Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

lunedì 6 giugno 2016

"Home": il documentario sull'ambiente ed il cambiamento climatico di Yann Arthus-Bertrand e Luc Besson



Home non vuol dire solo casa, il luogo in cui abitiamo, ma anche il luogo a cui si appartiene. È una parola intraducibile: forse per questo i realizzatori Yann Arthus-Bertrand e Luc Besson hanno lasciato da parte l’orgoglio nazionale francese e hanno dato un nome inglese al loro documentario sulla Terra. Un pianeta che non ci appartiene ma a cui tutti noi apparteniamo.

Home mostra come le risorse della Terra si stanno rapidamente esaurendo, diffuso contemporaneamente il 5 giugno 2009 nelle sale cinematografiche di 50 paesi, in concomitanza con la giornata mondiale dell'ambiente. Concepito come un reportage di viaggio, è realizzato quasi interamente con immagini aeree.

 Il film è stato prodotto in due versioni: una più breve (90 min) per televisione, DVD e internet, e una più lunga (120 minuti) per il cinema.

Yann Arthus-Bertrand
Con questo documentario Yann Arthus-Bertrand denuncia lo stato attuale della Terra, del suo clima e le ripercussioni a lungo termine sul suo futuro.

La posta in gioco è alta per noi e per i nostri figli. Tutti dovrebbero prendere parte allo sforzo, e il film Home è stato concepito per mobilitare ogni essere umano.

Questo documentario realizzato da Yann Arthus-Bertrand è un'ode alla bellezza del pianeta e la sua delicata armonia. Attraverso i paesaggi di 54 paesi catturati dall'alto, Home ci accompagna in un viaggio unico nel pianeta Terra come non l'abbiamo mai visto.
Vengono mostrati i tesori che stiamo distruggendo e tutte le meraviglie che possiamo ancora preservare.
Home contempla le principali questioni ambientali che dobbiamo affrontare e mostra come tutto ciò che è sul nostro pianeta vive in un rapporto di interdipendenza.


Non è un documentario tradizionale, è privo di statistiche e di interviste, non mostra volti umani, ma solo piccoli corpi. Il film, girato dal fotografo Yann Arthus-Bertrand, è composto esclusivamente di panoramiche.
“Quello che vedi non è solo un paesaggio, ma il volto amato della nostra Terra”,
ricorda la voce calma di Jacques Gamblin, che accompagna lo spettatore attraverso i 50 paesi sorvolati dalla pellicola.
La voce fuori campo racconta la storia del pianeta, prima e dopo il nostro intervento:
“Quattro miliardi di anni fa iniziò la vita […] milioni di anni dopo apparse l’homo sapiens, e in soli 200.000 anni scombinò l’equilibrio di tutti gli esseri viventi”.
Manca però un tono di accusa, onnipresente nelle opere che riguardano l’ambiente. La musica evoca talvolta timore, mai rabbia.

Le vedute aeree di giungle urbane e monumenti naturali distrutti fanno scorrere qualche lacrima, ma non lasciano spazio ad immagini brutali. In uno squarcio su Dubai, ad esempio, viene mostrata la base di un grattacielo: lentamente la videocamera sale, la musica aumenta, ma quando si è raggiunta la fine del grattacielo manca la parte terminale dell’edificio, ancora in costruzione come la metropoli stessa. Dubai rappresenta la tipica “città orientale a modello occidentale: lontanissima dalla natura, ma enormemente dipendente da essa”.

Il film affronta i problemi più urgenti, dall’energia all’agricoltura, dal petrolio alla carne bovina, dai trasporti alla pesca, dalla scomparsa dei ghiacciai a quella della biodiversità.
“Stiamo distruggendo l’essenziale per creare il superfluo”,
avverte la voce pacata.

Solo nell’ultima parte il film si permette di “alzare l’indice”, di fare i conti. Lo schermo diventa nero e appaiono alcune scritte bianche:
“Il 20% della popolazione consuma l’80% delle risorse”,
spendiamo e sprechiamo quello che neanche ci spetta.
La scritta sparisce e ne compare un’altra:
“Un miliardo di persone soffre perennemente la fame”,
mentre la metà dei cereali prodotti nutre mucche e motori (sotto forma di biocarburanti).

Negli ultimi dieci minuti Jacques Gamblin cambia modulazione: parla in prima persona. Dice di aver visto coi propri occhi pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e serpenti marini. Appaiono paesaggi con sole, vento e onde, con tanta speranza.

Evoca tristezza, ma allo stesso tempo speranza, viviamo in tempi eccezionali. “È troppo tardi per essere pessimisti” è la frase centrale, ripetuta numerose volte: l'umanità ha appena dieci anni per invertire la tendenza, per venire a conoscenza della reale entità del problema ambientale e cambiare i modelli di consumo, ci dicono gli scienziati, per cambiare il nostro modo di vivere, onde evitare l'esaurimento delle risorse naturali e l'evoluzione catastrofica del clima della Terra.


 Un tema che viene continuamente espresso lungo tutto il documentario è quello del delicato e fondamentale collegamento che esiste tra tutti gli organismi che vi fanno parte.
Il documentario inizia con le riprese di grandi paesaggi vulcanici spiegando la connessione che esiste tra le alghe monocellulari e la nascita della vita sul nostro pianeta.

Successivamente, il documentario approfondisce tematiche riguardanti le attività dell'uomo e sui nefasti effetti che queste stesse attività producono sull'ecosistema. Partendo dalla rivoluzione agricola ed il suo impatto sulla natura, vengono affrontate le questioni riguardanti il petrolio, l'industrializzazione, le città e le disuguaglianze sociali, che non sono mai state così grandi quanto nel nostro tempo.


L'attuale situazione degli allevamenti di bovini, la deforestazione in Amazzonia ed in altre parti del mondo, la carenza di prodotti alimentari e di acqua pulita, l'eccessiva estrazione di materie prime e la sempre maggiore richiesta di energia elettrica sono alcuni dei temi trattati. Città come New York, Las Vegas, Los Angeles, Mumbai, Tokyo e Dubai sono mostrate come esempio di pessima gestione con i loro ingenti sprechi di energia, acqua e cibo. Lo scioglimento dei ghiacciai e l'essiccamento delle paludi e dei grandi fiumi vengono mostrati attraverso le riprese aeree effettuate in Antartide, al Polo Nord ed in Africa, denunciando l'aumento della emigrazione di massa e dei rifugiati nel caso in cui non vengano subitaneamente prese le adeguate contro misure.


A questo punto del documentario viene posta l'attenzione sul riscaldamento globale ed il buco dell'ozono. HOME ci spiega come lo scioglimento dei ghiacciai, l'innalzamento del livello del mare e il cambiamento meteorologico non hanno solo a che fare con il terzo mondo ma che, continuando di questo passo, molto presto interesseranno anche le regioni più sviluppate. Per circa tre minuti del film vengono forniti i dati sulla situazione attuale che vengono visualizzati mediante grandi scritte bianche su sfondo nero.


La conclusione del film cerca di essere al tempo stesso positiva e propositiva. Il documentario, dopo aver mostrato le terribili conseguenze di alcune attività umane sul nostro pianeta e sul suo ecosistema, fornisce indicazioni riguardo alle energie rinnovabili, la creazione di parchi nazionali, la cooperazione internazionale tra le varie nazioni in merito alle questioni ambientali come risposta agli attuali problemi che affliggono la terra.


Home è stato girato in varie fasi a causa della vastità delle aree riprese. Ci sono voluti oltre diciotto mesi di tempo per completarlo. Il regista, Yann Arthus-Bertrand, un cameraman, un ingegnere di macchina e un pilota hanno volato su di un piccolo elicottero attraverso varie regioni in oltre cinquanta paesi. Le riprese sono state effettuate in alta definizione Cineflex con le telecamere sospese a un giroscopio stabilizzato da una sfera fissata su una rotaia posta sulla dell'elicottero stesso. Queste telecamere, originariamente progettate per scopi bellici, sono automaticamente in grado di ridurre le vibrazioni contribuendo in questo modo a catturare immagini molto stabili e pulite tanto da far sembrare che le riprese siano state effettuate con metodi tradizionali quali le gru o i carrelli. Dopo praticamente ogni volo, le registrazioni venivano immediatamente controllate assicurandosi in questo modo che fossero di altissima qualità. Quando tutte le riprese sono state completate, Besson e il suo staff hanno impiegato oltre 488 ore per editarlo e montarlo


Per promuovere il documentario, sono stati creati quattro canali ufficiali su YouTube, in lingua inglese che contiene anche le versioni in russo, arabo e italiano, in lingua francese, per la versione in spagnolo e per la versione in tedesco. Inizialmente sono state caricate brevi clip che mostravano alcuni spezzoni delle riprese effettuate in tutto il mondo.

Il 9 marzo 2009, una conferenza stampa si è tenuta a Parigi, in Francia, dove Yann Arthus-Bertrand e vari produttori hanno spiegato ai media le questioni sollevate nel film, e che Home sarebbe stato il primo film a essere distribuito contemporaneamente nei teatri, in televisione, su DVD e su Internet in tutti e cinque i continenti.



Il 5 maggio 2009, una seconda conferenza stampa si è svolta sempre a Parigi, dove gli stessi membri dello staff hanno annunciato che la data di uscita del film sarebbe stata il 5 giugno 2009 in concomitanza con la Giornata Mondiale dell'Ambiente. In questa stessa occasione, hanno anche annunciato che Home sarebbe stato totalmente gratuito proprio per dare la possibilità a tutti di vederlo. Il regista ha tenuto a precisare che "i vantaggi di questo film non dovevano essere conteggiati in denaro, ma in ascolti". Durante la conferenza stampa è stato anche rivelato che PPR aveva l'intenzione di sponsorizzare il film, al fine di rendere sostenibili gli alti costi, tanto di realizzazione e produzione quanto di distribuzione.

Il film è stato tradotto in 14 lingue. L'edizione in DVD, in formato Blu-ray, è stata prodotta dalla 20th Century Fox e contiene le versioni in inglese e in francese. È stato stimato che saranno vendute più di 100 mila copie del DVD. Quando i costi di produzione saranno stati completamente coperti, tutti gli ulteriori proventi verranno devoluti alla Good Planet Company

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