Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

venerdì 3 marzo 2017

Sole 24 Ore: “Siamo alla Vigilia di un Gold Standard 2.0?” …Cosa???!?



Al solito, cerchi una cosa e ne trovi altre dieci e non si finisce mai.

Credo sia impensabile un nuovo "Gold Standard", la convertibilità del denaro in oro sia numericamente, anche l'Italia pur essendo una nazione relativamente piccola e pur detenendo il quarto quantitativo di riserve auree al mondo, il terzo per le nazioni, vedere in seguito il dettaglio, con 2.452 tonnellate d'oro del valore di 105 miliardi di €uro ha una massa monetaria circolante M di € 22.500 miliardi di cui lo 0.7%, € 168 miliardi in contanti, la convertibilità è improponibile, l'oro poi è sempre più necessario per l'uso industriale.

Sia a livello di sistema a meno che invece si volesse veder saltar per aria, finalmente una volta per tutte, le banche commerciali che hanno creato dall'aria fritta illegalmente tutta quella massa monetaria circolante sarebbe il sistema migliore, già non sarebbero in grado di fornire la carta con cui dovrebbero essere stampati tutti quei falsi, immaginiamoci dovessero procurarsi 525.430 tonnellate di oro, questo moltiplicato per 198 nazioni al mondo, certamente ci sarebbe un nuovo proliferare di leggi truffa, basta una percentuale a garantire, che era una delle tre modalità del vecchio gold standard, quelli ne han bisogno e quegli altri no ... e via così, prima o poi salta per aria tutto questo incredibile inganno planetario.

Resta sempre più che valida l'altra opzione che stiamo portando avanti, aderire alla causa collettiva promossa dall'Avvocato Alfonso Marra : Denuncia contro l'espropriazione della sovranità monetaria, il signoraggio e la magistratura corrotta per coloro che vogliono presentarla, siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento, al momento è l'unica strada da intentare, se attendiamo i politici ....
Ho trovato però interessante l'articolo per iniziare a capire quanto riguarda la fine fatta dalle riserve auree che è uno degli enigmi ricorrenti, certamente i movimenti illustrati sono a dir poco anomali segno di qualche cambiamento in atto non obbligatoriamente positivi per quanto ci riguarda, è sempre difficile dirimere queste questioni tra il reale ed il mostrato, utilizzano sempre sistemi, regolamenti e trattati criptici, viviamo nella menzogna globale, ai posteri l'ardua sentenza ...

Sole 24 Ore: “Siamo alla Vigilia di un Gold Standard 2.0?” …Cosa???!?
21 dicembre 2016

Nota di Rischio Calcolato: Pensavo di avere visto e letto tutto nel mare digitale, tuttavia leggere sul Sole 24 Ore (si quello li) che ci sono movimenti sospetti di oro fra banche centrali e che potremmo essere alla vigilia di un nuovo gold standard mi ha fatto fare il classico balzo sulla sedia. Non tanto per la notizia, ma per dove è stata scritta. Io qui mi limito a riportare con gli occhi ancora sgranati.

Ah la firma è Alessandro Plateroti non esattamente l’ultimo arrivato al S24.


dal Sole 24 Ore (tutto vero c’ho il link)


La squadra dei Goldfinger accumula munizioni d’oro pronte all’uso
di Alessandro Plateroti
21 Dicembre 2016

La Via del Denaro
Giugno 2016, aeroporto JFK di New York: un aereo cargo decolla a notte fonda per l’Europa. Nella stiva, sorvegliata a vista, 30 tonnellate di lingotti d’oro massiccio da 400-troy-ounces ciascuno (12,4 chili d’oro puro al 99,8%) allineati in casse di legno sigillate con il marchio a fuoco del mittente: «Federal Reserve Bank of New York». Ma a chi apparteneva il tesoro? Miliardario russo o cinese? O era in realtà un rimpatrio segreto di oro sovrano?  Il «giallo del metallo giallo» comincia proprio da qui. Dietro una spedizione di 30 tonnellate d’oro, altre 1.000 tonnellate sono in lista d’attesa per lasciare l’America.

Perché a distanza di sei mesi, e malgrado la cortina di riservatezza, emerge chiaramente che quel trasferimento aereo di 30 tonnellate di lingotti, più che il tassello di un «giallo» è la punta di un iceberg la cui massa sommersa si muove da quasi otto anni al riparo dagli occhi del mercato e sulla spinta di «correnti» più geopolitiche che di ordinaria gestione di attività finanziarie strategiche. Con l’aggiunta di quelle 30 tonnellate di «metallo giallo» ritirate dagli Stati Uniti, un gruppo ristretto di Stati europei ha riportato in patria, e solo negli ultimi 18 mesi, la cifra record di oltre 400 tonnellate d’oro da New York e da Londra, le due capitali finanziarie mondiali che dal 1945 custodiscono più della metà del «tesoro aureo sovrano» di almeno 100 nazioni. Prove certe non esistono, ma sono in molti a sospettare che dietro lo scudo dell’euro si stia creando uno scudo fatto d’oro. Ma non per tutti.
“Un gruppo ristretto di Stati europei ha riportato in patria, e solo negli ultimi 18 mesi,la cifra record di oltre 400 tonnellate d’oro da New York e da Londra”
Un riposizionamento strategico
Sulla base dei piani su cui nessun governo ha fatto grande pubblicità ma la cui esistenza è stata confermata nei rispettivi parlamenti, Germania, Olanda, Belgio e Austria, il blocco delle nazioni-guida dell’Europa Centrale e della stessa eurozona, si avvia a riportare sotto la propria gestione diretta più del 50% delle riserve auree totali nazionali tra il 2018 e il 2020: anche prendendo in considerazione solo i quattro «big» dell’eurosistema (reimpatri non dettagliati di lingotti sono in corso anche da parte della Francia, della Romania e della Polonia tra i Paesi Ue, a cui si può aggiungere la Svizzera che avrebbe in programma di riportare nei Cantoni fino a 500 tonnellate d’oro custodite tra Londra e New York). In questo puzzle da centinaia di miliardi di euro, va poi inserito un altro tassello non meno rilevante per avere una visione d’insieme del fenomeno: dietro il rimpatrio dell’oro, comincia a delinearsi infatti un più vasto riposizionamento strategico dell’intero stock delle riserve sovrane europee, e non solo di quelle.

IL RIMPATRIO DELL’ORO
I depositi d’oro stranieri presso la Frnby (Fonte: Frnby)
A rilevarlo è stato lo stesso World Gold Council, la fonte ufficiale di studi e statistiche per l’intero mercato mondiale dell’oro: nel suo ultimo rapporto mensile (dicembre 2016) le rilevazioni indicano chiaramente che dopo quasi 15 anni in cui l’incidenza dell’oro sul totale delle riserve sovrane nazionali medie (oro, valuta e titoli) è scesa costantemente in quantità (ma cresciuta enormemente in valore grazie all’aumento dei prezzi), il trend degli ultimi 24 mesi evidenzia l’avvio di un ribilanciamento a favore del metallo giallo, nuovamente percepito dai governi come l’asset-rifugio più stabile e sicuro. 
«Le nazioni-guida dell’eurozona, come la Germania, la Francia o l’Olanda – dice Koos Jansen, analista di punta di Bullionstar, la borsa digitale dei metalli preziosi con sede a Singapore – e quelle che presentano al contrario le maggiori fragilità e criticità economiche, finanziarie e politiche (come l’Italia, il Portogallo e la Grecia) hanno riserve in oro pari in media al 60% di quelle totali. La novità è che chi era sceso sotto il 50% dopo l’avvento dell’euro sta ritornandoci rapidamente».
La nascita dell’eurozona, da quanto sembra, aveva dato un po’ a tutti una apparente certezza di sicurezza finanziaria e valutaria, spingendo molti Paesi a lasciare inalterate le scorte di oro all’estero, riducendo però lo stock nazionale. Almeno fino all’amaro risveglio.
“Il trend degli ultimi 24 mesi evidenzia l’avvio di un ribilanciamento a favore del metallo giallo, nuovamente percepito dai governi come l’asset-rifugio più stabile”.
Dopo la crisi, la corsa al rimpatrio
Il Colpo di Stato di
Banche e Governi
Dal 2009, anno di avvitamento della recessione e della crisi del debito sovrano in Europa, dei salvataggi bancari e delle bancarotte nazionali (Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro furono salvate dai prestiti di Fmi, BCE e Commissione UE, la cosiddetta Troika), è cominciata una vera e propria corsa al rimpatrio dell’oro sovrano: tra Asia ed Europa, la stessa Federal Reserve di New York ha calcolato in oltre 7mila tonnellate la quantità di lingotti riportati a casa in gran segreto sia dai Paesi sulla sponda opposta del Pacifico che su quella dell’Atlantico: nel dettaglio, lo stock di lingotti custoditi nel sottosuolo di Manhattan dalla Federal Reserve è crollato dalle oltre 12.500 tonnellate del 2008 a poco più di 5.200 tonnellate. Dove siano finite precisamente non è noto, anche se tutti sono convinti che gran parte sia stata rimpatriata da Cina, Russia e India, oltre che naturalmente dall’Europa.
 «Ogni Paese sembra avere buone ragioni per riprendersi l’oro finora affidato ad americani e inglesi – conclude l’esperto del metal exchange di Singapore – ma è chiaro che esiste un comune denominatore: l’incertezza. Nessuno può dire con certezza quale sarà l’andamento dei cambi valutari e dei tassi di interesse, quali saranno gli effetti della Brexit sulle relazioni economiche e finanziarie in Europa a processo di uscita del Regno Unito ultimato, quali relazioni geopolitiche e quali instabilità commerciali emergeranno dall’America di qui ai prossimi quattro anni con Donald Trump al timone degli Usa. L’oro, soprattutto in fasi di aspettative in caduta libera come questa, diventa il miglior paracadute finanziario e psicologico per le nazioni».
 La prossima tabella illustra le tonnellate di oro detenute da 20 banche centrali ed istituzioni internazionali.
PosPaese202020152010
2005
% oro/tot riserve
1bandiera usa Stati Uniti8,133.58,133.58,133.58,135.177.00%
2bandiera germania Germania3,366.53,381.03,401.03,427.873.50%
3FMI2,814.02,814.02,814.03,217.3
4bandiera italia Italia2,451.82,451.82,451.82,451.868.30%
5bandiera francia Francia2,436.02,435.62,435.42,825.863.20%
6bandiera russia Russia2,271.21,414.5788.6386.919.90%
7bandiera cina Cina1,948.31,762.31,054.16002.90%
8bandiera svizzera Svizzera1,040.01,040.01,040.11,290.16.00%
9bandiera giappone Giappone765.2765.2765.2765.22.80%
10bandiera india India633.1557.7557.7357.76.80%
11bandiera paesi bassi Paesi Bassi612.5612.5612.5694.969.50%
12bandiera unione europa BCE504.8504.8501.4719.930.00%
13bandiera taiwan Taiwan422.4423.6423.6423.34.20%
14bandiera turchia Turchia412.5116.1116.1116.120.40%
15bandiera kazakistan Kazakistan385.5221.867.359.864.90%
16bandiera portogallo Portogallo382.5382.5382.5417.577.10%
17Uzbekistan335.9311.7--56.00%
18bandiera arabia saudita Arabia Saudita323.1322.9322.91433.10%
19bandiera regno unito Regno Unito310.3310.3310.3310.88.70%
20bandiera libano Libano286.8286.8286.8286.826.40%
Fonte dati: World Gold Council

Nel caso dell’Eurozona, la corsa al rimpatrio dell’oro sovrano si inserisce certamente tra queste problematiche latenti, ma con la solita specificità: la diffidenza strutturale nelle relazioni politiche e finanziarie tra Stati. Anche se l’imponente QE della Bce ha riportato sotto controllo l’andamento dei tassi di interesse e gli spread nazionali, il denaro non ricuce né la fiducia reciproca, né le vecchie ferite mai rimarginate: anzi, a giudicare dal travagliato cammino della legge italiana di Stabilità, lo scontro tra rigoristi ed espansionisti resta da 8 anni con le stesse formazioni: la Germania, l’Olanda, l’Austria e il Belgio da una parte, l’Italia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo dall’altra. Beh, sapere che la squadra dei «Goldfinger» accumula munizioni d’oro per averle pronte all’uso in caso di emergenza, mentre quella dei «Piigs» annaspa nei debiti e nel rigore, non è certamente rassicurante per chi già guarda con preoccupazione al dicembre 2017, quando la Bce dovrebbe terminare gli acquisti straordinari di titoli di Stato che hanno permesso all’europeriferia di tenere ai minimi i rendimenti dei propri bond.
«Nel caso specifico – spiega l’economista di una grande banca d’affari – se anche l’euro saltasse o si dovesse decidere di “sdoppiarlo” in due valute con diverso valore, poter contare sulla protezione delle riserve in oro può fare la differenza».

La Rivolta del
Correntista
La discrezione di Francoforte

Come giudicare, insomma, la corsa ai rimpatri dei lingotti europei e il boom di prenotazioni sui «cargo della speranza» in viaggio dall’America? Qui non si tratta più di giudicare i comportamenti di un manipolo di speculatori senza scrupoli, ma di accettare passivamente la buona fede di comportamenti che per quanto legittimi, approfondiscono il solco, le asimmetrie e la diffidenza tra cittadini e istituzioni nazionali e sovrannazionali. Una riflessione e un esempio che potrebbero partire proprio dal ruolo-guida della Bce, visto che la stessa Eurotower volle inserire a fine anni 90 una quota significativa di lingotti d’oro sovrani (il 30% della quota di riserve nazionali conferite dai Paesi membri) a garanzia della solidità di Eurotower. Pochi ricordano infatti che a garanzia del bilancio della Bce (ma non dell’euro) i soci dell’euroclub hanno versato nel complesso 767 tonnellate d’oro sovrano (100 italiane NdR), una montagna di lingotti su cui l’Europa sembra avere però una gestione e una visione quasi bipolare: se da un lato è riconosciuto dalla stessa Banca centrale come un asset-chiave per la sicurezza del suo bilancio, dal lato della sua gestione e custodia non sembra attribuirgli di fatto tale ruolo. La grande trasparenza con cui diffonde dati, informazioni e dettagli su ogni atto della vigilanza (compresi quelli di carattere legale) e soprattutto la precisione con cui elenca ogni mese tutte le varie operazioni monetarie straordinarie con cui ha salvato finora le sorti dell’Eurozona, la Bce non parla mai volentieri del modo in cui conserva e gestisce l’oro dei cittadini europei.

L’unica cosa certa è che a Francoforte non solo non è depositato neanche un lingotto delle 504 tonnellate d’oro che la Bce ha dichiarato di possedere a fine 2015, e che meno della metà di questo tesoro, bene rifugio, indicatore di fiducia e riserva di valore per eccellenza, è ai confini dell’Eurosistema, cioè a Roma (Banca d’Italia) e Lisbona (Banca del Portogallo). Al contrario, più del 50% dei lingotti Bce, secondo le stime degli analisti di BullionStar, è “curiosamente” affidato alla custodia (e in parte si dice alla gestione) di due banche centrali che con l’Eurozona e con l’euro non hanno nulla a che fare, la Fed di New York da un lato e la Bank of England a Londra dall’altro. Anche tralasciando il fatto (peraltro non positivo) che la Bce non conduce neppure un audit, o anche la più semplice verifica contabile fisica sull’oro custodito in America e Regno Unito, resta sul tavolo l’ennesimo paradosso: come si spiega tanto allarme sulle ripercussioni e sui rischi del distacco britannico dall’Europa, se è poi la stessa Bce a fare da “garante” alla solidità e la sicurezza prospettica della piazza finanziaria londinese, lasciandogli in custodia o gestione quasi un terzo delle proprie riserve auree? Il «giallo del metallo giallo» continua.

La fuga dei lingotti italiani

E scendendo verso Sud, si arriva fino all’Italia, che con 2.400 tonnellate d’oro, pari a un valore di 105 miliardi di euro (più o meno 5 volte la manovra contenuta nella Legge di Stabilità per il 2017, si colloca nella quarta posizione della graduatoria mondiale delle riserve auree nazionali e nella prima per fedeltà al metallo giallo. (La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale, il terzo per le nazioni. NdR) Ma pochi sanno che l’enorme patrimonio in lingotti d’oro (degli italiani) che il Governo conferì a Bankitalia con la privatizzazione del 2014, è rimasto solo per metà nei confini italiani: oltre 1.000 tonnellate sono infatti volate in America in custodia della Fed di New York: gli altri due depositi importanti sono a Londra e persino in Svizzera, presso la Bri e la banca centrale cantonale.
“L’enorme patrimonio in lingotti d’oro che il Governo conferì a Bankitalia nel 2014 è rimasto solo per metà nei confini italiani”.
                 La localizzazione Geografica dell'oro di Bankitalia (NdR)
DepositarioTonnellate%
Regno Unito141,2 5,76 
Svizzera149,3 6,09 
Stati Uniti1.061,5 43,29 
Italia1.100,0 44,86 
Totale2.452,0  100,00  
Comunque a una visita di parlamentari del Movimento 5 stelle è stato detto che l'oro non è dello Stato Italiano ne tanto meno del popolo italiano è della Banca d'Italia che però nemmeno lei può vendere (NdR)

Sopra la Banca il
Bancario Campa
sotto la Banca il
Cliente Crepa
Alle riserve in lingotti dichiarate formalmente da Bankitalia come proprie si aggiungono poi altre 150 tonnellate di oro custodite per conto della BCE. Con un apprezzabile sforzo di trasparenza (certamente superiore alla media di quanto fatto dagli istituti centrali di altri Paesi europei), Bankitalia ha infatti pubblicato nel 2014 un documento di 3 pagine (Le riserve auree della Banca d’Italia) ha fornito per la prima volta informazioni-chiave per dare una visione di massima del proprio patrimonio in oro sovrano. Tra le novità, due restano ancora rilevanti: la prima riguarda l’oro della Bce, la seconda, come detto, la mappa del tesoro e l’assenza di strategia sui rimpatri. A questo proposito, è interessante notare la linearità della banca nelle strategie sulle proprie riserve auree, soprattutto in confronto agli zig zag di molti partner europei: Palazzo Koch, che ha oltre il 68% delle proprie riserve strategiche rappresentate dall’oro, non solo è tra le pochissime banche centrali che non ne hanno venduto un grammo anche quando ne hanno avuta la possibilità in base agli accordi internazionali (2014 e 2015), ma non figura neppure tra le istituzioni intenzionate a medio termine a cederne una parte o a rimpatriarne quote più o meno significative come scelto da altre banche centrali europee.

Riserva aurea italiana ritratta da un servizio di “Passaggio a Nord Ovest”

Detto questo, è ora di affrontare altre due questioni: quanti voli carichi d’oro sono stati tracciati da BullionStar verso l’Europa, per quali capitali e quali Paesi sono più attivi nel ponte aereo transatlantico? E che cosa dichiarano i governi a tale proposito? Ma soprattutto: c’è forse in disegno preciso che spinge tante nazioni a rimpatriare centinaia di tonnellate d’oro? E infine: la fortuna dell’oro è la “sfortuna” del mondo, oppure nel futuro del metallo giallo è in incubazione un ruolo-guida nella rivoluzione finanziaria del denaro virtuale e delle Blockchain? Insomma, siamo alla vigilia di un nuovo Gold Standard 2.0?

L'oro della Banca d'Italia (imperdibile)

Alberto Angela ci guida all'interno del deposito segreto della Banca d'Italia, la cosiddetta «sagrestia dell'oro», dove sono conservati migliaia di lingotti d'oro, la riserva aurea del nostro paese.

Fonte Rischio Calcolato   investire-in-oro   oregold

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