Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

sabato 18 novembre 2017

"Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino" 1789 - 1793. Un'operazione di facciata

Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen. Jean-Jacques-François Le Barbier 1789. "Combinazione" Include "Eye of providence" symbol (eye in triangle) o Occhio nella Piramide
E' ormai risaputo, almeno da chi ha approfondito, che la Rivoluzione Francese fu una truffa perpetrata da massoni e giudei finanziata da Rothschild le cui proprietà, al solito, passarono indenni alle devastazioni, e che portò benefici economici e strategici sopratutto all'Inghilterra. La nascita poi della famosa democrazia fu un bagno di sangue che continua tuttora con varie modalità.

Il tutto si evince anche solo analizzando la famosa "Dichiarazione  dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino",  iniziando dal quadro di apertura che appunto combinazione include l'occhio massonico della provvidenza, ma sopratutto non includeva gli schiavi di colore che erano moltissimi nelle colonie, la schiavitù venne poi abolita in seguito con fasi alterne definitivamente solo nel 1848 e sappiamo benissimo chi fossero i negrieri, La madre di ogni schiavismo è giudaica, dalla notte dei tempi ....L'Olocausto nero.

La cosa ridicola ma atroce e grottesca, tempo fa avevamo scoperto per caso: la Francia ha fatto pagare ad Haiti l'equivalente moderno di $ 21 miliardi di dollari dal 1804 fino al 1947 (quasi un secolo e mezzo) per le perdite causate ai commercianti di schiavi francesi dall'abolizione della schiavitù e la liberazione degli schiavi di Haiti.
Crimini Francesi Liberté, Égalité, Fraternité: 14 paesi africani costretti dalla Francia a pagare imposte coloniali per i benefici di schiavitù e colonizzazione. Attuati meccanismi imperialisti FMI

Per finire la dichiarazione si è dimenticata i diritti delle donne, sarà stata forse la conosciuta misoginia giudaicao quella generale ma per questi si è dovuto aspettare qualche secolo, bell'esempio per la "Patria dei diritti dell'uomo", forse era meglio ricordarla come la patria dei "Diritti di qualche individuo privilegiato", a seguire il tentativo della  "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina" e una interessante digressione sulle prime richieste dei diritti alle donne.
Rileggendo gli articoli ci si rende conto, allo stato dei fatti, che pur passati 200 anni la dichiarazione è disattesa a tutt'oggi, abbiamo solo cambiato padrone e i sistemi sono solo più sofisticati.



La "Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino" del 1789 "Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen" è un testo giuridico elaborato nel corso della rivoluzione francese, contenente una solenne elencazione di diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, nel 1791 furono aggiunti nuovi articoli alla costituzione francese che estese i diritti civili e politici ai protestanti e agli ebrei, che in precedenza erano stati perseguitati in Francia.

È stata emanata il mercoledì 26 agosto del 1789, basandosi sulla Dichiarazione d'indipendenza americana. Tale documento ha ispirato numerose carte costituzionali e il suo contenuto ha rappresentato uno dei più alti riconoscimenti della libertà e dignità umana. Fu poi modificata e ampliata nel 1793 e 1795.

La sua proclamazione ha dato origine alla definizione della Francia come "Patria dei diritti dell'Uomo".

Il popolo di Parigi assalta la fortezza della Bastiglia il 14 luglio 1789, divenuta
l'immagine-simbolo della rivoluzione francese
Dopo il successo della Rivoluzione Francese l'Assemblea Nazionale Costituente decise di assegnare a una speciale Commissione di cinque membri il compito di stilare una Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino da inserire nella futura costituzione, nell'ottica del passaggio dalla monarchia assoluta dell’Ancien Régime a una monarchia costituzionale.

Gilbert du Motier de La Fayette
(Joseph-Desire Corte, 1791)
Dal 20 al 26 agosto l'Assemblea nazionale costituente a Versailles discusse sul progetto della dichiarazione, il documento giuridico contenente i diritti fondamentali dell'individuo e del cittadino, ispirato ai principi illuministi e basato su un testo proposto dal marchese de La Fayette e nella redazione definitiva, fu accettato dal re Luigi XVI (fu costretto) il lunedì del 5 ottobre dello stesso anno per essere inserito come preambolo nella Carta costituzionale del 1791.

Approvata il 26 agosto, rappresentava una condanna senza appello della monarchia assoluta e della società degli ordini, che rispecchiava le aspirazioni della borghesia dell'epoca (garanzia delle libertà individuali, sacralità della proprietà, spartizione del potere con il re, creazione di impieghi pubblici).

L'impatto di questa elencazione di principi fu innovatore e rivoluzionario allo stesso tempo. Sei settimane dopo la presa della Bastiglia e sole tre settimane dopo l'abolizione del feudalesimo, la Dichiarazione attuò uno sconvolgimento radicale della società come mai era avvenuto nei secoli precedenti.

La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino d'altro canto non fu un episodio casuale e gran parte del contenuto della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino è confluito a sua volta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dalle Nazioni Unite venerdì 10 dicembre 1948.

Presa della Bastiglia (Jean-Pierre Houël, 1789)
L'evoluzione del concetto di diritti umani si è manifestata durante il periodo della filosofia dell'Illuminismo, grazie alle idee degli Enciclopedisti . Sebbene questa nozione fu introdotta per la prima volta nel 1689 dal Bill of Rights, in Gran Bretagna seguì nel 1776 la Dichiarazione dei Diritti dello Stato della Virginia e poi la Rivoluzione Francese con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del cittadino (1789), nessuno di questi documenti prende in considerazione le donne.

Nel novembre 1789, in risposta sia alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dei cittadini e al fallimento dell'Assemblea nazionale nel riconoscere i diritti naturali e politici delle donne, un gruppo di donne ha presentato una petizione per l'estensione dell'egalité alle donne all'assemblea nazionale, altre migliaia di petizioni sono state presentate ripetutamente all'Assemblea nazionale, questo non è mai stato presentato o discusso.

Proposta di decreto
"L'Assemblea nazionale, che vuole riformare il più grande e universale degli abusi, e riparare i torti di un'ingiustizia di seimila anni, ha decretato e decretato come segue" :
  1. Abolizione del privilegio maschile in tutta la Francia.
  2. Uguali libertà, vantaggi, diritti e onori tra i sessi.
  3. Uguale nobiltà tra generi e sessi tra cui grammaticalmente.
  4. La fine delle clausole che afferma "la moglie è autorizzata dal marito" perché dovrebbe esserci l'uguaglianza all'interno della famiglia.
  5. Giusto per tutti indossare brache .
  6. Fine del sistema dei soldati degradanti facendoli indossare abiti femminili e invece siano puniti dichiarando il loro genere neutro.
  7. Ammissione del sesso femminile al distretto e alle assemblee dipartimentali e "elevate alle responsabilità municipali e persino come deputato all'Assemblea nazionale". Le voci consultive e deliberative delle donne.
  8. Nomina del sesso femminile come magistrati.
  9. Lo stesso vale per tutte le posizioni, i compensi e le dignità militari.
  10. Ingresso del sesso femminile nel santuario.

La petizione non è stata accolta bene, mentre alcuni membri dell'Assemblea nazionale erano di supporto, la maggior parte sosteneva che le donne erano fuori luogo e soffrivano dell'isteria di una società in rapida evoluzione.

Nel 1790, Nicolas de Condorcet e Etta Palm d'Aelders fecero appello senza successo all'Assemblea nazionale per estendere i diritti civili e politici alle donne. Condorcet dichiarò che

"colui che vota contro il diritto di un altro, qualunque sia la religione, il colore o il sesso dell'altro, ha ormai aggiustato il proprio".
La rivoluzione francese non ha portato al riconoscimento dei diritti delle donne e degli schiavi, e questo ha spinto Olympe de Gouges a pubblicare la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina all'inizio del 1791.

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO DEL 26 AGOSTO 1789
I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti. Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino:
Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.
Art. 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.
Art. 3 – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.
Art. 4 – La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.
Art. 5 – La Legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla Legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare ciò che essa non ordina.
Art. 6 – La Legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla sua formazione. Essa deve essere uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed impieghi pubblici secondo la loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti.
Art. 7 – Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi determinati dalla Legge, e secondo le forme da essa prescritte. Quelli che sollecitano, emanano, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere puniti; ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della Legge, deve obbedire immediatamente: opponendo resistenza si rende colpevole.
Art. 8 – La Legge deve stabilire solo pene strettamente ed evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una Legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto, e legalmente applicata.
Art. 9 – Presumendosi innocente ogni uomo sino a quando non sia stato dichiarato colpevole, se si ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non necessario per assicurarsi della sua persona deve essere severamente represso dalla Legge.
Art. 10 – Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge.
Art. 11 – La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.
Art. 12 – La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata.
Art. 13 – Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese d’amministrazione, è indispensabile un contributo comune: esso deve essere ugualmente ripartito fra tutti i cittadini in ragione delle loro capacità.
Art. 14 – Tutti i cittadini hanno il diritto di constatare, da loro stessi o mediante i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico, di approvarlo liberamente, di controllarne l’impiego e di determinarne la quantità, la ripartizione, la riscossione e la durata.
Art. 15 – La società ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione ad ogni pubblico funzionario.
Art. 16 – Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una costituzione.
Art. 17 – La proprietà essendo un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne privato, salvo quando la necessità pubblica, legalmente constatata, lo esiga in maniera evidente, e previo un giusto e preventivo indennizzo.
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Ampliamento in occasione dell'atto costituzionale del 24 giugno 1793 :
DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO DEL 24 GIUGNO 1793
Il popolo francese, convinto che l’oblio e il disprezzo dei diritti naturali dell’uomo sono le sole cause delle sventure del mondo, ha deciso di esporre in una dichiarazione solenne questi diritti sacri e inalienabili, affinché tutti i cittadini potendo paragonare incessantemente gli atti del Governo con il fine di ogni istituzione sociale, non si lascino opprimere ed avvilire dalla tirannia, affinché il popolo abbia sempre davanti agli occhi le basi della sua libertà e della sua felicità, il magistrato la regola dei suoi doveri, il legislatore l’oggetto della sua missione. – Di conseguenza, esso proclama, al cospetto dell’Essere supremo, la seguente dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Art. 1 – Lo scopo della società è la felicità comune. – Il Governo è istituito per garantire all’uomo il godimento dei suoi diritti naturali e imprescrittibili.
Art. 2 – Questi diritti sono l’uguaglianza, la libertà, la sicurezza, la proprietà.
Art. 3 – Tutti gli uomini sono uguali per natura e davanti alla Legge.
Art. 4 – La Legge è l’espressione libera e solenne della volontà generale; essa è la stessa per tutti, sia che protegga, sia che punisca; può ordinare solo ciò che è giusto e utile alla società; non può vietare se non ciò che le è nocivo.
Art. 5 – Tutti i cittadini sono ugualmente ammissibili agli impieghi pubblici. I popoli liberi non conoscono altri motivi di preferenza nelle loro elezioni, che le virtù e le capacità.
Art. 6 – La libertà è il potere che appartiene all’uomo di fare tutto ciò che non nuoce ai diritti degli altri; essa ha per principio la natura, per regola la giustizia, per salvaguardia la legge; il suo limite morale è in questa massima: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.
Art. 7 – Il diritto di manifestare il proprio pensiero e le proprie opinioni, sia con la stampa sia in tutt’altra maniera, il diritto di riunirsi in assemblea pacificamente, il libero esercizio dei culti, non possono essere interdetti. La necessità di enunciare questi diritti presuppone o la presenza o il ricordo recente del despotismo.
Art. 8 – La sicurezza consiste nella protezione accordata dalla società ad ognuno dei suoi membri per la conservazione della sua persona, dei suoi diritti, delle sue proprietà.
Art. 9 – La legge deve proteggere la libertà pubblica e individuale contro l’oppressione di quelli che governano.
Art. 10 – Nessuno deve essere accusato, arrestato, né detenuto, se non nei casi determinati dalla Legge e secondo le forme da essa prescritte. Ogni cittadino arrestato o citato dall’autorità della Legge, deve ubbidire sull’istante; egli si rende colpevole con la resistenza.
Art. 11 – Ogni atto esercitato contro un uomo fuori dei casi e senza le forme che la Legge determina è arbitrario e tirannico; colui contro il quale lo si volesse eseguire con la violenza, ha il diritto di respingerlo con la forza.
Art. 12 – Coloro che procurano, spediscono, firmano, eseguono o fanno eseguire degli atti arbitrari, sono colpevoli e devono essere puniti.
Art. 13 – Ogni uomo essendo presunto innocente fino a quando non sia stato dichiarato colpevole, se si giudica indispensabile arrestarlo, ogni rigore che non fosse necessario per assicurarsi della sua persona deve essere severamente represso dalla Legge.
Art. 14 – Nessuno deve essere giudicato e punito se non dopo esser stato ascoltato o legalmente citato, e in virtù di una legge promulgata anteriormente al delitto. La legge che punisse dei delitti commessi prima che essa esistesse, sarebbe una tirannia; l’effetto retroattivo dato alla legge sarebbe un crimine.
Art. 15 – La Legge deve decretare solo pene strettamente ed evidentemente necessarie: le pene devono essere proporzionate al delitto, e utili alla società.
Art. 16 – Il diritto di proprietà è quello che appartiene ad ogni cittadino di godere e disporre a piacimento dei suoi beni, delle sue rendite, del frutto del suo lavoro e della sua operosità.
Art. 17 – Nessun genere di lavoro, di cultura, di commercio, può essere interdetto all’operosità dei cittadini.
Art. 18 – Ogni uomo può impegnare i suoi servizi, il suo tempo; ma non può vendersi, né essere venduto; la sua persona non è una proprietà alienabile. La Legge non riconosce domesticità; può esistere solo un vincolo di cure e di riconoscenza tra l’uomo che lavora e quello che lo impiega.
Art. 19 – Nessuno può essere privato della benché minima parte della sua proprietà, senza il suo consenso, tranne quando la necessità pubblica legalmente constatata lo esige, e sotto la condizione di una giusta e preventiva indennità.
Art. 20 – Nessun contributo può essere stabilito se non per l’utilità generale. Tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere alla determinazione dei contributi, di sorvegliarne l’impiego, e di esigerne il rendiconto.
Art. 21 – I soccorsi pubblici sono un debito sacro. La società deve la sussistenza ai cittadini disgraziati, sia procurando loro del lavoro, sia assicurando i mezzi di esistenza a quelli che non sono in età di poter lavorare.
Art. 22 – L’istruzione è il bisogno di tutti. La società deve favorire con tutto il suo potere i progressi della ragione pubblica, e mettere l’istruzione alla portata di tutti i cittadini.
Art. 23 – La garanzia sociale consiste nell’azione di tutti, per assicurare a ognuno il godimento e la conservazione dei suoi diritti; questa garanzia riposa sulla sovranità nazionale.
Art. 24 – Essa non può esistere, se i limiti delle funzioni pubbliche non sono chiaramente determinati dalla Legge, e se la responsabilità di tutti i funzionari non è assicurata.
Art. 25 – La sovranità risiede nel popolo; essa è una e indivisibile, imprescrittibile e inalienabile.
Art. 26 – Nessuna parte di popolo può esercitare il potere del popolo intero; ma ogni sezione del Sovrano riunito in assemblea deve godere del diritto di esprimere la sua volontà con una completa libertà.
Art. 27 – Ogni individuo che usurpa la sovranità, sia all’istante messo a morte dagli uomini liberi.
Art. 28 – Un popolo ha sempre il diritto di rivedere, riformare e cambiare la propria Costituzione. Una generazione non può assoggettare alle sue leggi le generazioni future.
Art. 29 – Ogni cittadino ha un eguale diritto di concorrere alla formazione della Legge ed alla nomina dei suoi mandatari o dei suoi agenti.
Art. 30 – Le funzioni pubbliche sono essenzialmente temporanee; esse non possono essere considerate come distinzioni né come ricompense, ma come doveri.
Art. 31. – I delitti dei mandatari del popolo e dei suoi agenti non devono mai essere impuniti. Nessuno ha il diritto di considerarsi più inviolabile degli altri cittadini.
Art. 32 – Il diritto di presentare delle petizioni ai depositari dell’autorità pubblica non può, in nessun caso, essere interdetto, sospeso né limitato.
Art. 33 – La resistenza all’oppressione è la conseguenza degli altri diritti dell’uomo.
Art. 34 – Vi è oppressione contro il corpo sociale quando uno solo dei suoi membri è oppresso. Vi è oppressione contro ogni membro quando il corpo sociale è oppresso.
Art. 35 – Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte del popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri.
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"La Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina", "Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne"


Olympe de Gouges (1748-1793),
autrice della Dichiarazione .
La Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina è un testo giuridico francese, che chiede la piena assimilazione legale, politica e sociale delle donne, è stata scritta il 5 settembre 1791, dalla attivista femminista,scrittrice e drammaturga Olympe de Gouges sul modello della Carta dei Diritti dell'uomo e del cittadino proclamata il 26 agosto 1789 e pubblicato nel libro "Les Droits de la femme", indirizzato alla regina. Primo documento parlare della parità giuridica e legale delle donne rispetto agli uomini, la Dichiarazione dei diritti della donna e della Cittadina è stato redatta per essere presentata all'Assemblea legislativa il 28 ottobre 1791 per essere adottata, fu respinta.

La prima pagina della Dichiarazione
dei diritti della donna e della
cittadina , 1791
La Dichiarazione dei diritti delle donne è un documento critico della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che elenca i diritti che si applicano solo agli uomini, mentre le donne non hanno il diritto di voto, di accesso alle istituzioni pubbliche, alle libertà professionali, ai diritti di proprietà, ecc. Olympe de Gouges difende, non senza ironia nei confronti dei pregiudizi maschili, la causa delle donne, scrivendo così che "la donna nasce libera e rimane uguale ai diritti dell'uomo". Così è stato denunciato e criticato il fatto che la Rivoluzione ha dimenticato le donne nel suo progetto di libertà e uguaglianza. Questo progetto è stato respinto dall'assemblea. Olympe de Gouges ha dedicato il testo a Maria Antonietta, che ha descritto come "la maggior detestata" delle donne. La dichiarazione è ironica nella formulazione. Afferma che
"Questa rivoluzione avrà effetto solo quando tutte le donne diventeranno pienamente consapevoli della loro condizione deplorevole e dei diritti che hanno perso nella società".
La Dichiarazione dei diritti della donna e del cittadino femminile segue i diciassette articoli della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino punto per punto, ed è stata descritta da Camille Naish come "quasi una parodia ... del documento originale".

Questa Dichiarazione non ha valore legale perché questo progetto è stato respinto dall'assemblea a cui era stato proposto ed è rimasto in bozza. Da un lato, è apparso in cinque copie ed è stato politicamente completamente ignorato mentre, dall'altro, è stato detto che "la Dichiarazione ha fatto scalpore in tutta la Francia, e anche al all'estero". Non è stato fino al 1840 che alcuni stralci di questa dichiarazione sono stati pubblicati, e tutto il testo che è stato pubblicato nel 1986 da Benoîte Groult.

L'importanza storica della Dichiarazione dei diritti delle donne sta nel suo status di prima dichiarazione universale dei diritti umani che solleva un requisito universalmente valido sia per gli uomini che per le donne. In questo modo, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789, che era stata prodotta solo per metà dell'umanità, senza che sia stata legittimata dall'altra metà, era in effetti e continua a essere trasmessa, nella moderna coscienza storica, come base dei diritti umani. La Dichiarazione dei diritti delle donne e della cittadina di conseguenza, è una brillante e radicale difesa delle richieste delle donne e un'autentica proclamazione dell'universalizzazione dei diritti umani.

Ispirata alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dei cittadini, la Dichiarazione dei diritti delle donne è anche composta da un preambolo (indirizzato a Maria Antonietta) e 17 articoli, ma con un preambolo e un poscritto. Non è solo un contro-progetto per le donne. È chiaro che la nazione è formata da entrambi i sessi in comune (articolo III). In molti casi, Olympe de Gouges ha sostituito "l'uomo" con "la donna e l'uomo", in modo da chiarire la concordanza tra i due sessi. L'articolo VII afferma fermamente che non ci sono diritti speciali per le donne
"Nessuna donna è esclusa; viene accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla legge".
Mentre negli articoli I e II le affermazioni corrispondono in gran parte alla libertà, all'eguaglianza, alla sicurezza, al diritto di proprietà e al diritto di opporre resistenza all'oppressione, la nozione di libertà di Gouges è diversa, la definizione antinomica del 1789 ("La libertà è fare tutto ciò che non nuoce agli altri"). L'articolo iv afferma che "La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene agli altri". Quindi, la libertà è legata alla giustizia e le donne vogliono meno un aumento delle loro libertà rispetto ai diritti naturali che ricadono su di loro alla nascita.

Anche la Dichiarazione dei diritti delle donne e delle donne si discosta notevolmente dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dei cittadini, come nell'articolo XII, in cui la libertà di pensiero e di opinione deve specificamente consentire, secondo la Gouges, alle madri di "dire liberamente, sono la madre di un bambino che appartiene a te, senza una forza barbarica di pregiudizio per nascondere la verità".

Un principio fondamentale di Gouges è che l'identità dei doveri deve condurre all'identità dei diritti (ad esempio, l'imposizione) (articoli da XIII a XV). Olympe ha chiesto la parità di trattamento delle donne in tutti gli ambiti della vita, sia pubblici che privati: il diritto di voto e la proprietà privata, di essere in grado di prendere parte all'istruzione e all'esercito e di ricoprire cariche pubbliche, arrivando persino a chiedere l'uguaglianza di potere nella famiglia e nella Chiesa. La frase più famosa della sua dichiarazione è:
"La donna ha il diritto di salire sul patibolo; deve anche avere il diritto di salire sulla Tribuna" (Articolo X)
questa affermazione diventerà nota e si diffonderà a un vasto pubblico.

Sembra, tuttavia, che Olympe de Gouges non credesse nell'uguaglianza tra donne e uomini. A differenza della maggior parte delle teorie sull'eguaglianza, pensava che la natura maschile e la natura femminile fossero diverse, e che le donne fossero superiori. Questa convinzione di due nature distinte è evidente nel testo che precede la dichiarazione.

Gli uomini che hanno guidato la rivoluzione erano, con rare eccezioni, anche per il più radicale di loro, lontano dal condividere questo approccio femminista. La sua opposizione alla pena di morte, il suo sostegno inviato ai Girondini dopo la loro caduta, tra gli altri, le valgono la pena di essere arrestata e ghigliottinata  nel novembre 1793 nel Regno del Terrore (una delle sole tre donne decapitate durante il Regno di Terrore e l'unico eseguito per i suoi scritti politici)..
«Uomo, sei capace d'essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l'esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e rendi a te l'evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi nell'amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso a questo capolavoro immortale. Solo l'uomo s'è affastellato un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacia, nell'ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all'uguaglianza, per non dire niente di più.
Preambolo salina Daniele
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell'essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.
Articolo I - La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune.
Articolo II - Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all'oppressione.
Articolo III - Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, che è la riunione della donna e dell'uomo: nessun corpo, nessun individuo può esercitarne l'autorità che non ne sia espressamente derivata.
Articolo IV - La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l'esercizio dei diritti naturali della donna ha come limiti solo la tirannia perpetua che l'uomo le oppone; questi limiti devono essere riformati dalle leggi della natura e della ragione.
Articolo V - Le leggi della natura e della ragione impediscono ogni azione nociva alla società: tutto ciò che non è proibito da queste leggi, sagge e divine, non può essere impedito, e nessuno può essere obbligato a fare quello che esse non ordinano di fare.
Articolo VI - La legge deve essere l'espressione della volontà generale; tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione; esse deve essere la stessa per tutti: Tutte le cittadine e tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammissibili ad ogni dignità, posto e impiego pubblici secondo le loro capacità, e senza altre distinzioni che quelle delle loro virtù e dei loro talenti.
Articolo VII - Nessuna donna è esclusa; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi determinati dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa legge rigorosa.
Articolo VIII - La Legge non deve stabilire che pene restrittive ed evidentemente necessarie, e nessuno può essere punito se non grazie a una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.
Articolo IX - Tutto il rigore è esercitato dalla legge per ogni donna dichiarata colpevole.
Articolo X - Nessuno deve essere perseguitato per le sue opinioni, anche fondamentali; la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere ugualmente il diritto di salire sulla Tribuna; a condizione che le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla legge.
Articolo XI - La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna, poiché questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni Cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio che vi appartiene, senza che un pregiudizio barbaro la obblighi a dissimulare la verità; salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.
Articolo XII - La garanzia dei diritti della donna e della cittadina ha bisogno di un particolare sostegno; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti, e non per l'utilità particolare di quelle alle quali è affidata.
Articolo XIII - Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese dell'amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; essa partecipa a tutte le incombenze, a tutti i lavori faticosi; deve dunque avere la sua parte nella distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche delle dignità e dell'industria.
Articolo XIV - Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, la necessità dell'imposta pubblica. Le Cittadine non possono aderirvi che a condizione di essere ammesse ad un'uguale divisione, non solo dei beni di fortuna, ma anche nell'amministrazione pubblica, e di determinare la quota, la base imponibile, la riscossione e la durata dell'imposta.
Articolo XV - La massa delle donne, coalizzata nel pagamento delle imposte con quella degli uomini, ha il diritto di chiedere conto, ad ogni pubblico ufficiale, della sua amministrazione.
Articolo XVI - Ogni società nella quale la garanzia dei diritti non sia assicurata, né la separazione dei poteri sia determinata, non ha alcuna costituzione; la costituzione è nulla, se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione, non ha cooperato alla sua redazione.
Articolo XVII - Le proprietà appartengono ai due sessi riuniti o separati; esse sono per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno ne può essere privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica, legalmente constatata, l'esiga in modo evidente, a condizione di una giusta e preliminare indennità».
Poscritto della Dichiarazione


De Gouges apre il suo poscritto con una dichiarazione:
"Donna, svegliati, la campana dall'allarme della ragione sta risuonando in tutto l'universo: riconosci i tuoi diritti".
Nel suo primo paragrafo, implora le donne a considerare ciò che hanno guadagnato dalla Rivoluzione: "un disprezzo maggiore, uno sdegno maggiore". Lei sostiene che uomini e donne hanno tutto in comune e che le donne devono "unirsi sotto la bandiera della filosofia". Dichiara che qualunque ostacolo le donne incontrino, è in loro potere superare quelle barriere e il progresso nella società. Prosegue descrivendo che "il matrimonio è la tomba della fiducia e dell'amore" ma non riesce a scrivere leggi che si applicano alle donne non sposate, lascia questo agli uomini, ma implora gli uomini di considerare la cosa moralmente corretta da fare quando si crea il quadro per il educazione delle donne.

De Gouges scrive poi un contratto sociale quadro (prendendo a prestito da Rousseau ) per uomini e donne, e va nei dettagli circa le specificità delle ramificazioni legali e l'uguaglianza nel matrimonio. In molti modi, riformula il contratto sociale di Rousseau con un focus che cancella la concezione di genere di un cittadino e crea le condizioni che sono necessarie per far prosperare entrambe le parti.


Secondo il diario di de Gouges, ciò che affligge il governo sono le gerarchie sociali fisse che è impossibile mantenere. Ciò che guarisce un governo è un uguale equilibrio di poteri e una virtù condivisa. Ciò è coerente con la sua continua approvazione di una monarchia costituzionale. I matrimoni devono essere costituiti da unioni volontarie da parte di partner uguali per i diritti che tengono reciprocamente proprietà e figli e ne dispensano l'accordo di comune accordo. Tutti i bambini prodotti durante questa unione hanno il diritto al nome della madre e del padre, "da qualunque letto essi vengano".
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In risposta alla Dichiarazione dei diritti della donna e del cittadino femminile, molti radicali della rivoluzione sospettarono immediatamente de Gouges di tradimento. I Giacobini (guidati da Robespierre), dopo aver visto che la Dichiarazione era indirizzata alla Regina, sospettavano de Gouges (così come i suoi alleati nei Girondini) di essere realisti. Dopo che De Gouges ha tentato di pubblicare una nota che chiedeva un plebiscito per decidere tra tre forme di governo (che includevano una monarchia costituzionale), i giacobini la hanno rapidamente processata e condannata per tradimento. Fu condannata all'esecuzione dalla ghigliottina e fu uno dei tanti "nemici politici" dello stato francese rivendicato dal Regno del Terrore.

Al momento della sua morte, la stampa parigina non la canzonava più beffardamente come innocua. Mentre giornalisti e scrittori sostenevano che i suoi programmi e piani per la Francia erano stati irrazionali, hanno anche notato che nel proporli lei voleva essere uno "statista". Il suo crimine, ha riferito la Feuille du Salut , era che aveva "dimenticato le virtù che appartenevano al suo sesso". Nell'ambiente misogino della Jacobian Paris, il suo femminismo e le sue interazioni politiche erano una combinazione pericolosa.


De Gouges era un severo critico del principio di uguaglianza propagandato nella Francia Rivoluzionaria perché non dava attenzione a chi aveva lasciato fuori, e lavorava per rivendicare il giusto posto tra donne e schiavi nella sua protezione. Scrivendo numerose opere teatrali sui temi dei diritti dei neri e delle donne e del suffragio, le questioni sollevate erano diffuse non solo attraverso la Francia, ma anche in tutta Europa e negli Stati Uniti d'America appena creati.

Nel Regno Unito, Mary Wollstonecraft è stata indotta a scrivere una rivendicazione dei diritti della donna: strutturata su argomenti politici e morali nel 1792. Ciò era in risposta sia alla Dichiarazione di de Gouges che a quella di Charles Maurice de Talleyrand-Périgord del 1791 all'Assemblea nazionale francese, che ha affermato che le donne dovrebbero ricevere solo un'educazione domestica. Wollstonecraft ha scritto i Diritti della donna per lanciare un ampio attacco contro i doppi standard sessuali e per incriminare gli uomini a incoraggiare le donne a indulgere in emozioni eccessive.

Contrariamente a de Gouges, Wollstonecraft richiede uguaglianza tra i sessi in particolari aree della vita ma non afferma esplicitamente che uomini e donne sono uguali. Le sue ambigue dichiarazioni riguardanti l'uguaglianza dei sessi hanno reso difficile classificare Wollstonecraft come una femminista moderna. "Rights of Woman" fu relativamente ben accolto nel 1792 in Inghilterra.

Sebbene non vi siano stati effetti immediati negli Stati Uniti dopo la pubblicazione della Dichiarazione dei diritti della donna, è stata ampiamente utilizzata nella modellazione della "Declaration of Sentiments ","Dichiarazione dei sentimenti", scritta da Elizabeth Cady Stanton e altri alla convention di Seneca Falls, tenutasi nell'estate del 1848. La Dichiarazione dei sentimenti, molto simile alla Dichiarazione dei diritti della donna, era scritta nello stile della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, e nello stile della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti.

Nella sua dichiarazione, de Gouges è forte e sarcastica nei toni e militante nello spirito. Pensato per essere un documento che garantisce i diritti universali, la Dichiarazione dei diritti dell'uomo è esposta come tutt'altro. Per de Gouges, l'espressione più importante della libertà era il diritto alla libertà di parola; lei aveva esercitato quel diritto tutta la sua vita. L'accesso alla tribuna è stata un'altra questione, e una che ha chiesto di essere messa in prima linea nella discussione sui diritti e il suffragio delle donne.


La presunzione illuministica dei diritti naturali degli esseri umani (o diritti inalienabili come nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti) è in diretta contraddizione con le convinzioni della disuguaglianza sessuale naturale (a volte chiamate i "principi fondatori della natura"). I diritti dell'eguaglianza della Dichiarazione francese afferma, ma non intende, implica, secondo de Gouges, la necessità di essere riconosciuti come aventi un'applicazione più ampia; se i diritti sono naturali e se questi diritti sono in qualche modo inerenti ai corpi, allora tutti gli organismi meritano tali diritti, indipendentemente da qualsiasi particolarità come il genere o la razza.


De Gouges generalmente concordava con Jean-Jacques Rousseau e la sua comprensione di come l'educazione di una nazione potesse trasformare la società in cui questa nazione risiedeva. Tuttavia, vedendo ben oltre Rousseau in termini di genere, sostenne che il fallimento della società nell'educare le sue donne era l'unica causa della corruzione nel governo. Il suo contratto sociale, un'appropriazione diretta di Rousseau, proclama che il diritto al matrimonio di eguali diritti di proprietà e parentale e ereditarietà è l'unico modo per costruire una società di armonia.


Al tempo della rivoluzione francese, il matrimonio era il centro dello sfruttamento politico. Nel suo contratto sociale , de Gouges descrive il matrimonio come la "tomba della fiducia e dell'amore" e il luogo della "tirannia perpetua". Il sito singolarmente più comune di disuguaglianza di genere istituzionalizzata, il matrimonio crea le condizioni per lo sviluppo dell'inattendibilità e della capacità di inganno delle donne. Nel suo contratto sociale, molte somiglianze con i movimenti di tutto il mondo diventano evidenti. 


Similmente a come Mary Wollstonecraft spiega il matrimonio in una rivendicazione dei diritti della donna (1792), de Gouges indica l'artificio e la debolezza femminili come conseguenza del posto impotente della donna in esso. De Gouges, proprio come Wollstonecraft, tenta di combattere le carenze sociali ed educative: il circolo vizioso che trascura di educare le sue femmine e poi offre i loro interessi più ristretti come la ragione del rifiuto della piena cittadinanza. Entrambi, tuttavia, vedono il fatto che la donna è "corruzione e debolezza" come una delle principali fonti dei problemi della società  e qui sta anche la soluzione.

venerdì 17 novembre 2017

IL Signoraggio Svelato da Wim Duisenberg, primo governatore della BCE

 
“E' un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina“

- Henry Ford - 

Il signoraggio è l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta. Il Premio Nobel per l'economia 2008 Paul R. Krugman, nel testo di economia internazionale scritto con Maurice Obstfeld lo definisce come:
«il flusso di risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi». 
Filmatrix
Se li guadagna il governo MA in quasi tutto il pianeta ci sono e si appropriano dell'emissione del denaro che generalmente viene chiamato signoraggio e così guadagnano le Banche Centrali di Rothschild, la BCE in Europa, il Federal Reserve System negli USA e la Banca d'Inghilterra per esempio e in seconda battuta con la riserva frazionaria le banche commerciali nazionali che sono poi sempre controllate dagli stessi personaggi con il sistema delle scatole cinesi.
Considerando che le persone in genere non ci credono, di conseguenza non possono capacitarsi che dagli anni '80 solo all'Italia sono stati rapinati circa 100.000, centomila Miliardi di euro.

Cosa possiamo fare quì e ora per questa situazione è aderire alla causa collettiva promossa dall'Avvocato Alfonso Marra : Denuncia contro l'espropriazione della sovranità monetaria, il signoraggio e la magistratura corrotta per coloro che vogliono presentarla, siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento, al momento è l'unica strada da intentare, se attendiamo i politici ...


Quello che vi raccontiamo è una storia di economia vera. Una storia vecchia ma quanto mai attuale per capire il signoraggio. Stiamo parlando della proposta di Tremonti di introdurre le banconote di 1 e 2 euro, sostituendo quindi le arcinote monetine. Siamo nel lontano 2002. Ma come mai l'attuale ministro dell'economia fece queste proposta? Come sappiamo la produzione di banconote e monete da parte della BCE ha un costo per gli stati membri, che ricevono, di conseguenza, la moneta sonante dietro il pagamento di un interesse.




Signoraggio Svelato da Wim Duisenberg in risposta a Giulio Tremonti

Duisenberg, costose per l’Italia le piccole banconote di euro
La risposta della Banca Centrale Europea alla proposta di Giulio Tremonti.
(Francoforte Conferenza stampa presidente BCE 12.9.2002)

Signoraggio Bancario

La Banca Centrale Europea sta valutando le implicazioni dell’introduzione di banconote da uno e due euro suggerita dal nostro ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Lo ha rivelato il presidente della BCE Willem Duisenberg rispondendo il 12 settembre a una domanda sull’argomento nel corso di una conferenza stampa a Francoforte. L’introduzione di queste due nuove banconote non sarebbe però un affare né per l’Italia né per gli altri Paesi che attualmente godono del diritto di “signoraggio” sulle monete. (12 settembre 2002)

Estratto della conferenza stampa del presidente della BCE, Willem F. Duisenberg, Francoforte, 12.9.2002
Domanda:
“Mr Tremonti, il ministro italiano dell’Economia, ha proposto l’adozione delle banconote da 1 e 2 euro, insieme con le monete allo scopo di impedire ulteriori aumenti dei prezzi. Il 74% degli italiani è d’accordo con questa proposta e noi vogliamo sapere che cosa pensa lei di questo e se ne avete parlato alla Banca centrale europea. Grazie.”
Duisenberg:
“Non abbiamo progetti di introdurre banconote da 1 o 2 euro, ma ne abbiamo sentito parlare. Naturalmente, ne abbiamo discusso. Stiamo valutando le implicazioni di introdurre tali banconote. In linea di principio non abbiamo niente contro questo progetto, ma stiamo valutando le implicazioni e spero che Mr Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come ministro dell’Economia, ne sarebbe contento non lo so”.
Ecco il testo originale in inglese:
Question:
"Mr. Tremonti, the Italian finance minister, proposed the adoption of EUR 1 and EUR 2 banknotes together with coins in order to prevent more rises in price. 74% of Italians agree with this proposal, and I want to know what you think about it and if you have discussed this in the European Central Bank. Thank you".
Duisenberg:
"We have no plans to introduce EUR 1 or EUR 2 banknotes, but we have also heard those noises. Of course, we have discussed it. We are assessing the implications of introducing such a banknote. In principle we have nothing against it, but we are assessing the implications and I hope that Mr. Tremonti realises that if such a banknote were to be introduced, he would lose the seigniorage which goes with it. So whether he, as a minister of finance, would be all that pleased, I do not know”.

Duisenberg e la truffa al popolo

La risposta del cardinale Ratzinger.
"I Giganti del male colpevoli dei numerosi suicidi per insolvenza".
Sovranità Monetaria - Berlusconi: abbiamo ceduto sovranità a BCE

Clamorose dichiarazioni di Tremonti sui rapporti governo BCE e sulla sovranità nazionale

durante la puntata di Servizio Pubblico del 10 maggio 2012.
Non è la prima volta che l'ex ministro dell'economia parla di queste cose. Obiettivamente è uno dei pochi politici che tratta apertamente questi temi e che di certo conosce bene i giochi di potere.


D’altra parte che l’oligarchia europea non fosse al servizio dei cittadini lo si sapeva da tempo e la frase più rivelatrice la aveva pronunciata, con nordica franchezza, la commissaria svedese signora Maelstrom :
“Il nostro mandato non deriva dai cittadini europei“.
   

L’articolo 11 è una dimostrazione illuminata dello spirito costituente, ovvero della capacità dei nostri Padri costituenti di essere venduti ai poteri sovranazionali

Art. 11 - L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.



Chi tocca il Signoraggio muore :

Il padre dell'Euro, che aveva osato denunciare il signoraggio, e' morto

COINCIDENZE DAVVERO POCO CASUALI

Piero Puschiavo 
31 gennaio 2006
Wim Duisenberg nel 2001
La scorsa estate è deceduto Wim Duisenberg, primo governatore della Banca Centrale Europea. Per la cronaca una sola cosa è certa: la data del decesso, il 31 luglio 2005. Le cause rimangono ancora oscure e nessuno, a quanto pare, si è preoccupato di indagare.
Secondo fonti ufficiali, il banchiere sarebbe stato trovato morto ai bordi della piscina della sua villa nel sud della Francia e la morte sarebbe da attribuirsi, genericamente, ad un malore.  Secondo le dichiarazioni, imminenti all’accaduto, della gendarmeria francese, le cause della morte non erano state invece precisate. Secondo altri, Duisenberg sarebbe morto nel salotto e poi, chissà perché, trasportato fino ai bordi della piscina.
La poco chiara vicenda, degna di una trama da libro giallo, ci porta a far luce sulla figura del banchiere olandese.

Wim il viveur
Grande intenditore di vini, fumatore incallito, giocatore esperto di golf, Duisenberg non stato solo mister Euro, ma anche un "bon vivant", come i francesi definiscono chi ama i piaceri della vita. Uomo dotato di grande ironia, nel novembre 2003 lasciato la presidenza della Bce con la consolazione, disse, che per i prossimi dieci anni gli europei avrebbero dovuto leggere la sua firma sulle loro banconote.

Ma era uomo anche poco predisposto alla comunicazione, tanto da meritarsi il soprannome di "Wim il gaffeur": il più celebre dei suoi infortuni quando, nell'ottobre 2000, mandò al tappeto l'euro rivelando che la Banca centrale europea non intendeva intervenire sui mercati per sostenerne il valore.

Poco più di un anno fa, ha pagato senza battere ciglio una multa di 300 euro per essere stato trovato dalla polizia olandese "positivo" al test del palloncino (etilometro). Per le leggi dell'Olanda la pena minima per guida sotto l'effetto dell'alcool di 200 euro. (NdR)

Il Magico Potere di
Sbattersene il Ca**o
Duisenberg inizia la sua carriera nel Fondo Monetario Internazionale, per poi ricoprire il ruolo di Ministro delle Finanze olandese, governatore della Banca Centrale olandese, molto vicino ad Hans Tietmeyer, presidente della potentissima Bundesbank tedesca. Proprio la sua posizione filo-tedesca, volta al rigore monetario, gli comporta molti avversari Oltremanica; in particolar modo in ambienti molto influenti negli Stati Uniti, poiché, dal momento del varo dell’euro, è in atto nel mondo una serie di guerre di apparente basso profilo che motivano la minaccia nei confronti del dollaro. Da governatore della BCE, lo stesso Duisenberg si è permesso di parlare pubblicamente di argomenti che non devono pervenire all’opinione pubblica: ci riferiamo esplicitamente alla risposta che lo stesso governatore fornì al Ministro Tremonti sulla possibilità di adozione di banconote da 1 e 2 euro. Duisenberg osò pronunciare una parola che, unitamente ad altre posizioni assunte, gli risultò fatale: osò parlare di signoraggio. La risposta data alla richiesta proveniente dall’Italia fu infatti questa: Spero che Mr. Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come ministro dell’Economia, ne sarebbe contento non lo so. Duisenberg ha osato tuonare contro i grandi sacerdoti del tempio.
Altro fatto curioso è che la morte improvvisa di Wim Duisenberg è avvenuta a meno di 48 ore dalle sentenze di rinvio a giudizio pronunciate a Milano contro filiali UBS, Deutsche Bank, Citygroup e Morgan Stanley che parte dai procuratori che stanno indagando sul crac della Parmalat. Non dimentichiamo che il banchiere olandese venne eletto primo presidente della BCE beneficiando proprio del sostegno della grande banca tedesca. In concomitanza, nelle stesse ore, un ex membro del consiglio della Citybank, Arthur Zankel, anche lui coinvolto nel caso Parmalat, precipitava da una finestra del suo appartamento da un grattacielo di New York.
Casuali coincidenze?
E’ però evidente che oltre alla Banca d’Italia, anche la Banca Centrale Europea poteva avere informazioni e responsabilità sul crac Parmalat. E l’ex presidente Duisenberg e il manager americano avrebbero potuto essere chiamati a testimoniare sui flussi internazionali di denaro connessi con quella vicenda. E ciò poteva diventare enormemente sgradito a certi circoli molto potenti. Inizia così a delinearsi un quadro nitido, con indizi ben precisi a cui si va ad aggiungere il ruolo della moglie, la signora Grette Duisenberg, fervente sostenitrice della causa palestinese e protagonista di un incontro ufficiale con Yasser Arafat. Il suo sostegno alla causa palestinese l’ha portata, secondo un aneddoto trapelato, ad esibire la bandiera palestinese dal suo balcone di casa ad Amsterdam. La bandiera, a quanto pare, è stata esposta per circa tre settimane e vista come una spina nell’occhio dai suoi vicini, una famiglia ebrea, che le ha telefonato chiedendole di levarla. Al diniego della signora Grette, il vicino ha fatto presente la vicenda al capo di una delle comunità ebraiche della capitale, il quale ha sporto denuncia contro la signora Duisenberg per antisemitismo.
Il Magico Potere del Riordino
Successivamente, siccome lo sporgere denuncia non sembrava un’azione sufficiente per colpire la signora Duisenberg, si è creduto necessario coinvolgere direttamente il marito. L’incidente tra vicini è stato poi riportato alla comunità ebraica americana per chiedere che venissero prese misure politiche atte a fare dichiarare Wim Duisenberg, direttore della Banca Centrale Europea, persona non gradita negli Stati Uniti. Nel frattempo, la signora Duisenberg è stata minacciata di morte e poi alloggiata presso altro indirizzo dai servizi segreti, mentre la bandiera non sventola più dal balcone. Troppi nemici e troppo potenti. Possiamo così credere che Duisenberg è affogato nel suo salotto e poi portato ai bordi della piscina.
E non è cinematografia.

Sono passati 12 anni quindi stiamo a ciò che leggiamo l'1/8/2005 tgcom24 riporta

Duisenberg affogato dopo malore
Nessun giallo sulla morte di Mr Euro

Wim Duisenberg, l'ex presidente della Bce "morto annegato in seguito a problemi cardiaci": lo ha detto il procuratore generale di Carpentras precisando che sul corpo di Duisenberg è stata effettutata un'autopsia. Nessun giallo, quindi, sul decesso dell'ex presidente della Bce, 70 anni, che era stato ritrovato dentro alla piscina della sua villa di Faucon (Vaucluse), nel sud della Francia.

Danny Aubert, sindaco di Faucon, il villaggio di circa 400 abitanti poco lontano da Vaucluse dove è avvenuto il dramma, ha raccontato che è stata la moglie Grette a trovare Duisemberg esanime e a chiamare i soccorsi. I quali non hanno potuto che constatarne il decesso. (...)

La Repubblica il 31 luglio 2005

Il "papà dell'euro" Duisenberg morto a 70 anni in Francia

AVIGNONE - Wim Duisenberg, settant'anni, ex presidente olandese della Banca centrale europea, è stato trovato morto questa mattina, poco prima di mezzogiorno, nella piscina della sua villa a Faucon, piccolo borgo nel sudest della Francia. Il procuratore di Carpentras, Jean Francois Sampieri, ha comunicato che il decesso è avvenuto per annegamento, in conseguenza di un malore cardiaco. A dare l'allarme è stata la moglie Gretta. Inutili i tentativi di soccorso. (...)

"Nessun giallo sulla morte di Mr Euro", quindi il Giallo c'era e in meno di mezza giornata è stato ritrovato, tentati i soccorsi, trasportato in ospedale, fatta l'autopsia e data la notizia ufficiale e già uscita la notizia sui giornali, veramente solleciti questi francesi, non avevano altro da fare quel 31 luglio ... 
Che ci devo fare ? Non credo più a nulla ...

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Update 17 novembre 2017
Scrive Ida Magli su "La Dittatura Europea" :
"(...) Le strane morti rientrano nel nostro Nuovo ordine mondiale: non c'è nulla da discutere. O «funzioni», oppure vieni gettato via. Le macchine sono macchine. Rimane il fatto che mi piacerebbe sapere in che cosa aveva «sgarrato» Duisenberg. Oppure se è stato tolto di mezzo per paura che «parlasse», che si vendicasse in qualche modo dell'essere stato obbligato ad andarsene in pensione prima della scadenza dell'incarico. In effetti, non doveva essere molto gratificante per Duisenberg essere costretto a lasciare il posto all'ineffabile JeanClaude Trichet (non per nulla membro della potentissima Banca dei regolamenti internazionali), al quale spettava di diritto in quanto superpremiato con la presidenza della Banca centrale europea per tutti i disastri che era riuscito brillantemente a condurre in porto, dalla «dispersione» dell'immensa somma di denaro assegnata alla Russia dal Fondo monetario internazionale, di cui era membro, al clamoroso fallimento, con relativo processo, dal quale naturalmente è uscito indenne, del Crédit Lyonnais. Non bisogna dimenticare, poi, che si finisce morti ammazzati anche, anzi soprattutto, nel caso in cui ci si azzardi a opporsi per un qualsiasi motivo all'unificazione europea (...).

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Fonte signoraggio-network   signoraggiobancario   impariamolacostituzione  rinascita  tgcom24  repubblica

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