Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

giovedì 2 giugno 2016

L'Invenzione del Popolo Ebraico di Shlomo Sand


Troppi, troppi, troppi dissidenti per una quantità così minima di persone ma anche così invasiva per tutti gli altri.
Parlo di persone perchè altrimenti non si sa come definirli, loro di dichiarano popolo ma è come se ci fossero allora i popoli e la nazione dei cristiani, dei musulmani, le altre non sono religioni ma filosofie di vita ma popolo e nazione per buddisti, taoisti, induisti, ecc., non si è mai visto, sono una religione.

Poi l'atteggiamento, avevo pubblicato due articoli che nulla criticavano ma parlavano di ebrei scritti da ebrei, dopo essermi preso una serie di insulti ovviamente senza leggere null'altro che i titoli come al solito, ti denuncio per istigazione all'odio, eheheh, come il giochino dell'antisemitismo, come per esempio questo articolo invece di andarsela a prendere con il suo correligionario Prof. Shlomo Sand e chiedersi come mai si è posto questo problema se la prenderebbe con me perchè ho osato mettere qualcosa in discussione, ecco che si vanno a confermare da sole una bella serie di cose.
Ripubblicando poi e senza nemmeno dare giudizi, riportando fatti, anzi in un articolo che poteva essere equivoco avevo scritto bene in chiaro che non non si può fare di tutta l'erba un fascio e le responsabilità nel caso ci fossero sono sempre personali, fatto questo presente mi ha scritto di andare da uno psichiatra, allora cosa dovevo scrivere ? Quello che fa comodo a fomentare il vittimismo per poi ritorcermelo contro ... no comment
Arturo Navone


L'Invenzione del Popolo Ebraico di Shlomo Sand

Un tour de force storico, l'invenzione del popolo ebraico offre un resoconto approfondito della storia ebraica e di Israele. Sfatando il mito dell'esilio forzato degli ebrei nel primo secolo ad opera dei Romani, lo storico israeliano Shlomo Sand sostiene che la maggior parte degli ebrei moderni discendono da convertiti, le cui terre native erano sparse in tutto il Medio Oriente e l'Europa orientale.

In questo lavoro iconoclasta, che è rimasto diciannove settimane nella classifica di vendita di Israele e ha vinto l'ambito premio Aujourd'hui in Francia, Sand fornisce le basi intellettuali per una nuova visione del futuro di Israele.
Che cos'è il popolo ebraico? Secondo Shlomo Sand, la risposta si trova nella storia. Non, però, in quella ufficiale, costruita e avallata da studiosi che hanno abilmente manipolato le fonti per creare una visione unitaria e coerente del passato. Di fatto, miti fondativi dalla storicità dubbia, come l'esilio babilonese, la conquista del paese di Canaan o la monarchia unita di Davide e Salomone, sono diventati le colonne di una ricostruzione della storia degli ebrei presentata come una sorta di percorso ininterrotto che dall'epoca biblica si dipana senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri. Nulla di tutto ciò: in realtà, sostiene Sand, gli ebrei discendono da una pletora di convertiti, provenienti dalle più varie nazioni del Medioriente e dell'Europa orientale. Ma la storiografia di stampo nazionalista ha fornito fondamento e giustificazione all'impresa di colonizzazione sionista. Con rigore e vis polemica, Shlomo Sand scuote una delle fondamenta dell'esistenza stessa dello Stato d'Israele e della sua politica identitaria. E senza timore di intaccare certezze consolidate intraprende un viaggio a ritroso nella storia e nella storiografia ebraiche basandosi su fonti e reperti archeologici per ricostruire e affermare una nuova verità. Lo anima la speranza in una società israeliana aperta e multiculturale perché "se il passato della nazione è stato soprattutto un sogno perché non cominciare a sognare un nuovo futuro, prima che il sogno si trasformi in un incubo?"




di Miguel Urbano Rodrigues
2 Gennaio 2013

L'Invenzione del Popolo Ebraico
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Una pioggia di insulti ha coperto in Israele Shlomo Sand quando pubblicò un libro intitolato L'Invenzione del Popolo Ebraico - The Invention of the Jewish People” che smonta miti biblici che sono il pilastro dello Stato sionista di Israele.

Professore di Storia Contemporanea all’Università di Tel Aviv, nega che gli Ebrei sono un popolo dall’origine comune e sostiene che fu una cultura specifica e non il discendere da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento principale della fermentazione nazionale. 

Secondo lui, “lo Stato ebraico di Israele”, lontano dall’essere la concretizzazione del sogno nazionale di una comunità etnica con più di 4000 anni è stato possibile grazie ad una falsificazione della storia resa possibile nel XIX secolo da intellettuali come Theodor Herzl. 

Come studiosi accademici israeliani insistono nell’affermare che gli Ebrei sono un popolo con un DNA proprio. Shlomo Sand, basandosi su una documentazione esauriente, mette in ridicolo questa tesi scientifica .
Non ci sono altri ponti biologici tra gli antichi abitanti dei regni di Giudea e di Israele e gli Ebrei del nostro tempo.
Il mito etnico ha contribuito poderosamente sull’immaginario civile.
Le loro radici rimontano alla Bibbia, fonte del monoteismo ebraico. Come nell’Iliade, l’Antico Testamento non è opera di un unico autore. Sand definisce la Bibbia come “biblioteca straordinaria” che sarà stata scritta tra i secoli VI e VII prima della nostra Era. Il mito inizia con l’invenzione “del popolo sacro” alla quale fu annunciata la terra promessa di Canaan.

L’interminabile viaggio di Mose e del suo popolo verso la Terra Santa e la posteriore conquista, manca di qualsiasi fondamento storico. E’ necessario ricordare che l’attuale territorio della Palestina era ora parte integrante dell’Egitto faraonico.

La mitologia dei successivi esili, diffusa nei secoli, finì per guadagnare l’apparenza di verità storica. Fu forgiata, però, a partire dalla Bibbia ed ampliata dai pionieri del Sionismo.

Le espulsioni di massa degli Ebrei da parte degli Assiri sono un’invenzione. Non ne esiste registrazione su fonti storiche credibili.


Il grande esilio da Babilonia è falso come quello delle grandi diaspore. Quando Nabuccodonosor prese Gerusalemme, distrusse il tempio ed espulse dalla città una parte delle elite; ma Babilonia era da molto tempo la città di residenza, per propria scelta, di una numerosa comunità ebraica.
Quella è stata il nucleo delle creatività da parte dei rabbini che parlavano aramaico e introducevano importanti riforme nella religione di Mose. E’ importante notare che solo una piccola minoranza di quella comunità tornò in Giudea quando l’imperatore Ciro conquistò Gerusalemme nel secolo VI della nostra era.

Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono, gli Ebrei emigrarono a Bagdad e non in Terra Santa.

Sand dedica un’attenzione particolare agli “Esili” come miti fondanti dell’identità etnica.

Le due “espulsioni” degli Ebrei nel periodo romano, la prima ad opera di Tito e la seconda di Adriano, che sarebbero stati il motore della grande diaspora, sono tema di una riflessione profonda dello storico ebraico.

Nelle scuole, i giovani imparano che la “nazione ebraica” fu mandata in esilio dai Romani dopo la distruzione del Secondo Tempio ad opera di Tito, e poi, da Adriano nel 132. Abbiamo solo il testo fantasioso di Flavio Josefo che testimonia la rivolta degli Zeloti, che toglie credibilità a questa versione, oggi ufficiale.


Secondo lui, i Romani massacrarono 1.100.000 Ebrei e ne imprigionarono 97.000. Questo in un’epoca in cui la popolazione totale della Galilea era secondo i demografi attuali era molto meno di mezzo milione.

Gli scavi archeologici degli ultimi decenni fatti in Gerusalemme e in Cisgiordania hanno creato dei problemi insormontabili agli studiosi universitari sionisti che “spiegano” la storia del popolo ebraico prendendo la Torah e la parola dei Patriarchi come riferimenti infallibili. Le smentite dell’archeologia hanno turbato gli storici.

E’ stato provato che Gerico era poco più di un agglomerato senza le poderose mura citate dalla Bibbia. Le rivelazioni sulle città di Canaan allarmarono anche i rabbini. L’archeologia moderna ha sepolto il discorso dell’antropologia sociale religiosa.

A Gerusalemme non sono state nemmeno trovate vestigia delle grandiose costruzioni che secondo il Libro la trasformarono nel X secolo, prima della nostra Era, l’epoca d’oro di David e Salomone, nella città monumentale del “popolo di Dio” che meravigliava quanti lo conoscevano: niente palazzi, niente mura, niente ceramica di qualità.

L’utilizzo della prova del carbonio 14 ha permesso una conclusione. I grandi edifici della Regione Nord non furono costruiti all’epoca di Salomone.

“Non esiste in realtà nessuna testimonianza - scrive Shlomo Sand - dell’esistenza di quel re leggendario la cui ricchezza è descritta dalla Bibbia in termini che quasi lo rendono un equivalente dei potenti regni di Babilonia e di Persia”.
Se è esistita una entità politica in Giudea nel secolo X prima della nostra Era, afferma lo storico, potrebbe essere solo una micro realtà tribale e Gerusalemme solo una piccola città fortificata.

E’ anche significativo che nessun documento egiziano riferisce “della conquista” da parte degli Ebrei di Canaan, territorio che allora apparteneva al faraone.
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IL SILENZIO SULLE CONVERSIONI

La storiografia ufficiale israeliana, nell’erigere un dogma sulla purezza della razza, attribuisce alle successive diaspore la formazione di comunità ebraiche di dozzine di paesi.

La Dichiarazione d’Indipendenza di Israele afferma che, obbligati, gli Ebrei si sforzarono nei secoli di ritornare nel paese degli avi. Si tratta di una menzogna che falsifica molto la Storia.

La grande diaspora è finta, come le altre. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia Capitolina, solo una piccola maggioranza della popolazione fu espulsa. La schiacciante maggioranza rimase nel paese.

Allora, qual è l’origine degli avi di almeno 12 milioni degli Ebrei oggi esistenti fuori di Israele?

Nel rispondere a questa domanda, il libro di Shlomo Sand distrusse simultaneamente il mito della purezza della razza, questa è l’etnicità ebraica.


Le espulsioni e reinsediamento degli ebrei durante il Medioevo

Un’abbondante documentazione riunita da storici di prestigio mondiale rivela che nei primi secoli della nostra Era ci furono massicce conversioni all’ebraismo in Europa, in Asia e in Africa.

Tre di loro sono state particolarmente importanti e danno fastidio ai teologi israeliani.

Il Corano stabilisce che Maometto trovò a Medina, durante la fuga dalla Mecca, grandi tribù ebree con le quali entrò in conflitto, finendo coll’espellerle. Però non chiarifica che nell’estremo sud della Penisola Arabica, l’attuale Yemen, il regno di Hymar, adottò l'Ebraismo come religione ufficiale.

E’ bene dire che arrivò per rimanerci. Nel secolo VII, l’Islam si stabilì nella regione però, trascorsi tredici secoli, quando si formò lo Stato di Israele, decine di migliaia di yemeniti, parlavano l’arabo, ma continuavano a professare la religione ebraica. La maggioranza emigrò in Israele dove, tra l’altro, è discriminata.

Anche durante l’Impero romano, l’ebraismo creò radici. Il tema ha meritato l’attenzione dello storico Dione Cassius e del poeta Giovenale.

In Cirenaica, la rivolta degli Ebrei della città di Cirene costrinse alla mobilitazione di varie legioni per combatterla.

Fu soprattutto, però, nella parte estrema occidentale dell’Africa dove ci furono conversioni di massa alla religione ebraica. Una parte considerevole delle popolazioni berbere aderì all’ebraismo e a loro si deve l’entrata in Andalusia.

Furono questi magrebini che diffusero l’Ebraismo nella penisola, i pionieri dei Sefarditi che dopo l’espulsione da Spagna e Portogallo andarono esuli in diversi paesi europei, nell’Africa musulmana e in Turchia.




Più importante per le sue conseguenze, fu la conversione all’Ebraismo dei Khazari, un popolo nomade turcofono, imparentato con gli Unni, che provenendo dall’Altai, si stabiliì nel secolo IV nelle steppe del asso Volga.

I Khazari che tolleravano bene il Cristianesimo, costruirono un potente stato ebraico, alleato di Bisanzio nelle lotte dell’Impero Romano d’Oriente contro i Persiani Sassanidi.

Questo impero medievale dimenticato occupava un’area enorme, dal Volga alla Crimea e dal Don all’attuale Uzbekistan. Scomparve dalla Storia nel secolo XIII quando i Mongoli invasero l’Europa distruggendo tutto al loro passaggio. Migliaia di Khazari, fuggendo dalle orde di Batu Khan, si dispersero nell’Europa Orientale. 
La loro eredità culturale fu insperata.

Grandi storici medievalisti come Renan e Marc Bloch e lo scrittore ungherese inglese Arthur Koestler identificano negli Khazari gli avi degli Aschenaziti le cui comunità in Polonia, in Russia e in Romania avranno un ruolo cruciale nella colonizzazione ebraica della Palestina.
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UNO STATO NEOFASCISTA

Secondo Nathan Birnbaum, ( in ebraico : נתן בירנבוים ; pseudonimi: "Mathias Acher", "Dr. N. Birner", "Mathias Palme", ​​"Anton Skart", "Theodor Schwarz", e "Pantarhei", questa abitudine consolidata esclusivamente ebraica di cambiare nome o usare alias lascia quanto mai pensare NdR) l’intellettuale ebreo che inventò nel 1890 il concetto di sionismo, è la biologia e non la lingua e la cultura che spiegano la formazione delle nazioni.

Secondo lui la razza è tutto. E il popolo ebreo sarebbe stato quasi l’unico a preservare la purezza del sangue nei millenni.

Morì senza capire che quella tesi era una tesi razzista, prevalendo appagherebbe il mito del popolo sacro “eletto da Dio”.

Perché gli Ebrei sono un popolo figlio di una catena di incroci. Ciò che conferisce loro una identità propria e una cultura e la fedeltà ad una tradizione religiosa radicata è un falso storico.

Sui passaporti dello stato di Israele non è accettata la nazionalità israeliana. I cittadini che hanno pieno diritto scrivono “ebreo”. I Palestinesi devono scrivere “arabo”, nazionalità inesistente.

Essere cristiano, buddista, mazdeista, indù, risulta da una scelta religiosa, non è una nazionalità.

In Israele non c’è un matrimonio civile. Per gli Ebrei è obbligatorio il matrimonio religioso anche se si è atei.

Questa aberrazione è inseparabile da molte altre in uno stato confessionale, etnocratico liberale costruito su miti, uno Stato che cambiò l’yiddish parlato dai pionieri del “ritorno in Terra Santa” con il sacro ebraico dei rabbini, sconosciuto al popolo di Giudea che si esprimeva in aramaico, la lingua in cui fu redatta la Bibbia in babilonia e non in Gerusalemme.

Lo “Stato del Popolo ebraico” si ritiene democratico.

La realtà però nega la legge fondamentale approvata dal Knesset. Uno Stato che tratta come paria di nuovo tipo il 20% della popolazione del paese, uno stato nato dal mostruoso genocidio in terra straniera, uno Stato le cui pratiche presentano sfumature neofasciste, non può essere democratico.
Il libro di Shalom Sand sull’invenzione del Popolo Ebraico è oltre che una chiara prova storica, un atto di coraggio.

Consiglio la sua lettura a tutti coloro secondo cui la linea di frontiera dell’opzione di sinistra oggi passa per la solidarietà col popolo martire della Palestina e che condanna il Sionismo.



Shlomo Sand
Shlomo Sand
Shlomo Sand ha studiato storia presso l'Università di Tel Aviv e presso l'École des hautes études en sciences sociales, a Parigi. Attualmente insegna storia contemporanea presso l'Università di Tel Aviv. Tra i suoi libri "Come fu inventato il popolo ebreo", "Sulla nazione ed il popolo ebraico", "L'illusione della politica: Georges Sorel e il dibattito intellettuale 1900", "Georges Sorel nel suo tempo", "Il ventesimo secolo sullo schermo", "Le parole e la terra: gli intellettuali in Israele", "Come ho smesso di essere ebreo".

dal Sito Web Tlaxcala-Int
traduzione di Nicoletta Marino
Versione originale in Inglese   Versione in spagnolo

Fonte bibliotecapleyades  amazon  amazon


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