consumatore americano. Per secoli i banchieri hanno preso denaro sulla fiducia e lo hanno prestato a rischio. La tecno-finanza consentendo di incorporare il rischio di prodotti e di cederli sul mercato, ha creato l’illusione di far scomparire il rischio, invece lo ha moltiplicato. E i primi a non aver più fiducia dei banchieri sono proprio i banchieri».
«Il mercatismo non funziona»

Ma per Tremonti è il ruolo delle banche centrali che spinge davvero a un’analisi politica diversa da quelle convenzionali.
«La mano pubblica si è sostituita alla mano privata, lo stato ha salvato il mercato insomma. Come si fa di liberismo e di liberismo finanziario? Quando c’erano 10 milioni di disoccupati, i liberisti dicevano: è il mercato. Se invece c’è un default finanziario e interviene lo stato i liberisti o tacciono o lo giustificano. Qual è il filo della coerenza intellettuale e morale? Il liberismo è una cosa, il liberalismo è un’altra cosa. Il liberismo è forza dogmatica, il liberalismo è empirico, è come un orologio meccanico fatto di pesi e contrappesi, spinte e controspinte». Ma il liberismo è diventato di sinistra. «Non so se è di destra o di sinistra, so che il mercatismo non funziona e l’età dell’oro non esiste. È ancora da venire. Guardi quanto costa un chilo di pasta o un litro di benzina. Le azioni del free trade sono in caduta libera mentre salgono quelle del fair trade». E lei cosa propone? «Il liberismo in senso storico, quello che dice: market if possibile, government if necessary». In Europa chi è più vicino se non Nicolas Sarkozy? Per Tremonti il presidente francese sta costruendo in modo concreto, «senza furori ideologici né reaganiani né comunisti».
Il cambio di paradigma comporta anche un cambio di politiche, a cominciare da quella fiscale. Sul Foglio, Felli e Tria hanno proposto di ridurre le imposte dirette e aumentare quelle sui consumi.
«Sul piano politico non esistono copyright, su quello scientifico dovrebbe invece esistere una corretta ricostruzione del pensiero», 
commenta Tremonti, il quale ricorda quel che scriveva nel 1991 assieme a Vitaletti: passando dall’età dell’idealismo all’età del consumismo, proponeva uno spostamento dell’asse del prelievo fiscale dalle persone alle cose. E soprattutto ricorda il libro bianco sulla politica fiscale del primo governo Berlusconi diffuso su mezzo milione di copie, che conteneva la proposta di ridurre l’imposta sul reddito aumentando simmetricamente quelle sulle cose a partire dall’Iva.
«Escludo che per un’idea valga l’usucapione, ma ci guadagnerebbe la serietà intellettuale».
Perché in Italia non se n’è fatto niente, mentre la Germania va in questa direzione?
«Una cosa è produrre scritti scientifici e una cosa è fare attività di governo, una cosa è fare il medico di emergenza al pronto soccorso, un’altra in una spa o in uno stabilimento termale. La Germania sceglie la riforma in una fase di crescita, dopo aver assorbito lo schock da globalizzazione e con una grande coalizione. Noi dal 2001 siamo stati costretti ad operare in emergenza, in recessione e con il terzo debito pubblico del mondo, abbiamo evitato crisi sociali e finanziarie, lavoro e pensioni sono state le nostre priorità».
E adesso?
«Adesso temo che saremo di nuovo sotto shock».

Non credo che ci sia altro da fare che darsi una sveglia e muoversi a contrastare chi semplicemente ci vuol distruggere, poi via uno l'altro, non ci sono scialuppe di salvataggio, qualcuno mi provi ghe stò sbagliando e questo è ancora l'Eden, ben contento .. 
Ora l'unico articolo e nemmeno dei media main stream che parla della data che cambiò la storia economica dopo 10 anni:

“The 10th anniversary of WTO China Membership”

11 Dicembre 2001 – La Cina entrò nel WTO. E da quel giorno il mondo subì il più grande cambiamento economico della sua storia recente.

Domenica 11 dicembre scorso la Cina ha celebrato il The 10th anniversary of WTO China Membership. In occidente penso che nessuno consideri questa data, ovvero l’entrata della Cina nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), come una di quelle da tenere bene a mente. Già, dalle nostre parti non si ha l’abitudine di prestare attenzione agli eventi che hanno cambiato il mondo che non siano guerre, attentati spettacolari, catastrofi bibliche e quant’altro di minore importanza.

Eppure, se vogliamo capire qualcosa del rapido declino dell’economia reale dell’occidente nel suo complesso e della sua situazione finanziaria in stato ormai di default globale dovremmo proprio andare a comprendere il fenomeno Cina a partire da quella data. Data che rappresenta il definitivo decollo dell’incredibile fenomeno dell’industrializzazione della Cina a tappe forzate, della straordinaria modernizzazione di questo paese guidato da menti illuminate che hanno perfettamente capito cosa si deve fare e soprattutto non fare per sviluppare l’economia di una nazione, ovvero di un popolo.

L’uso di parole forti quali incredibile o straordinario è il meno che si possa fare per descrivere come sta procedendo il progresso e lo sviluppo della Cina in tutti i campi. Ma per dare un’idea più concreta di come sta procedendo in Cina la modernizzazione ad alta velocità vi racconto questa storia.

La scorsa settimana mi sono recato a Changzhou, città sita nello Jiangsu, provincia contigua all’area metropolitana di Shanghai. Provincia da 90 milioni di abitanti circa che è divisa in 2 parti dal tracciato dal grande fiume azzurro (Chang Jiang) . Changzhou dista 185 km da Shanghai e la sua municipalità conta circa 5 milioni di residenti. Non è particolarmente famosa e all’estero ben pochi la conoscono. Trattasidi una delle tanti città cinesi che sono salite sul grande treno dello sviluppo economico della Cina, grazie alla sua buona dislocazione geografica .

Questa città avevo avuto modo di frequentarla a lungo per lavoro nell’anno 2006. Allora dall’aeroporto di Shanghai ci si andava usando l’autostrada per Nanchino, da poco ampliata nelle corsie e rifatta completamente ex novo, in circa 1,5 anni di lavori (300 km in tutto). Il traffico, pure abbastanza intenso anche allora, è diventato oggi un via vai di mezzi inimmaginabile, dove gli incidenti e le code sono molto frequenti e non si è mai certi dell’ora di arrivo.

Molto meglio e più rapido e sicuro usare il moderno treno che collega tutte le principali città del sud dello Jiangsu fra Shanghai e Nanchino. Così ho fatto domenica 11 dicembre. I 185 km sono stati percorsi in 55 minuti, comprendendo 2 fermate intermedie, comodamente seduto nel posto riservato via agenzia, con presentazione del documento di identità e con un sistema di prenotazione analogo a quello aereo, nel silenzio di marcia che caratterizza i nuovi treni veloci cinesi e in perfetto orario. Cosa questa scontata in Cina. Lungo il percorso non mi riconoscevo nel paesaggio tanto era cambiato in questi 5 anni trascorsi da allora. Nuovi quartieri residenziali sono sorti, senza quasi soluzione di continuità, lungo tutta la direttrice, grattacieli da 100 metri circa a perdita d’occhio dove un tempo c’erano povere case contadine. Nuove zone industriali, nuove strade, gradevoli opere di efficiente urbanizzazione, giardini e alberi dappertutto.

Ma la sorpresa è stata Changzhou. La stazione ferroviaria è stata completamente rifatta e ampliata,una serie di svincoli stradali consente di uscirne in taxi in modo rapido verso la zona nord della città che 5 anni fa era all’inizio del suo sviluppo, secondo i piani del governo locale. Lungo il tragitto verso l’albergo tutto era cambiato. Autostrade che tagliano la città, svincoli autostradali amplissimi per immettersi nella viabilità urbana, strade a 8 corsie all’americana nuove, affiancate da nuovi complessi residenziali, con grattacieli, centri commerciali enormi dove prima c’erano poche vecchie case fatiscenti, nuovi palazzi del governo nazionale e locale, nuove filiali di banche e un brulicare di gente e di auto dappertutto. Insomma fino a che non sono arrivato all’incrocio stradale dove stava lo stesso hotel dove allora alloggiavo il disorientamento era totale, nulla di com’era era rimasto uguale. Solo l’hotel era lo stesso visto che allora era nuovissimo ma sembrava costruito nella sperduta periferia della città e lo si vedeva da ogni parte tanto che era un punto di riferimento visivo, appena vi si arrivava a qualche km di distanza, visti i suoi 100 metri di altezza. Ora non è più così. L’hotel pur ancora ben curato e manutenuto si perde fra una miriade di edifici alti altrettanto e anche di più. Ai cinesi piace moltissimo andare ad abitare nei piani più alti. Gli appartamenti ivi situati sono i più ambiti e quindi i più cari.

Inoltre, come non bastasse il di già costruito ma in larga parte inabitato, cantieri e gru a centinaia nelle aree ancora non edificate. Ma cosa se ne fanno di questi immobili visto che il costo medio di 4.000 EUR circa al mq li rende inaccessibili alla stragrande parte della popolazione ?

Mistero cinese ed esempio illuminante della bolla immobiliare di questo paese che definire immane dà solo una pallida idea delle sue dimensioni. Ma il parlarne non è l’obiettivo di questo post.
Ritorniamo al “The 10th anniversary of WTO China Membership”

Domenica 11 dicembre c’è stata in Cina la celebrazione ufficiale dell’evento. Il presidente Hu Jintao ha tenuto il suo discorso e la TV cinese ne ha ampiamente parlato per 2 giorni come fosse l’evento più importante del mondo, altro che il summit della UE di Bruxelles, che si è tenuto quasi in concomitanza e relegato a problema che potrà rallentare non poco l’impetuoso procedere dell’economia cinese export dipendente. Per inciso, la bandiera italiana e greca stavano sempre appaiate in croce e questo la dice lunga di cosa pensano di noi in Cina. Visto il rilievo dato alle celebrazioni ho seguito alcune trasmissioni in lingua inglese.

Interviste a grandi personalità cinesi, sunti dei discorsi dei leader, a cominciare da quello del presidente Hu Jintao, dimostratosi, per l’ennesima volta un competente manager della Repubblica Economica Cinese. Inoltre tutto il giorno dibattiti, grafici, istogrammi, percentuali di crescita, tabelle di dati che davano la dimensione numerica di quali sono stati i progressi della Cina in questi 10 anni di boom economico ininterrotto e di dimensioni come mai accaduto nella storia, neppure nel Giappone degli anni 70-90.

Vi sono state anche alcune interviste a personalità economiche occidentali di grande rilievo ma tutte appartenenti all’area della finanza. Il che era molto in contrasto con gli intervistati e partecipanti ai dibattiti cinesi costituiti per lo più da industriali, capi e manager d’azienda ma anche da politici e PROFESSORI che di come funziona l’economia reale se ne intendevano eccome. I pochi rappresentanti del mondo bancario non facevano altro che esaltare la loro funzione al servizio dello sviluppo economico e industriale della Cina.

Monsieur Pascal Lamy
Per quanto riguarda l’intervista al direttore generale del WTO, Monsieur Pascal Lamy mi ha fatto venire la pelle d’oca (una carriera globalista di tutto rispetto NdR). Ha detto tutto quello che ai cinesi piace sentir dire e probabilmente per questo lo hanno addirittura invitato alle celebrazioni ufficiali dell’anniversario con tutti i membri del partito comunista cinese presenti. Una esaltazione della Cina come motore del progresso mondiale e nulla sulla politica di dumping valutario che la Cina attua con quotidiana tenacia da quando è entrata nel WTO.

Stesso discorso per gli altri occidentali intervistati. Anche nell’intervista a Henry Paulson, ex ministro del tesoro americano nell’ultimo governo Bush, si è vagamente accennato al’esigenza di regolare meglio i rapporti di cambio rendendoli più flessibili. Parole già usate in altre occasioni e addirittura in modi più duri nei confronti dei governanti cinesi, i quali hanno sempre fatto e continuano a fare orecchie da mercante sul tema.

Quello che mi ha sorpreso nei dibattiti però non è stato quello che si è detto del passato, accaduto in questi 10 anni trascorsi ma piuttosto quello che la Cina intende portare avanti come politica economica industriale nel futuro.

Ovvero: Arrivare in breve tempo a produrre in Cina una qualità come in Giappone.

Non sarà facile ma, visto gli impegni che il governo nazionale intende prendere per agevolare questa missione e i mezzi che l’industria è disposta a mettere in campo, non sarà un traguardo impossibile. Personalmente, visto come sono fatti i cinesi, ho qualche dubbio che arrivino a tanto ma non mi meraviglierei se venissi in futuro smentito. E qui, anche se fossi un tedesco mi preoccuperei non poco.

Dappertutto in Cina da un po’ si vede scritto, proiettato o stampato lo slogan in Cinese+Inglese

“MADE in China – Better Choice, Better Life”

Slogan che sarà la parola d’ordine dei prossimi 10 anni. In pratica si vuol dire che scegliere il Made in China è/sarà la scelta migliore per una vita migliore. A molti occidentali scapperà un sorrisino di commiserazione. Il prodotto cinese è normalmente immaginato sì economico ma allo stesso tempo di qualità scarsa. Oggi è in buona parte ancora vero ma spesso non è più così. Vi sono settori dove operano aziende che si stanno rapidamente adeguando a un alto standard di qualità e altre che lo sono già. Ad esempio il settore Automotive.

Accanto a carrette di piccoli produttori locali, corrono ormai anche quelle frutto della “cooperazione” sino- USA-EU, che si può altrimenti definire svendita di know how. Trattasi di vetture niente male, ben rifinite ed equipaggiate con accessori in linea con le modernità oggi richieste in occidente. L’affidabilità è buona, il confort pure e il prezzo, tradotto in EUR o USD supercompetitivo. Tanto è vero che in Sud-America, come in tutti gli altri paesi emergenti le vetture cinesi stanno iniziando a spopolare. Dallo 0% del 2010 in Brasile i produttori cinesi avranno il 5% di quota di mercato nel 2011 ma è prevedibile che rapidamente salirà negli anni successivi, in quanto il prezzo di un’auto cinese comparabile con altre sul mercato è del -40%, quasi la metà.

Già, è iniziata, per chi non lo sapesse, l’operazione accerchiamento silenzioso dei mercati occidentali, in cui i cinesi sono maestri, anche nel settore Auto. 

Come andrà a finire è facile immaginare ma di questo i nostri governanti non si preoccupano.

In questo momento bisogna salvare l’Euro, il dollaro come valuta internazionale, gli oligarchi della finanza che sta strangolando l’economia reale, i parassiti che creano valore sulla ricchezza reale prodotta da altri, i politici artefici interessati del disastro economico e finanziario incombente sull’occidente e sull’Italia in particolare
 e, in aggiunta, per fare maggioranza, anche tutti coloro che ci tengono a poter continuare per ancora un po’ a comprarsi l’I Phone a buon prezzo, ad andare in vacanza all’estero spendendo poco, insomma tutti coloro che supponendo di avere un posto di lavoro non a rischio vogliono mantenere intatto il loro potere d’acquisto.
Di come veramente sta andando l’economia reale occidentale poco si parla e quasi mai con la preoccupazione che si dovrebbe avere, specie in Italia.

In Cina invece di questi temi si parla sempre e l’occasione del 10th anniversary ne è stata un’esaltazione. Alcuni flash sono questi:
NOKIA
Ancora primo produttore mondiale di telefonini, sta rischiando grosso. Per bene che potrà andare, è destinato e diventare un marchio marginale, relegato alla bassa gamma tecnologica dei telefonini perché da tempo non guadagna e quindi non riesce a investire nell’innovazione. Chissà perché?

ACCORDI ECONOMICI FRA STATI
La Cina, attraverso le sue delegazioni in continuo itinere a visitare le nazioni emergenti del mondo con tante materie prime, stipula accordi commerciali che prevedono forniture di beni e opere infrastrutturali chiavi in mano in cambio di commodities. L’ultimo con l’Argentina della presidentessa Cristina Fernandez de Kirchner che ha ben pensato come Lula prima e la Dilma Roussef, suoi omologhi brasiliani, di fare a meno degli aiuti dell’occidente e della sua finanza che l’ha tenuta da sempre soggiogata.


POLITICA DELLA QUALITA'
Lo slogan sopra citato diventerà un’ossessione in Cina nei prossimi anni. TV e i vari media in generale lo ripeteranno fino a che non entrerà nella testa di tutti i cinesi. Oggi pare una Mission Impossible ma penso che ne vedremo a molto breve i primi effetti.

MIGLIORAMENTI DEI SERVIZI SOCIALI IN CINA
In Cina il Governo ha deciso che oltre a continuare nel progresso economico-industriale bisogna finalmente prestare attenzione e destinare risorse al benessere sociale, assicurando migliori servizi, insomma sviluppare il welfare in generale.

MIGLIORAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE
In Cina si continua ad andare avanti costruendo circa 15 km di nuove autostrade al giorno, si prevede di collegare con l’alta velocità ferroviaria tutte le principali città della Cina entro il 2019, si migliorano a vista d’occhio i trasporti pubblici delle grandi città ma non solo con metropolitane, linee bus preferenziali ad alta capacità di trasporto, si rifanno e si portano a dimensioni enormi gli aeroporti e le stazioni ferroviarie dei principali centri, e così via.



RIAVVIO DEL PROGRAMMA NUCLEARE
I Cinesi non si sono fatti tanto spaventare dal disastro giapponese di Fukushima. Dopo una pausa di riflessione di 1 anno circa, per ridefinire nuovi e migliori standard di sicurezza a cui devono corrispondere sia le vecchie che le costruende centrali, sarà a breve approvato e riavviato il programma di costruire da 8 a 10 nuove centrali all’anno nei prossimi 20 anni in modo da passare da una potenza produttiva elettrica da nucleare dagli attuali 40 MegaWatt a 300 MegaWatt.


Conclusione
Insomma, la Cina è diventata in 10 anni il primo paese esportatore del mondo, la seconda economia del mondo, partendo da posizioni che non ricordo quali fossero e che in Cina si son guardati dal ricordarlo.

Se poi considerassimo il valore del PIL, a parità di poter ed’acquisto, le gerarchie e le distanze verrebbero stravolte. Insomma, anche se c’ ben tanto ancora da fare, in Cina hanno proprio ragione di celebrare questo: “The 10th anniversary of WTO China Membership”

come una data storica

Noi in occidente invece siamo continuamente a celebrare funerali di aziende e imprese strangolate dalla concorrenza dei paesi che ritengono che, per mantenere il progresso di una nazione, bisogna avere una moneta debole. Situazione che la Cina in particolare difende con tutte le sue forze, magari anche regalando qualche soldino alle disastrate casse dei paesi occidentali, sottoscrivendo titoli di debito degli stati occidentali più virtuosi nonchè benefici importatori di merci cinesi.


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