Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

martedì 29 maggio 2018

The Washington Post : Diffondere notizie false, fake news, diventa una pratica standard per i governi di tutto il mondo


Nulla di nuovo per chi è attento, ma certificato dal Washington Post non può essere fatta passare per una fake news, il sistema è sempre il solito, chi ha sempre creato fake news, accusa gli chi si oppone e cerca di tappargli la bocca, Israele chiede Censura mondiale di Internet. Il problema vero è chi, ignorante, si intromette e di fatto crea un muro a difesa dei soprusi del potere, questo succede sempre e con qualsiasi argomento, la parolina magica inventata dalla CIA è "complottista" ma ce ne sono altre, "revisionista, negazionista, fascista, populista", tutte create ad hoc ...

Memorie di un ex disinformatore del web, tutta la serie degli articoli inerenti, al termine, come sempre.

Chi è attivo sul web è ben consapevole che c'è una guerra in atto, o meglio, la guerra seria è un'altra JohnF. Kennedy. Discorso Il presidente e la stampa. La Dichiarazione diuna Guerra Segreta:- Speech The President and the Press. TheDeclaration of a Secret War, quì se ne svolge una parte, "noi" che cerchiamo di svegliare, salvare le persone e il pianeta e "loro", che ovviamente fanno l'esatto contrario, ed è anche chiarissimo che hanno iniziato prima "loro" .... L’usura,per Ezra Pound, e non solo per lui, ha mosso guerra al mondo dal1694, quando nacque la Banca d’Inghilterra

17 luglio 2017

Le campagne di manipolazione dell'opinione pubblica attraverso postazioni di social media false o fuorvianti sono diventate prassi politica standard in gran parte del mondo, con ministeri informativi, unità militari specializzate e operatori politici che modellano il flusso di informazioni in dozzine di paesi, secondo quanto riferito da un gruppo di ricerca britannico.

Questi sforzi di propaganda sfruttano ogni piattaforma di social media - Facebook, Twitter, Instagram e oltre - e si basano su utenti umani e "robot" computerizzati che possono amplificare drammaticamente il potere delle campagne di disinformazione automatizzando il processo di preparazione e consegna dei post. I robot interagiscono con utenti umani e anche con altri robot.  Sniper, il nuovo Golem. Nella tradizione ebraica il Golem è un tipo di robot creato dagli ebrei per servire il popolo eletto ed i propri interessi tribali.

Sebbene la maggior parte delle piattaforme di social media siano progettate e gestite da società con sede negli Stati Uniti, le piattaforme vengono infiltrate quasi subito dopo la loro pubblicazione al pubblico da una serie di attori internazionali abili a utilizzare le informazioni per far avanzare le agende politiche, all'interno dei loro paesi e oltre, dicono i ricercatori del Computational Propaganda Research Project della Oxford University.
"La propaganda del governo si è evoluta con i social media ed è cresciuta insieme ad essa",
ha detto Philip N. Howard, professore di Oxford e coautore del rapporto, chiamato
"Truppe, troll e creatori di problemi: un inventario globale della manipolazione dei social media organizzati".
Il rapporto si basa su notizie di propaganda dei social media in 29 paesi per giungere a conclusioni più ampie sulla crescita globale di varie tecniche, tra cui l'emissione di notizie false, attaccando i giornalisti o contrastando messaggi critici sui social media con messaggi a sostegno di una posizione del governo o di una visione politica.


Questi sforzi sono spesso, anche se non sempre, clandestini, con l'origine dei post sui social media oscurati attraverso informazioni false sull'account. I robot giocano spesso ruoli chiave creando automaticamente post sui social media, rispondendo ad altri utenti e facendo eco a determinati temi in un modo che è difficile distinguere dagli utenti umani normali. I bot possono pubblicare molto più spesso degli utenti umani, in alcuni casi più di 1.000 volte al giorno; gli utenti umani soprannominati "cyborg" si affidano a tecnologie di automazione simili per rafforzare anche il potere dei loro account.

Twitter e Facebook, che possiede Instagram, hanno rifiutato di commentare il rapporto. Nessuna delle due società è stata individuata nella relazione, anche se Twitter e Facebook sono diventati obiettivi popolari per la manipolazione dei social media a causa della loro portata globale.
'
Howard ha detto che lui e l'altro ricercatore principale del rapporto, Samantha Bradshaw di Oxford, sono rimasti colpiti da quanta parte dell'attività di propaganda e innovazione si è verificata nelle democrazie di stile occidentale, tra cui la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, Israele, Australia e Messico.

Il rapporto, citando un account di notizie precedentemente pubblicato, ha detto che Israele aveva 350 account di social media su più piattaforme, operanti in inglese, ebraico e arabo. Una campagna di propaganda britannica pubblica video falsi su YouTube nel tentativo di impedire che i musulmani si radicalizzino e si uniscano alla guerra in Siria, secondo il rapporto. E le forze politiche in Messico usavano i robot e gli utenti umani per attaccare i giornalisti e diffondere disinformazione sui social media.
In alcuni casi, questi sforzi hanno coinvolto le burocrazie governative in piena regola, con un numero costante di dipendenti e di salari fissi. Altre volte gruppi di attivisti online o gruppi ad hoc di lavoratori pagati hanno lavorato insieme per una singola campagna prima di essere sciolti. Alcuni sforzi vengono anche esternalizzati a fornitori privati ​​specializzati nell'influenzare le opinioni attraverso i social media.

Sebbene la Russia sia alla guida del mondo nella sofisticazione dei suoi sforzi di propaganda online, Howard ha affermato che gli sforzi per sostenere il repubblicano Donald Trump nella campagna presidenziale del 2016 hanno dato il via all'utilizzo dei social media per formare un'opinione politica. Il gruppo di Howard e altri hanno precedentemente riferito che i robot di Twitter che supportano Trump erano molto più vocali e organizzati dei robot che sostenevano la democratica Hillary Clinton, in particolare nei giorni finali delle elezioni.
"Sono i cicli elettorali presidenziali che hanno investito decine di milioni di dollari in queste innovazioni", ha affermato Howard. "Le innovazioni dei grandi investimenti accadono negli Stati Uniti e poi vengono adottate ovunque".
Altri ricercatori hanno documentato il potere dei social media per sostenere il sorprendente successo elettorale di Trump e hanno mostrato che alcune di quelle risorse dei social media si stanno diffondendo ad altre nazioni.


La diffusione di documenti poco lusinghieri sul candidato presidenziale francese Emmanuel Macron - ora sfatato come fasullo - ha ottenuto un supporto chiave negli ultimi giorni delle elezioni di maggio dai bot di Twitter che avevano sostenuto anche Trump negli Stati Uniti, secondo Emilio Ferrara, ricercatore dell'Università della California del sud.

Ha analizzato 17 milioni di tweet, scoprendo che i bot con sede fuori dalla Francia si sono concentrati su questioni diverse rispetto agli utenti umani di Twitter in Francia. Il suo ultimo rapporto , pubblicato questo mese, ha suggerito la possibilità di "un mercato nero per i robot di disinformazione politici riutilizzabili".

L'uso di queste tecniche sta crescendo rapidamente mentre i robot e le altre tecniche per manipolare l'opinione sui social media diventano più economici e più facili da usare, e man mano che aumenta la loro efficacia. Molte aziende ora vendono account bot a migliaia e, a pagamento, li gestiranno per i clienti, ha detto Ferrara.

Lui e altri ricercatori hanno detto che le piattaforme di social media non fanno abbastanza per combattere la diffusione dei bot e la conseguente propaganda. L'impatto va al di là delle politiche elettorali a temi caldi come il cambiamento climatico e la sicurezza dei vaccini.
"La stragrande maggioranza delle persone ... sarebbero sorprese dalla misura in cui queste piattaforme vengono utilizzate per manipolazioni politiche", ha detto Ferrara. "Soprattutto se nessuno fa nulla al riguardo."
Il gruppo di Howard ha anche rilevato dei robot che supportano Trump lavorando su altre questioni a livello globale, spesso in accordo con i bot che sostengono le cause di estrema destra e le campagne di propaganda della Russia.
"Generano così tanti contenuti - e condividono i contenuti l'uno dell'altro - che è difficile disaggregare le reti",
 ha detto Howard.

Fonte   washingtonpost


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venerdì 25 maggio 2018

Come agiscono gli apparati di manipolazione mediatica israeliani. La disinformazione del Memri



Un vecchio articolo, molto interessante perchè assolutamente ufficiale, i fatti scoperti e denunciati da Brian Whitaker, giornalista di The Guardian e confermato niente di meno che dal comune e dall'allora sindaco di Londra; non è chiaramente un fatto singolo, è la punta dell'iceberg. Quello che dovrebbe far pensare è che essendo cosa nota a tutti avrebbero dovuto prendere delle contromisure, nulla di che, tutto procede come da programma, notizie, guerre, politiche e governi basati sulle fake news The Washington Post : Diffondere notizie false, fake news, diventa una pratica standard per i governi di tutto il mondo, ovviamente poi come nelle migliori dittature i colpevoli saremmo noi. 

Il caso è eclatante tutte le notizie provenienti dal medio oriente sono tutte gestite, manipolate e veicolate da questa agenzia stampa fondata e gestita da un colonnello del Mossad con altri agenti sempre dell'intelligence di israele. Il meccanismo è ben oliato :  L'uso di Israele di False Flags nel terrorismo globaleMossad,l'«Istituto» un mito costruito sui cadaveriI SAYANIM: “AGENTI DORMIENTI” MOLTO ATTIVI A SERVIZIO D’ISRAELELA MAFIA EBRAICA: I grandi predatori internazionali - LA MAFIA JUIVE Les grands predateurs Internationaux. Hervè RyssenMisteri e segreti del B'nai B'rith La più grande organizzazione ebraica internazionale di Emmanuel RatierOrrore in Israele: scoperte 30.000 spie del Mossad

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Questo sta bene, quello che non sta bene, al solito, sono le greggi di capre e pecore con l'anello al naso che negando, conformandosi al potere ostacolano il percorso per arrivare ad una vita normale, senza war games, assassinii e prevaricazioni varie di cui poi sono i primi a esserne vittime, siamo alle solite, loro fanno il loro mestiere, tanti, troppi di noi non fanno il loro, così non se ne esce :
"Viviamo in una delle piú decisive epoche della storia e nessuno se ne rende conto, nessuno lo comprende ... La Rivoluzione Mondiale avanza inarrestabile verso i suoi ultimi risultati ... Chi predica la sua fine o crede addirittura di averla sconfitta non l'ha compresa ... La lotta si combatte anche nell'interiorità del singolo uomo, sebbene egli non lo sappia affatto. Per questo così pochi giungono a vedere chiaramente da quale parte essi veramente si trovano"
- Oswald Spengler – insigne studioso dei cicli storici (Spengler, "Anni decisivi", Edizioni del Borghese, Milano 1973, p. 25).

Da qui nasce e questo è quanto :
Ovvio perché non a molti è chiaro il problema, il vero problema.
Chi sono "LORO" ?
Questa è l'eterna lotta del bene contro il male, dei vizi e delle virtù, "CHIUNQUE" viva una vita nell'ipocrisia e nell'opportunismo, nell'ignoranza che è sempre voluta, nella violenza e nell'egoismo, nella menzogna e nella manipolazione, chi si mette la maschera, non ha il coraggio di essere se stesso e vive nel conformismo, chi vive di compromessi, chi naviga nelle acque oscure della coscienza, tutti questi sono "LORO" ...
Tanti di noi fanno parte di loro perché tutti questi atteggiamenti e comportamenti danno forza a quelle energie, le amplificano esponenzialmente, è una questione di controllo e miglioramento, di evoluzione personale e di Massa, questo è l'arcano, questo è quello che dobbiamo sapere e far sapere a tutti e ti riporta a :
"La verità ti renderà libero".


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dal nr. 2 della rivista aideM *
di Sherif El Se baie
10 settembre 2007

Nel clima di tensione del post 11 Settembre, chi traduce i discorsi dall'arabo, le prediche degli imam o i comizi di Ahmadinejad, ha un'importante responsabilità, perché può influenzare l'umore dell'opinione pubblica occidentale e predisporla allo scontro. E allora perché affidarsi a un'agenzia con sede a Washington fondata da un ex agente dei servizi segreti israeliani ?

Nell'incandescente e frenetico clima mediatico del dopo 11 settembre, segnato, tra l'altro, dagli attentati di Londra e Madrid e dalle guerre in Iraq e Afghanistan, nasce e si acuisce l'interesse del mondo occidentale per il mondo arabo e più in generale per il mondo islamico.

Tale interesse si scontra, però, con la carenza di giornalisti occidentali esperti del settore, con la scarsa reperibilità di fonti di prima mano e con la barriera linguistica. Pochi sono, infatti, i giornalisti che si sono occupati specificatamente di Medio Oriente prima di quella data, e ancora più rari sono coloro che parlano la lingua araba, persiana o turca e che quindi sono in grado di rintracciare, tradurre e commentare le notizie provenienti dal Medio Oriente. In effetti, eccettuate le due famose reti satellitari di Aljazeera e Alarabiya, che si sono lanciate internazionalmente – anche in lingua inglese nel primo caso – solo sull'onda dell'11 settembre, la limitata distribuzione dei giornali arabi in Occidente ha costretto chiunque fosse interessato ad analizzare i media arabi, ammesso che ne capisse la lingua, ovviamente, a servirsi di internet. Ma nel 2001 erano ancora pochi i giornali presenti sul web e nessuno di questi era in versione pdf quindi quasi sempre gli articoli erano organizzati per indici tematici. In questo modo si perdeva l'impaginazione che rappresenta uno strumento essenziale per capire l'importanza che viene data alla notizia, le scelte informative del giornale e la carica emotiva trasmessa al lettore. Questa situazione ha costretto e/o permesso a molti giornalisti occidentali, fra cui redattori di quotidiani, conduttori di trasmissioni televisive, ecc., di trasformarsi miracolosamente in esperti di Islam e Medio Oriente, pur non sapendo nulla dei paesi del Medio Oriente, della loro cultura o della loro lingua.
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Per riuscirci, questi stessi giornalisti si sono trovati costretti a rivolgersi ad un intermediario esterno, gratuito, molto attivo e facilmente accessibile, per le traduzioni: il Memri, acronimo che indica il Middle East Media Research Institute (Istituto di Ricerca Mediatica del Medio Oriente) con base a Washington e uffici di recente apertura (2002) a Londra, Berlino, Tokyo e Gerusalemme.

Il Memri è un'organizzazione che seleziona alcuni degli articoli più “rappresentativi” presenti nella stampa araba, persiana o turca e li traduce in diverse lingue (Inglese, Italiano, Spagnolo, Francese, Tedesco, Giapponese ed Ebraico). Le traduzioni vengono inviate settimanalmente e gratuitamente tramite posta elettronica o via fax ai propri iscritti. Prima dell'11 settembre generalmente il Memri riusciva ad ottenere da 10 a 20 iscrizioni al giorno, dopo questa data – secondo Steven Stalinsky, direttore generale del Memri di Washington – si è arrivati fino a 50 iscrizioni al giorno. Brian Whitaker, giornalista di The Guardian, spiega in maniera molto semplice il meccanismo che porta i giornali a riprendere le segnalazioni lanciate dal Memri:
“È da un po' di tempo che ricevo piccoli regali da un generoso istituto sito negli Stati Uniti. Questi consistono in traduzioni di alta qualità di articoli provenienti da testate arabe che l'istituto mi manda tramite mail ogni 2 o 3 giorni, gratuitamente. Queste e-mail vanno anche a politici e studiosi, come a molti altri giornalisti. Solitamente le storie in esse contenuti sono interessanti. Ogni qualvolta io ricevo una mail dall'istituto in questione, diversi miei colleghi del Guardian ne ricevono una uguale e ne inoltrano una copia a me – qualche volta con una nota allegata che mi suggerisce di verificare la storia e scriverci su. Se la nota allegata mi arriva da un collega più anziano, rimango con la sensazione che dovrei veramente scriverci qualcosa a riguardo”.
Withaker ha preso a cuore il suggerimento di verificare la storia, andando ben oltre le aspettative dei colleghi, e cioè indagando proprio sull'Istituto che realizza le traduzioni. A lui si deve praticamente la prima denuncia “occidentale” sul conto dell'Istituto.

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L'obiettivo dichiarato del Memri è quello di lanciare
“Un ponte tra Occidente e Medioriente, attraverso le traduzioni dei media arabi, ebraici e farsi, e mediante analisi originali delle tendenze politiche, ideologiche, intellettuali, sociali, culturali e religiose della regione”.
Esso dispone di un sito principale all'indirizzo www.memri.org , diviso in varie sezioni: alcuni sono progetti di studio come quello su jihad e terrorismo che il Memri ha avviato per monitorare i gruppi militanti islamici, oppure raccolte di documenti con temi specifici: le riforme nel mondo arabo e musulmano; il conflitto arabo-israeliano; fino al progetto di documentazione sull'antisemitismo arabo. C'è inoltre un fornitissimo archivio che parte dal 1998, data di fondazione del sito, che è diviso anch'esso in sezioni: inchieste e analisi (prodotte dal Memri), servizi speciali (traduzioni degli articoli della stampa araba), rapporti speciali (approfondimenti sulle questioni mediorientali), e le edizioni straordinarie. L'Istituto si avvale inoltre del sito www.memritv.org riservato al progetto di monitoraggio tv che copre le principali reti televisive arabe e iraniane occupandosi della sottotitolazione e della distribuzione di brevi estratti, attentamente selezionati, di quelle televisioni e di un blog, aggiornato quotidianamente con brevi estratti dei media mediorientali, all'indirizzo thememriblog. Un tale impegno necessita, sicuramente, di un numero elevato di traduttori e osservatori a tempo pieno (anche se la direzione dichiara di avvalersi di soli 17 membri).

Sorge quindi spontanea la domanda: come si finanzia il Memri? L'Istituto si presenta come “un'organizzazione indipendente, al di fuori delle parti, senza fini di lucro” e proprio per questo motivo i suoi lavori sono sostenuti dai contribuenti americani, in particolare la Lynde e Henry Bradley Foundation, una delle più importanti fondazioni della destra americana. Come organizzazione “indipendente, non di parte, no-profit”, esso infatti possiede una posizione fiscalmente defalcabile per le leggi americane. Ma il Memri è veramente “un'organizzazione indipendente, al di sopra delle parti”? L'Istituto è stato fondato a Washington nel 1998 dal colonnello Yigal Carmon, che ha trascorso ben 22 anni della sua vita (1968-1988) nell'intelligence israeliana. Parla l'arabo, ed è stato consigliere per l'antiterrorismo di due primi ministri, Itzhak Shamir e Itzhak Rabin, e per questo conta su solide basi sia in Israele che negli Stati Uniti. È associato a Meyrav Wurmser, ex funzionaria del Memri, che dirige il dipartimento Medioriente presso l'Hudson Institute, organismo vicino ai neocon americani. All'epoca in cui il Memri è stato costituito, delle sei persone menzionate sul sito (e in seguito cancellate), ben tre – Aaron Mannes, Yotam Feldner e Aluma Solnick – erano ex funzionari dei servizi israeliani. Tra le altre tre, una ha prestato servizio presso i corpi di artiglieria militare del Comando Nord, una ha un trascorso accademico e il terzo è un ex-attore comico. Un'ulteriore dato supporta i sospetti di imparzialità: non solo la co-fondatrice, Meyrav Wurmser, è autrice di un documento accademico intitolato “Potrà Israele sopravvivere al post Sionismo?” ma addirittura si leggeva nel sito questa dichiarazione: “Nelle ricerche l'istituto enfatizza anche la continuità del Sionismo nel popolo ebraico e nello stato di Israele”. Ma anche questa frase è stata eliminata dal sito il 5 novembre 2001. Proprio per questo motivo, molti autori considerano il Memri alla stregua di un'arma di propaganda al servizio di Israele e della destra israeliana, dedita alla denigrazione degli avversari arabi. E dal momento che Israele si è già distinta nella manipolazione dei dati riguardanti gli avversari, la considerazione è più che legittima. Basta ricordare come l'esercito israeliano manipolò la traduzione dei documenti sequestrati nel blitz alla sede dell'Autorità palestinese per dimostrare quanto Arafat fosse coinvolto nelle attività terroristiche e nell'uso del denaro Ue per finanziare il terrorismo.

Come denuncia Robert Fisk nel suo ultimo saggio Cronache Mediorientali , i documenti dimostravano in realtà fino a che punto Arafat avesse perduto il controllo delle organizzazioni di guerriglia sorte tra i palestinesi in Cisgiordania. Gli israeliani, invece,
“li pubblicarono in traduzioni e sintesi deliberatamente fuorvianti e, in un caso almeno, falsificate. I giornalisti ripresero fedelmente la versione israeliana dei documenti ma quando The Independent li sottopose ad una traduzione accurata divenne evidente che gli israeliani avevano presentato un'interpretazione fraudolenta del loro contenuto”.
In una nota, Fisk ricorda come la “traduzione” israeliana di un documento palestinese sul caso di Mahmoud Frei, un diciassettenne che aveva preparato una bomba per un carro armato israeliano a Gaza, affermasse che era stato protetto dall'autorità palestinese mentre in realtà l'originale arabo affermava chiaramente che l'Autorità Palestinese aveva impedito l'esplosione tagliando i cavi del detonatore, prima di convincere Frei a unirsi agli uomini di Arafat.

Che le armi propagandistiche fossero essenziali nel conflitto arabo-israeliano è un dato di fatto. Non a caso Ibrahim Hopper del Consiglio per le Relazioni Arabo-Americane denunciò la politica del Memri in un'intervista al Washington Post affermando che
“L'intento del Memri è ricercare le peggiori dichiarazioni possibili del mondo musulmano e renderle di pubblico dominio il più largamente possibile”.
Dal momento che molti mezzi di informazione e addirittura governi danno credito al Memri, questo ovviamente ne influenza pesantemente le scelte politiche. In effetti, mentre per coloro che leggono regolarmente i giornali arabi dovrebbe essere ovvio che i concetti posti in evidenza dal Memri non sono rappresentativi della stampa araba, coloro che invece non leggono i giornali arabi, e sono molti anche fra politici e opinionisti, potrebbero pensare che queste tesi estremiste non siano solo indicative dell'opinione pubblica araba, ma addirittura degli stessi governi arabi. Nel 2004, per esempio, il Memri riesce a sfruttare le “sortite infelici” della televisione di Hezbollah, Al Manar, al fine di metterla al bando in Francia, suscitando le proteste dell'associazione Reporters sans frontières. Il Memri inoltre ha partecipato attivamente alla campagna che ha portato alla chiusura del centro Cheikh Zayed negli Emirati Arabi Uniti, accusato di dar voce a conferenzieri antiamericani e antisemiti.


Ma a destare sospetto non è solo l'intrigante staff che ha dato vita al Memri, seguendo pedissequamente un'agenda politica a favore dello stato di Israele, o il fatto che oggi non fornisca nessun nome da contattare o recapito fisico a cui fare riferimento, con la scusa che
“non vogliono ritrovarsi attentatori suicidi passeggiare davanti la loro porta il lunedì mattina”- Washington Times - 10 giugno 2007
una precauzione del tutto eccessiva, come sottolinea tra l'altro Whitaker,
“per un istituto che vuole semplicemente abbattere le barriere di linguaggio est-ovest”.
A destare veramente preoccupazione, invece, è il fatto che gli articoli selezionati riportino l'immagine degli arabi sempre in modo negativo. E che questo sia reso possibile non solo recuperando eventuali ed autentiche esternazioni fondamentaliste pubblicate o diffuse dai media arabi, o “semplicemente” decontestualizzandone altre ben più innocenti, ma addirittura manipolando deliberatamente le traduzioni. A tal proposito il Memri si è distinto per la violenta campagna condotta contro la visita dello sceicco Al-Qardawi a Londra. I servizi del comune di Londra scoprirono solo in seguito che le proteste erano state originate da informazioni provenienti da “un'organizzazione di nome Memri”. Era il giugno 2004 e, per scrupolo di coscienza, il sindaco di Londra Ken Livingstone commissionò uno studio al termine del quale ha concluso che l'offensiva si inseriva,
“con ogni evidenza, in un'ondata di islamofobia che mirava a impedire un dialogo tra musulmani progressisti e l'Occidente”.
Lo studio commissionato dal Comune di Londra sulle “140 opere scritte dal dottor Al Qardawi” produceva infatti risultati scioccanti.

Gli analisti conclusero che si trattava
“di una evidente manipolazione degli scritti” dello studioso musulmano, di “scoperte menzogne” e che “travisa sistematicamente i fatti, non soltanto quello che dice il dottor Al Qardawi, ma anche quello che dicono molti altri esperti musulmani. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una deformazione totale.
Basterebbe menzionare i seguenti “casi” per rendersi conto del livello di affidabilità del Memri: il prof. Halim Barakat, della Georgetown University, denunciò per esempio la sostituzione della parola “Sionismo” nella traduzione dei suoi articoli apparsi su Al- Hayat con “Ebraismo” per dare l'impressione che fosse antisemita. Ma denunciò anche la manomissione del titolo dell'articolo da lui pubblicato sul quotidiano londinese Al-Hayat con il titolo
“Questo mostro creato dal sionismo: l'autodistruzione”,
presentato invece dal Memri con un titolo che incitava all'odio : 
“Gli ebrei hanno perso la loro umanità”.
Secondo gli “esperti” del Memri, inoltre, Abdel Karim Abu Al-Nasr, un giornalista libanese ben noto, è saudita, per il semplice fatto che scrive su un giornale saudita. Un altro esempio delle manipolazioni a cui si presta il Memri è segnalato con dovizia di particolari da un lettore di origine araba sul forum “Noi e gli Altri”, moderato da Magdi Allam, (Magdi Allam è un traditore sionista ben due volte, dell'Islam e del Cristianesimo NdR) Vicedirettore ad Personam del Corriere della Sera sul sito dello stesso quotidiano. Rivolgendosi ad Allam, il lettore lo invita
“a guardare la prima parte (di un video, ndr), dove intorno al quinto minuto vi è un pezzo della tv saudita Almajd, in cui un barbuto imam parla a una platea di giovani, mi dica lei se onestamente ci vede qualcosa di grave. Il presentatore americano riporta la cosa come dimostrazione della gioia araba (per gli attentati dell'11 settembre, ndr), e sottolinea che il pubblico ride (…). L'Imam narra che il giorno prima degli attentati era a NY con un suo amico, che gli chiese se gli andava di visitare le Twin Towers note per la loro bellezza. Loro andarono e rimasero meravigliati da tanta maestosità e lodarono Allah per tanta bellezza, e poi racconta come il giorno dopo mentre erano a casa sentono degli attentati, e in sintesi dice all'amico “Barakatak ya doctor”, che viene tradotto in “Well done, doctor” (“Ben fatto, Dottore”, ndr) quando casomai significa “Gli hai proprio portato bene Dottore!” come dire sei stato tu (a provocare l'attentato, ndr) con tutte le tue lodi alla loro bellezza (in gergo popolare, “non è che porti sfiga?”). E a questo punto il pubblico in studio ride. (…) Se poi ci aggiungiamo i suoi “Subhan Allah” ricorrenti, che vengono tradotti in “Allah be praised” (Allah sia lodato, ndr), quanto lei sa meglio di me che nel linguaggio arabo sono ricorrenti, specie per le persone religiose, come modo di esclamazione e meraviglia ... Ora io le chiedo Dott. Allam di dire qualcosa a proposito. Mi appello alla sua onestà intellettuale. Non trova vergognoso che una normale battuta, infelice sì, ma pur sempre una battuta, venga riportata in maniera totalmente diversa al singolo occidentale, come si trattasse di una lode degli attacchi ?”
Ovviamente Allam non ha risposto al quesito, così come ha completamente ignorato la richiesta di un'altra lettrice che gli chiedeva
“la sua opinione sul Memri, il quale per me rimane una delle fonti migliori di informazione sui Media arabi/islamici ed offre un servizio tremendamente importante per un occidente che si fa prendere in giro giornalmente da affermazioni fatte da personalità arabe/islamiche in inglese, che contraddice il veleno quotidiano che emettono di continuo in arabo”. 
Tale indifferenza non è affatto casuale, considerato che lo stesso Allam, pur conoscendo benissimo la lingua araba, sia uno dei giornalisti che attingono a piene mani dalle segnalazioni del Memri. In un suo editoriale, pubblicato sulla prima pagina del Corriere della Sera del 13 giugno 2006 e intitolato “Ebrei assassini. Sito islamico educa i bimbi all'odio”, Allam non ha fatto altro che riproporre, praticamente in maniera identica e come se si trattasse di un scoop eccezionale, una segnalazione del Memri risalente a due mesi prima. L'unica nota “locale” era il collegamento fatto tra i quiz e i videogiochi antiebraici presenti nelle pagine di un sito web arabo dedicato ai bambini, al movimento dei Fratelli Musulmani nel suo insieme, quindi all'Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche (UCOII) in Italia. Una ricerca pubblicata su Le Monde Diplomatique afferma che
“l'efficacia del Memri consiste nel coordinamento molto stretto delle sue attività con i responsabili delle campagne di propaganda sul campo. Le liste dei giornalisti arabi che loda o denigra costituiscono un sistema di sanzioni e di ricompense”.
Interessante notare come Allam abbia ritirato il 21 maggio del 2006 un premio di 250mila dollari circa dalla Fondazione Dan David di Tel Aviv. La ricerca pubblicata da Le Monde Diplomatique afferma anche che
“Il Memri tende a presentare come maggioritarie alcune correnti di idee fortemente minoritarie nella stampa e nei media arabi. E così, il lettore che non parla l'arabo e che si accontentasse della lettura di queste traduzioni avrebbe l'impressione che i media arabi siano dominati da un gruppo di autori fanatici, antioccidentali, antiamericani e violentemente antisemiti, contro i quali si batterebbero pochi valorosi giornalisti, che il Memri definisce “liberali o progressisti”. Il profilo del giornalista “liberale” e “progressista” – guardo caso perfettamente aderente anche a Magdi Allam – è tracciato su Le Monde Diplomatique , e si impernia essenzialmente sul “perorare l'accettazione dei rapporti di forze esistenti, e quindi il dominio straniero; mostrarsi favorevoli ai progetti americani in Medioriente; incitare gli arabi a fare autocritica e a liberarsi della mentalità del complotto”,
a cui ovviamente, si ascrive anche la diffidenza nei confronti del Memri. In effetti, invitato a partecipare a una trasmissione di Al Jazeera, il colonnello Yigal Carmon ha replicato ai suoi accusatori dicendo che il Memri persegue un obiettivo scientifico, quello di trasmettere all'Occidente la lettura che i media arabi danno degli avvenimenti in Medioriente. Peccato che sia una lettura del tutto falsa.
Langhe

Brian Whitaker del Guardian lo sottopose ad una pesante inchiesta giornalistica con conseguente scambio di email: la posizione assunta da Carmon non cambiò, mentre uno stuolo di sostenitori si è prodigato e si adopera tuttora a difendere la credibilità del Memri, contando sul fatto che ad attaccarla sono essenzialmente autori arabi (che tra l'altro parlano benissimo sia l'inglese che l'arabo) ma che, per definizione, sarebbero “complottisti”, specie quando “l'avversario” è americano o israeliano.

Ben lontano dallo scopo di eliminare le diffidenze tra arabi ed Occidentali, il linguaggio si rivela quindi una barriera che si perpetua e che può anzi essere facilmente utilizzato, come fa il Memri – per creare ulteriori incomprensioni. L'augurio è che i media italiani, che spesso si affidano alle “segnalazioni” del Memri, se ne rendano conto in tempo per non contribuire alla diffusione delle manipolazioni cui è sottoposta l'opinione del mondo arabo.


“Sui media non si media”
Novembre 24th, 2006
"Il nome della rivista parla chiaro - scrive nell'editoriale del numero uno il direttore Giulietto Chiesa - noi pensiamo che i media debbano essere accuratamente guardati "dal rovescio", all'incontrario, dall'interno. Il cosiddetto mainstream informativo-comunicativo che "informa forma" l'"opinione", cioè le idee correnti di miliardi nel mondo intero, è essenziale, a nostro avviso, che lo si guardi, lo si critichi, lo si analizzi, lo si studi da tutte le parti possibili e immaginabili, tranne dalla prospettiva ufficiale che esso propone e impone, quando, descrivendo se stesso, si traveste da rappresentazione della realtà. Poiché già sappiamo che essa è falsa".
Giulietto Chiesa non si dilunga nella presentazione di aideM – Rivista di critica della comunicazione (Chimienti Editore), trimestrale al debutto che dirige insieme a Adalberto Minucci. Va al sodo per descrivere l’obiettivo della pubblicazione:
"smontare ogni genere di contenuto informativo per interpretarlo in base alle logiche politiche ed economiche che stanno alla base".
Sul primo numero, si legge sul sito della rivista che verrà presentata il 29 novembre a Bruxelles e sarà in libreria dal 7 dicembre, si parlerà di riforma del servizio radiotelevisivo, della direttiva TV senza frontiere su concorrenza e mercati editoriali, frequenze, inattendibilità dell’Auditel e stranezze nella raccolta pubblicitaria. Nell’esprimere un augurio all’iniziativa di Chiesa e Minucci, ne va espresso anche un altro per i lettori: quello di indagare pure l’informazione che si è iniziato a fare in rete, quell’informazione frutto del citizen journalism, per usare un’espressione che torna sempre più frequentemente, e offrire un’ulteriore chiave di interpretazione per “leggere” la crisi del giornalismo tradizionale anche a fronte di una richiesta di maggiore affidabilità e trasparenza dell’informazione. Richiesta divenuta improcrastinabile al punto che i cittadini, la loro informazione, hanno già da tempo iniziato a farsela da sé.


AideM. Rivista di critica della comunicazione (2007) Vol. 2 : 
Le notizie ? Le stiamo perdendo :
Per quanto tempo ancora il paese riuscirà a sopportare l'ingerenza dei poteri nella vita sociale? Fino a quando potrà permettere il furto dei beni comuni come l'acqua, l'energia, l'etere e soprattutto l'informazione? L'autonomia dei giornalisti è di nuovo minacciata dall'arroganza del cosiddetto mercato e dall'influenza della cosiddetta politica E in atto una radicale trasformazione della professione giornalistica, profondamente ispirata al modello della globalizzazione neo-liberista. Da una parte il precariato dilagante, dall'altro la rivoluzione digitale stanno disegnando il nuovo profilo del cronista, sullo sfondo di uno scontro capitale con gli editori e la vasta rete di interessi che li sorreggono. Non si tratta semplicemente di difendere una categoria, ma uno dei baluardi più importanti del nostro futuro democratico.


In libreria il secondo numero di aideM, rivista di critica della comunicazione, il trimestrale diretto da Giulietto Chiesa e Adalberto Minucci.

A più di due anni dalla scadenza del contratto dei giornalisti, l’informazione, una delle colonne portanti della nostra democrazia, è minacciata dagli interessi dei poteri politici ed economici. Il dossier di questo numero propone un viaggio critico all’interno di una professione in continua trasformazione:

LE NOTIZIE? LE STIAMO PERDENDO
Giornalismo: radiografia di un mestiere in crisi.
Assetti proprietari ed editoria di Stato: chi controlla chi?
Con interventi di Furio Colombo, Gore Vidal, Giulietto Chiesa, Roberto Seghetti, Silvia Garambois, Roberto Morrione, Arturo Di Corinto

Il dossier esamina i tanti volti dell’informazione, con le testimonianze dalle redazioni delle agenzie di stampa, dei quotidiani, delle tv, delle radio e delle numerose realtà del web che stanno sperimentando uno dei momenti più difficili della storia del giornalismo. E un’attenzione particolare è dedicata anche all’editoria: Roberto Seghetti ne “La voce del padrone” ha curato un quadro esaustivo degli assetti proprietari che controllano i vari gruppi editoriali; Silvia Garambois in “Denaro pubblico, tasche private” ha invece analizzato le tante prebende e i tanti contributi che lo Stato italiano assicura a molti operatori del settore.

Alla ricerca della Ricerca perduta
Qual è il ruolo del sapere in un paese modellato sulle logiche della televisione commerciale? Un saggio di Margherita Hack analizza gli effetti del berlusconismo sui cittadini, sui modelli di consumo, sul senso etico di una società ormai afflitta da un degrado culturale perdurante.
In che modo i media raccontano all’opinione pubblica i primi segni della catastrofe ambientale alla quale stiamo assistendo? Giovanni Berlinguer, in un’intervista di Stefano Sylos Labini, ragiona sul ritardo del sistema Italia negli investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto in tempi in cui diventa strategico puntare su fonti energetiche alternative a quelle tradizionali.

News parade: i fatti più percepiti del 2006
Sulla base di uno studio dell’Istituto Piepoli, Giampiero Gamaleri propone una lettura delle notizie che più hanno colpito l’opinione pubblica italiana nei dodici mesi del 2006.

L’informazione tra servizi e segreti
Il caso Abu Omar, le storie di Betulla e Scaramella, l’operato del Memri, agenzia di traduzione dall’arabo. Giornalisti spiati e giornalisti spioni. Vicende, approfondite nei saggi di Sandro Provvisionato, Sherif el Sebaje e Alessio Marri, che più di altre rivelano il rapporto perverso tra il quarto potere e la politica, anche internazionale, ai tempi di uno scontro perpetuo con un nemico che se non c’è, va inventato.

E inoltre: Roberto Natale, Peter Phillips, Vauro e le rubriche fisse curate da Oliviero Beha, Diego Novelli, Lidia Ravera, Paolo Ciofi e David Riondino.

Per informazioni e interviste:
Federica Galante
Ufficio stampa aideM
tel: 06.69950232 – 393.96.46.288

Informazioni bibliografiche del Libro
Titolo del Libro: Aidem. Rivista di critica della comunicazione (2007). Vol. 2: Le notizie? Le stiamo perdendo
Sottotitolo: Le notizie? Le stiamo perdendo
Editore: Chimienti Editore
Data di Pubblicazione: 2007
Genere: scienze sociali
Argomenti : Mass media
Pagine: 224
Volume: 2
ISBN-10: 8861150047
ISBN-13: 9788861150041

Fonte   forumpalestina   peacelink  giornalismi possibili   unilibro    dicorinto

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giovedì 24 maggio 2018

I danni del fascismo di Alessandro Mezzano


Amedeo Bordiga, che nel 1921 fu uno dei fondatori del Partito Comunista in Italia, era solito dire che
"il danno peggiore causato dal fascismo era stato ... l'antifascismo"

"L'antifascismo fu il figlio marcio del fascismo" 
Giacomo Noventa - poeta socialista

Rexford Tugwell, l’uomo più di sinistra dell’amministrazione americana, pur collocandosi ideo­logicamente agli antipodi del fascismo, riconosceva che il regime stava ricostruendo l’Italia :
«mate­rialmente e in modo sistematico. Mussolini ha senza dubbio gli stes­si oppositori di Roosevelt, ma con­trolla la stampa e così costoro non possono strillare le loro fandonie tutti i giorni. Governa un paese compatto e disciplinato, anche se con risorse insufficienti. Almeno in superficie, sembra aver com­piuto un enorme progresso. Il fa­scismo è la macchina sociale più scorrevole e netta, la più efficiente che io abbia mai visto. E ne sono in­vidioso». 
Rexford Tugwell -
"... andare verso il Popolo" 
Benito Mussolini -
Questo testo si commenta da solo, ma il suo intento, come al solito, andrà perduto, chi sa, sa ... chi non sa, non saprà mai ...

Un paio di altre cose, tra il resto, ho scoperto per caso imputabili al Duce, la "Moda Italiana", cosa che non sarebbe stata difficile immaginare considerando l'autarchia e il primo festival internazionale di cinema, La "Mostra internazionale d'arte cinematografica" di Venezia.


Un breve ma affascinante collage di testi e documenti che portarono alla Socializzazione. Le loro radici, le decisioni governative durante la RSI, l'appassionata propaganda missionaria di Bombacci, la cinica abrogazione di essa da parte del CLN a danno dei lavoratori non imprenditori. Nell'introduzione l'amaro sarcasmo diretto ai "compagni" che non riescono a capire quello che hanno sotto il naso. Ma i "compagni", nonostante tutto non sufficientemente cresciuti, continuano a distogliere lo sguardo dalla realtà storica preferendo attribuire -come il perfido nanetto dell'Armata Brancaleone II- i guai del popolo, di cui dicon di essere paladini, ad un fascismo che si son costruiti ad hoc mentre la vulgata resistenzial-ciellenistica impedisce loro di realizzare quanto il fascismo sia stato determinante nella introduzione delle masse alla vita nazionale e sociale e quanto avrebbe potuto lasciare di più se non ne fosse stato impedito dai meri calcoli concorrenziali e di bottega dei social-comunisti.


Per le edizioni “All’insegna del Veltro” di Parma, è uscito nel 2006, il saggio  "I Danni del Fascismo" di Alessandro Mezzano, autore del mensile "La Fiamma", credo sospesa. 
Potrete scaricare il libro in formato PDF, i link all'interno non funzionano più, altrimenti potete acquistarlo su amazon in forma cartacea; a seguire indice, dedica e premessa.

Mi vien da aggiungere un libro scritto da un amico Giuristi e Stato Corporativo. Antonio Esposito

Si tratta di un saggio che descrive e commenta, in modo chiaro e succinto e con riferimento al numero d’ordine ed alla data di promulgazione, le principali Leggi e Riforme realizzate dal Fascismo nell’arco di 22 anni di potere. Sono le Leggi e le riforme che hanno creato lo stato sociale, che hanno attuato le bonifiche, che hanno espropriato il latifondo, che hanno decimato la mafia.

Sono le Leggi che ancora oggi costituiscono il 95% del “Corpus iuris” vigente; segno che finora non si è saputo e potuto fare di meglio. A confutazione di quanto afferma la cultura resistenziale che denigra senza documentazione e si appropria di meriti non suoi, questo libro dimostra quanto il Fascismo sia stato rivoluzionario nelle idee e nella loro attuazione pratica e quanto sia stato determinante per il riscatto sociale dei lavoratori, molto di più di quanto il marxismo ed il capitalismo abbiano mai saputo fare.

È un libro soprattutto per i giovani che questo regime tiene volutamente nell’ignoranza con una scuola reticente che mente per opportunismo. Sarà opera meritoria il divulgarlo (l’edizione non è a scopo di lucro) per aiutare, soprattutto i giovani, a farsi una propria, autonoma, idea su quali furono “i danni” che il Fascismo portò all’Italia, senza dover attingere alle idee surgelate che il supermercato dell’informazione antifascista propina da sessanta anni con la pretesa di mantenere ingessata una “storia” del Fascismo scritta il 26 Aprile 1945 all’ombra dei carri armati e delle baionette “alleate”.

G2A logo
Indice:
Premessa; 
I Parchi nazionali; 
Tutela del lavoro Donne e Fanciulli; 
Assistenza ospedaliera per i poveri; 
Assicurazione invalidità e vecchiaia; 
Riforma della scuola; 
Acquedotto pugliese, del Monferrato, del Perugino, del Nisseno e del Velletrano; 
Riduzione dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere; 
Opera Balilla e colonie alpine e montane per i ragazzi; 
Opera Nazionale Dopolavoro; 
Sviluppo delle centrali idroelettriche ed elettrificazione della rete ferroviaria; 
Istituzione della Reale Accademia d'Italia; 
Bonifiche dell'Agro Pontino, dell'Emilia, della Bassa Padana, di Coltano, della Maremma toscana, del Sele, della Sardegna e colonizzazione del latifondo siciliano; 
Attribuzione della facoltà d'indagine alla polizia tributaria; 
Opera Nazionale Maternità ed Infanzia; 
Assistenza agli illeggittimi, abbandonati od esposti; 
La Carta del Lavoro; 
Esenzioni tributarie per le famiglie numerose; 
Rete stradale ed autostradale, ferrovie e porti; 
Creazione delle aree industriali; 
Patti Lateranensi; 
Leggi sull'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali e legge istitutiva dell'INAIL; 
Istituzione del Libretto di lavoro; 
Legge istitutiva dell'INPS; 
Riduzione del'orario di lavoro a 40 ore settimanali; 
Legge istitutiva dell'ECA; 
Assegni familiari; 
Casse rurali ed artigiane; 
Legge istitutiva dell'Istituto Autonomo Case Popolari; 
Riforma dei codici e rinnovamento legislativo; 
Legge urbanistica; 
Legge istitutiva dell'assistenza sanitaria gratuita, INAM; Socializzazione delle imprese; 
Lotta alla mafia; 
Conclusioni; 
Ringraziamenti.

(E non è nemmeno esaustivo NdR ...)
Logo NaturPlus

Dedico questo libro a Glauco Bianchi. Glauco Bianchi è un ragazzo di Mestre che nel 1945 aveva diciassette anni e mezzo ed è rimasto fermo a quell’età perché nell’Aprile di quell’anno è morto. E’ morto combattendo durante un attacco dei partigiani alla sua caserma della Guardia Nazionale Repubblicana. Era l’ultimo rimasto vivo alla fine di quella battaglia sostenuta da lui e dai suoi camerati per non arrendersi, per non togliersi la camicia nera, per non ammainare la bandiera della Patria e degli Ideali! Glauco Bianchi, rimasto senza munizioni, ha preferito la morte alla resa; ha preferito spegnere la vita, che alla sua età urla la volontà d’essere, ha rinunciato ad un futuro che gli spettava, per testimoniare una FEDE che rappresentava il suo universo e senza la quale la vita, a diciassette anni e mezzo, gli è parsa povera e vuota…! Glauco Bianchi non ha, naturalmente, ricevuto medaglie né citazioni, né ricordo ufficiale; credo anzi che al di fuori di me e di quattro o cinque persone, nessuno oggi sappia che egli sia esistito. Glauco Bianchi ha avuto solamente il dolore orgoglioso e pieno d’amore di sua madre e della mia che la conobbe in quegli anni e ne divenne amica.. Che le poche pagine di questo libro lo ricordino, in ringraziamento del tanto che mi ha insegnato e del tanto che mi ha lasciato in eredità spirituale pur senza conoscermi.
Alessandro Mezzano


Premessa
Questo non è, né vuole essere, un libro come gli altri; non è un romanzo, non è un saggio, non è un libro di storia, non è un'analisi politica. Non è nemmeno un vero libro; a parte la mole modesta, eventualmente lo si può considerare un "libro bianco" nel senso che vuole essere solamente l'esposizione ragionata delle cose che il Fascismo ha realizzato, nel breve arco di ventitré anni dei quali cinque di guerra e due (1929 e 1930) di una spaventosa crisi economica mondiale e quindi non ideali per varare riforme strutturali importanti. Un'esposizione semplice e lineare, priva di enfasi retorica, con un minimo di dati, un minimo di cronistoria ed un accenno alle conseguenze che tali realizzazioni hanno determinato, spesso in modo permanente, nella società Italiana.

È dunque, l'esposizione di una verità oggettiva, determinata e controllabile. Come quasi tutte le cose che si fanno, anche questo libro nasce da un'esigenza pratica, anzi da una motivazione così pressante e consistente da sottoporre chi scrive alla fatica della ricerca, della selezione e del riordino di dati e notizie e della stesura del testo. Sono cinquantotto anni che tutti gli antifascisti, con e se  portato agli Italiani, ma si limitano, i meno acrimoniosi e pregiudiziali, a riconoscere genericamente che : "..qualcosina di buono è stato fatto..". Ebbene noi vogliamo solamente evidenziare come quel qualcosina sia in realtà molto, anzi moltissimo di più di quanto la storiografia ufficiale riconosca e vogliamo fornire ai camerati, ai giovani che non sanno ed ai Cittadini in buona fede, un qualcosa di concreto sia per ampliare le proprie conoscenze personali e farsi un'opinione autonoma e non drogata dalla propaganda, che per sapere fondatamente ribattere ai soliti denigratori in "servizio permanente" in occasione di eventuali discussioni o dibattiti. Vogliamo dimostrare come la gran parte dell'impianto delle Leggi sociali e civili sulle quali ancora oggi si fonda la vita di tutti i lavoratori ed i cittadini Italiani, sia stato costruito durante il ventennio, dal Fascismo, per la precisa volontà di Benito Mussolini. Vogliamo evidenziare come in Italia, le grandi riforme di questo secolo appena trascorso che hanno rivoluzionato in modo significativo e permanente la scuola, l'agricoltura, l'industria, lo sviluppo urbanistico, il mondo del lavoro, il mondo femminile, la giustizia, la società tutta, siano opera della dottrina, della prassi e dell'azione del Fascismo e che le vanterie in questa materia dei comunisti, dei sindacati e della sinistra in genere sono una vera e propria appropriazione indebita causata dal vuoto e dalla sterilità della loro azione sociale….

Per gli increduli, basterebbe rileggere il manifesto che un politicamente angosciato Palmiro Togliatti (con la firma di altri 64 alti esponenti del Partito Comunista Italiano) (Togliatti in camicia nera - Con una Introduzione al “Fascismo rosso”di Carmelo Modica NdR) inviò :".. agli Italiani, alle Camice nere ed ai Fascisti.." nel 1936 per comprendere come l'azione sociale del Fascismo avesse risolto i maggiori problemi degli Italiani ponendo i Comunisti alla disperazione ideologica per la semplice constatazione che i risultati ed il consenso ottenuti dal Fascismo rendevano il comunismo in Italia non solo vinto, ma inutile ! Eccone i passi salienti:
"Al popolo Italiano, ai soldati, alle camice nere, agli ex combattenti e volontari d'Africa: noi abbiamo ragione d'inorgoglirci della nostra storia Patria…….noi Comunisti facciamo nostro il programma Fascista del 1919, che è un programma di pace e di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori. Camicie nere ed ex combattenti e volontari d'Africa, vi chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo programma…

…..Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere insieme a voi, Fascisti della vecchia guardia e giovani Fascisti, per la realizzazione del programma Fascista del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale dei lavoratori del popolo Italiano. Diamoci una mano, Fascisti e Comunisti, Cattolici e Socialisti, uomini di tutte le opinioni.."
Semmai, l'azione dei sindacati e della sinistra, ha seguito e sviluppato la traccia lasciata dal Fascismo e dalla determinazione di Benito Mussolini, in alcuni casi migliorando ed in altri peggiorando le riforme che, nella sostanza, sono di matrice Fascista. Soprattutto vogliamo che i giovani, cui l'informazione, la scuola e la cultura ufficiali mentono da anni su questo argomento o per falsità o per reticenza o per omissione e comunque senza mai porre a confronto serio la politica sociale del Fascismo con quella dei governi del dopo guerra, possano esercitare il loro spirito critico confrontando i fatti che citeremo con il giudizio globalmente disastroso che l'ufficialità resistenziale e la "Kultura" di sinistra hanno loro fornito, per formarsi loro stessi un personale giudizio basato sui fatti e sui dati oggettivi e controllabili e non sulle chiacchiere! Vogliamo far toccare con mano che quel "qualcosina" ha inciso, ed incide tutt'oggi in modo marcato sulla quotidianità di ciascun Italiano e come ci sia traccia delle riforme e delle Leggi del Fascismo in ogni settore, dalla scuola, alla cultura, al lavoro, all'agricoltura, al sociale, che condizionano positivamente la vita di tutti noi. Vogliamo fornire i dati su cui riflettere per constatare che tutta la politica sociale del Fascismo puntò ininterrottamente verso il riscatto sociale del popolo ponendo l'Uomo come protagonista del mondo del lavoro e come cardine di uno Stato moderno che anteponeva la società umana all'economia e puntava alla partecipazione reale dei Cittadini alla gestione diretta della cosa pubblica. Alla elencazione delle riforme messe in opera dal Fascismo, i detrattori più sprovveduti e superficiali obiettano che esse sono avvenute quasi per un automatismo inevitabile a causa del progredire dei tempi e che quindi il Fascismo sarebbe stato solamente il notaio involontario di tali avvenimenti. A parte la pochezza di una tesi indimostrabile che, come tale, evidenzia la malafede ed il pregiudizio di un tentativo poco intelligente di negare l'evidenza, basterebbe la mole, l'importanza e la brevità dei tempi occorsi alle riforme per dimostrare che queste sono avvenute non a caso, ma per la ferma volontà di Benito Mussolini e di tutto il Fascismo, stante anche la loro perfetta coerenza con la dottrina del Partito Nazionale Fascista! In altri Paesi tali riforme sono avvenute non sempre, spesso non tutte e mai in un così breve arco di tempo ! Se mai è documentabile da scritti, dichiarazioni ed atti di personaggi di primo piano della politica, della religione della letteratura e dell'arte mondiali come, in quegli anni, il mondo ci osservasse, ci invidiasse e ci copiasse….
Alcuni giudizi per tutti: 
"Il Duce è uno statista di primissimo ordine, completamente disinteressato" 
Mahatma Gandhi  -

Il gran Mufti di Gerusalemme proclama ( 1938) Mussolini "difensore dell'Islam" e gli consegna la simbolica spada dell'Islam.
"..sono certo che per causa sua e delle idee che lui ha, il marxismo sarà un giorno battuto e definitivamente rovinato.." 
Vladimir Ulianov, detto Lenin  - 
"..con la morte di Mussolini, scompare un grande uomo politico cui si deve rimproverare di non aver messo al muro i propri avversari politici.." 
Josip Vissarianovich detto Stalin -
"..così finirono i ventuno anni della dittatura di Mussolini in Italia durante i quali egli aveva salvato il popolo Italiano dal Bolscevismo per portarlo in una posizione in Europa quale l'Italia non aveva mai avuto prima.."
Wiston Churcill -
"..Mussolini è il grande legislatore dei nostri tempi. Le leggi del Duce e dei suoi fedeli sono una pietra miliare nell'evoluzione mondiale.." 
Antony Eden - fautore delle sanzioni 
 "..sono rimasta davvero ammirata dal modo come (Mussolini) concepisce e risolve i maggiori problemi del giorno.." 
E. Delano Roosvelt -
"..sappiate amare questo vostro meraviglioso fratello che protegge il vostro avvenire.. pensate che per l'Italia egli è tutto.." 
- R. Kiplyng - agli Italiani
"..il popolo aderisce a Mussolini perché lo considera indispensabile.." 
George Bernard Shaw -
" non credo che in Europa vi siano uomini eccezionali come Mussolini.." 
Stanley Baldwin - primo ministro Britannico
"..il bene che Mussolini ha fatto all'Italia è, malgrado tutto, incommensurabile.." 
Claude Ferrère - Accademico di Francia 
"..se dovessi sintetizzare il mio pensiero col minor numero di parole non troverei che queste: Mussolini è unico.." 
Richard Strauss -
"..non credo che alcuno abbia per Mussolini una venerazione maggiore della mia.."
 - Igor Strawinsky - 
"..Mussolini è la più grande figura della nostra età e probabilmente dominerà il XX° secolo.." 
H.S. Harmswort - Lord Rothermere

Ma, al di là delle opinioni, seppure suffragate da prove, lasciamo la parola ai fatti: Quello precedente è un elenco, frammentario ed incompleto, ma significativo, delle principali Leggi, riforme ed opere che furono realizzate dal Fascismo e che cambiarono il volto della società Italiana ottenendo al regime ed a Benito Mussolini quel consenso popolare quasi totale che oggi la cultura e la storiografia ufficiali si affannano a disconoscere o comunque a sminuire, ma che chiunque ha vissuto quei tempi e non è in malafede, conosce bene e non può negare! Di proposito, i commenti e le opinioni sono ridotte al minimo indispensabile per facilitare la comprensione dei precedenti e dell'ambientazione, mentre si è cercato di lasciare lo spazio maggiore alla sostanza ed alla concretezza dei provvedimenti in modo che ciascuno sia libero di farsi una personale opinione e di trarre le proprie conclusioni in modo autonomo, in base alla propria capacità di giudizio critico.

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