Descrizione

La storia ha due volti: quello ufficiale, mendace e quello segreto e imbarazzante, in cui però sono da ricercarsi le vere cause degli avvenimenti occorsi” - Honorè de Balzac -

"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano !" - Isaac Newton -

Contra factum non valet argumentum”

martedì 26 marzo 2019

Comunisti: ne uccise più Stalin con il compagno Togliatti che Mussolini



Sento sempre dire che i Fascisti sono cattivi, ma allora questi che sono ? Forse il paragone giusto, paradossale, sarebbe ne ha uccisi più Stalin tanti quanti ne ha salvati Mussolini, L'Assassino Sandro Pertini e chi lo salvò ... Benito Mussolini.
“Con la morte di Mussolini scompare uno dei più grandi uomini politici cui si deve rimproverare solamente di non aver messo al muro i suoi avversari”
- Josif Vissarionovic Dzugasvili alias Stalin -

Il meccanismo è sempre il medesimo, criminalizzare, inventare, attribuire un crimine all'avversario per celare i propri, cosa di tutti i giorni ancora oggi, imparato e applicato tale e quale dai loro padri, e chi sono i loro degni padri ? Eheheh "Masters of Deception" a voi l'onere della scoperta : Il Comunismo e il Nuovo Ordine Mondiale: La frode utopistica di Wall Street - School of Darkness di Bella Dodd.


E di amene storie simili ce ne sono altre, quella infame e ben documentata dalla famosa lettera Togliatti - Bianco, degli Alpini Italiani dell'AMIR prigionieri in URSS, protagonisti sempre i due compari, Stalin e Togliatti che facendoli ammazzare voleva educare gli Italiani a quanto fosse cattivo Mussolini che li aveva mandati in guerra, semplicemente psicopatico, dimenticando che la guerra era mondiale e l'Italia era nel bel mezzo del delirio europeo, di cui cosa non nuova è il punto più strategico, nel bel mezzo del Mar Mediterraneo, o ci asfaltava tempo zero Adolfo o ci pensavano gli altri criminali alleati che il giochino avevano inventato e che comunque a tempo e debito così fecero ugualmente, stragi,  bombardamenti e marocchinate comprese.

Idilliaca fu anche la questione dei comunisti italiani e dei 400 operai di Monfalcone andati in Jugoslavia a creare un paradiso socialista, finiti tutti in mucchio nei gulag del caro Tito, tra cui la famosa Isola Calva e quei pochi che riuscirono a tornare furono zittiti e tutto nascosto dal "moralissimo" Partito Comunista Italiano che degno antenato dell'odierno "Partito Delinquenti" può ben fregiarsi del titolo di "Partito Criminali Italiani", che anche criminalizzava i profughi istriano dalmati, i suoi degni eredi invece ci stanno facendo invadere dai migranti, se evidentemente non è più possibile instaurare una dittatura Staliniana bisogna chiedersi ora agli ordini di chi siano, semplice, dovreste già avere letto il link precedente, là sta l'origine di tutti i mali.

Non mancano nemmeno le note storie di come gli sciacalli si scannassero tra di loro durante l'infame guerra partigiana, 
RAPPRESAGLIE PARTIGIANE - Come i partigiani comunisti facevano eliminare i loro alleati scomodinon per niente Giacomo Noventa pensatore e poeta socialista definì :
"L'antifascismo il figlio marcio del fascismo"
Giacomo Noventa e il sogno infranto di un socialismo "irreale"

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Dall'intervista con Giovanni d’Angelo : In una nota a pagina 209, lei accenna all’assassinio dei fratelli Rosselli…
Sì, questo è un argomento molto interessante. Ho citato il libro di Franco Scalzo, "Due navi , il re, il papa e i fratelli Rosselli". Le voci che gli assassini dei fratelli Rosselli non fossero uomini dell’Ovra fascista, bensì legati a Casa Savoia le avevo già intese in passato. Come, d’altra parte, anche l’assassinio di Matteotti: ci sono forti sospetti che Dumini, in realtà, non avesse agito come fascista che voleva togliere un oppositore scomodo dai piedi di Mussolini, ma fosse invece manovrato dalla Casa reale in quanto erano state scoperte delle fonti petrolifere in Libia. Matteotti era un grande maneggione, non era certamente un santo: quand’era sindaco di Fratta Polesine, compì un’azione vergognosa chiudendo le porte del paese ai profughi civili di Caporetto, a tutta la gente che si stava muovendo per sfuggire all’occupazione austriaca e premeva sul Veneto. Questo è un fatto che gli storici non citano. Non dimentichiamo che Mussolini disse che, se qualcuno avesse voluto fargli il più grande dispetto di questo mondo, avrebbe dovuto gettargli il cadavere di Matteotti tra i piedi. Quindi, anche per i fratelli Rosselli, ci sono diversi punti da chiarire, non ultimo il fatto che Aimone d’Aosta, padre dell’attuale duca d’Aosta, si trovava a Bagnoles de l’Orne proprio in quei giorni.
Franco Bandini, nel libro "Il cono d’ombra", parla di una matrice sovietica dietro l’omicidio dei fratelli Rosselli
È risaputo che Stalin ce l’avesse a morte con tutto ciò che poteva sembrare trotzkista: i fratelli Rosselli erano dei “liberali” (come i Fratelli Cervi NdR).  Contemporaneamente avveniva l’eliminazione del Poum a Barcellona da parte del partito comunista spagnolo su ordine di Stalin, di cui Palmiro Togliatti in Spagna fu il più feroce manutengolo. Togliatti contribuì attivamente alla repressione delle correnti che Stalin considerava deviazioniste sul piano repubblicano della guerra civile spagnola. Questa gente, nell’ultimo anno di guerra, si ammazzò a vicenda anziché combattere più efficacemente contro le truppe franchiste. Quindi, la tesi di Bandini potrebbe essere fondata. Secondo Scalzo, i fratelli Rosselli, istigati dal conte Sforza a Parigi e da Pietro Nenni, si stavano attivando per scoprire che cosa c’era veramente nei documenti trafugati dal consolato austro-ungarico di Zurigo nel famoso colpo del Carnevale del 1916. Tali documenti comproverebbero rapporti tra gli alti gradi delle nostre forze armate e i nemici austro-tedeschi. C’è poi quella strana figura del capo della delegazione italiana alla Società delle nazioni, il barone Aloisi, il quale, da ufficiale della marina, partecipò al colpo del consolato austro-ungarico di Zurigo, prelevando non solo gioielli e soldi, ma anche documenti comprovanti, fra l’altro, che le alte sfere militari citate erano riconducibili all’ammiraglio Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, cioè il comandante effettivo della nostra squadra navale. Tutto, comunque, è avvolto dal mistero.

Morale della satanica favola chi oggi si arroga il diritto di insultare i Fascisti Italiani parlando di dittatura e cattiveria è erede, favoreggiatore, beatifica, giustifica e nasconde i crimini degli assassini di centinaia di milioni di persone, trecento circa, in mancanza per motivi temporali dei reali colpevoli, deve essere mandato ai lavori forzati a vita, l'umanità deve pur difendersi da eventuali genocidi futuri, e consiglierei un trattamento serale psichiatrico, vogliamo mica farli morire dementi ? Solo dei dementi cerebrolesi possono esaltare dei genocidi seriali premeditati di tale portata planetaria.

Mai stato più felice di oggi di firmare un redazionale, è ora di finirla con l'ipocrisia, le menzogne, le manipolazioni, la devastazione nazionale e planetaria, delle mandrie di ignoranti volontari opportunisti che di fatto ne sono gli esecutori.
I compromessi e il "Politically Correct" potete tranquillamente ben ficcarveli su per il culo già ampiamente e ripetutamente sfondato dal sistema e dalla propaganda dei vostri padroni. A voi come agli sciacalli che si scannavano tra  di loro, almeno quello ...
Sterminio nei Gulag Staliniani, quello vero, non quello finto con le foto dei tedeschi ammazzati dai bombardamenti alleati a Dresda fatti passare per morti dei campi tedeschi ...

I COMPAGNI italiani massacrati in URSS dai COMPAGNI sovietici

Ne uccise più Stalin del Duce

La storia volutamente dimenticata dei "compagni" italiani morti per mano dei "compagni" sovietici..
Il Partito comunista d'Italia fu complice CONSAPEVOLE dei crimini staliniani.
21 Maggio 2006

Il segretario di Rifondazione Comunista è presidente della Camera dei Deputati (Bertinotti 2006 NdR) ha dedicato la sua elezione «alle operaie e agli operai» italiani. Chissà se aveva in mente anche Antonio Pirz con la moglie Clara e i figli Carlo e Bruno, Ernani Civalleri, Lino Manservigi, Arturo Canzi, Ubaldo Della Balda, Guido Garzera. Ha concluso il discorso d’insediamento con l’invito di Piero Calamandrei ai giovani a recarsi in pellegrinaggio nei luoghi in cui è nata la Costituzione, «dovunque un italiano è morto per la libertà».

Chissà quando nell’elenco di questi laici sacrari verranno incluse le fosse comuni di Butovo e Komunarka.

Nomi che non dicono nulla? Non c’è da stupirsene. Sono infatti oggetto della più tenace, accanita, furiosa rimozione della memoria praticata in Italia negli ultimi settant’anni. I nomi di persona appartengono al lungo elenco di operai comunisti uccisi in Unione Sovietica dai comunisti. Quelli di luogo indicano due dei cimiteri nei dintorni di Mosca dove molti di loro sono stati gettati, senza un sasso qualsiasi che li ricordi. Altri sono sepolti in Siberia, nella Kolyma, chissà dove. Già negli anni Settanta Roy Medvedev, storico comunista sovietico, aveva spiegato che ha ucciso più comunisti italiani Stalin di Mussolini. Ma chi leggeva quelle cose allora? Il povero Dante Corneli, uno dei pochi scampati all'”odissea rossa”, dovette bussare a infinite porte prima di vedere le sue memorie stampate da un editore microscopico.

LE STORIE DIETRO I NUMERI
Oggi forse qualcosa sta cambiando, se un libro come "Italiani nei lager di Stalin" di Elena Dundovich e Francesca Gori viene pubblicato da un maître à penser del calibro di Laterza. È una decina d’anni che la Dundovich fruga negli archivi russi alla ricerca di documenti sulla sorte dei nostri emigrati; il risultato è una ricostruzione impressionante della storia dei circa 1.020 italiani (su 4.000 allora residenti nel paese) in diverse misure raggiunti dalla repressione comunista. Almeno 110 furono fucilati e 140 finirono nel Gulag. Oltre la metà vennero deportati durante la guerra perché, anche se da tempo cittadini sovietici, provenivano da un paese nemico.

Molti che avevano fatto piccole fortune come agricoltori li avevano preceduti negli anni Trenta, durante l’epurazione dei kulaki. Ma le cifre dicono poco; dietro ogni numero c’è una storia. Antonio Pirz, emigrato prima negli Stati Uniti, era poi approdato in Crimea «incantato dal fascino del mito dell’Urss e delle conquiste del bolscevismo». Angela Juren, Natale Premoli, Giuseppe Venini avevano conosciuto le galere fasciste. Civalleri e Manservigi erano stati fra i protagonisti dell’occupazione delle fabbriche a Torino nel 1920. Canzi, Della Blada e Garzera erano semplici operai, mandati a Mosca dalla loro azienda, nel quadro di uno dei tanti accordi tra comunisti sovietici e fascisti italiani. I pochi sopravvissuti non hanno trovato orecchie disposte ad ascoltare le loro storie; e non pochi fra loro hanno preferito tacere, per non essere ulteriormente perseguitati in patria.

Qualcuno si ostina a credere che sia stata tutta colpa di Stalin, «i comunisti italiani furono diversi» (Paolo Mieli, Corriere della Sera, 2 ottobre 2003). "Carnefici e vittime. I crimini del PCI in Unione Sovietica" (Mondadori), ultima fatica di Giancarlo Lehner e Francesco Bigazzi, altri due storici che da tempo hanno dedicato le loro ricerche all’argomento, spazza ogni dubbio. Il Partito comunista d’Italia fu complice consapevole dei crimini staliniani.

Paolo Robotti, cognato di Togliatti, presidente del circolo degli emigrati italiani in Urss, rivendicò orgogliosamente davanti all’inquisitore, quando fu il suo turno di cadere in disgrazia, la propria attività delatoria:
«Nel corso del mio lavoro, come capo del circolo degli emigrati politici, smascherai spesso dei trotzkisti e le loro conversazioni controrivoluzionarie-trotzkiste e varie volte scrissi note e relazioni sui loro interventi nelle riunioni degli emigrati politici italiani».
 I “trotzkisti”, naturalmente, altro non erano che buoni compagni, che ingenuamente avevano pensato che al circolo italiano si potesse dire che la Russia comunista non era proprio quel paradiso che veniva dipinto. Ma i loro discorsi venivano regolarmente annotati da Robotti e dal suo braccio destro Antonio Roasio, e spalancavano ai malcapitati le porte della Lubianka o del Gulag. Naturalmente, con l’autorevole avallo di Palmiro Togliatti:
«Questo rapporto – spiega lo stesso Robotti – prima di giungere alla polizia politica sovietica, veniva presentato al compagno Togliatti. Il compagno Togliatti, se non aveva modo di ingerirsi per quel che riguardava le schede di Rosaio, era, teoricamente, nelle condizioni di poter bloccare le denunce che gli provenivano dal circolo».
Calunnie controrivoluzionarie? Anche Einaudi, baluardo dell’ortodossia, sembra arrendersi all’evidenza. Ha pubblicato nientemeno che la Storia del Gulag di Oleg Chlevnjuk. Il primo studio che racconta l’universo concentrazionario sovietico non dalla parte delle vittime ma da quella degli aguzzini, basandosi sui documenti ufficiali del regime. Sono gli archivi ufficiali che censiscono, nel solo biennio 1937-38, 1,6 milioni di arrestati. È da lì che escono le osservazioni del terribile procuratore capo Vishinskij: chiede la condanna di funzionari che
«nei loro uffici uccidevano con la violenza fisica quelli che si ostinavano a non firmare i verbali preparati in anticipo. A un imputato ruppero il naso con un uncino di ferro e cavarono gli occhi., due cittadini furono uccisi a colpi di martello sulla testa».
Sono sempre i faldoni del Cremlino a restituire l’imperturbabile replica di Stalin:
«Si sa che tutti i servizi segreti borghesi ricorrono alle pressioni fisiche nei confronti dei rappresentanti del proletariato socialista, e per giunta vi ricorrono nelle forme più atroci. Ci si domanda perché i servizi segreti socialisti debbano essere più umani rispetto agli spietati agenti della borghesia, ai nemici giurati della classe operaia e dei kholkoziani. Il CC ritiene che il metodo della pressione fisica debba essere assolutamente adottato anche in futuro. In quanto metodo giusto e opportuno»
(telegramma, gennaio 1939).

SPARANDO E PUGNALANDO
Per buona misura, segnaliamo anche l’uscita de "Il libro nero del comunismo europeo", sorta di appendice del celebre "Libro nero del comunismo", dedicato ad alcuni paesi europei trattati in modo marginale nel primo volume. Non riguarda direttamente il nostro argomento; ma è un buon antidoto per chi si volesse aggrappare all’estrema illusione che il terrore sia una peculiarità della storia russa. DDR, Estonia, Romania, Bulgaria, Grecia: dappertutto la stessa litania di denunce, campi di rieducazione, “liquidazioni”
«La liquidazione comporta l’annientamento fisico di individui e gruppi. Mezzi: si può uccidere sparando, pugnalando, dando fuoco, facendo saltare in aria, strangolando, picchiando a morte, avvelenando, soffocando».
Bibliografia

Oleg Chlevnjuk, Storia del Gulag, ed. Einaudi, pagg. 398, euro 44

Elena Dundovich Francesca Gori, Italiani nei lager di Stalin, ed. Laterza, pagg. 230, euro 16

Giancarlo Lehner Francesco Bigazzi, Carnefici e vittime. I crimini del Pci in Unione Sovietica, ed. Mondadori, pagg. 436, euro 20

a cura di Stephane Courtois, Il libro nero del comunismo europeo, ed. Mondadori, pagg. 479, euro 19

di Bobo Tempi num.21 del 18/05/2006

Fonte  ricordare  (da Ne uccise più Stalin del Duce)   archiviostorico

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